Gaetano Giordano: differenze tra le versioni

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Versione attuale delle 14:16, 13 nov 2021

Gaetano Giordano (Riesi, 9 giugno 1937 - Gela, 10 novembre 1992) è stato un commerciante, ucciso dalla Stidda per essersi rifiutato di pagare il pizzo.

Gaetano Giordano
Gaetano Giordano

Biografia

Nato a Riesi, in provincia di Caltanissetta, Giordano aprì un’attività di parrucchiere per uomo, dopo il servizio di leva militare. Nel 1963 conobbe la sua futura moglie, Franca Evangelista, nata a Genova ma giunta a Gela per motivi lavorativi del padre. I due iniziarono a frequentarsi e dopo un periodo da fidanzati, si sposarono. Dal matrimonio con Franca, nacquero due figli, Massimo e Tiziana.

Nel frattempo Giordano aveva consolidato la propria attività economica, trasformandola in una catena di negozi di profumeria, gli unici in tutto il territorio gelese per molto tempo.

Il rifiuto a pagare il pizzo

Tra la seconda metà degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 Gela fu teatro di una guerra sanguinosissima tra Cosa Nostra e la neonata Stidda, per il controllo del territorio. Quando nel suo negozio si presentò Ivano Rapisarda, detto "Ivano Pistola", un ventenne stiddaro già ai vertici dell'organizzazione, Gaetano lo cacciò dal negozio, rifiutandosi di pagare i 5 milioni di lire richiesti. La prima rappresaglia fu l'incendio di uno dei suoi negozi, per 200 milioni di lire di danno. Giordano tuttavia continuò a rifiutarsi di pagare e presentò anzi un esposto per denunciare la tentata estorsione e le relative minacce e danneggiamenti, e come lui fecero anche molti altri negozianti, seguendo il suo esempio.

L'omicidio

L'ostinato rifiuto di Giordano e degli altri non poteva essere tollerato. Così il 10 novembre 1992, verso le 20:00, rientrato col figlio dal negozio, fu colpito da 5 colpi di pistola mentre scendeva dalla Fiat Panda. I due killer, in sella a un vespino bianco, ferirono anche il figlio Massimo. Proprio lui, anni dopo, ricordò quei terribili momenti:

«Ricordo che eravamo giunti sotto casa e, scesi dalla macchina, papà stava chiudendo l’auto con me accanto, spalle alla strada. Ad un certo punto ho sentito un rumore ripetuto, simile a quello dei mortaretti, che mi ha spinto, inconsciamente, a fare un salto tra l’auto e il muro, proteggendomi da un qualcosa che solo dopo ho compreso essere colpi d’arma da fuoco. Girato attorno all’auto, ho notato mio padre riverso per terra ancora in vita, ma non più in grado di parlare. Mentre cercavo di accertarmi dell’effettivo stato di salute di mio padre, ho avvertito una sensazione di bagnato, scoprendo che del sangue fuoriusciva dai miei pantaloni, rendendomi conto di esser stato colpito da un proiettile che era entrato ed uscito in corrispondenza dell’inguine. A questo punto sono salito su una macchina, fermata per prestarmi soccorso, per essere portato in ospedale»[1].

Quando arrivarono i carabinieri, Giordano era in fin di vita. Inutile fu la corsa in ospedale, dove morì poco dopo esservi arrivato.

Indagini e processi

La morte di Giordano doveva servire da esempio. Come riferì un collaboratore di giustizia, il suo nome fu estratto a sorte tra altri 4 commercianti che come lui avevano denunciato il tentativo di estorsione.

Il 10 dicembre 1996 la Corte di Assise di Caltanissetta condannò all'ergastolo il boss stiddaro Orazio Paolello, riconosciuto come mandante dell'omicidio. Anche gli esecutori materiali vennero individuati e condannati, tra loro un minore.

Memoria

Dopo il delitto, la moglie, Franca Evangelista, pur essendo di Genova, decise di rimanere a Gela e di proseguire con coraggio l’attività del marito nella conduzione delle loro attività commerciali.

Il 27 maggio 2005 fu creata un'associazione antiracket intitolata a Giordano, da un'idea di Tano Grasso, di cui la moglie Franca divenne presidente onoraria.

Note

  1. Citato in Giuseppe D'Onchia, Giordano ucciso 27 anni fa, il figlio Massimo: “Non ho perdonato i killer”, Quotidiano di Gela, 8 novembre 2019

Bibliografia

  • Gaetano Giordano, scheda del Ministero dell'Interno.