Sono loro la vera maledizione della Calabria

Ecco il video e la trascrizione dell’intervento di Nando dalla Chiesa di giovedì scorso a Corsico al Presidio di organizzato da Libera in solidarietà a Maria Ferrucci, ex-sindaco della città minacciata di morte in Consiglio Comunale durante un’interrogazione in cui chiedeva conto del patrocinio del Comune alla sagra dello stocco di Mammola tra i cui organizzatori compariva il genero di Giuseppe Perre, Vincenzo Musitano, già condannato a 18 anni nell’inchiesta Nord-Sud.

***

Stasera abbiamo visto qual è il senso di Libera, il senso delle battaglie di Libera, il senso delle battaglie del movimento antimafia che sta crescendo in tutta Italia. Crescono le mafie, cresce il movimento antimafia. Il senso di questa presenza è che in Italia in nessun paese c’è più una persona destinata ad essere sola se si mette contro la mafia.

Non ci sono più persone sole, non ci sono più persone da aggredire come abbiamo visto in quello spettacolo indecoroso unico nella storia d’Italia. Questo è il fango per Corsico, unico nella storia d’Italia, di gente che si assiepa contro una consigliera che ha denunciato la presenza della ‘ndrangheta e le augura persino la morte. Questa roba non l’ho mai vista in vita mia. Questo è il fango per Corsico e ne devono rispondere coloro che hanno inscenato quella gazzarra in Consiglio Comunale, quelli che l’hanno permessa, quelli che ritengono che la politica si debba fare così, quelli che scattano con una reazione istintiva, aggressiva se si nomina la parola ‘ndrangheta, questa parola vietata, che qui per fortuna è stata fatta molte volte.

Perché io me le studio le intercettazioni telefoniche degli ‘ndranghetisti e loro non parlano mai di ‘ndrangheta. Loro si chiamano “i calabresi”, “noi calabresi”, le “imprese calabresi”, “cosa hanno deciso in Calabria”: sono loro i primi razzisti, sono loro a identificare nelle loro libere parole la Calabria con la ‘ndrangheta. Io credo che questo noi glielo dobbiamo dire, sono loro i razzisti. Ha detto bene don Ciotti: Calabria è un’altra cosa.

Io stasera immagino un grande ponte che si stabilisce tra Milano e la Calabria, io voglio su quel ponte vedere i miei studenti che mi chiedono di fare le tesi contro la ‘ndrangheta, perché quelli sono i giovani calabresi che credono in un futuro, che non abbassano la testa, che vogliono costruirsi con le loro capacità la loro professione, il loro destino, che vogliono raccontare la storia degli eroi che sono caduti contro la ‘ndrangheta in Calabria, che cercano di sapere, che vengono all’intervallo per sapere una cosa in più, perché vogliono capire tutto. Sono loro, sono gli studenti delle scuole calabresi che si incontrano con i magistrati che lottano contro la ‘ndrangheta; sono le famiglie che chiedono tranquillità, le famiglie che chiedono lavoro, il lavoro che la ‘ndrangheta non dà.

Tanti magistrati mi chiedono “ma come è possibile, con tutto quello che guadagnano che non reinvestano nulla in Calabria e lo portino fuori?”. Perché hanno bisogno di gente che debba chiedere sempre, che debba chiedere favori, che debba sottomettersi, loro sono la maledizione del destino della Calabria, loro la maledizione, altro che presentarsi come gli interpreti dei bisogni popolari, li uccidono i bisogni popolari. Non si trova lavoro perché loro vanno da un’altra parte, fanno i soldi con la morte delle persone, con la morte fisica o con la morte mentale delle persone. E poi questi soldi li portano qui, li portano in Germania, li investono ovunque ma non nella loro patria e ci raccomandano di non offendere la loro patria.

Noi la loro patria la amiamo, noi chiediamo ai calabresi di stabilire questo ponte con Milano d’ora in poi e lo faremo a testa alta come lo faranno a testa alta loro. Certo che fanno la testa alta qui, a Corsico come in altri posti, gli ‘ndranghetisti, perché sono abituati ad essere sfrontati, sono abituati ad essere riveriti, sono abituati al silenzio, ma mi sembra che la piazza di oggi testimoni che il silenzio non ci sarà, come già il silenzio non c’è stato prima, forse una sconfitta. Il problema Maria non è che tu hai fatto un discorso che nasce dalla tua sconfitta, anche io ho avuto oggi una lettera di una tua ex-allieva che mi ha scritto “so che lei stasera va a Corsico, sono un’allieva di Maria Ferrucci, ero con lei alle elementari, me la saluti“, pensa, una ragazza che non è più qua, è studentessa che è molto lontano.

E noi dobbiamo riuscire a costruire una relazione positiva con quello che tu hai fatto e con quello che si può fare; non sei tu che ti sei amareggiata per la tua sconfitta, sono loro che si sono illusi per la tua sconfitta, loro che hanno pensato di riportare qui il loro prepotere, che hanno pensato di poter tornare con i loro miti in Consiglio Comunale a intimidire chi difende la Costituzione e la democrazia; sono loro che si sono illusi. Ma l’Italia sta cambiando e Milano è cambiata e non ci saranno più né le Corsico né le Buccinasco né le Cesano Boscone né Gaggiano né Trezzano del Naviglio di una volta nelle mani degli uomini dei bunker, NON CI SARANNO PIU’, NON CI SARANNO PIU’. Maria tu impersoni l’Italia perbene che si ribellerà sempre.

Ci ribelleremo tutti, nessuno è solo: è quello che dico ai commercianti che subiscono l’offesa del pizzo, è quello che dico agli studenti che si trovano intimiditi nella loro scuola. Ma se abbiamo avuto proprio in Calabria, perfino a Rosarno, è venuto fuori un bellissimo libro, perfino a Rosarno i figli delle famiglie mafiose fanno, col consenso delle famiglie, le lezioni sulla legalità e sull’antimafia e non per svuotare quella parola, ma perché c’è la percezione che non andranno da nessuna parte, il loro destino è segnato, è segnato. Possono diventare ricchi, messi all’indice della gente perbene, poi vanno in galera, poi trovano un giudice della Cassazione che decide che si disfa il processo, pensano di poter ritornare in libertà e trovano un popolo che sta crescendo, che non li vuole più, che non è più ai loro ordini, che si sa riunire, perché nessuno è più solo.

Loro sono un’organizzazione e hanno pensato di poter vincere perché dall’altra parte l’organizzazione non c’era: signori, l’organizzazione c’è, l’organizzazione c’è, ed è grande e sta crescendo e ha la stessa determinazione che avete voi con un’arma in più che è decisiva: la legge. La legge che produce la giustizia, quella che voi non considerate, la considerate una carta straccia, la legge come carta straccia ma la legge ha una grande forza, c’è la storia, la cultura, la forza di un popolo.

Dentro la legge c’è un popolo che ne chiede il rispetto anche quando ogni tanto sembra essere debole verso il principio di legalità come giustamente diceva don Ciotti. La legge è l’arma che fa la differenza, perché questa legge non è la legge ingiusta, quella che chiede la libertà per le persone, quella che chiede la moralità delle pubbliche istituzioni, quella è legge giusta, che voi non sapete quanta forza dia alle persone sapere di lottare per una causa giusta.