Carmelo Iannì

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Carmelo Iannì (Palermo, 24 febbraio 1934 – Villagrazia di Carini, 28 agosto 1980) è stato un imprenditore italiano, vittima innocente di Cosa Nostra.

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Carmelo Iannì

Biografia

Sposato con Giovanna, con la quale ebbe tre figlie, Liliana, Roberta e Monica, Carmelo aveva rilevato nel 1977 il "Riva Smeralda", un albergo sul mare a Villagrazia di Carini, in provincia di Palermo, dopo aver gestito per due stagioni con successo la terrazza del Saracen di Capaci. Proprio lì decise di alloggiare nell'agosto 1980 il chimico marsigliese Andreè Bousquet, arrivato in Sicilia a raffinare l'eroina per Cosa Nostra. Al fine di poterlo tenere d'occhio e arrestare i complici, la polizia chiese a Carmelo di poter impiegare nella sua struttura alcuni uomini sotto copertura come personale dell'albergo.

Carmelo, in anni in cui "la mafia non esisteva" e infuriava la Seconda Guerra di Mafia, accettò e nemmeno tre settimane dopo, il 24 agosto, Bousquet fu arrestato insieme ad altri due marsigliesi in un villino adibito a raffineria di eroina, insieme al boss latitante Gerlando Alberti. Ciò che costò la morte a Carmelo fu il fatto che nel blitz vennero impiegati anche gli agenti sotto copertura, subito riconosciuti da Alberti, che dal carcere ordinò l'omicidio dell'albergatore per aver collaborato con le forze dell'ordine.

L'omicidio

Il 28 agosto due giovani a volto scoperto, mai identificati, entrarono nella hall del Riva Smeralda e uccisero Carmelo sotto gli occhi della moglie e di alcuni ospiti dell'albergo.

Indagini e processi

Di Iannì, in un primo tempo, si disse addirittura che fosse organico a Cosa Nostra. «Soltanto dopo un po' di giorni scrissero la verità con dei piccoli articoli – raccontò in un'intervista la figlia Roberta – ma, essendo notizia già vecchia, su pagine in fondo al giornale. Trasmissioni televisive come “Maurizio Costanzo Show” e diversi libri sull’antimafia, invece, parlarono di lui associandolo spesso all’omicidio del giudice Gaetano Costa, accaduto pochi giorni prima, costituendo questo per noi tutte l'unica magra consolazione»[1].

Sebbene gli esecutori materiali non siano mai stati identificati, per l'omicidio sono stati condannati all'ergastolo come mandanti Gerlando Alberti e Vincenzo Citarda.

Nel 2014 la figlia Roberta si sfogò: «A distanza di anni mi sono chiesta: “Ma lo Stato, dov’é?”. Mi ha dato lavoro solo nel ’90, ma perché qualcuno al di fuori degli addetti ai lavori chiese a mia madre come mai non avesse presentato istanza per essere riconosciute vittime di mafia. Diversamente, cosa sarebbe successo? Finito quel momento di convulsione, dovuto alle normali indagini del momento, nessuno mai è venuto a chiederci come stavamo e quali erano le nostre condizioni. Tanto per fare un altro esempio, abbiamo fatto più volte richiesta per la medaglia d’oro che il Presidente della Repubblica dà anche ai civili per avere sacrificato la propria vita allo Stato. Mai avuta risposta di alcun genere, a dimostrazione che Carmelo Iannì per loro non conta nulla. Pensavo anche che per il 30° anniversario del suo omicidio qualcuno si sarebbe ricordato facendosi avanti. Le uniche a starci vicino sono state le persone comuni. Tutto questo mi dimostra che ci sono sempre vittime di serie A e vittime di serie B. Io, per esempio, mi sento di essere passata alla categoria C».

Note

Bibliografia