Clan dei Barcellonesi

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Il Clan dei Barcellonesi è una famiglia mafiosa originaria di Barcellona Pozzo di Gotto, tra le più sanguinarie della storia di Cosa Nostra, che esercita la sua influenza sulla provincia di Messina e nella fascia tirrenica della Sicilia.

clan dei barcellonesi

Storia

Pur non essendoci testimonianze precise circa l'origine della famiglia, i primi fenomeni di tipo mafioso accertati risalgono attorno agli anni '80, quando nel Maxiprocesso di Messina del 1986 vennero alla luce anche le attività del clan guidato da Carmelo Milone, insieme ad altri tre presunti gruppi criminali appartenenti al panorama mafioso messinese. Al termine di quel processo, tuttavia, il reato di associazione mafiosa fu riconosciuto solo a 27 imputati, affiliati al clan di Gaetano Costa, mentre per tutti gli altri, inclusi i barcellonesi, il reato non venne confermato dai giudici.

Nei primi anni '90, il clan di Milone venne decimato dalla faida scoppiata con gli uomini di Giuseppe "Pino" Chiofalo, affiliati alla 'ndrangheta e al clan catanese dei Cursoti, mentre lo stesso boss venne arrestato e sostituito in comando da Giuseppe Gullotti, vicino a Nitto Santapaola e condannato all'ergastolo per l'omicidio del giornalista Beppe Alfano.

Struttura

La struttura dell'organizzazione venne disvelata in particolare il 22 febbraio 2022, quando venne data esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare n. 341/2020 RGNR e n. 546/21 RG GIP emessa dal Tribunale di Messina il 31 gennaio 2022 (operazione “Alleanza”), OCC n. 2806/18 RGNR e n. 2182/18 RG GIP emessa il 7 febbraio 2022 (operazione “Furia”), OCC n.7486/16 RGNR e n. 5031/17 RG GIP emessa l’8 febbraio 2022 (operazione “Montanari”).

I tre provvedimenti cautelari hanno riguardato 86 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, scambio elettorale politico mafioso, trasferimento fraudolento di valori, detenzione e porto illegale di armi, incendio, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione, con l’aggravante di cui all’art. 416bis 1 del codice penale.

Particolare rilevanza assume la prima indagine, denominata “Alleanza”, per la ricostruzione della struttura e degli assetti della famiglia mafiosa barcellonese. Nel delineare i nuovi assetti del sodalizio mafioso, l'inchiesta ha disvelato l’intento di costituire un’unica regia per la gestione delle attività delittuose con la disponibilità di armi, per il monopolio delle attività criminali nel territorio quali le estorsioni anche in danno di locali notturni, per il controllo del business della prostituzione e dello spaccio di stupefacenti, per la gestione di bische clandestine ove promuovere il gioco d’azzardo e, non ultimo, per l’infiltrazione dell’economia legale, in particolare, nel settore dell’ortofrutta in cui la consorteria si sarebbe inserita tramite imprese fittiziamente intestate a terzi.

Prima ancora di entrare nell’organizzazione si è considerati “contrasto onesto”, nel senso che fin quando non si è presentati da membri dell’organizzazione ai boss, non si viene considerati. Il livello successivo è quello di “picciotto onorato” e si iniziano ad avere i primi privilegi in quanto parte della famiglia, ottenendo persino aiuti economici in caso di misure restrittive. L’ultimo livello che emerge dalla conversazione è quella del soldato.

L’attività d’indagine ha consentito altresì di riscontrare, in occasione delle elezioni amministrative tenutesi a Barcellona Pozzo di Gotto nell’ottobre 2020, la promessa del supporto elettorale a cura di esponenti di vertice della consorteria al candidato di una lista, in cambio di posti di lavoro ed altre utilità[1].

Attività

Le operazioni Gotha

Negli ultimi anni, diverse inchieste della magistratura hanno dimostrato come i barcellonesi tentino di esercitare la propria egemonia non soltanto nei settori illegali quali il traffico di stupefacenti e le estorsioni, ma anche infiltrandosi nell’economia locale, instaurando stretti rapporti con imprenditori locali, spesso affiliati all’organizzazione mafiosa.

Questo emerge chiaramente dalle indagini condotte nelle inchieste Pozzo 2, Gotha, Gotha 2, Gotha 3, Gotha 4 e Gotha 5.

Le operazioni “Pozzo 2” e “Gotha 1" e "Gotha 2”, devono essere considerata unitariamente perché hanno trovato come principale fondamento le dichiarazioni di membri importanti all’interno dell’organizzazione mafiosa, divenuti collaboratori di giustizia. Queste dichiarazioni hanno permesso di scoprire i vertici dei Barcellonesi e i contatti con le famiglie più importanti di Cosa nostra, tra cui la famiglia Santapaola di Catania e i Lo Piccolo di Palermo. Così come le altre famiglie di Cosa nostra, quella dei Barcellonesi ha avuto come principale obiettivo il pieno controllo del settore degli appalti pubblici. L’operazione “Gotha”, ha quindi portato alla confisca di beni dal valore di 250 milioni di euro, e inoltre ha permesso di ricostruire alcuni omicidi commessi nel periodo 1990 1997, per i quali sono stati condannati all’ergastolo e sottoposti al regime detentivo speciale di cui all’art.41 bis Salvatore Calcò Labruzzo, Enrico Fumia, Carmelo Giambò e Aldo Nicola Munafò. Le condanne sono state confermate nell’ottobre 2014 dalla Corte di Appello di Messina[2].

Le operazioni Gotha hanno portato inoltre all’arresto di esponenti di rilievo all’interno della famiglia barcellonese. In "Gotha 3", ad esempio, è stato arrestato l'imprenditore Filippo Barresi, subentrato in comando dopo l’arresto del boss Giuseppe Gullotti. Barresi, da imprenditore edile locale, gestiva i vertici dell’organizzazione e quando scattò il blitz di Gotha 3, il 24 giugno 2011, si diede alla latitanza, terminata con il suo arresto il 29 gennaio 2013, presso un’abitazione sulla riviera di Ponente di Milazzo[3].

Nell’operazione “Gotha 4”, grazie alle dichiarazioni di ulteriori collaboratori di giustizia, venne definito l'organigramma del Clan dei Barcellonesi, indicando i ruoli e i compiti svolti da ciascun membro, oltre a ricostruire importanti episodi di sangue e numerosi episodi estorsivi.

Successivi sviluppi si sono avuti con “Gotha 5”, le cui indagini sono state condotte nell’aprile 2015, che ha consentito di individuare i nuovi assetti del sodalizio barcellonese e di individuare i ruoli esercitati dai nuovi subentrati ai boss arrestati durante le operazioni precedenti[4].

Nell’operazione "Gotha 6", i magistrati hanno fatto luce invece su una serie di omicidi commessi tra il 1993 e il 2013 avvenuti a Barcellona e in altre zone della costa tirrenica quali Terme Vigliatore, Falcone, Oliveri, Santa Lucia del Mela, Brolo e Milazzo, il cui contributo è arrivato da alcuni collaboratori di giustizia: Carmelo D’Amico, Francesco D’Amico, Franco Munafò e Nunciato Siracusa[5].

A concludere le indagini delle operazioni iniziate nel 2011 è “Gotha 7”, scattata nella notte del 24 gennaio 2018, la quale ha portato a 13 condanne per gli affiliati del clan dei Barcellonesi, tutte confermate dalla Corte d’Appello di Messina nel luglio 2020. L'inchiesta mostrò il tentativo della famiglia dei Barcellonesi di ricompattarsi attorno a figure vecchie e nuove, imponendo estorsioni a commercianti e imprenditori[6].

L'operazione “Drug Express”

Come confermato anche dalle più recenti relazioni della Direzione Investigativa Antimafia, la prima fonte di profitto illecito del Clan dei Barcellonesi è il traffico e lo spaccio di stupefacenti. In particolare, con l'indagine "Drug Express" venne disarticolato nel 2021 un gruppo criminale con sede a Milazzo, capeggiato da un tunisino che aveva rapporti con gruppi criminali presenti a Roma, insieme ai quali gestiva il traffico e lo spaccio di cocaina e di crack. L'indagine non ha solo permesso di svelare questi rapporti tra Messina e Roma, ma anche di sventare un attentato già programmato nei confronti della caserma della Guardia di Finanza di Milazzo[7].

Le ultime operazioni del 2024

Il 10 gennaio 2024, a seguito di dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, scattò l'operazione "Inganno", che portò all'arresto di 8 soggetti, tra i quali uno degli esponenti apicali della famiglia già ristretto in regime detentivo speciale.

Il 25 giugno successivo, l'esecuzione di tre distinti provvedimenti cautelari svelò l'esistenza di un sodalizio che tra l’ottobre 2022 e l’aprile 2023 sarebbe stato in grado di rifornirsi di hashish dalla Spagna per poi destinarlo nelle piazze di spaccio della provincia di Messina. In particolare, lo stupefacente sarebbe stato introdotto anche nella casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto, laddove uno dei promotori dell’organizzazione, ivi detenuto, coordinava le attività di distribuzione agli altri reclusi. Altra compagine criminale, attiva nel traffico di spice, droga sintetica importata dal mercato olandese e poi smerciata a pusher locali e della città di Messina, è stata colpita dal secondo provvedimento.

Oltre ad attività estorsive di vario genere, con l'operazione "Proteo" il 18 luglio accertò anche la capacità dell'organizzazione di costituire società fittizie con sede a Milano, risultate poi aggiudicatrici di appalti pubblici sull'intero territorio nazionale, alcuni dei quali di rilevanti importi finanziati anche con i fondi del PNRR. Una volta aggiudicato l’appalto, le società riconducibili agli indagati avrebbero poi conferito l’esecuzione materiale dei lavori ad altre aziende, anche con sede in Calabria. Nel corso delle attività sono stati anche sequestrati compendi aziendali, beni immobili e conti bancari per un valore complessivo stimato in circa 5 milioni di euro.

Il Clan sfruttò anche il c.d. "bonus edilizio del 110%" per la riqualificazione di immobili, come emerso da un'indagine conclusa il 3 dicembre[8].

Note

  1. Direzione Investigativa Antimafia (2023). Relazione I Semestre 2022, pp. 94-95.
  2. Direzione Nazionale Antimafia (2017). Relazione sulle attività svolte dal Procuratore nazionale e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso, Prot. 12720/2017 PNA, 12 aprile, pp. 725-727
  3. Crocitti Veronica, Barcellona, annullati i funerali pubblici per il boss mafioso Filippo Barresi, TempoStretto.it, 18 ottobre 2015
  4. Direzione Nazionale Antimafia (2017), op.cit., pp. 728-730.
  5. La Gazzetta del Sud, Nuccio Anselmo, 10 marzo 2022, tratto da Relazione annuale del procuratore di Messina, Maurizio de Lucia
  6. Giuseppe Lazzaro, Op. “Gotha 7”: Definitive le condanne per 13 associati del clan dei “Barcellonesi”, Glpress, 31 marzo 2022.
  7. Direzione Investigativa Antimafia (2022). Relazione II Semestre 2021, p. 106
  8. Direzione Investigativa Antimafia (2025). Relazione 2024, Roma, pp. 305-308

Bibliografia

  • Direzione Nazionale Antimafia (2017). Relazione sulle attività svolte dal Procuratore nazionale e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso, Prot. 12720/2017 PNA, Roma, 12 aprile.
  • Direzione Investigativa Antimafia (2022). Relazione II Semestre 2021, Roma.
  • Direzione Investigativa Antimafia (2023). Relazione I Semestre 2022, Roma.
  • Direzione Investigativa Antimafia (2025). Relazione 2024, Roma.