Giuseppe Valarioti: differenze tra le versioni

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'''Giuseppe Valarioti''' (Rosarno, [[1° marzo]] [[1950]] - Nicotera, [[11 giugno]] [[1980]]) è stato un insegnante e un politico italiano, segretario di sezione del Partito Comunista di Rosarno, vittima innocente di [['ndrangheta]].  
'''Giuseppe "Peppe" Valarioti''' (Rosarno, [[1° marzo]] [[1950]] - Nicotera, [[11 giugno]] [[1980]]) è stato un insegnante e politico comunista italiano, vittima innocente di [['ndrangheta]]. Fu il primo omicidio politico della storia della Calabria.
 
[[File:Peppe valarioti.jpg|200px|thumb|right|Peppe Valarioti]]
 
== Biografia ==
== Biografia ==
Al termine della cena, per festeggiare l'inattesa quanto storica vittoria appena ottenuta alle amministrative, Giuseppe è il primo dei suoi compagni del Pci a uscire dal ristorante "La Pergola", nei pressi di Nicotera. Viene freddato da due colpi di lupara accanto alla sua auto. "Aiuto cumpagni, mi spararu!" saranno le sue ultime parole. Nel 1982 a Palmi ha inizio il processo: si concluderà il 17 luglio, dello stesso anno, con l'assoluzione di Giuseppe Pesce, capobastone della [['ndrina]] Pesce, per insufficienza di prove.
Nato in una famiglia di agricoltori, si diplomò al Liceo Classico N. Pinzi di Palmi, per poi laurearsi nel [[1974]] in Lettere Classiche all'Università degli Studi di Messina. In quegli anni si iscrisse al Partito Comunista Italiano, diventando prima segretario della locale sezione di Rosarno, poi ricoprendo la carica di consigliere comunale.
 
=== La linea dura contro la 'ndrangheta ===
Sotto la guida di Valarioti, il PCI avviò una campagna di moralizzazione interna, soprattutto nella cooperativa agricola "Rinascita", diretta emanazione del partito. In tutto il Mezzogiorno le cooperative agricole erano spesso obiettivi delle organizzazioni mafiose, in quanto quest'ultime puntavano a incassare i sussidi europei e nazionali garantiti al settore dell'agricoltura. Poiché alcuni dirigenti della cooperativa Rinascita non erano stati in grado di arginare adeguatamente i tentativi di condizionamento della 'ndrangheta, Valarioti li sostituì (con tanto di espulsione anche dal partito, una volta accertate le loro responsabilità sul piano giudiziario).
 
Non solo: Valarioti, in questo seguendo la politica nazionale del segretario '''Enrico Berlinguer''', aprì una polemica a sinistra con il PSI locale, soprattutto in merito alle concessioni edilizie, altro settore pesantemente inquinato dalla 'ndrangheta.
 
E in occasione delle elezioni amministrative dell'8 e il 9 giugno 1980 impostò una campagna elettorale dura, tutta fondata sulla denuncia delle collusioni tra politica e 'ndrangheta, che nel caso di Rosarno significava soprattutto rapporti tra PSI e [[Pesce ('ndrina)|la potente 'ndrina dei Pesce]], il cui patriarca, [[Giuseppe Pesce (1923)|Giuseppe]], continuava a comandare in città benché fosse al soggiorno obbligato. Le reazioni non si fecero attendere: l'auto del consigliere [[Giuseppe Lavorato]] fu data alle fiamme, così come la sede del partito, i manifesti del PCI riattaccati al contrario. Il [[25 maggio]] Valarioti rispose alle intimidazioni con un comizio proprio nel giorno dei funerali della madre di Pesce: "''Se pensano di intimidirci non ci riusciranno, i comunisti non si piegheranno''".
 
La linea Valarioti pagò in termini di consensi elettorali, con la vittoria del PCI.
 
=== L'omicidio ===
La sera del 10 giugno Valarioti e i compagni andarono a festeggiare la vittoria elettorale al ritorante "La Pergola", nei pressi di Nicotera. Poco dopo mezzanotte, finita la cena, Giuseppe fu il primo ad uscire dal ristorante ma non fece nemmeno in tempo ad aprire l'auto che venne freddato da due colpi di lupara. Riuscì a dire solamente "''Aiuto cumpagni, mi spararu!''", per poi morire tra le braccia del compagno di partito Giuseppe Lavorato.  
 
== Il processo ==
Il processo per la sua morte si concluse nel 1982 con l'assoluzione di Giuseppe Pesce per insufficienza di prove. Benché nel [[1983]] il collaboratore Pino Scriva chiarì il movente dell'omicidio, ricollegandolo sia all'attività di bonifica della cooperativa rinascita che ai comizi contro la 'ndrangheta di Valarioti, indicando come mandanti le 'ndrine dei Pesce e dei Piromalli e come esecutore materiale Francesco Dominello (poi ucciso), le sue dichiarazioni non vennero nemmeno utilizzate nel processo d'appello contro Giuseppe Pesce poiché non erano state trasmesse alla Procura Generale di Reggio Calabria, né diedero vita a un autonomo processo. Pesce, poi deceduto nel 1992, fu definitivamente assolto per l'omicidio.
 
Nonostante l'[[11 marzo]] [[2011]] sia stato costituito un comitato per la riapertura delle indagini sul caso Valarioti, ad oggi il delitto resta ancora senza giustizia.
   
   
== Bibliografia ==
== Bibliografia ==

Versione attuale delle 17:44, 10 giu 2020


Giuseppe "Peppe" Valarioti (Rosarno, 1° marzo 1950 - Nicotera, 11 giugno 1980) è stato un insegnante e politico comunista italiano, vittima innocente di 'ndrangheta. Fu il primo omicidio politico della storia della Calabria.

Peppe Valarioti

Biografia

Nato in una famiglia di agricoltori, si diplomò al Liceo Classico N. Pinzi di Palmi, per poi laurearsi nel 1974 in Lettere Classiche all'Università degli Studi di Messina. In quegli anni si iscrisse al Partito Comunista Italiano, diventando prima segretario della locale sezione di Rosarno, poi ricoprendo la carica di consigliere comunale.

La linea dura contro la 'ndrangheta

Sotto la guida di Valarioti, il PCI avviò una campagna di moralizzazione interna, soprattutto nella cooperativa agricola "Rinascita", diretta emanazione del partito. In tutto il Mezzogiorno le cooperative agricole erano spesso obiettivi delle organizzazioni mafiose, in quanto quest'ultime puntavano a incassare i sussidi europei e nazionali garantiti al settore dell'agricoltura. Poiché alcuni dirigenti della cooperativa Rinascita non erano stati in grado di arginare adeguatamente i tentativi di condizionamento della 'ndrangheta, Valarioti li sostituì (con tanto di espulsione anche dal partito, una volta accertate le loro responsabilità sul piano giudiziario).

Non solo: Valarioti, in questo seguendo la politica nazionale del segretario Enrico Berlinguer, aprì una polemica a sinistra con il PSI locale, soprattutto in merito alle concessioni edilizie, altro settore pesantemente inquinato dalla 'ndrangheta.

E in occasione delle elezioni amministrative dell'8 e il 9 giugno 1980 impostò una campagna elettorale dura, tutta fondata sulla denuncia delle collusioni tra politica e 'ndrangheta, che nel caso di Rosarno significava soprattutto rapporti tra PSI e la potente 'ndrina dei Pesce, il cui patriarca, Giuseppe, continuava a comandare in città benché fosse al soggiorno obbligato. Le reazioni non si fecero attendere: l'auto del consigliere Giuseppe Lavorato fu data alle fiamme, così come la sede del partito, i manifesti del PCI riattaccati al contrario. Il 25 maggio Valarioti rispose alle intimidazioni con un comizio proprio nel giorno dei funerali della madre di Pesce: "Se pensano di intimidirci non ci riusciranno, i comunisti non si piegheranno".

La linea Valarioti pagò in termini di consensi elettorali, con la vittoria del PCI.

L'omicidio

La sera del 10 giugno Valarioti e i compagni andarono a festeggiare la vittoria elettorale al ritorante "La Pergola", nei pressi di Nicotera. Poco dopo mezzanotte, finita la cena, Giuseppe fu il primo ad uscire dal ristorante ma non fece nemmeno in tempo ad aprire l'auto che venne freddato da due colpi di lupara. Riuscì a dire solamente "Aiuto cumpagni, mi spararu!", per poi morire tra le braccia del compagno di partito Giuseppe Lavorato.

Il processo

Il processo per la sua morte si concluse nel 1982 con l'assoluzione di Giuseppe Pesce per insufficienza di prove. Benché nel 1983 il collaboratore Pino Scriva chiarì il movente dell'omicidio, ricollegandolo sia all'attività di bonifica della cooperativa rinascita che ai comizi contro la 'ndrangheta di Valarioti, indicando come mandanti le 'ndrine dei Pesce e dei Piromalli e come esecutore materiale Francesco Dominello (poi ucciso), le sue dichiarazioni non vennero nemmeno utilizzate nel processo d'appello contro Giuseppe Pesce poiché non erano state trasmesse alla Procura Generale di Reggio Calabria, né diedero vita a un autonomo processo. Pesce, poi deceduto nel 1992, fu definitivamente assolto per l'omicidio.

Nonostante l'11 marzo 2011 sia stato costituito un comitato per la riapertura delle indagini sul caso Valarioti, ad oggi il delitto resta ancora senza giustizia.

Bibliografia