Sacco di Palermo

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Il sacco di Palermo è l'espressione utilizzata per indicare il boom edilizio che si ebbe nel capoluogo siciliano tra la fine degli anni 50 e l'inizio degli anni sessanta. La costruzione incessante di palazzi, a discapito dell aree verdi e soprattutto delle ville liberty tipiche di Palermo, porto ad uno stravolgimento architettonico dell'intera città. Numerose inchieste svoltesi negli anni successivi portarono alla scoperta di uno stetto intreccio tra la politica e la mafia: quest'ultima, tramite alcuni figure inserite all'interno dell'amministrazione comunale, aveva l'intenzione di perpetrare e mantenere il controllo sull'intera città.


La società VA.LI.GIO

Tra il 1956 e il 1964, Palermo vide sulla poltrona di primo cittadino Salvo Lima; e negli stessi anni, eletto prima consigliere comunale, e subito dopo nominato Assessore al Lavori Pubblici, il corleonese Vito Ciancimino. Il motto della Democrazia Cristiana a quel tempo era "Palermo è bella, facciamola più bella". Il piano regolatore prevedeva di portare all'ubranizzazione 4700 ettari, su 17.000 del piano comunale e 10000 della parte pianeggiante. Bastò il connubbio Lima-Ciancimino per avviare una intensa attività edilizia all'interno del centro cittadino: la speculazione edilizia raggiunse punte elevatissime In quattro anni il Comune concede 4205 licenze edilize. Di queste, in un solo mese, ne rilascia più di 3000 a cinque personaggi: Salvatore Milazzo (1653), Lorenzo Ferrante (447), Michele Caggeggi (702), Francesco Lepanto (447), Giuseppe Mineo. Tutti pensionati nullatenenti, ad eccezione di Lepanto che era ingegnere: quindi, fungevano da prestanome di costruttori edili. Una sola società riesce ad accaparrarsi tutti gli appalti pubblici, la Va.Li.Gio, acronimo dei nomi di altri tre personaggi cruciali all'interno di questo sistema: Francesco Vassallo, un carrettiere che improvvisamente diventa il primo costruttore di Palermo; il Sindaco Salvo lima; Giovanni Gioia, sottosegretario alle Finanze ed ex Ministro della Marina Mercantile. A fare da collante all'intero sistema, l'assessore al Lavori Pubblici Ciancimino, che non tenne scrupoli ad affidare alcuni lavori ad appartenenti alla mafia o comunque legati alla stessa. La relazione di minoranza della Commissione Parlamentare Antimafia riporta gli episodi più eclatanti, tra i quali:

- Nicola Di Trapani, esponente di spicco della borgata Malaspina, chiese una variante al piano regolatore per destinare un terreno di proprietà della famiglia all'edilizia urbana e non all'area verde cosi come già previsto nel PRG (Piano Regolatore Generale);

- Girolamo Moncada, noto mafioso implicato nella strage di Viale Lazio, venne concessa la costruzione di due fabbricati in difformità con la licenza e con il piano regolatore, poi il tutto regolarizzato in tempistiche molto brevi tramite una delibera del consiglio;


Nel 1960 vennero approvati centinaia di modifiche al PRG che solo formalmente vennero sottoposto al vaglio del Consiglio Comunale, in quanto nelle sedute veniva semplicemente ratificato quanto già disposto dall'assessore Ciancimino.


La società ISEP

Vito Ciancimino risultò coinvolto in partecipazioni della società ISEP (Istituto Sovvenzioni e Prestiti), attraverso la moglie Epifania Silvia Scardino. La ISEP viene costituita nel 1951 tramite alcuni personaggi che, non appena 10 giorni dopo, trasferirono le loro quote ad Antonino Sorci e Angelo Di Carlo, noti esponenti di Cosa Nostra (il primo, detto "u riccu" venne visto in compagnia di Lucky Luciano, il secondo detto "il capitano", cugino del boss di Corleone Michele Navarra). La società fungeva da luogo di riciclaggio del denaro sporco proveniente dal narcotraffico.

Le aree colpite dalla cementificazione

Le zone più colpite dalla costruzione edilizia senza freni sono soprattutto due: innanzitutto Viale Libertà, dove vengono abbattute le numerosissime ville liberty costruite e barocche costruite tra la fine dell'800 e gli inizi del '900. Uno dei casi più eclatanti fu quello della Villa Deliella, considerata una delle opere architettoniche che più di tutti aveva delineato e regalato lo stile all'intera città: fu abbattuta nella notte del 29 dicembre 1959. Tutto l'asse Politeama-Libertà, fulcro della vita della classe borghese, caratterizzato da spazi verdi, villini immersi negli agrumeti, viali alberati, venne letteralmente sostituito da palazzoni e condimini. La seconda area più colpita fu quelal della c.d. Conca D'oro: centinaia di ettari di frutteti ed agrumenti vennero spazzati via dalla ferocia del cemento. Circa 3000 ettari nei vent'ennio '50-'70 lasciarono la periferia della città.


Bibliografia

Relazione di minoranza della Commissione Parlamentare Antimafia (1963)

Documento della Camera dei deputati ---> http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/016t02_RS/00000033.pdf

Articolo conca d'oro ---> http://www.eddyburg.it/2014/07/il-lungo-sacco-della-conca-doro.html

Articolo Villa Deliella ---> http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/10/16/le-ruspe-villa-deliella-il-liberty-fini.html