Basilischi

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I Basilischi sono un'organizzazione criminale di stampo mafioso attiva nella regione Basilicata, nata a Potenza nel 1994 con il benestare della 'ndrangheta. La sua mafiosità è stata riconosciuta solo il 21 dicembre 2007, con una sentenza del Tribunale di Potenza che condannava ventisei imputati a 242 anni di carcere.

Origini del Nome

Termine antichissimo, usato già da Plinio il Vecchio per indicare un letale rettile dell'epoca, il nome è noto al grande pubblico soprattutto per il film di Lina Wetmuller "I Basilischi" (1963), col doppio significato di grosso e pigro lucertolone umano e di abitante della Basilicata. Il nome ha vissuto una nuova fama grazie al secondo capitolo della saga di Harry Potter, dove il Basilisco era un enorme e letale serpente mitologico. I Basilischi assunsero quindi questo nome come simbolo delle proprie origini e anche della propria pericolosità.

Storia ed evoluzione

Terra di conquista delle organizzazioni mafiose per la ricostruzione dopo il Terremoto dell'Irpinia, la Basilicata divenne agli inizi degli anni '90 un'opportunità di business per le organizzazioni mafiose tradizionali, in particolare la 'ndrangheta, grazie all'indotto Fiat nel Vulture e alle estrazioni petrolifere in Val d'Agri.

Esattamente come per la vicenda della Sacra Corona Unita, la disorganizzata criminalità locale collaborò attivamente ai traffici illeciti delle organizzazioni mafiose, fino a volerle imitare dal punto di vista dell'unità organizzativa per massimizzare i vantaggi dell'attività criminale. Nel 1991 vi fu un primo tentativo di far nascere la "Nuova Famiglia Lucana", che però naufragò a causa della repressione politico-giudiziaria e della ritardata autorizzazione della 'ndrangheta, che usava la Basilicata come rifugio per i latitanti, nascondiglio per gli ostaggi e centro di reclutamento per perseguire attività criminali nella regione e, quindi, in contatto con quasi tutti i gruppi criminali indigeni.

Nel 1994 si ebbe una svolta: Giovanni Luigi Cosentino, detto "Gino 'o faccia d'angelo", cominciò a reclutare affiliati alla nuova organizzazione unitaria dal carcere di Potenza, che nel frattempo aveva avuto la benedizione della 'ndrangheta, in particolare dei Morabito di Africo Nuovo e dei Pesce e dei Serraino di Rosarno.

La rivalità con il Clan Scarcia e il Clan Martorano

I Basilischi svilupparono il proprio core business, il narcotraffico, acquistando partite di droga da Morabito di Africo e dai De Luca di Crotone, acquisendo in breve tempo un ruolo egemone nel settore in tutta la Basilicata. Attraverso l'uso della violenza, Cosentino e i suoi miravano anche a monopolizzare il mercato delle estorsioni, gli appalti pubblici, il traffico d'armi ed il fondamentale mercato elettorale. Il progetto incontrò la resistenza e l'ostilità di altri Clan criminali attivi nella regione, come i Martorano di Potenza, gli Zito di Montescaglioso (Mt) e gli Scarcia di Policoro.

Questi ultimi, in particolare, erano stati per anni il Clan egemone della costa ionica, ma avevano subito parecchie defezioni a favore dei Basilischi. La punizione per gli "infami" si tradusse in una serie interminabile di pestaggi, ma alla fine gli Scarcia dovettero lasciare il passo e, scesi ad accordi con Cosentino, finirono con l'entrare nei Basilischi.

Nel Vulture (Nord Basilicata), i Basilischi strinsero invece un patto di sangue con due potenti clan mafiosi della zona, i Martucci e i Cassotta. A Potenza, invece, il clan facente capo a Renato Martorano, battezzato da Saverio "Don Saru" Mammoliti, ostacolò in ogni modo le attività dei Basilischi.

Nonostante alcuni omicidi efferati, tra cui quello dei coniugi Gianfredi, fino al 1998 i Basilischi riuscirono a mantenere intatto il velo di invisibilità che gli assicurava prosperità negli affari. Fino al giorno in cui Giovanna Danese, compagna di Cosentino e sorella di Michele (capo-società sgarrista dell'organizzazione), iniziò una relazione sentimentale con un altro uomo, tradendo il boss ancora in carcere. Per ripristinare il proprio onore, Cosentino ordinò quindi al fratello un "atto di fedeltà" all'organizzazione, eliminando la sorella, ma Michele rifiutò, firmando la sua condanna a morte.

L'operazione Basilischi

Scampato ad un agguato nella "Contrada Dragonara" di Potenza, Danese decise di collaborare con gli inquirenti, squarciando il velo dell'invisibilità dell'organizzazione. Dopo di lui, molti altri lo seguirono. Questo permise alla Procura di Potenza di lanciare la c.d. "Operazione Basilischi", scattata il 22 aprile 1999, che portò in carcere tutti i vertici dell'organizzazione. Il 21 dicembre 2007, dopo 35 giorni di camera di consiglio, la Corte condannò 37 degli 80 imputati a circa 150 anni di carcere (242 contando le condanne degli imputati minori), riconoscendo per 26 di questi l'associazione mafiosa. Durante il processo vi fu anche l'aggressione al pm dell'accusa Vincenzo Montemurro da parte di uno degli imputati usciti dalla gabbia, nonché il tentativo, sventato, di un attentato ai danni dell'altro pm dell'accusa, Genovese.

La scissione: Cossidente vs Riviezzi

Dopo il pentimento del cognato, Cosentino perse credibilità e venne estromesso de facto da un accordo che gli altri membri dell'organizzazione fecero con la SCU e la 'ndrangheta. Uscito dal carcere, passò il comando del suo gruppo al boss Antonio Cossidente. Sospettato di avere contatti coi servizi segreti, nel 2004 una parte dei Basilischi si staccò, dando vita a una fazione autonoma, capeggiata dai Riviezzi di Pignola, un comune di 7mila persone nell'hinterland potentino.

Se Cossidente e i suoi si specializzarono nel riciclaggio di denaro sporco proveniente dal narcotraffico, impiegandolo nel mondo del calcio, i Riviezzi si dedicarono per lo più alla security delle discoteche, alle estorsioni, oltre al traffico di droga. La sentenza del 2007 disgregò la famiglia, oramai allo sbando, portando anche boss come Cosentino e Cossidente a collaborare con la giustizia.

I giudici della Corte di Appello di Potenza, martedì 30 ottobre 2012, confermarono le condanne di primo grado per Giovanni Cosentino (21 anni di carcere), Santo Bevilacqua (3 anni), Mario Castellaneta (3 anni e 10 mesi), Antonio Cossidente (6 anni), Michele Danese (4 anni e 8 mesi), Giuseppe D’Elia (7 anni), Antonio De Paola (7 anni e 2 mesi), Vincenzo Di Cecca (4 anni e sei mesi), Gennaro Durante (7 anni e 2 mesi) Angelo Greco (7 anni e due mesi), Giuseppe Lopatriello (7 anni e sei mesi), Franco Mancino (8 anni), Riccardo Martucci (6 anni), Silvano Mingolla (7 anni), Antonio Mitidieri (6 anni), (Francesco Pontiero (7 anni e due mesi), Saverio Riviezzi (10 anni e 10 mesi), Nazzareno Santarsiero (3 anni e 4 mesi), Antonio Santoro (7 anni), Egidio Santoro (6 anni), Nicola Sarli (5 anni), Cosimo Sasso (5 anni e dei mesi), Salvatore Scarcia (7 anni e due mesi) e Carlo Troia (13 anni e 11 mesi).

Struttura

La struttura dei Basilischi fu descritta da Cossidente in uno dei suoi interrogatori, dopo la decisione di collaborare con la giustizia. In origine, il capo dell'organizzazione era Cosentino: da lui dipendevano i referenti delle varie zone della Basilicata (Martucci nel Vulture, D'Elia nel Materano, Lopatriello nel Metapontino, Cossidente nel Potentino, Riviezzi nel Pignolese).

Secondo la DDA di Potenza, oggi esistono cinque famiglie provenienti dal ceppo originario dei Basilischi, tutte sullo stesso piano e con diverse aree operative (Potenza, Pignola, Vulture Melfese, Venosa, Fascia Jonica Metapontina).

Economia e Attività Criminali

Gli affari in cui sono specializzati i Basilischi sono il traffico d'armi e di stupefacenti, l'usura, l'estorsione, il gioco d'azzardo, le rapine, la detenzione, il commercio d'esplosivi, lo smaltimento illegale di rifiuti tossici, nonché il controllo del voto.

Rapporti con la Politica

Come ogni organizzazione mafiosa, i rapporti con la politica furono fondamentali per penetrare il tessuto amministrativo a livello comunale, operato attraverso il voto di scambio. Grazie a funzionari e politici collusi, i Basilischi sono stati in grado di controllare appalti pubblici, concessioni e autorizzazioni amministrative per portare avanti i propri traffici.

Bibliografia

  • Gratteri, Nicola, Nicaso, Antonio (2009). Fratelli di Sangue, Milano, Mondadori.
  • Sergi, Pantaleone (2002). Mafia, istituzioni e società in Basilicata, Milano, Franco Angeli.