Pino Puglisi: differenze tra le versioni

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<center>«''Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno. Non è qualcosa che può trasformare Brancaccio. Questa è un’illusione che non possiamo permetterci. È soltanto un segno per fornirci altri modelli, soprattutto ai giovani. lo facciamo per poter dire: dato che non c’è niente, noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa.
[[Categoria:Vittime di Cosa Nostra]] [[Categoria:Sacerdoti]]
E se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto...''».</center>


<center>('''Don Pino Puglisi''')</center>


«''Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno. Non è qualcosa che può trasformare Brancaccio. Questa è un’illusione che non possiamo permetterci. È soltanto un segno per fornirci altri modelli, soprattutto ai giovani. lo facciamo per poter dire: dato che non c’è niente, noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa.
E se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto...''».


Giuseppe Puglisi (Palermo, 15 settembre 1937 – Palermo, 15 settembre 1993), meglio conosciuto come don Pino Puglisi, e soprannominato “3P”, è stato un sacerdote ucciso da “cosa nostra” nel giorno del suo 56° compleanno.
È il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia.


• Biografia
'''Giuseppe Puglisi''' (Palermo, [[15 settembre]] [[1937]] – Palermo, [[15 settembre]] [[1993]]), meglio conosciuto come '''Don Pino Puglisi''' e soprannominato “''3P''”, è stato un sacerdote ucciso da [[Cosa Nostra]] nel giorno del suo 56° compleanno.
o L’omicidio
• Il centro “Padre Nostro”
• Il processo
o Il killer di 3P
• La beatificazione
o Il processo di beatificazione
• Zio Pino Puglisi (Ficarra e Picone)
• Televisione
• Note


== Biografia ==
Figlio di un calzolaio e di una sarta, entrò in seminario nel 1953 e venne ordinato sacerdote nel 1960 dal cardinale Ernesto Ruffini. Dopo diverse esperienze pastorali viene nominato parroco in un piccolo paesino della provincia di Palermo situato ai piedi di Rocca Busambra, Godrano.


Nel 1970 il parroco diventa spettatore, non passivo, di una faida tra due famiglie mafiose. L’ironia e la sua forza d’animo le ricordano ancora a Godrano dove si definiva “il prete più altolocato della diocesi”, data la consistente altezza dal livello del mare di quel paesino.


'''Biografia'''
Educatore, animatore, formatore. Nasce a Palermo il 15 settembre del 1937.
Figlio di un calzolaio e di una sarta, entra in seminario nel 1953 e sarà ordinato prete, nel 1960, dal cardinale Ernesto Ruffini. Dopo diverse esperienze pastoriali viene nominato parroco in un piccolo paesino della provincia di Palermo situato ai piedi di Rocca Busambra, Godrano.
Nel 1970 il parroco diventa spettatore, non passivo, di una faida tra due famiglie mafiose. L’ironia e la sua forza d’animo le ricordano ancora a Godrano dove si definiva “il prete più altolocato della diocesi”, data la consistente altezza dal livello del mare di quel paesino.
Il 19 settembre 1990 torna a Brancaccio per volontà del cardinale Pappalardo, nella parrocchia di San Gaetano. Viene nominato parroco in quel quartiere posto sotto il dominio mafioso, il “regno” dei fratelli Graviano. Un quartiere difficile, dove vive anche “il papa”, Michele Greco. Lo sa anche don Pino che come sempre ci scherzava su: “sono l’unico sacerdote ad avere due papi. Uno a Roma, l’altro a Brancaccio”.
Il 19 settembre 1990 torna a Brancaccio per volontà del cardinale Pappalardo, nella parrocchia di San Gaetano. Viene nominato parroco in quel quartiere posto sotto il dominio mafioso, il “regno” dei fratelli Graviano. Un quartiere difficile, dove vive anche “il papa”, Michele Greco. Lo sa anche don Pino che come sempre ci scherzava su: “sono l’unico sacerdote ad avere due papi. Uno a Roma, l’altro a Brancaccio”.
Sia a Godrano sia a Palermo abbatte le mura della Chiesa che diventa il territorio dove si  concretizza la parola di Dio, una parola vissuta in prima persona, al fianco della gente. Condannava la mafia ma cercava di recuperare i mafiosi.
Sia a Godrano sia a Palermo abbatte le mura della Chiesa che diventa il territorio dove si  concretizza la parola di Dio, una parola vissuta in prima persona, al fianco della gente. Condannava la mafia ma cercava di recuperare i mafiosi.
Un prete che faceva il proprio lavoro in una Chiesa che è sempre stata dura con il peccato e tollerante con il peccatore. Cercava di educare i ragazzi al rispetto delle regole. È riuscito a mettere in discussione persino le tradizioni, prima fra tutte la processione di San Gaetano, che si era sempre fermata davanti al balcone del boss, per omaggiarlo.  
Un prete che faceva il proprio lavoro in una Chiesa che è sempre stata dura con il peccato e tollerante con il peccatore. Cercava di educare i ragazzi al rispetto delle regole. È riuscito a mettere in discussione persino le tradizioni, prima fra tutte la processione di San Gaetano, che si era sempre fermata davanti al balcone del boss, per omaggiarlo.  
Rifiutava i soldi dei boss. Era un prete “povero” e “libero”.
Rifiutava i soldi dei boss. Era un prete “povero” e “libero”.
Due anni dopo, nel 1992, verrà nominato direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo e il 29 gennaio 1993 inaugurerà il centro “Padre Nostro”.  
Due anni dopo, nel 1992, verrà nominato direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo e il 29 gennaio 1993 inaugurerà il centro “Padre Nostro”.  
È stato assassinato il giorno del suo 56° compleanno, da cosa nostra, il 15 settembre 1993.
È stato assassinato il giorno del suo 56° compleanno, da cosa nostra, il 15 settembre 1993.
Nello scorso ottobre è stata posata la prima pietra, per la costruzione di un centro parrocchiale e di una Chiesa dedicata a don Pino Puglisi su un terreno appartenuto ad un  costruttore vicino ai boss di Brancaccio
Nello scorso ottobre è stata posata la prima pietra, per la costruzione di un centro parrocchiale e di una Chiesa dedicata a don Pino Puglisi su un terreno appartenuto ad un  costruttore vicino ai boss di Brancaccio


 
=== L’omicidio ===
'''L’omicidio'''
Don Pino Puglisi viene assassinato la sera del 15 settembre 1993, sotto la sua abitazione, a Palermo. Ucciso in piazza Anita Garibaldi con colpo di pistola alla nuca.
Don Pino Puglisi viene assassinato la sera del 15 settembre 1993, sotto la sua abitazione, a Palermo. Ucciso in piazza Anita Garibaldi con colpo di pistola alla nuca.
Salvatore Grigoli, il killer del parroco ucciso racconta così quella sera: «l’avvistammo in una cabina telefonica mentre eravamo in macchina. Andammo a prendere l’arma. Toccava a me. Ero io quello che sparava. Spatuzza gli tolse il borsello, e gli disse: padre, questa è una rapina. Lui rispose: “me l’aspettavo”. Lo disse con un sorriso. Un sorriso che mi è rimasto impresso. C’era una specie di luce in quel sorriso…».  Le prime notizie dopo l’omicidio, sono confuse e poco chiare. Mandanti ed esecutori del delitto provano a dare un’immagine diversa di quanto avvenuto. Sapevano che le reazioni successive all’omicidio del sacerdote, soprattutto dalla stessa società, non sarebbero state positive. Nonostante ciò, hanno rischiato di perdere la loro “credibilità sociale” e la loro legittimazione. Per cui, cercano di far passare il fatto come un omicidio occasionale, seguito ad una rapina non andata a buon fine, e non solo. Vincenzo Ceruso «ha avuto l’occasione di sentire da un personaggio vicino agli ambienti mafiosi della zona, e forse mafioso egli stesso, che il sacerdote sarebbe stato ucciso a causa di vicende legate alla sua omosessualità, accennando velatamente anche a episodi di pedofilia. Un tentativo infamante, destinato al fallimento, ma che cominciò la sera stessa della morte».  In quella fredda sera di settembre, raccontano i cronisti dell’epoca, che nelle redazioni arrivavano notizie confuse, poco chiare. Si diceva che sarebbe stato ucciso con un coltello.
Salvatore Grigoli, il killer del parroco ucciso racconta così quella sera: «l’avvistammo in una cabina telefonica mentre eravamo in macchina. Andammo a prendere l’arma. Toccava a me. Ero io quello che sparava. Spatuzza gli tolse il borsello, e gli disse: padre, questa è una rapina. Lui rispose: “me l’aspettavo”. Lo disse con un sorriso. Un sorriso che mi è rimasto impresso. C’era una specie di luce in quel sorriso…».  Le prime notizie dopo l’omicidio, sono confuse e poco chiare. Mandanti ed esecutori del delitto provano a dare un’immagine diversa di quanto avvenuto. Sapevano che le reazioni successive all’omicidio del sacerdote, soprattutto dalla stessa società, non sarebbero state positive. Nonostante ciò, hanno rischiato di perdere la loro “credibilità sociale” e la loro legittimazione. Per cui, cercano di far passare il fatto come un omicidio occasionale, seguito ad una rapina non andata a buon fine, e non solo. Vincenzo Ceruso «ha avuto l’occasione di sentire da un personaggio vicino agli ambienti mafiosi della zona, e forse mafioso egli stesso, che il sacerdote sarebbe stato ucciso a causa di vicende legate alla sua omosessualità, accennando velatamente anche a episodi di pedofilia. Un tentativo infamante, destinato al fallimento, ma che cominciò la sera stessa della morte».  In quella fredda sera di settembre, raccontano i cronisti dell’epoca, che nelle redazioni arrivavano notizie confuse, poco chiare. Si diceva che sarebbe stato ucciso con un coltello.
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Un educatore che cercava di non fare entrare nel vortice di cosa nostra i bambini che vivevano per strada. Attraverso attività e giochi fa capire loro che si può ottenere rispetto dagli altri anche senza essere criminali, semplicemente per le proprie idee e i propri valori. Prete, educatore ma anche professore. Insegnò prima matematica, poi religione. Un prete semplice che ha fatto della propria vocazione un gesto concreto.
Un educatore che cercava di non fare entrare nel vortice di cosa nostra i bambini che vivevano per strada. Attraverso attività e giochi fa capire loro che si può ottenere rispetto dagli altri anche senza essere criminali, semplicemente per le proprie idee e i propri valori. Prete, educatore ma anche professore. Insegnò prima matematica, poi religione. Un prete semplice che ha fatto della propria vocazione un gesto concreto.


'''Il processo'''
== Il processo ==


Per l’assassinio del prete palermitano «sono stati istruiti a Palermo due processi già arrivati alla sentenza definitiva della Corte di Cassazione.
Per l’assassinio del prete palermitano «sono stati istruiti a Palermo due processi già arrivati alla sentenza definitiva della Corte di Cassazione.
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Scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza della Corte d’Assise di Palermo: «Emerge la figura di un prete che infaticabilmente operava sul territorio, fuori dall’ombra del campanile... L’opera di don Puglisi aveva finito per rappresentare una insidia e una spina nel fianco del gruppo criminale emergente che dominava il territorio, perché costituiva un elemento di sovversione nel contesto dell’ordine mafioso, conservatore, opprimente che era stato imposto nella zona, contro cui il prete mostrava di essere uno dei più tenaci e indomiti oppositori. Don Pino Puglisi aveva scelto non solo di “ricostruire” il sentimento religioso e spirituale dei suoi fedeli, ma anche di schierarsi, concretamente,  senza veli di ambiguità e complici silenzi, dalla parte di deboli ed emarginati, di appoggiare senza riserve i progetti di riscatto provenienti da cittadini onesti, che coglievano alla radice l’ingiustizia della propria emarginazione e intendevano cambiare il volto del quartiere, desiderosi di renderlo più accettabile, accogliente e vivibile».  
Scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza della Corte d’Assise di Palermo: «Emerge la figura di un prete che infaticabilmente operava sul territorio, fuori dall’ombra del campanile... L’opera di don Puglisi aveva finito per rappresentare una insidia e una spina nel fianco del gruppo criminale emergente che dominava il territorio, perché costituiva un elemento di sovversione nel contesto dell’ordine mafioso, conservatore, opprimente che era stato imposto nella zona, contro cui il prete mostrava di essere uno dei più tenaci e indomiti oppositori. Don Pino Puglisi aveva scelto non solo di “ricostruire” il sentimento religioso e spirituale dei suoi fedeli, ma anche di schierarsi, concretamente,  senza veli di ambiguità e complici silenzi, dalla parte di deboli ed emarginati, di appoggiare senza riserve i progetti di riscatto provenienti da cittadini onesti, che coglievano alla radice l’ingiustizia della propria emarginazione e intendevano cambiare il volto del quartiere, desiderosi di renderlo più accettabile, accogliente e vivibile».  


'''Il killer di 3P'''
=== Il killer di 3P ===


In sagrestia aveva un orologio con le lancette a terra e la scritta  “per Cristo a tempo pieno”. Racconta Salvatore Grigoli, il killer di 3P : «la Chiesa di don Puglisi era diversa da quella che eravamo abituati a conoscere. Per cosa nostra la Chiesa era quella che, se c’era un latitante, lo nascondeva. Non perchè era collusa, ma perchè aiutava chi aveva bisogno. Un territorio neutro, ma tutto ciò è venuto a mancare negli ultimi anni».  
In sagrestia aveva un orologio con le lancette a terra e la scritta  “per Cristo a tempo pieno”. Racconta Salvatore Grigoli, il killer di 3P : «la Chiesa di don Puglisi era diversa da quella che eravamo abituati a conoscere. Per cosa nostra la Chiesa era quella che, se c’era un latitante, lo nascondeva. Non perchè era collusa, ma perchè aiutava chi aveva bisogno. Un territorio neutro, ma tutto ciò è venuto a mancare negli ultimi anni».  
Grigoli oggi è un collaboratore di giustizia. Dal 2009 lo è anche Spatuzza: «è stato mosso da una profonda revisione interiore del suo vissuto ispirata, a suo dire,  da un’evidente spinta religiosa […] ogni volta che Spatuzza parlava della sua partecipazione all’omicidio di don Puglisi sembrava pervaso da una crisi di pianto irrefrenabile».  
Grigoli oggi è un collaboratore di giustizia. Dal 2009 lo è anche Spatuzza: «è stato mosso da una profonda revisione interiore del suo vissuto ispirata, a suo dire,  da un’evidente spinta religiosa […] ogni volta che Spatuzza parlava della sua partecipazione all’omicidio di don Puglisi sembrava pervaso da una crisi di pianto irrefrenabile».  


'''La beatificazione'''
== La beatificazione ==


«Il discepolo di Cristo è un testimone. La testimonianza cristiana va incontro a difficoltà, può diventare martirio. Il passo è breve, anzi è proprio il martirio che dà valore alla testimonianza. Ricordate S. Paolo: “Desidero ardentemente persino morire per essere con Cristo”. Ecco, questo desiderio diventa desiderio di comunione che trascende persino la vita».  
«Il discepolo di Cristo è un testimone. La testimonianza cristiana va incontro a difficoltà, può diventare martirio. Il passo è breve, anzi è proprio il martirio che dà valore alla testimonianza. Ricordate S. Paolo: “Desidero ardentemente persino morire per essere con Cristo”. Ecco, questo desiderio diventa desiderio di comunione che trascende persino la vita».  
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Dopo la grande festa per la sua beatificazione, Papa Bergoglio, durante l’Angelus, dice di don Pino: «è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto».  
Dopo la grande festa per la sua beatificazione, Papa Bergoglio, durante l’Angelus, dice di don Pino: «è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto».  


'''Il processo di beatificazione'''
Il processo di beatificazione


Il processo di beatificazione deve seguire un percorso obbligato che inizia all’interno della diocesi. Alla fine del processo, i cardinali accettano il martirio cristiano proponendo il giudizio al Papa, che decide.  
Il processo di beatificazione deve seguire un percorso obbligato che inizia all’interno della diocesi. Alla fine del processo, i cardinali accettano il martirio cristiano proponendo il giudizio al Papa, che decide.  
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Don Pino Puglisi sarà beato:il suo assassinio fu un martirio, Avvenire, 28 giugno 2012, www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/don-pino-puglisi-beato.aspx
Don Pino Puglisi sarà beato:il suo assassinio fu un martirio, Avvenire, 28 giugno 2012, www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/don-pino-puglisi-beato.aspx
“Amate la giustizia, voi che governate sulla terra”, Conferenza episcopale siciliana, 9 ottobre 2012
“Amate la giustizia, voi che governate sulla terra”, Conferenza episcopale siciliana, 9 ottobre 2012
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