Mafie in Lombardia

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La Lombardia è una regione di insediamento storico delle varie organizzazioni mafiose[1]: sin dagli anni '50 è stata meta e dimora di diversi affiliati di Cosa Nostra, della Camorra e della 'Ndrangheta, tra cui molti boss di grande calibro come Luciano Leggio, Gaetano Badalamenti e Gerlando Alberti, per parlare dei siciliani, o di Franco Coco Trovato, tra i calabresi.

In Lombardia per oltre mezzo secolo le organizzazioni mafiose si sono arricchite, sia organizzando traffici criminali (in principio furono i sequestri di persona, poi passarono principalmente al narcotraffico), sia investendo in attività economiche formalmente legali (bar, ristoranti, imprese, soprattutto nel campo dell'edilizia, negozi etc.), al fine di riciclare il denaro sporco.

Il primo omicidio di mafia in Lombardia si ebbe nel 1954, quando Ignazio Norrito venne crivellato di colpi al Campo dei Fiori, sopra Varese, per uno sgarro mal digerito dai suoi capi nell'ambito del traffico di diamanti, primo business di Cosa Nostra al Nord[2].

Nonostante i segnali della presenza mafiosa fossero ben visibili sin da allora, la Lombardia si è contraddistinta per una scarsa resistenza ambientale[3]. L'indifferenza istituzionale e sociale al fenomeno mafioso, da cui la Regione per decenni si considerò immune, unita ai diversi "coni d'ombra" (terrorismo, Tangentopoli, Immigrazione) ha permesso il radicamento di diverse espressioni criminali mafiose, che hanno intrattenuto rapporti con pezzi rilevanti della classe dirigente lombarda, sia dal punto di vista politico che imprenditoriale[4].

La divisione criminale

Secondo il gruppo di ricerca dell'Università degli Studi di Milano, è possibile suddividere la Lombardia in alcune aree dove gli insediamenti della criminalità organizzata sono maggiormente omogenei tra loro[5].

Il Nord-Ovest della regione (che comprende le provincie di Como, Lecco, Varese, Milano e Monza e Brianza) è caratterizzato da una presenza storica e consolidata, sopravvissuta alle inchieste degli anni '90 che decimarono gli affiliati alle varie organizzazioni.

Il Sud della regione, invece, è interessato da una più recente presenza, che nel caso della provincia di Lodi sembrerebbe essere dovuto alla vicinanza con l'area milanese, pesantemente colpita dall'attività investigativa (gli affiliati si sposterebbero in questa zona, in quanto storicamente "più tranquilla" e considerata un'isola felice[6]), mentre in quello di Mantova e Cremona le due province tendono ad essere una proiezione dei diversi gruppi criminali situati in Emilia-Romagna.

Le presenze storiche e attuali

Cosa Nostra

Fino alla fine degli anni '80 l’organizzazione mafiosa egemone in Lombardia, come nell'intero Paese, fu Cosa Nostra. Dopo la reazione dello Stato in risposta alle stragi del '92-'93, l'organizzazione ha subito un ridimensionamento anche in Lombardia. Dalle indagini degli ultimi anni risultano attivi diversi gruppi, il più rilevante dei quali è la decina della famiglia di Petraperzia (EN) scoperta a Cologno Monzese, in provincia di Milano, con l'Operazione Triskelion. La decina era attiva anche nelle province di Cremona e Bergamo[7]. Storica è la presenza della Famiglia Fidanzati, attiva sin dagli anni '70, mentre la famiglia di Resuttana (PA) gestisce l'importazione di cocaina dal Sudamerica. Rilevanti sono anche le presenze dei gruppi nisseni, di alcune famiglie gelesi e dei Cursoti di Catania.

Camorra

Per quanto riguarda la Camorra, particolarmente rilevante fu la decapitazione del gruppo criminale capeggiato da Giuseppe "Peppe o' Curt" Esposito, ex-contrabbandiere di Torre Annunziata trasferitosi a Monza a metà degli anni '80, uomo considerato vicino al clan camorrista dei Gionta. Esposito, nel corso degli anni, aveva coltivato rapporti con la 'ndrangheta, in particolare con Franco Coco Trovato. A questo proposito, in un'intercettazione depositata agli atti dell'inchiesta, Esposito si vantava di aver preservato la città di Monza dagli assalti della 'ndrangheta[8]. Questo ha portato gli inquirenti a definire Monza "fortino di Camorra in terra di 'ndrangheta", benché gli arrestati non fossero indagati per il reato di associazione mafiosa. Altri Clan presenti in Lombardia sono i Di Lauro, i Nuvoletta, la famiglia Laezza (legata al Clan Moccia di Afragola). Nel 2009 poi furono sequestrate a un’organizzazione formata in maggioranza da esponenti del clan dei Casalesi alcune società che gestivano sale bingo nel Nord e in particolare a Milano, Cernusco sul Naviglio, Cologno Monzese e Cremona[9].

Nel 2011 su suolo lombardo furono arrestati due latitanti, uno affiliato al Clan Gionta, catturato a Cassano d'Adda, in provincia di Milano, l'altro ritenuto l’attuale reggente del clan Veneruso di Casalnuovo di Napoli e Volla, fermato a Cislago, in provincia di Varese[10].

'ndrangheta

L'organizzazione mafiosa calabrese è presente in Lombardia sin dal 1954, quando Giacomo Zagari, padre del pentito Antonio, si trasferì da San Ferdinando, paese della Piana di Gioia Tauro, per stabilirsi prima a Galliate Lombardo e successivamente a Buguggiate, in provincia di Varese[11].

Per decenni gregaria di Cosa Nostra, attualmente è l'organizzazione egemone della Lombardia, con presenze tali da far parlare nemmeno più di mera infiltrazione ma addirittura di "colonizzazione". Nel tempo l'organizzazione ha creato un solido network di alleanze e di rapporti con i soggetti più disparati, dalla politica alla pubblica amministrazione, fino al mondo delle professioni e dell'imprenditoria.

Oltre a numerose 'ndrine, le diverse operazioni, tra cui la più importante è sicuramente l'Operazione Crimine-Infinito, hanno svelato l'esistenza di diverse Locali.

Inchieste

Bibliografia

Note

  1. Rapporto Cross, p.21
  2. Mario Portanova, Giampiero Rossi, Franco Stefanoni, "Mafia a Milano - Sessant'anni di affari e delitti", Milano, Melampo Editore, 2011, p.32
  3. Rapporto Cross, p.21
  4. Ibidem
  5. Ibidem
  6. Rapporto Cross, p.48
  7. Rapporto Cross, p.22
  8. Claudio Tranquillo, Ordinanza di applicazione di misure cautelari - Procedimento Penale n. 3350/2010 R.G.N.R, Tribunale di Monza - Ufficio del GIP, 15 febbraio 2013, pag. 226
  9. Direzione Investigativa Antimafia, Relazione semestrale, I Semestre, 2009
  10. Primo Rapporto Cross, p.25
  11. Portanova, Rossi, Stefanoni, p.39