Locale di Appiano Gentile-Guanzate: differenze tra le versioni

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La '''Locale di Appiano Gentile-Guanzate''', due comuni tra loro limitrofi, è una Locale di 'ndrangheta che, come risulta dall'[[operazione Fiori della notte di San Vito]], è costituita da soggetti in prevalenza originari di Giffone (RC).
 
== La storia ==
 
La Locale di Appiano Gentile è considerabile una “colonia” di quella di Fino Mornasco, aperta per dare "spazio" ad alcuni affiliati, come '''Michelangelo Maci''' (considerato il capo all'epoca dell'operazione "Fiori della notte di San Vito") e Nino La Rosa<ref> Lucilio Gnocchi, Sentenza n. 1968/98 contro "Mazzaferro + 126", Corte d'Appello di Milano - Sezione I penale,  12/07/1999, pag. 641 </ref>.
 
Questi due esponenti sarebbero stati, secondo la Corte d’Appello, “chiusi” nella precedente Locale per l’esistenza di personaggi più autorevoli di loro. L’apertura di una nuova Locale sarebbe stata decisa proprio per dar loro l’opportunità di crescere nel loro prestigio criminale, senza “mettere in ombra” altri ‘ndranghetisti.
 
Uno dei luoghi di incontro di questa Locale sarebbe stato il bar “OK” di Guanzate, che sarebbe stato di proprietà di Bruno Bellocco, ma gestito da un altro affiliato. Il bar tra l’altro sarebbe stato acquistato ad un prezzo inferiore a quello di mercato: il tutto sarebbe avvenuto dopo alcune minacce telefoniche e degli spari alle vetrine del suddetto locale<ref> Ivi, pag. 553</ref>.
 
== Bibliografia ==
* Lucilio Gnocchi, Sentenza n. 1968/98 contro "Mazzaferro + 126", Corte d'Appello di Milano - Sezione I penale,  12/07/1999
 
== Note ==
<references></references>


[[Categoria:Locali in Lombardia]]
[[Categoria:Locali in Lombardia]]

Versione delle 15:11, 9 apr 2016


La Locale di Appiano Gentile-Guanzate, due comuni tra loro limitrofi, è una Locale di 'ndrangheta che, come risulta dall'operazione Fiori della notte di San Vito, è costituita da soggetti in prevalenza originari di Giffone (RC).

La storia

La Locale di Appiano Gentile è considerabile una “colonia” di quella di Fino Mornasco, aperta per dare "spazio" ad alcuni affiliati, come Michelangelo Maci (considerato il capo all'epoca dell'operazione "Fiori della notte di San Vito") e Nino La Rosa[1].

Questi due esponenti sarebbero stati, secondo la Corte d’Appello, “chiusi” nella precedente Locale per l’esistenza di personaggi più autorevoli di loro. L’apertura di una nuova Locale sarebbe stata decisa proprio per dar loro l’opportunità di crescere nel loro prestigio criminale, senza “mettere in ombra” altri ‘ndranghetisti.

Uno dei luoghi di incontro di questa Locale sarebbe stato il bar “OK” di Guanzate, che sarebbe stato di proprietà di Bruno Bellocco, ma gestito da un altro affiliato. Il bar tra l’altro sarebbe stato acquistato ad un prezzo inferiore a quello di mercato: il tutto sarebbe avvenuto dopo alcune minacce telefoniche e degli spari alle vetrine del suddetto locale[2].

Bibliografia

  • Lucilio Gnocchi, Sentenza n. 1968/98 contro "Mazzaferro + 126", Corte d'Appello di Milano - Sezione I penale, 12/07/1999

Note

  1. Lucilio Gnocchi, Sentenza n. 1968/98 contro "Mazzaferro + 126", Corte d'Appello di Milano - Sezione I penale, 12/07/1999, pag. 641
  2. Ivi, pag. 553