Carmelo Novella

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Io sono Nunzio Novella, non ho bisogno di chiedere il parere a nessuno, non ho bisogno neanche di mandare imbasciate in Calabria
(Carmelo "Nunzio" Novella)[1]


Carmelo "Nunzio" Novella (Guardavalle, 12 ottobre 1950 - San Vittore Olona, 14 luglio 2008) detto il boss «secessionista» ha tramato per rendere indipendente la Lombardia, ovvero la Camera di Controllo che riunisce le locali di ‘ndrangheta di tutta l'omonima regione, dal cosiddetto Crimine, e per questo è stato brutalmente ucciso.

Carmelo "Nuzzo" Novella


Biografia

Originario di Guardavalle (CZ), ricoprì il ruolo di Capo Locale della Locale di Guardavalle (in concomitanza con Vincenzo Gallace) fino al suo arresto nel 2005. Nel contesto delle indagini denominate Mithos, infatti, l'autorità giudiziaria di Catanzaro fece richiesta di applicazione della misura cautelare per 82 soggetti (tra cui lo stesso Novella) per il reato all'articolo 416-bis del Codice Penale. Sempre nell'ambito della medesima indagine emerse come, secondo le dichiarazioni del collaboratore Antonio di Dieco, Novella fosse anche Capo Crimine del mandamento jonico. Come emerso dalle indagini denominate "Armonia", Novella prese parte anche al Summit di Montalto, importantissimo vertice di 'ndrangheta a cui parteciparono i più alti rappresentanti dell'organizzazione.[2] Uscito dal carcere il 15 Agosto 2007 per scadenza termini stabilì il suo domicilio a San Vittore Olona (MI) dove, all'indomani della sua scarcerazione spodestò Cosimo Barranca dal ruolo di responsabile della Lombardia.[3]

Edoardo e Vincenzo Novella, figli di Carmelo, vennero anch'essi implicati in reati di stampo mafioso. A seguito di due operazioni di polizia denominate “Linfa” e “Kerina 2”, nel gennaio 2018 vennero arrestate per detenzione e traffico di droga quattordici persone tra cui Edoardo, che al vertice dell'organizzazione, mise a disposizione del sodalizio alcuni locali a lui riconducibili. Nell'operazione vennero sequestrati 150 Kg di stupefacenti tra cocaina, marijuana ed hashish.[4]. Mentre a Vincenzo (detto "Alessio") vennero comminati sedici anni di carcere in primo grado nel celebre processo Infinito, successivamente ridotti in appello a tredici anni e dieci mesi.[5]

Le ambizioni secessioniste

Carmelo Novella ebbe l'ambizione di recidere quell'ideale cordone ombelicale che lega le locali di 'ndrangheta del nord alle cosche originarie e fare in modo che queste rispondessero esclusivamente a lui, che sarebbe diventato così l'unico interlocutore con il Crimine. Tali proponimenti, ovviamente, furono vissuti come il tentativo di sovvertire "l'ordine costituito" all'interno dell'organizzazione che di conseguenza decise di eliminarlo. L'omicidio maturò in seno alla stessa organizzazione criminale: il contenuto di alcune intercettazioni ambientali captate nell'immediatezza dei fatti fecero emergere in modo chiaro che il progetto di Novella rispetto ad una autonomia della Lombardia determinò non solo un risentimento nei suoi confronti, ma una netta contrapposizione con il gruppo egemone calabrese, che riteneva Novella in grado di scardinare gli equilibri interni della 'ndrangheta.[6] Dell'avversione dell'organizzazione ebbe sentore anche lui, "compare Nunzio", come veniva chiamato, quando non ricevette l'invito per un importante matrimonio che si ebbe luogo in calabria il 14 giugno 2008. Quel giorno si sposò la figlia di Rocco Aquino, boss di Gioiosa Jonica. I matrimoni nell'antropologia 'ndranghetista hanno una forte valenza simbolica: non essere invitati, specialmente per una figura di spicco come lui, è un chiaro messaggio. Infatti, come disse lui in un intercettazione telefonica: “Qui stanno impostando un discorso, compare – rivolgendosi al suo fedelissimo Saro Minasi – Rocco Aquino non mi mandò l’invito, a Cosimo (Barranca) e a ‘u Panetta (Pietro) si. Noi non sappiamo che c’è sotto, che cazzo stanno preparando”.

L'omicidio

La scena del crimine, San Vittore Olona

Il 14 luglio 2008, Carmelo Novella come sua abitudine, si trovava nel bar "Reduci e combattenti ", di via Don Minzoni a San Vittore Olona, nel giardino interno sul lato via Tasso, in compagnia di Stefano Sanfilippo e Salvatore Arena. Alle 17.50 venne aggredito da due persone entrate poco prima che armate e a volto scoperto, dopo aver fatto un'ordinazione al bancone (di cui un "cappuccino bianco"), da distanza ravvicinata gli esplosero contro numerosi colpi d'arma da fuoco.

I due killer, Antonino Belnome e Micheal Panajia, si allontanarono dal luogo del delitto a bordo della Kawasaki Z - 1000 di proprietà di Belnome dirigendosi a Cormano, dove quest'ultimo, a bordo di una Mercedes classe A, in compagnia del cugino Giuseppe Amedeo Tedesco partì per Guardavalle viaggiando tutta notte, arrivando a destinazione all'alba.

Bibliografia

Note

  1. Citato in Ciconte Enzo, Riti criminali. I codici di affiliazione alla 'ndrangheta, Soveria Mannelli, Rubettino, 2015
  2. Presentate nell’ambito del procedimento penale n 14/1998 - RGNR – DDA della Procura della Repubblica di Reggio Calabria
  3. Regione Carabinieri “Lombardia”, Gruppo di Monza, Nucleo Investigativo, Indagine Infinito, pag. 101
  4. 'Ndrangheta a Milano: arrestato per droga Edoardo Novella, figlio del boss Carmelo, La Repubblica, 27 gennaio 2018
  5. 'Ndrangheta in Lombardia, in appello confermate le condanne del processo 'Infinito', La Repubblica, 28 giugno 2014
  6. Andrea Ghinetti, Ordinanza di applicazione di misura coercitiva con mandato di cattura, Procedimento Penale n. 43733106 R.G.N.R., Tribunale di Milano, Ufficio del Giudice per le indagini preliminari, 4 aprile 2011,pag.35