Michele Aiello: differenze tra le versioni

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Dichiarazioni poi confermate dallo stesso Giovanni Brusca, che aggiunge: “Fu Bernardo Provenzano in persona che mi diede una serie di raccomandazioni per i lavori che Aiello doveva fare ad Altofonte tra il 1989 e il 1994. Una serie di lavori tra i quali c’era proprio quello nei pressi della cava Buttitta”. Aiello infatti godeva di un “trattamento privilegiato”. La sua “messa a posto” era pari al 2,5 % invece che all’abituale 7%, mentre non gli venivano imposti – come invece accadeva a tutte le altre imprese – né i fornitori né l’uso dei mezzi”.
Dichiarazioni poi confermate dallo stesso Giovanni Brusca, che aggiunge: “Fu Bernardo Provenzano in persona che mi diede una serie di raccomandazioni per i lavori che Aiello doveva fare ad Altofonte tra il 1989 e il 1994. Una serie di lavori tra i quali c’era proprio quello nei pressi della cava Buttitta”. Aiello infatti godeva di un “trattamento privilegiato”. La sua “messa a posto” era pari al 2,5 % invece che all’abituale 7%, mentre non gli venivano imposti – come invece accadeva a tutte le altre imprese – né i fornitori né l’uso dei mezzi”.
=== Aiello e la mafia di Bagheria ===
“Quando venne arrestato Nicola Eucaliptus per la prima volta – racconta Nino Giuffrè nel novembre 2002 - l’Aiello si rivolse direttamente a me. Voleva sapere a chi si doveva rivolgere non solo per la messa a posto dei lavori, ma anche per l’aiuto necessario all’approvazione ed al finanziamento dei progetti. Dopo averne parlato con Provenzano, e con l’accordo di quest’ultimo, mi occupai personalmente di mettere l’Aiello nelle mani di Pietro Lo Iacono”.
==== Gli Eucaliptus intercettati ====
Con la famiglia Eucaliptus, però, i rapporti non si spezzano. Durante il periodo delle indagini, le telecamere nascoste degli investigatori registrano più volte la scena di Nicola Eucaliptus (nel frattempo in libertà vigilata ndr), e del figlio Salvatore, che varcano la soglia del Centro Diagnostica di Aiello.
. L’otto febbraio 2003 – scrivono i PM - nell’Opel Corsa di Salvatore Eucaliptus viene registrata una conversazione dove si afferma “inequivocabilmente” che i mafiosi di Bagheria “devono usare la massima cautela nei contatti con l’Aiello, per salvaguardarne la posizione all’esterno”. Poco più di un mese dopo, l’11 marzo, nella stessa automobile, Eucaliptus jr trova la microspia e la distrugge. Fine delle intercettazioni. Arrestato nel giugno 2004, Salvatore Eucaliptus ammetterà di aver avuto l’informazione proprio da Aiello.
Mentre le cimici dei ROS registrano tutto, cioè tra il 2002 e il 2003, gli Eucaliptus parlano spesso di Aiello. Lo chiamano – sbrigativi - l’”ingegnere”, ma il tono è sempre e comunque rispettoso. Non sembra proprio che parlino di una semplice vittima dei loro ricatti. Ma c’è anche inquietudine, tra gli Eucaliptus, padre e figlio, perché sentono il fiato sul collo della Procura antimafia. Il 20 gennaio 2003 Salvatore Eucaliptus riferisce al padre che c’è un certo Giovanni, soprannominato “il pazzo” (attualmente non identificato), che ha un problema con Aiello. Il padre sbotta contro il figlio e conclude il discorso con un imperativo eloquente: “L’ingegnere problemi non deve averne”. Nello stesso giorno, poi, Nicola Eucaliptus raccomanda al figlio: “Noi altri meno ci andiamo nell’ingegnere e meglio è. Noi dall’ingegnere ci dobbiamo andare per le cose utili nostre. Punto e basta”. L’11 febbraio, ennesimo botta e risposta tra i due: (Legenda: NE: Nicola Eucaliptus, SE: Salvatore Eucaliptus).
:SE: Siccome questo ce l’aveva con me…c’era …OMISSIS… voleva parlare con l’ingegnere…ed io gli ho detto di no…
:EN: No, no, l’ingegnere no…
:ES : …e io glielo avevo detto…
:EN: L’ingegnere no…non dobbiamo andare a consumare l’ingegnere noi altri (…) Noi altri le persone le dobbiamo rovinare, se non li roviniamo, noi altri…piacere non ce ne sentiamo!

Versione delle 18:18, 22 set 2013

Biografia

La fortuna di Aiello

Michele Aiello seguì fin dall´inizio le orme del padre, l’imprenditore edile Gaetano Aiello. Business principale delle sue società era la costruzione di strade di penetrazione agraria. Per più di vent’anni, infatti, gran parte delle stradelle che tagliavano i poderi delle campagne siciliane furono costruite dalle ditte di Aiello. Prima nella provincia di Palermo, poi – ampliando gli orizzonti – nella provincia di Trapani e poi via via presso località di tutta l’Isola. Agli inizi degli anni ’90, gli Aiello potevano vantare un giro di affari di qualche miliardo, con centinaia e centinaia di lavori realizzati da Trapani a Caltanissetta.

Lavori a Caccamo

Alla fine del 2002, su indicazione dello stesso pentito, i carabinieri sequestrano dal covo di Giuffrè una cinquantina di lettere, di biglietti e di comunicazioni. L’autore è, per la maggior parte, Bernardo Provenzano in persona. Gli investigatori si trovano tra le mani tantissimo materiale. Ed è materiale che scotta. Le mani della mafia spalancate sull’imprenditoria siciliana. Le famiglie locali che impongono il pizzo a tutti i cantieri edili della zona. I singoli capimafia che stabiliscono la “scelta” delle forniture e dell’uso dei mezzi. E poi, parte dei soldi che vanno ai capimandamento, e infine a Provenzano, che decide sui grossi affari e sull’equilibrio dell’intera organizzazione. Dall’arresto di Totò Riina, è un sistema gestito quasi esclusivamente con i pizzini, con una fitta corrispondenza che Bernardo Provenzano intrattiene con i rappresentanti di Cosa Nostra di tutta l’Isola.

In molti pizzini sequestrati a Giuffrè figura la parola “AIELLO”. Sono comunicazioni relative a lavori effettuate dall’imprenditore bagherese in varie zone della Sicilia. Tra queste c’è Caccamo, paese natale di Nino Giuffrè e – fino al suo arresto – sottoposto al suo ferreo controllo mafioso. Nel pizzino, Provenzano scrive a Giuffrè “…Senti, assiemi, al tuo presente ti mando 21 mln saldo x strade AIELLO tuo paese. Dammi conferma che le ricevi”. Con l’accenno al “tuo paese”, Provenzano intende chiaramente Caccamo. Gli accertamenti dei carabinieri confermano: si sta parlando di alcune strade costruite dalle ditte di Aiello nella zona di Caccamo tra il 2000 e il 2001, tutte finanziate dall’Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste. Ma non erano i primi lavori che Aiello realizzava in quella zona. Racconta Giuffrè: “Ci sono strade che interessano anche a noi perché ci sono persone a noi vicine, ci sono uomini d’onore, che hanno bisogno nelle loro campagne di queste strade, ragion per cui noi interveniamo direttamente”. Ad esempio, a Caccamo, c’erano i “fratelli Liberto”, ovvero la famiglia mafiosa del luogo, che negli anni ’90 “avevano fatto la progettazione di una strada e non veniva mai in porto”, avevano anche insistito presso i vertici di Cosa Nostra, ma “la richiesta era rimasta inevasa per molto tempo”. “Successivamente – continua il pentito - grazie ad un mio interessamento presso Aiello, diciamo, che nel giro di pochissimo tempo, gli hanno fatto la strada”. Tra il 1994 e il 1995, presso contrada Raffo a Caccamo, vengono effettuati i lavori per una strada di penetrazione agraria. Il cantiere è affidato all’Associazione Interpoderale che prende il nome dalla contrada. I componenti dell’associazione sono Giorgio, Giovanni, Salvatore e Giuseppe Liberto. Presidente, il figlio di Giuseppe, Salvatore Liberto. Il progetto viene redatto dalla “Sicil Project” di Bagheria, con sede in via Bagnera n.14. La stessa sede delle ditte di Michele Aiello, anche se il titolare formalmente non è Aiello, bensì due geometri suoi collaboratori.

Il pizzino di Totò Riina

La prima volta che “salta fuori” il nome di Aiello è il15 gennaio 1993, giorno in cui arrestano Totò Riina, il capo dei capi. I militari gli trovano indosso una serie di pizzini, tra i quali uno che fa: “Altofonte vicino cava Buttitti strada interpoderale. Ing. AIELLO”. In quei tempi, il nome Aiello non dice niente. Ma, dai primi riscontri dei carabinieri, emerge che il pizzino si riferisce ad alcuni lavori presso Valle Rena, sede dell’unità locale della “Valle Rena di Buttitta Gaetano e C. snc”, con sede a Bagheria, strada vicinale Consono. I lavori erano stati effettuati dalla “Stradedil srl” di Michele Aiello. La faccenda diventa più chiara dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti.

Gioacchino La Barbera racconta di aver fornito alcuni automezzi per quei lavori. E che poi, come sempre, andò a parlare con il capomafia della zona, Giovanni Brusca, informandolo di quel cantiere. Ma Brusca “non sembrava particolarmente interessato”. Cosa strana. Brusca, infatti, in queste cose non accettava eccezioni o proroghe. I cantieri il pizzo dovevano pagarlo. Tutti. Ben presto, però, La Barbera capì che quell’imprenditore era in qualche modo “privilegiato” da Cosa Nostra. Le sue imprese non erano sottoposte alle estorsioni, come tutte le altre imprese che si trovavano a lavorare nella zona dello Jatino.

Dichiarazioni poi confermate dallo stesso Giovanni Brusca, che aggiunge: “Fu Bernardo Provenzano in persona che mi diede una serie di raccomandazioni per i lavori che Aiello doveva fare ad Altofonte tra il 1989 e il 1994. Una serie di lavori tra i quali c’era proprio quello nei pressi della cava Buttitta”. Aiello infatti godeva di un “trattamento privilegiato”. La sua “messa a posto” era pari al 2,5 % invece che all’abituale 7%, mentre non gli venivano imposti – come invece accadeva a tutte le altre imprese – né i fornitori né l’uso dei mezzi”.

Aiello e la mafia di Bagheria

“Quando venne arrestato Nicola Eucaliptus per la prima volta – racconta Nino Giuffrè nel novembre 2002 - l’Aiello si rivolse direttamente a me. Voleva sapere a chi si doveva rivolgere non solo per la messa a posto dei lavori, ma anche per l’aiuto necessario all’approvazione ed al finanziamento dei progetti. Dopo averne parlato con Provenzano, e con l’accordo di quest’ultimo, mi occupai personalmente di mettere l’Aiello nelle mani di Pietro Lo Iacono”.

Gli Eucaliptus intercettati

Con la famiglia Eucaliptus, però, i rapporti non si spezzano. Durante il periodo delle indagini, le telecamere nascoste degli investigatori registrano più volte la scena di Nicola Eucaliptus (nel frattempo in libertà vigilata ndr), e del figlio Salvatore, che varcano la soglia del Centro Diagnostica di Aiello.

. L’otto febbraio 2003 – scrivono i PM - nell’Opel Corsa di Salvatore Eucaliptus viene registrata una conversazione dove si afferma “inequivocabilmente” che i mafiosi di Bagheria “devono usare la massima cautela nei contatti con l’Aiello, per salvaguardarne la posizione all’esterno”. Poco più di un mese dopo, l’11 marzo, nella stessa automobile, Eucaliptus jr trova la microspia e la distrugge. Fine delle intercettazioni. Arrestato nel giugno 2004, Salvatore Eucaliptus ammetterà di aver avuto l’informazione proprio da Aiello.

Mentre le cimici dei ROS registrano tutto, cioè tra il 2002 e il 2003, gli Eucaliptus parlano spesso di Aiello. Lo chiamano – sbrigativi - l’”ingegnere”, ma il tono è sempre e comunque rispettoso. Non sembra proprio che parlino di una semplice vittima dei loro ricatti. Ma c’è anche inquietudine, tra gli Eucaliptus, padre e figlio, perché sentono il fiato sul collo della Procura antimafia. Il 20 gennaio 2003 Salvatore Eucaliptus riferisce al padre che c’è un certo Giovanni, soprannominato “il pazzo” (attualmente non identificato), che ha un problema con Aiello. Il padre sbotta contro il figlio e conclude il discorso con un imperativo eloquente: “L’ingegnere problemi non deve averne”. Nello stesso giorno, poi, Nicola Eucaliptus raccomanda al figlio: “Noi altri meno ci andiamo nell’ingegnere e meglio è. Noi dall’ingegnere ci dobbiamo andare per le cose utili nostre. Punto e basta”. L’11 febbraio, ennesimo botta e risposta tra i due: (Legenda: NE: Nicola Eucaliptus, SE: Salvatore Eucaliptus).

SE: Siccome questo ce l’aveva con me…c’era …OMISSIS… voleva parlare con l’ingegnere…ed io gli ho detto di no…
EN: No, no, l’ingegnere no…
ES : …e io glielo avevo detto…
EN: L’ingegnere no…non dobbiamo andare a consumare l’ingegnere noi altri (…) Noi altri le persone le dobbiamo rovinare, se non li roviniamo, noi altri…piacere non ce ne sentiamo!