Direzione Investigativa Antimafia

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«La lotta alla mafia non può fermarsi a una sola stanza, la lotta alla mafia deve coinvolgere l’intero palazzo. All’opera del muratore deve affiancarsi quella dell’ingegnere [...] Se pulisci una stanza non puoi ignorare che altre stanze possono essere sporche, che magari l’ascensore non funziona, che non ci sono le scale... Io vado a Roma per contribuire a costruire il palazzo».
(Giovanni Falcone)[1]


La Direzione Investigativa Antimafia, meglio conosciuta con l'acronimo DIA, è un organismo investigativo interforze, inquadrato nel Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell'interno della Repubblica Italiana, con compiti esclusivi di contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso. Il suo motto è vis unita fortior (l’unione fa la forza). La sua sede centrale si trova a Roma, in Via Torre di Mezzavia, 9/121.

Direzione Investigativa Antimafia
Il logo della Direzione Investigativa Antimafia

La Direzione nazionale antimafia, coordinata dal procuratore nazionale antimafia, e le direzioni distrettuali antimafia si avvalgono della DIA per le proprie indagini. La DIA inoltre si occupa dell'analisi delle segnalazioni di operazioni sospette (SOS) di propria competenza, trasmesse dall'Unità di Informazione Finanziaria per l'Italia.

Storia

Istituita col decreto legge n. 345 del 29 ottobre 1991, la Direzione Investigativa Antimafia rappresenta, insieme alla Direzione Nazionale Antimafia, uno dei principali frutti del lavoro di Giovanni Falcone durante il suo periodo al Ministero della Giustizia come direttore generale degli Affari penali[2]. Nella visione di Falcone, infatti, l'esigenza di un coordinamento delle indagini contro la mafia a livello nazionale, una delle principali eredità del Pool antimafia, non poteva risolversi solamente in un coordinamento tra procure, ma doveva contare anche su quello tra le varie forze di polizia.

Il dibattito parlamentare

La creazione della DIA implicava necessariamente un riassetto di un intero settore della pubblica sicurezza, che aveva avuto nell'Alto Commissario per la lotta alla mafia il primo ufficio specializzato nella lotta contro la criminalità organizzata di stampo mafioso. Il dibattito parlamentare si concentrò proprio sul ruolo dell'Alto Commissario, al quale spettava, nella formulazione iniziale del decreto, la direzione generale della DIA, con obbligo di riferire periodicamente al Consiglio Generale per la lotta alla criminalità organizzata; non solo, avrebbe ricevuto direttamente tutte le informazioni raccolte dal SISDE e dal SISMI, per poi trasmetterle alla DIA, dove vi sarebbe stato un responsabile, con qualifica di dirigente superiore o grado equiparato, che avesse maturato una certa esperienza nel contrasto alla mafia.

Le critiche all'impianto originario furono molte, dato che l'Alto Commissario in quasi dieci anni di attività non aveva affatto soddisfatto le aspettative, e in più gli si contestava un ampio potere discrezionale. Per questa ragione, l'art. 3, comma 5, del decreto legge fu modificato, togliendo la direzione della DIA all'Alto Commissario, che avrebbe mantenuto la responsabilità generale delle attività svolte. In questo modo veniva eliminata la rigida subordinazione della DIA all'Alto Commissario, che manteneva un ruolo politico-amministrativo, più che operativo, mentre il direttore della DIA avrebbe avuto piena responsabilità del funzionamento dei servizi e dei risultati operativi conseguiti. Un'altra importante modifica al testo originario fu la soppressione del nucleo specializzato dei Servizi di Sicurezza, la c.d. intelligence antimafia, posto alle dirette dipendenze dell’Alto Commissario. Il decreto n. 345 venne definitivamente convertito il 30 dicembre 1991, nella legge n. 410[3].

L'abolizione definitiva dell'Alto Commissariato per la lotta alla mafia

Nonostante le modifiche, tuttavia, le critiche al testo continuarono ad essere alimentate da chi voleva una definitiva abolizione della figura dell'Alto Commissario. Così venne approvato un emendamento che fissava al 1995 la soppressione dell'organo, col passaggio di poteri al Ministro dell'Interno, che avrebbe avuto facoltà di delega al direttore della DIA, ai Prefetti e, per quanto riguardava la tutela dei collaboratori di giustizia, al Capo della Polizia. Tuttavia, sempre alla Camera, si decise di anticipare al 31 dicembre 1992 la chiusura dell'Alto Commissariato, il cui patrimonio di mezzi, personale e know-how sarebbe stato prontamente trasferito alla Direzione Investigativa Antimafia. Le tre funzioni che precedentemente erano in capo all'Alto Commissario vennero ripartite in questo modo:

  • la funzione di coordinamento tornava nelle mani del Ministro dell’interno, che veniva affiancato dal Consiglio Generale per la lotta alla criminalità organizzata;
  • quella di polizia veniva affidata alla DIA;
  • quella informativa restava appannaggio del SISDE e del SISMI.

Le modifiche alla legge 410 vennero recepite dopo le Stragi di Capaci e di Via D'Amelio, il 7 agosto 1992, con la legge n. 356[4], che a sua volta convertiva in legge il decreto-legge n. 306 dell'8 giugno 1992, recante "modifiche urgenti al nuovo codice di procedura penale e provvedimenti di contrasto alla criminalità mafiosa".

Struttura

L'organizzazione e il funzionamento della Direzione Investigativa Antimafia vennero esplicitamente non definite nel decreto legge istitutivo, fissando solamente i principi generali che ne avrebbero dovuto garantire flessibilità ed elasticità, così che potesse adattarsi e migliorarsi a seconda delle necessità, senza dover tener conto di vincoli strutturali sanciti per legge.

Dall'iniziale dotazione di 943 unità, di cui 200 dirigenti, provenienti dalle tre forze di polizia (Polizia di Stato, Corpo della Guardia di Finanza, Arma dei Carabinieri), oggi la Direzione Investigativa Antimafia può contare su un organico di 1400 persone[5].

La struttura centrale di supporto

La struttura centrale di supporto si compone della divisione di Gabinetto, di tre reparti (che dipendono dal vice-direttore tecnico-operativo) e di sette uffici (che dipendono dal vice-direttore amministrativo).

Struttura centrale di supporto Direzione Investigativa Antimafia
La struttura centrale di supporto della DIA. Schema di Pierpaolo Farina, per WikiMafia

Divisione di Gabinetto

Si tratta del primo organo di staff del Direttore e ha la competenza sugli affari generali. Formula proposte legislative su materie di specifico interesse, raccoglie ed esamina gli atti parlamentari ed i provvedimenti legislativi, studia le problematiche attinenti all’ordinamento degli uffici e del personale e predispone pareri e proposte anche sotto il profilo normativo. Si occupa inoltre della spedizione della corrispondenza e della gestione dell’archivio. Predispone la redazione della rassegna, collabora alla realizzazione di servizi giornalistici, cura le relazioni esterne e l’attività promozionale della DIA. Assicura, nell’arco delle 24 ore, il raccordo con le articolazioni centrali e periferiche della struttura. Tratta, inoltre, la gestione delle relazioni sindacali.

Ufficio Ispettivo

L'Ufficio Ispettivo verifica l’esecuzione degli ordini impartiti dal Direttore, nonché l’attività svolta dalle articolazioni centrali e periferiche; accerta l’efficienza dei servizi e la corretta applicazione dei regolamenti, delle disposizioni e delle direttive in materia patrimoniale e contabile; ha, altresì, il compito di effettuare il monitoraggio delle attività svolte, di verificare i risultati, di valutare i rendimenti e le qualità dei servizi prodotti, nonché di individuare gli standard procedurali.

Ufficio Personale

L’Ufficio Personale si occupa di tutte le problematiche relative all’impiego del personale, con particolare riferimento agli aspetti del reclutamento, avanzamento, trasferimento, documentazione caratteristica, valutazione, disciplina servizio matricolare e contenzioso.

Reparti operativi

I tre reparti operativi, a loro volta articolati in Divisioni, dipendono dal vice-direttore tecnico-operativo.

  1. Reparto Investigazioni preventiveSi occupa di definire le connotazioni strutturali, le articolazioni e i collegamenti interni e internazionali, gli obiettivi e le modalità operative delle organizzazioni criminali. È competente a richiedere l’applicazione di misure di prevenzione e più richiedere all’autorità giudiziaria o agli organi di polizia giudiziaria copia dei rapporti, perizie tossicologiche ed altri atti concernenti fatti connessi a delitti di tipo mafioso. Questo reparto è articolato in quattro divisioni:
    • Prima Divisione. Acquisisce e analizza il materiale documentale che abbia riferimento specifico alle organizzazioni mafiose siciliane, presenti in Italia e all’estero. Si avvale anche di Enti o Amministrazioni per pianificare l’attività di contrasto.
    • Seconda Divisione. Ha gli stessi compiti della prima ma si occupa di tutte le organizzazioni criminali di stampo mafioso di origine italiana, operanti sia in Italia che all’estero, e di origine estera, a patto che queste ultime conducano attività che interessino, in qualsiasi modo, l’Italia.
    • Terza Divisione. Ha il compito di elaborare tutto il materiale documentale acquisito, con l’obiettivo di formulare delle proposte per l’applicazione delle misure di prevenzione personali e patrimoniali e del soggiorno cautelare nei confronti di indiziati di mafiosità. Inoltre, questa Divisione monitora costantemente la situazione detentiva di appartenenti alle associazioni di tipo mafioso, con particolare riguardo all’articolo 41bis dell’ordinamento penitenziario.
    • Quarta Divisione. Gestisce le attività collegate all’accesso e all’accertamento presso banche, istituti di credito e altre società finanziarie, richiedendo agli intermediari finanziari di fornire le informazioni necessarie allo svolgimento delle indagini. Questa divisione si occupa del riciclaggio di denaro e di tutto ciò che riguarda l’infiltrazione delle organizzazioni mafiose nell’economia.
  2. Reparto Investigazioni giudiziarie Svolge una funzione di pianificazione e programmazione delle indagini, nonché di verifica dei risultati conseguiti. Il Reparto gestisce le operazioni in forma coordinata e raccoglie gli elementi informativi trasmessi dai Servizi di Informazione e Sicurezza. Nelle sue articolazioni periferiche, tale reparto costituisce servizio di polizia giudiziaria, di cui può disporre il Procuratore Nazionale Antimafia e la cui competenza si estende sull’intero territorio nazionale. Anche questo reparto si articola in quattro Divisioni:
    • le prime tre si occupano del contrasto delle organizzazioni mafiose siciliane, campane e calabresi e di altro tipo, anche non italiane, operanti in Italia;
    • la quarta si occupa dell'azione di contrasto in ambito economico, a prescindere dal tipo di organizzazione mafiosa.
  3. Relazioni internazionali ai fini investigativi: si occupa delle attività di scambio informativo con le principali agenzie investigative dei Paesi dell’Unione Europea e con le polizie di Paesi appartenenti ad altre aree continentali (Paesi non UE, America, Asia, Africa e Oceania). Sotto questo profilo, la Dia promuove e sviluppa i collegamenti informativi e operativi con gli organismi esteri specializzati nella lotta al crimine organizzato e partecipa ai principali fori di cooperazione multilaterale di polizia in tema di prevenzione e contrasto della criminalità organizzata transnazionale. Il reparto si articola in due Divisioni, suddivise secondo un modello funzionale:
    • Prima Divisione. Si occupa di avviare e consolidare le collaborazioni con gli omologhi uffici esteri, individuando gli interlocutori con in quali stringere forme diverse di collaborazione, a seconda del caso. Inoltre, i suoi membri partecipano a gruppi di lavoro internazionali, a seconda dei legami della Repubblica Italiana con i diversi organismi sovranazionali esistenti.
    • Seconda Divisione. Ha un ruolo più marcatamente operativo, avendo il compito di pianificare l’impiego degli investigatori della DIA all’estero e di organizzare il supporto necessario. Assicura, inoltre, un costante scambio di informazioni con gli organismi esteri omologhi e garantisce loro il necessario supporto, quando questi operano sul suolo italiano. Questa seconda Divisione è ulteriormente suddivisa in tre settori, a ciascuno dei quali è stata attribuita una specifica area territoriale d’intervento.

Ufficio Addestramento

Ricerca ed elabora gli indirizzi per il perfezionamento tecnico, giuridico e professionale del personale. Propone, pianifica e realizza corsi e seminari attinenti alle discipline tecniche, giuridiche, professionali e di management. Coordina l’addestramento ed il perfezionamento nelle lingue straniere ed al tiro.

Ufficio Amministrazione

Predispone il piano programmatico relativo alle spese per il funzionamento degli Uffici e ne verifica l’andamento e la corrispondenza. Cura l’acquisizione, la manutenzione e la gestione amministrativa dei beni mobili ed immobili nonché degli impianti tecnologici e informatici.

Ufficio Servizi Ragioneria

Cura il trattamento e la liquidazione delle competenze accessorie del personale. Dispone i pagamenti relativi a forniture di beni e servizi. Predispone periodiche verifiche delle scritture contabili per il controllo della gestione dell’Ufficio Cassa.

Ufficio Informatica

Cura l’attività di analisi e di sviluppo di soluzioni software. Predispone, gestisce e coordina le attività necessarie per garantire la sicurezza dei dati e delle informazioni, nonché per l’accesso alle banche dati. Fornisce supporto tecnico nelle attività di investigazione preventiva, giudiziaria e di analisi.

Ufficio Supporti Tecnico-Investigativi

Cura la gestione e la custodia dell’armamento e dei mezzi speciali. Assicura il sostegno tecnico all’attività investigativa (mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali, attività video-fotografiche, utilizzazione di materiali speciali d’armamento). Ricerca, studia e sperimenta strumentazioni e supporti tecnologici più avanzati.

La struttura periferica

La struttura periferica è invece costituita da:

  • 12 centri operativi (Torino, Milano, Genova, Padova, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Caltanissetta);
  • 11 sezioni operative distaccate (Brescia, Trieste, Bologna[6], Salerno, Potenza, Lecce, Foggia, Catanzaro, Messina, Trapani, Agrigento).

I Centri Operativi sono organizzati, di norma, su tre settori riconducibili alle seguenti aree omogenee di intervento: investigazioni preventive; investigazioni giudiziarie; affari generali e gestione delle risorse umane e strumentali.

Il Direttore

Il Direttore è scelto a rotazione tra i dirigenti della Polizia di Stato (con qualifica non inferiore a dirigente superiore) e gli ufficiali generali dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza (di grado non inferiore a generale di brigata), che abbiano maturato una specifica esperienza nel settore della lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso. L’incarico non ha durata predeterminata e la legge non indica espressamente le procedure necessarie per la sua nomina.

Per l’esercizio delle sue funzioni, il Direttore si avvale della collaborazione di due vice-direttori, ad uno dei quali è affidata anche la funzione vicaria: questi hanno il compito di sovrintendere rispettivamente alle attività tecnico-operative e a quelle amministrative.

Competenze e poteri

Al Direttore compete la definizione degli indirizzi strategici dell’organismo, nonché dell’insieme delle regole che disciplinano il funzionamento dei servizi e degli uffici posti alle sue dipendenze. Inoltre, a lui fanno capo la gestione e l’impiego di tutto il personale, posto che a quest’ultimo continuano ad applicarsi anche le normative dei rispettivi corpi di appartenenza.

Inoltre, il Direttore ha la responsabilità di:

  • designare i responsabili dei Reparti e dell’Ufficio Ispettivo, sentito il Capo della Polizia e i Comandanti Generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, in relazione alla forza di appartenenza del designato;
  • designare il Capo di Gabinetto e i dirigenti degli Uffici, delle Divisioni e dei Centri Operativi, sentiti i vertici delle forze di polizia qualora si tratti di personale non già in servizio alla DIA;
  • proporre al Ministro dell’Interno l’istituzione di nuovi Centri Operativi stabili o, eventualmente, temporanei;
  • disporre, con proprio provvedimento, l’articolazione in Settori delle Divisioni e degli Uffici e in Sezioni quella dei Centri Operativi.

Al Direttore spetta, inoltre, l’esercizio di una serie di poteri di carattere operativo, in base ai quali:

  • autorizza l’effettuazione di operazioni di acquisto simulato di sostanze stupefacenti o di operazioni simulate di ricettazione di armi, riciclaggio e reimpiego di valori;
  • richiede, su delega del Ministro, al Procuratore della Repubblica competente l’esecuzione di intercettazioni “preventive” di comunicazioni o di conversazioni telefoniche, nonché di comunicazioni tra presenti, anche se queste avvengono nei luoghi indicati dall’art. 614 del Codice Penale;
  • propone al Tribunale competente l’applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali ed esercita tutte le facoltà attribuite dalla legge 575/1965 alle autorità cui spetta di promuovere l’avvio del procedimento di prevenzione;
  • dispone l’accesso presso istituti di credito ed enti che esercitano l’intermediazione finanziaria, qualora sia sospettata l’esistenza di infiltrazioni mafiose.
  • può convocare qualsiasi persona, avvalendosi dei poteri di cui all’art. 15 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS).

I Direttori in carica, dal 1992

Dal 1992 ad oggi sono stati tredici i Direttori della Direzione Investigativa Antimafia. Il Direttore in carica è Maurizio Vallone, Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza della Polizia di Stato. Il vice-direttore tecnico-operativo è Nicola Altiero, Generale di Brigata della Guardia di Finanza, mentre il vice-direttore amministrativo è Antonio Basilicata, Generale di Brigata dell'Arma dei Carabinieri.

I Direttori della DIA, dal 1992 ad oggi
Direttore Mandato Qualifica Corpo di appartenenza
Giuseppe Tavormina 1991-1993 Generale di divisione dei Carabinieri Arma dei Carabinieri
Gianni De Gennaro 1993-1994 Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza Polizia di Stato
Giovanni Verdicchio 1994-1997 Generale della Guardia di Finanza Corpo della Guardia di Finanza
Carlo Alfiero 1997-2001 Generale di divisione dei Carabinieri Arma dei Carabinieri
Agatino Pappalardo 2001-2002 Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza Polizia di Stato
Achille Dello Russo 2002-2005 Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza Polizia di Stato
Cosimo Sasso 2005-2008 Generale della Guardia di Finanza Corpo della Guardia di Finanza
Antonio Girone 2008-2011 Generale di divisione dei Carabinieri Arma dei Carabinieri
Alfonso D'Alfonso 2011-2012 Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza Polizia di Stato
Arturo De Felice 2012-2014 Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza Polizia di Stato
Nunzio Antonio Ferla 2014-2017 Generale di divisione della Guardia di Finanza Corpo della Guardia di Finanza
Giuseppe Governale 2017-2020 Generale di divisione dei Carabinieri Arma dei Carabinieri
Maurizio Vallone 2020 - Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza Polizia di Stato

Le relazioni semestrali

Il Ministro dell'Interno riferisce al Parlamento ogni sei mesi sull'attività svolta e i risultati conseguiti dalla DIA Sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Dia, attraverso le famose Relazioni Semestrali. Generalmente, le relazioni del 1° semestre e del 2° semestre di un dato anno vengono pubblicate rispettivamente nella primavera e nell'autunno dell'anno successivo. Tutte le relazioni sono disponibili pubblicamente sul sito della Direzione Investigativa Antimafia[1].

Note

  1. Citato nell'intervista rilasciata ad Attilio Bolzoni per la Repubblica, "Falcone: Non me ne vado per paura", pubblicata il 1° marzo 1991.
  2. Sul tema, si veda Governale, Giuseppe (2019). "La Direzione Nazionale Antimafia e la Direzione Investigativa Antimafia: la visione di Giovanni Falcone", in Rivista di Studi e Ricerche sulla criminalità organizzata, Volume 5, numero 2, Milano, Università degli Studi, pp. 102-116.
  3. Per il testo integrale della legge di conversione: Legge 30 dicembre 1991, n. 410, Normattiva.it
  4. Per il testo integrale della legge di conversione: Legge 7 agosto 1992, n. 356, Normattiva.it
  5. Dato fornito dalla Direzione Investigativa Antimafia.
  6. Attualmente è ancora una sezione operativa distaccata. Il 31 marzo 2022, tuttavia, ne è stata annunciata la trasformazione in centro operativo dal Direttore.

Bibliografia

  • Governale, Giuseppe (2019). "La Direzione Nazionale Antimafia e la Direzione Investigativa Antimafia: la visione di Giovanni Falcone", in Rivista di Studi e Ricerche sulla criminalità organizzata, Volume 5, numero 2, Milano, Università degli Studi, pp. 102-116.
  • Iannielli Francesco, Rocchegiani Michele (1995). La direzione investigativa antimafia, Milano, Giuffrè.
  • Sito Web Direzione Investigativa Antimafia.
  • Sito Web Ministero dell'Interno.
  • Turone, Giuliano (2015). Il delitto di associazione mafiosa, Milano, Giuffrè.

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