Strage di Via dei Georgofili: differenze tra le versioni

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===DANNI===
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La Torre de’ Pulci, la torre medioevale (secolo XV) nella quale ha sede l’Accademia dei Georgofili dal 1932, è stata parzialmente distrutta. L’ordigno esplosivo ha fatto crollare gran parte della parete prospiciente Via dei Georgofili. Il crollo della parete ha comportato la distruzione della quasi totalità delle volte in muratura poste al primo piano, delle coperture dei solai . I lavori di ristrutturazione si sono svolti in due fasi. La prima ha previsto la messa in sicurezza e nel preconsolidamento della parte della struttura prospiciente via Lambertesca; la seconda fase ha, invece, riguardato il restauro completo del complesso vasariano degli Uffizi.  
La Torre de’ Pulci, la torre medioevale (secolo XV) nella quale ha sede l’Accademia dei Georgofili dal 1932, è stata parzialmente distrutta. L’ordigno esplosivo ha fatto crollare gran parte della parete prospiciente Via dei Georgofili. Il crollo della parete ha comportato la distruzione della quasi totalità delle volte in muratura poste al primo piano, delle coperture dei solai . I lavori di ristrutturazione si sono svolti in due fasi. La prima ha previsto la messa in sicurezza e nel preconsolidamento della parte della struttura prospiciente via Lambertesca; la seconda fase ha, invece, riguardato il restauro completo del complesso vasariano degli Uffizi.  
L’esplosione ha danneggiato gravemente alcune opere presenti negli ambienti della Galleria degli Uffizi posti in via dei Georgofili e nel corridoio vasariano. Altre opere sono andate completamente perse. Tra queste ultime si annoverano “Il concerto musicale” e “I giocatori di carte” di Bartolomeo Manfredi; “L’adorazione dei Pastori” di Gerrit van Honthorst; “Aquila” di Bartolomeo Bimbi; “Avvoltoi, gufi e beccaccia” di Andrea Scacciati; “Scena di caccia” di Francis Grant; “Grande cervo in una palude” di Edwin Landseer.
L’esplosione ha danneggiato gravemente alcune opere presenti negli ambienti della Galleria degli Uffizi posti in via dei Georgofili e nel corridoio vasariano. Altre opere sono andate completamente perse. Tra queste ultime si annoverano “Il concerto musicale” e “I giocatori di carte” di Bartolomeo Manfredi; “L’adorazione dei Pastori” di Gerrit van Honthorst; “Aquila” di Bartolomeo Bimbi; “Avvoltoi, gufi e beccaccia” di Andrea Scacciati; “Scena di caccia” di Francis Grant; “Grande cervo in una palude” di Edwin Landseer.



Versione delle 22:08, 7 gen 2015


“Il tramonto si avvicina. È già sera e tutto è finito.” Nadia Nencioni



La strage di via dei Georgofili, a Firenze, rappresenta un attentato mafioso, avvenuto ad opera di Cosa Nostra, il 23 maggio 1993, sulla scia della barbarie che ricorda gli attentati ai giudici Falcone e Borsellino avvenuti nel 1992. In tale brutale attentato persero la vita Angela Fiume (35 anni), Nadia e Caterina Nencioni ( rispettivamente di 9 anni e di 50 giorni), Fabrizio Nencioni (38 anni) e lo studente ventiduenne Dario Capolicchio. Rimasero, inoltre, ferite 48 persone e furono gravemente danneggiate 148 opere d’arte, mentre altre sono andate perdute per sempre .


LA PREPARAZIONE

La fase della preparazione dell’esplosivo è nota solo in piccola parte grazie alle dichiarazioni rese da Grigoli Salvatore. Tale preparazione, stando alle dichiarazioni del Grigoli, è avvenuta a Palermo ed è stata opera di Giuliano, Lo Nigro e Spatuzza. Della ricerca e del rinvenimento della base logistica si è occupato Vincenzo Ferro che, nel mese di Aprile 1993, fu chiamato da Gioacchino Calabrò che gli intimò di mettersi in contatto con zio Antonino Messano di Prato affinchè gli mettesse a disposizione un garage per imbottire la Fiat Fiorino di esplosivo. Il Messana, non potendo ottemperare alla richiesta in quanto non era in possesso di garage, indicò alcuni garage di fronte a casa sua che vennero giudicati idonei allo svolgimento delle operazioni . Il 23 maggio 1993, dopo aver macinato e confezionato l’esplosivo, Gaspare Spatuzza, Cosimo Lo Nigro e Francesco Giuliano vennero accompagnati a Firenze per effettuare alcuni sopralluoghi. La sera del 26 maggio, dopo aver rubato una Fiat Fiorino e dopo averla imbottita di esplosivo, Giuliano e Lo Nigro la parcheggiarono in via dei Georgofili procurando l’esplosione.

L’ATTENTATO

L’attentato dinamitardo avviene all’1.04 del 27 maggio 1993. La Fiat Fiorino, imbottita con 250 chilogrammi di esplosivo, parcheggiata di fronte all’ingresso secondario dell’Accademia dei Georgofili, dietro la Galleria degli Uffizi, fa tremare con l’esplosione l’intera città. All’arrivo dei Vigili del Fuoco, delle forze dell’ordine, delle ambulanze lo scenario che si presenta è un enorme cratere nel suolo causato dall’esplosione della Fiat Fiorino, un lago di acqua, macerie e fango e la Torre de’ Pulci, all’interno della quale ha sede l’Accademia dei Georgofili sin dal 1932, squarciata a metà . Nell’attentato perdono la vita cinque persone. All’ultimo piano della Torre de’ Pulci vive la custode Angela con il marito Fabrizio Nencioni e le loro due bambine, Nadia e Caterina. Le ricerche durano più di due ore. La prima ad essere ritrovata è Caterina di appena cinquanta giorni, battezzata la domenica precedente. Inutile la corsa del vigile del fuoco con il fagottino bianco in braccio verso l’ambulanza. Il mezzo si muove a sirene spiegate nel vano tentativo di salvare la piccola per fermarsi poco dopo. In seguito vengono ritrovati i corpi senza vita di Nadia Nencioni, nove anni, Angela Fiume e Fabrizio Nencioni. L’ultima vittima, ritrovata poco più tardi, è Dario Capolicchio, studente ventiduenne di architettura che vive nel palazzo di fronte. Oltre alle vittime si è registrato il ferimento di una quarantina di persone.

DANNI

La Torre de’ Pulci, la torre medioevale (secolo XV) nella quale ha sede l’Accademia dei Georgofili dal 1932, è stata parzialmente distrutta. L’ordigno esplosivo ha fatto crollare gran parte della parete prospiciente Via dei Georgofili. Il crollo della parete ha comportato la distruzione della quasi totalità delle volte in muratura poste al primo piano, delle coperture dei solai . I lavori di ristrutturazione si sono svolti in due fasi. La prima ha previsto la messa in sicurezza e nel preconsolidamento della parte della struttura prospiciente via Lambertesca; la seconda fase ha, invece, riguardato il restauro completo del complesso vasariano degli Uffizi.

L’esplosione ha danneggiato gravemente alcune opere presenti negli ambienti della Galleria degli Uffizi posti in via dei Georgofili e nel corridoio vasariano. Altre opere sono andate completamente perse. Tra queste ultime si annoverano “Il concerto musicale” e “I giocatori di carte” di Bartolomeo Manfredi; “L’adorazione dei Pastori” di Gerrit van Honthorst; “Aquila” di Bartolomeo Bimbi; “Avvoltoi, gufi e beccaccia” di Andrea Scacciati; “Scena di caccia” di Francis Grant; “Grande cervo in una palude” di Edwin Landseer.

IL PROCESSO E LE SENTENZE

L’iter processuale riguardante la strage avvenuta a Firenze nel Maggio del 1993 in via dei Georgofili, a differenza delle tortuose vicende giudiziarie inerenti le stragi avvenute nell’ondata mafiosa del 1992-1993, ha avuto un percorso piuttosto lineare ed ha portato in breve tempo alla individuazione dei responsabili materiali della strage. Il pool di magistrati fiorentini che lavorò alle inchieste sulle stragi del ‘ 93 era composto da Gabriele Chelazzi, Giuseppe Nicolosi, Alessandro Crini. Il pool era guidato dal procuratore capo della Repubblica Piero Luigi Vigna e coadiuvato dal procuratore aggiunto Francesco Fleury . Le indagini hanno accertato che i mandanti e gli autori materiali della strage erano esponenti della mafia e che ad ispirarla era stata una strategia di tipo criminale- eversivo che andava oltre i consueti metodi e le consuete finalità della criminalità organizzata per reagire alla normativa di rigore attuata a seguito degli attentati del 1992 in cui erano stati assassinati i giudici Falcone e Borsellino. L’udienza preliminare si svolge il 12 giugno del 1996. Il processo di primo grado, aperto il 26 novembre 1996, si conclude nel 1998 con 14 ergastoli e varie condanne. Il 1998 è l’anno in cui Gaspare Spatuzza inizia a collaborare con la giustizia confermando il proprio coinvolgimento nella strage di Firenze e, grazie alle sue dichiarazioni, la Corte d’Assise di Firenze condanna Francesco Tagliavia all’ergastolo con isolamento diurno per tre anni, al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere ed al risarcimento dei danni nei confronti del Ministero della Difesa, della Regione Toscana, del Comune di Firenze e delle parti civili costituitesi nel processo . Nel 2014 la Cassazione, tuttavia, annulla con rinvio la condanna all’ergastolo del boss mafioso della famiglia di Corso dei Mille Francesco Tagliavia per la strage di via dei Georgofili. Questo porterà alla celebrazione di un appello bis.