Antonio Montinaro

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Antonio Montinaro (Calimera, 8 settembre 1962 – Capaci, 23 maggio 1992) è stato un agente di Polizia italiano, agente di scorta di Giovanni Falcone, rimasto ucciso insieme a lui, a sua moglie Francesca Morvillo e ai colleghi Rocco Dicillo e Vito Schifani.

Antonio Montinaro

Biografia

Una foto dopo l'esplosione della bomba

Sabato 23 maggio 1992 Falcone stava tornando a Palermo, come era solito fare nei fine settimana, da Roma. Il jet di servizio partito dall'aeroporto di Ciampino intorno alle 16:45 arrivò a Punta Raisi dopo un viaggio di 53 minuti. Lo attendevano tre Fiat Croma blindate, con un gruppo di scorta sotto il comando dell'allora capo della squadra mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera.

Appena sceso dall'aereo, Falcone si sistemò alla guida della Croma bianca e accanto prese posto la moglie Francesca Morvillo, mentre l'autista giudiziario Giuseppe Costanza andò ad occupare il sedile posteriore. Nella Croma marrone c'era alla guida Vito Schifani, con accanto l'agente scelto Antonio Montinaro e sul retro Rocco Dicillo, mentre nella vettura azzurra c’erano Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. In testa al gruppo c’era la Croma marrone, poi la Croma bianca guidata da Falcone, e in coda la Croma azzurra. Alcune telefonate avvisarono i sicari che avevano sistemato l'esplosivo per la strage della partenza delle vetture.

Le auto lasciarono l'aeroporto imboccando l'autostrada in direzione Palermo. La situazione pareva tranquilla, tanto che non vennero attivate neppure le sirene. Su una strada parallela, una macchina guidata da Gioacchino La Barbera si affiancò alle tre Croma blindate, per darne segnalazione ai killer in agguato sulle alture sovrastanti il litorale; furono gli ultimi secondi prima della strage.

Otto minuti dopo, alle ore 17:58, una carica di cinque quintali di tritolo posizionata in una galleria scavata sotto la sede stradale nei pressi dello svincolo di Capaci - Isola delle Femmine venne azionata per telecomando da Giovanni Brusca, il sicario incaricato da Totò Riina. Pochissimi istanti prima della detonazione, Falcone si era accorto che le chiavi di casa erano nel mazzo assieme alle chiavi della macchina, e le aveva tolte dal cruscotto, provocando un rallentamento improvviso del mezzo. Brusca, rimasto spiazzato, premette il pulsante in anticipo, sicché l'esplosione investì in pieno solo la Croma marrone guidata da Schifani, che fu sbalzata dal manto stradale in un giardino di olivi a più di dieci metri di distanza.

Funerali

Il 25 maggio, nello stesso giorno dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica, si tennero i funerali delle vittime, a Palermo, nella Chiesa di San Domenico, ai quali partecipò l'intera città. I più alti rappresentanti del mondo politico presenti (Giovanni Spadolini, Claudio Martelli, Vincenzo Scotti, Giovanni Galloni) vennero duramente contestati dalla cittadinanza. Le immagini simbolo rimaste maggiormente impresse nella memoria collettiva furono proprio le parole e il pianto della vedova di Schifani.[1]

Note

Bibliografia

  • Francesco La Licata, Storia di Giovanni Falcone, Feltrinelli, Milano 2006
  • Saverio Lodato, Quarant'anni di Mafia, Milano, Bur, 2013