La posta in gioco (film)

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Locandina del film "La posta in gioco"
Sergio Nasca

LA POSTA IN GIOCO

Anno: 1988

Genere: Drammatico-Giallo

Durata: 118min.

Regia: Sergio Nasca

Sceneggiatura: Giuseppe Ferrara, Sergio Nasca

Attori: Roberto Alpi, Marina Berti, Flavio Bucci, Christian Brando, Pier Paolo Capponi, Vittorio Caprioli, Turi Ferro, Sonia Petrovna, Lina Sastri, Renata Zamengo

Fotografia: Carlo Carlini

Montaggio: Cesare Bianchini

Musiche: Eugenio Bennato

Produttore: Sound Television

Distribuzione: FOX (1988) - EUREKA VIDEO, NUMBER ONE VIDEO

Paese: Italia

Trama

Dopo una seduta del consiglio comunale di Nardò viene ritrovato il cadavere dell'assessore alla cultura Renata Fonte uccisa con tre colpi di pistola. Gli spari sono stati uditi da un altro assessore, Ciligrano, che ha potuto vedere anche la macchina degli assassini, ma impaurito dalle conseguenze non rivela nulla alla polizia. Quest'ultima inizia le indagini: il commissario Palumbo e il giudice Mario Bellomo vogliono scoprire l'assassino della giovane donna che oltre ad interessarsi di politica era anche insegnante elementare, madre di due bambine e moglie di Attilio da parecchi mesi in Belgio per lavoro. I due funzionari scoprono piano piano tutti i retroscena della vita di Renata: la sua autentica passione per la politica nonostante ripetute minacce nei suoi confronti; la sua repulsione per ogni compromesso; il suo aperto ostruzionismo a tutto ciò che sa di truffa, di speculazione e di delinquenza organizzata. Il marito è stato sempre contrario al fatto che lei si dedicasse alla politica: infatti il matrimonio era in crisi pur se l'amore fra i due era inalterato. Col suo atteggiamento fondamentalmente onesto alieno da ogni imbroglio, Renata era un personaggio scomodo e perciò aveva dei nemici: avversari politici come la socialista Manetti, o avversari dello stesso partito repubblicano, come Soriano, battuto da lei per pochi voti, analfabeta implicato in loschi traffici, protetto da gente molto in alto. Egli dopo la morte di Renata, prende il suo posto in consiglio comunale ma la sua ignoranza ed incompetenza si rivelano immediatamente. Grazie alla testimonianza tardiva di Ciligrano la polizia è sulle tracce degli assassini: la matrice terroristica è estranea ai fatti e quindi Gulli, un sinistroide esaltato cessa subito di essere indiziato. Viene escluso anche il movente passionale in quanto la donna aveva una vita privata irreprensibile. I veri autori del delitto sono dei delinquenti di mezza tacca: il Turone, la sua amante Rosetta, il Mimmi, il pescivendolo Casati e il Di Questro. Questi manigoldi hanno agito per conto di Soriano il quale a sua volta ha ordinato la morte di Renata per volere di personaggi molto "importanti" la cui identità non è nota. Il giudice Bellomo incrimina i colpevoli, ma è deciso ad andare fino in fondo e a scoprire per chi ha agito Soriano; però una telefonata da Roma e sollecitazioni nella stessa Nardò gli intimano di chiudere le indagini, di far condannare gli autori dell'assassinio e di andarsene in pensione. La vicenda si conclude con l'ergastolo a Soriano e al Turone autore materiale del delitto, e pene oscillanti tra i 24 e i 18 anni per gli altri complici riconosciuti tutti unici e soli responsabili,. I veri mandanti dell'assassinio di Renata Fonte non saranno mai scoperti.