Leopoldo Franchetti

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«L’amministrazione governativa è come accampata in mezzo ad una società che ha tutti i suoi ordinamenti fondati sulla presunzione che non esista autorità pubblica. [...] La massa della popolazione ammette, riconosce e giustifica l’esistenza di quelle forze che altrove sarebbero giudicate illegittime»[1].

Leopoldo Franchetti
Leopoldo Franchetti

Leopoldo Franchetti (Livorno, 31 maggio 1847 – Roma, 4 novembre 1917) è stato un intellettuale meridionalista e politico italiano, prima deputato e poi senatore del Regno d’Italia, noto per la sua inchiesta sulla Sicilia pubblicata nel 1877 in cui analizzò per la prima volta il fenomeno mafioso.

Biografia

Gli studi giovanili

Nato in una ricca famiglia di commercianti e banchieri ebrei, settimo di otto figli dei baroni[2] Isacco ed Elena Tedeschi, Leopoldo Franchetti compì gli studi classici a Parigi, laureandosi poi nel luglio del 1870 in Giurisprudenza presso l’Università di Pisa. Dopo la laurea, Franchetti si trasferì prima in Germania e poi in Inghilterra, dove studiò i locali sistemi amministrativi[3], infine in Francia, dove assistette alle ultime fasi della Comune di Parigi[4].

La questione meridionale

Durante gli studi universitari entrò in contatto con la figura di Pasquale Villari, professore universitario di Storia noto per i suoi studi sulla questione meridionale, confluiti nella raccolta Lettere meridionali edita nel 1878[5]. Fu proprio Villari a sollevare la questione del Mezzogiorno d'Italia come cruciale per il consolidamento dello Stato unitario e la piena "nazionalizzazione" degli italiani[6]. Franchetti fu ampliamente influenzato dalla visione di Villari circa la stretta relazione esistente tra questione sociale e questione meridionale, tanto da descrivere successivamente il professore universitario come «il mio venerato maestro nella questione meridionale»[7].

Il primo viaggio nel Sud Italia

Nel 1873 Franchetti decise di intraprendere un viaggio nelle province del Sud Italia (Abruzzo, Molise, Calabria e Basilicata)[8]. Ne scaturì un volume intitolato "Condizioni economiche e amministrative delle province napoletane", pubblicato nel 1875. L’impressione che ne ricavò è riassunta da due estratti del testo, in cui l’autore afferma come «Il sentimento che desta la vista di quei paesi, e che sarà forse diviso dal lettore, è un profondo sconforto», proseguendo poi col dire che «il fondamento di qualunque riforma in quelle province, sta nel miglioramento della condizione economica della classe infima. […] A questo è subordinata l'educazione morale ed intellettuale delle classi povere ed anche delle ricche»[9].

Il viaggio in Sicilia con Sonnino

Il successo di questo libro lo spinse a intraprendere un secondo viaggio in Sicilia con Sidney Sonnino, il 1° marzo 1876. Dalle note redatte durante le loro peregrinazioni siciliane scaturirono due volumi autonomi, divenuti poi celebri nella storia delle inchieste sulla questione meridionale, uno a firma di Sonnino (I contadini in Sicilia, 1876) e l’altro di Franchetti (Condizioni politiche e amministrative della Sicilia, 1877). Le due inchieste dettero grande notorietà a livello nazionale a entrambi gli autori[10].

L’attenzione nei confronti dei problemi delle masse rurali rimase un dato costante nell’attività politica di Franchetti, segnata da numerose iniziative di carattere educativo, sociale e filantropico: nel 1888 presentò, assieme a Luigi Ferrari, un ordine del giorno favorevole al suffragio universale maschile[11]; nel 1890 creò a Città di Castello due scuole rurali, frequentate gratuitamente dai figli dei contadini, [12]; nel 1910 contribuì alla fondazione dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia (ANIMI), che intervenne con iniziative di assistenza in occasione di calamità naturali (nacque infatti in seguito al terremoto che distrusse Messina e Reggio Calabria nel 1908), in un’ottica di filantropia sociale[13].

La carriera politica

La carriera politica di Franchetti nel nuovo Stato unitario iniziò il 29 ottobre 1882 con l’elezione a deputato della XV legislatura; fu in seguito rieletto ininterrottamente fino alla XXI legislatura compresa. Il 19 giugno 1890 gli fu conferita dal governo Crispi la carica di Commissario civile per la colonizzazione in Eritrea, dove guidò una missione incaricata di effettuare alcuni esperimenti agrari, ma si dimise poco dopo. La sua carriera di deputato terminò con la sconfitta alle elezioni del 1909; nell’aprile dello stesso anno fu però nominato al Senato del Regno d’Italia[14].

Nonostante la sua vicinanza alla Destra[15], Franchetti riuscì a godere di una grande autonomia in tutta la sua vita parlamentare. Nel periodo che lo vide in parlamento si impegnò nella difesa delle ragioni della classe contadina e nella necessità di attuare una riforma economica che ne migliorasse la vita e la condizione culturale. Si fece inoltre sostenitore del suffragio universale e di una politica di espansione coloniale, che secondo il suo parere avrebbe portato notevoli benefici alla piccola proprietà terriera [16]. Proprio quest’idea lo portò a schierarsi attivamente con la fazione interventista all’alba della Prima Guerra Mondiale[17].

Morte

Leopoldo Franchetti si suicidò a Roma il 4 novembre 1917. Le motivazioni della scelta furono individuate nel notevole turbamento che aveva prodotto in lui la disfatta di Caporetto (avvenuta il 24 ottobre precedente), ma anche nel trauma subito nel 1911 per la perdita della moglie Alice Hallgarten, con la quale aveva condiviso la gran parte della sua azione filantropica[18].

Condizioni politiche e amministrative della Sicilia

Franchetti vide la necessità di condurre questa inchiesta a seguito delle allarmanti notizie provenienti dalla Sicilia negli anni precedenti al 1876, che avevano portato i governi a varare diversi provvedimenti eccezionali per la gestione dell’ordine pubblico e la lotta al brigantaggio[19]. Nel 1875 era stata istituita una Giunta parlamentare «per l’inchiesta sulle condizioni della Sicilia»[20]; l’inchiesta di Franchetti e Sonnino si svolse però in dichiarata autonomia, se non in aperta opposizione, rispetto a quest'ultima, a causa del monopolio esercitato sulla Giunta dai rappresentanti della classe terriera siciliana. Questo portò il parlamento ad accogliere con ostilità i risultati dell’inchiesta dei due intellettuali toscani[21].

Per quanto riguarda l’influenza che l’opera ha avuto sulla letteratura successiva, è utile riportare le considerazioni fatte da Nando dalla Chiesa:

«Le Condizioni politiche e amministrative della Sicilia […] costituiscono il punto di partenza obbligato per qualsiasi rassegna o antologia della letteratura sulla mafia. […] Eppure costituiscono un documento di limpida intelligenza sullo stato della Sicilia di allora; un’analisi lucida (perfino stupefacente […]) dei fattori sociali, culturali e politici che vi generavano una concezione e una gestione del potere tanto abissalmente lontane da quelle che il nuovo Stato piemontese intendeva promuovere. […] Vi si trova il ritratto, eccezionalmente attuale, di un ordinamento sociale e di una mentalità che alimentano un potere illiberale e violento venendone a loro volta riprodotti e rafforzati»[22].

Franchetti è autore del primo volume che costituisce l’inchiesta. Questo è strutturato in 116 paragrafi, raccolti nei 6 capitoli elencati di seguito:

  • I. Condizioni generali
  • II. Cenni storici
  • III. La pubblica sicurezza
  • IV. Relazioni economiche e amministrazioni locali
  • V. Il governo e le influenze locali in Sicilia
  • VI. Rimedi

Il primo capitolo si apre con una descrizione di Palermo e dei suoi dintorni: dopo un breve accenno all’incanto iniziale cui sono soggetti i viaggiatori che giungono in queste zone (par. 1), Franchetti dà inizio a una minuziosa descrizione delle prepotenze note a tutti gli abitanti del posto, dell’omertà dilagante e dell’impunità dei malfattori (par. 2).

Nel paragrafo 3, intitolato Associazioni per l’esercizio della prepotenza, si ha il primo riferimento al meccanismo mafioso e viene utilizzato il termine capo mafia per descrivere i signori che reggono le "cosche", le quali Franchetti descrive come «regolarmente costituite con statuti, regole per l’ammissione, sanzioni penali». Nello stesso paragrafo si trova inoltre il riferimento a «dei faccendieri che, in Roma, sostenevano gli interessi o l’impunità dell’associazione e dei suoi membri, nei ministeri e altrove».

Nel seguito, alcuni paragrafi (4, 8, 9, 11, 13) sono dedicati all’intesa fra la popolazione civile e i mafiosi, provata dall’assenza di denunce, dalla disapprovazione verso chi collabora con le autorità e dall’impotenza di quest’ultima nel reprimere gli abusi; tutto ciò viene descritto come «una forza arcana, che protegge le loro persone (dei mafiosi, ndr) e regge la loro influenza contro chiunque, e soprattutto contro l’autorità pubblica». Altri argomenti presenti in questo capitolo sono l’importanza della violenza nelle relazioni fra potenti, definite relazioni sociali a mano armata (par. 5 e 6), la corruzione (par. 16) e l’ostruzionismo politico (par. 17).

Di notevole interesse è anche il terzo capitolo, nel quale viene descritto l’ordinamento sociale Siciliano precedente al 1860 come «fondato sulla potenza privata» (par. 48); secondo Franchetti l’Unità d’Italia modificò il diritto positivo, portando a un superamento dell’impianto legislativo feudale, ma nulla poté nel limitare di fatto le violenze private, data «l’assoluta impotenza dell’autorità sociale ad imporre le sue leggi con la forza». L’autore prosegue poi sostenendo una tesi ancora più rilevante, ossia che il cambiamento nel diritto positivo abbia reso la violenza più democratica, dal momento che «la soppressione […] dei privilegi baronali ha fatto della violenza una istituzione accessibile quasi ad ogni ceto e ad ogni classe» (par. 49).

Opere

  • Dell’ordinamento interno dei comuni rurali in Italia, Stabilimento Tipografico di G. Pellas, Firenze 1872
  • Condizioni economiche ed amministrative delle province napoletane: Abruzzi e Molise – Calabrie e Basilicata. Appunti di viaggio, Tipografia della Gazzetta d’Italia, Firenze 1875
  • La Sicilia nel 1876 (2 voll., con Sidney Sonnino), Barbera, Firenze 1877
  • L’Italia e la sua colonia africana, Scipione Lapi, Città di Castello 1891
  • Dal ministerialismo all’opposizione, in Nuova Antologia 1897
  • Politica parlamentare e politica nazionale, in Nuova Antologia 1900
  • L’anticlericalismo e la scuola. Riflessioni di un solitario, in Nuova Antologia 1908
  • Politica e mafia in Sicilia: gli inediti del 1876, a cura e con introduzione di A. Jannazzo, Bibliopolis, Napoli 1995

Note

  1. Leopoldo Franchetti, La Sicilia nel 1876 (2 voll., con Sidney Sonnino), Barbera, Firenze, 1877, vol. I: Condizioni politiche e amministrative della Sicilia, Capitolo I, Paragrafo 9, "Suo Isolamento morale", p. 53.
  2. Il padre Isacco Franchetti nel 1858 fu insignito del titolo di barone nel 1891 da Umberto I re d’Italia. La famiglia Franchetti, mercanti internazionali, si trasferì dalla Tunisia in Toscana alla fine del XVIII secolo affermandosi, a partire dalla prima metà dell’Ottocento, come una delle più importanti famiglie della comunità ebraica.
  3. Citato in Giuseppe Sircana, voce FRANCHETTI, Leopoldo in Dizionario Biografico degli Italiani – Vol. 50, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1998
  4. Loreto di Nucci, Leopoldo Franchetti negli Abruzzi e Molise in Rivista di studi e ricerche sulla criminalità organizzata V.6 N.2, Università degli studi di Perugia, 2020, p. 104
  5. Pasquale Villari, Le lettere meridionali ed altri scritti sulla questione sociale in Italia, Firenze, Successori Le Monnier, 1878
  6. Danilo Breschi, voce Franchetti Leopoldo in Dizionario del Liberalismo italiano, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 2014
  7. Paolo Pezzino, Leopoldo Franchetti e l’Italia liberale in Leopoldo e Alice Franchetti e il loro tempo, Città di Castello, Petruzzi, 2002, p.22
  8. lo scopo era confutare la diffusa credenza che si trattasse di una realtà conosciuta meglio dai viaggiatori stranieri che dalla classe dirigente italiana, come spiega Umberto Zanotti-Bianco nel suo Saggio storico sulla vita e attività politica di Leopoldo Franchetti(Leopoldo Franchetti, Mezzogiorno e colonie, La Nuova Italia, Firenze, 1950, p. XX)
  9. Citato in Leopoldo Franchetti (1875). Abruzzi e Molise in Condizioni economiche ed amministrative delle province napoletane. Appunti di viaggio, Tipografia della Gazzetta d’Italia, Firenze, pp. 49-50
  10. Breschi, op. cit.
  11. Breschi, op. cit.
  12. Sircana, op. cit.
  13. ANIMI Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d'Italia, Storia dell’Associazione, https://www.animi.it/storia_della_associazione.html, 22/01/2024
  14. Dizionario biografico multimediale dei parlamentari umbri dall’Unità alla XVI legislatura, Elenco Parlamentari - Franchetti Leopoldo, http://www.montesca.eu/dbm/franchetti-leopoldo/, 22/01/2024
  15. Il partito in cui militava era l'Unione Liberale Monarchica.
  16. Sircana, op. cit.
  17. Zanotti-Bianco, op. cit., p. XCVIII
  18. Guido Pescosolido (2017). Leopoldo Franchetti, in Comitato Nazionale per il Centenario della morte di Leopoldo Franchetti D. M. 15/11/2016, rep. 516[[1]]
  19. Citato in Nando dalla Chiesa (2010). Contro la mafia, Torino, Einaudi, p.5
  20. G. Borsani et al. (1876). Relazione della giunta per l’inchiesta sulle condizioni della Sicilia, Roma, Eredi Botta.
  21. Dalla Chiesa, op. cit., p.5
  22. Ibidem

Bibliografia

  • AA.VV. (1998). Dizionario Biografico degli Italiani – Vol. L, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana.
  • AA.VV. (2014). Dizionario del Liberalismo italiano, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino.
  • Chiosso, Giorgi &, Sani, Roberto (2014). Dizionario biografico dell'educazione (1800-2000), Milano, Editrice Bibliografica.
  • Dalla Chiesa, Nando (2010). Contro la mafia, Torino, Einaudi.
  • Di Nucci, Loreto (2020). "Leopoldo Franchetti negli Abruzzi e Molise", in Rivista di studi e ricerche sulla criminalità organizzata, Vol. 6 n. 2, Cross - Osservatorio sulla Criminalità Organizzata, Università degli Studi di Milano.
  • Franchetti, Leopoldo, Sonnino, Sidney (1925). La Sicilia nel 1876, Firenze, Vallecchi.
  • Pezzino, Paolo & Tacchini, Alvaro (2002). Leopoldo e Alice Franchetti e il loro tempo, Città di Castello, Petruzzi.
  • Rogari, Sandro (2019). Leopoldo Franchetti, la nuova Destra e il modello Toscano, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino.