Maurizio Prestieri

Da WikiMafia.
Versione del 27 set 2025 alle 14:58 di Emikrania (discussione | contributi)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Maurizio Prestieri
Maurizio Prestieri

Maurizio Prestieri (Secondigliano, N.D.), detto ‘O Sicco, è stato un camorrista, boss del Rione Monterosa a Secondigliano e braccio destro di Paolo Di Lauro. Dopo l'arresto nel 2003, nel 2008 decise di collaborare con la giustizia, svelando le dinamiche interne al Clan Di Lauro e al traffico di droga a Secondigliano[1].

Biografia

Infanzia

Nato agli inizi degli anni ‘60 a Secondigliano, Maurizio Prestieri, in giovanissima età, si ritrovò orfano del padre, Antonio, morto improvvisamente a causa di un infarto. Terzo di quattro fratelli, tutti si diedero al crimine a Secondigliano per sopravvivere[2].

Camorrista nel Clan Di Lauro

Con la morte del padre, infatti, Maurizio e i suoi fratelli si ritrovarono a dover affrontare una povertà estrema. Tutto cambiò quando suo fratello Raffaele divenne un fedelissimo di Paolo Di Lauro, seguito a ruota anche da Maurizio e l'altro fratello Rosario. I fratelli Prestieri furono fondamentali nella scalata al potere di Di Lauro, col quale progettarono l'uccisione del boss Aniello La Monica, il 1° maggio 1982. Nel giro di dieci anni Maurizio divenne uno dei boss più rispettati e ricchi di Secondigliano. Ossessionato dal gioco d’azzardo e dal lusso[3], a differenza di Di Lauro, Maurizio ostentava la sua ricchezza, con auto di lusso, cene nei migliori ristoranti ed indossando abiti firmati[4].

La Faida di Mugnano

Nella primavera del 1991, il gruppo guidato da Antonio Ruocco decise di operare una scissione all'interno del Clan Di Lauro, a causa di uno sgarro che sosteneva di aver subito. Iniziò dunque la sanguinosa faida di Mugnano, che tra il 1991 e il 1993 provocò la morte di 20 persone e il cui punto di non ritorno fu contrassegnato dalla Strage del Bar Fulmine, avvenuta il 18 maggio 1992, dove persero la vita due fratelli di Maurizio, Raffaele e Rosario. Tra i fatti più cruenti in risposta alla strage, ci fu l'omicidio di Alfredo Negri, uno dei membri del commando: rapito e lasciato in un cofano di una macchina sotto la cella in cui si trovava recluso Maurizio, venne bruciato vivo per farne sentire le urla e l'odore di carne bruciata, come regalo da parte di Di Lauro per vendicare i suoi due fratelli.

Un altro cruento omicidio fu quello di Rocco Capuozzo, che si era occupato della logistica della strage, come raccomtò lo stesso Prestieri:

«Rocchino praticamente si era occupato della logistica. Lui fu ammazzato da Antonio Abbinante, all’interno di un locale dove c’era altra gente. È stato uno degli omicidi più cruenti. Abbinante gli spara e lo colpisce, gli si avvicina per colpirlo alla testa ed ucciderlo, ma la pistola si è inceppata. Era una semiautomatica, il carrello era andato all’indietro e la canna era rimasta fuori. Abbinante era un killer affidabilissimo e per finirlo, senza pensarci due volte, con la canna della pistola gli ha fracassato il cranio. All’uscita dal carcere mi diedero una pezza con dentro la pistola usata da Abbinante e davanti a me la sciacquarono della materia cerebrale di Rocchino».

Dopo essere uscito dal carcere, Maurizio organizzò anche l'omicidio del figlio di Capuozzo, ucciso davanti alla madre con una calibro 38 mentre facevano visita alla tomba del padre.

«Pensai a tutto io, ne parlai a Di Lauro e lui mi disse di procedere ma di non partecipare perché ero appena tornato in libertà. Allora con un amico specchiettista organizzai l’omicidio. Lui doveva vedere quando il ragazzo entrava al cimitero con la madre. Lei fu risparmiata perché doveva finire i suoi giorni con quella scena davanti agli occhi».

Dopo quell'omicidio, Di Lauro divenne il capo incontrastato di Secondigliano e del narcotraffico a Napoli, trasformando Scampia nella piazza di spaccio più grande d'Europa[5].

Il rapporto con Paolo Di Lauro

Con la morte di Raffaele, Maurizio divenne il braccio destro di Di Lauro. Come raccontò più tardi, il boss di Secondigliano era particolarmente provato dalla perdita di Raffaele, tanto che quando entrambi si trovavano a Barcellona per affari, durante una passeggiata Di Lauro disse "a Raffaele sarebbe piaciuto questo tramonto...", e scoppiò a piangere[6].

L’arresto

Prestieri venne arrestato il 29 giugno 2003, mentre si trovava a Marbella con la famiglia. Il 12 settembre successivo venne estradato in Italia e dieci giorni più tardi fu trasferito a Poggioreale[7].

La collaborazione con la giustizia

Dopo 4 anni di carcere, Prestieri decise di collaborare con la giustizia. Nel 2008 iniziarono gli interrogatori[8], durante i quali svelò i canali del narcotraffico dei clan in Spagna, le dinamiche interne al Clan Di Lauro e l'organizzazione dello spaccio a Secondigliano. Dopo le prime dichiarazioni, il clan gli offrì un milione di euro per ogni ritrattazione, tuttavia Prestieri denunciò il tentativo di corruzione e continuò a collaborare[9].

Note

  1. Citato in Simone di Meo. “Vent’anni, quindicimila euro al mese. Finisce giù dal cavalcavia. A Napoli la cocaina spara ancora.”, il Sole 24 ore, 17 settembre 2012 [1]
  2. Cannavale, Luigi Alberto & Gensini, Giacomo (2011). I milionari. Ascesa e declino dei signori di Secondigliano, Milano, Mondadori. p. 12
  3. Roberto Saviano, intervista a un boss di camorra- Kings of Crime Canale Nove
  4. Citato in Roberto Saviano “Autoritratto di un boss il libro mastro della camorra”, la Repubblica, 8 febbraio 2011 [2]
  5. Citato in Andrea Aversa. “Rocchino, traditore di Di Lauro e Prestieri: ‘Abbinate gli aveva fracassato il cranio’”, Vocedinapoli, 7 ottobre 2017 [3]
  6. Citato in Roberto Saviano, “Donne, casinò e champagne la vita d’oro del camorrista”, la Repubblica, 9 febbraio 2011) [4]
  7. Cannavale, Luigi Alberto & Gensini, Giacomo (2011). I milionari. Ascesa e declino dei signori di Secondigliano, Milano, Mondadori. p.191
  8. Cannavale, Luigi Alberto & Gensini, Giacomo (2011). I milionari. Ascesa e declino dei signori di Secondigliano, Milano, Mondadori. p.192, Ivi, p.208
  9. Citato in Roberto Saviano, “Autoritratto di un boss il libro mastro della camorra”, la Repubblica, 8 febbraio 2011 [5]

Bibliografia

  • Archivio de "La Repubblica”.
  • Archivio de “Il Sole 24 Ore”.
  • Archivio de “VocediNapoli”.
  • Archivio de “InterNapoli”.
  • Cannavale, Luigi Alberto & Gensini, Giacomo (2011). I milionari. Ascesa e declino dei signori di Secondigliano, Milano, Mondadori.
  • Roberto Saviano (2017), “Kings of Crime - intervista a un boss di camorra”, Canale Nove, 4 ottobre.