Mafia a Milano

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La provincia di Milano è sempre stata caratterizzata da una forte presenza di organizzazioni mafiose, sin dall'arrivo del Boss di Cosa Nostra Joe Adonis nel 1958[1], che nel capoluogo lombardo organizzò la sua base operativa. Attualmente l'organizzazione criminale egemone è la 'ndrangheta.

Città

Presenze storiche

La città di Milano è stata luogo di insediamento storico inizialmente di Cosa Nostra, con Joe Adonis, a cui subentrarono in seguito boss del rango di Luciano Leggio, Gaetano Badalamenti (in soggiorno obbligato a Macherio[2]), Gerlando Alberti, Gaetano Fidanzati.

Negli anni '70 la centrale operativa di Cosa Nostra al nord si trovava in via Larga 13, mentre in via Generale Govone si riunì nel giugno 1970 il gotha dell'organizzazione per discutere i nuovi assetti dei traffici di droga internazionali e la partecipazione al golpe Borghese.

Dalla città Luciano Leggio gestiva la c.d. "Anonima Sequestri" con cui venivano effettuato i sequestri di persona in Lombardia e in particolare in Brianza agli inizi degli anni '70. Ciononostante, la base logistica dell'organizzazione era in provincia, a Trezzano sul Naviglio[3].

Situazione attuale

Per quanto riguarda la 'ndrangheta, l'Operazione Crimine-Infinito ha evidenziato la presenza di una Locale in città, che fungeva però più che altro come base logistica per i latitanti[4].

Per quanto riguarda Cosa Nostra, A Milano sono attivi i Fidanzati (il cui capo, Gaetano, fu arrestato proprio in città mentre era latitante nel 2009), e un gruppo formato principalmente da esponenti delle famiglie Cagnetti e Perspicace, attivo nel quartiere Corvetto[5].

Per quanto riguarda la Camorra, in città erano attivi da decenni Vincenzo Guida e Alberto Fiorentino, legati alla Nuova Famiglia negli anni '80, arrestati nel novembre 2015 con l'accusa di aver messo in piedi una vera e propria "banca di Camorra" in pieno centro città (Piazza Risorgimento)[6].

In città sono presenti anche manifestazioni minori della Sacra Corona Unita, oltre a diverse organizzazioni criminali di origine straniera (russi, cinesi, albanesi, gang latinos e altre), non tutte inquadrabili come associazioni mafiose, ma come organizzazioni criminali semplici.

Provincia

Tra i diversi raggruppamenti di 'ndrangheta, oltre alle diverse Locali sparse per la provincia, sono presenti i Bellocco di Rosarno, i Valle-Lampada a Cisliano, Bareggio e Milano, i Mancuso di Limbadi e i Morabito-Palamara-Bruzzaniti di Africo, mentre nella zona Buccinasco-Corsico-Trezzano Sul Naviglio-Cesano Boscone sono attivi i Barbaro-Papalia di Platì. Diversi gruppi legati ai Morabito (i Mangeruca di Africo, i Criaco e i Palamara) e i Musitano sono segnalati a Cornaredo e a Bareggio[7]. In provincia sono segnalati anche i Morabito–Mollica, Mammoliti, Mazzaferro, Piromalli, Iamonte, Libri, Condello, Ierinò, De Stefano, Ursini–Macrì, Trovato, Paviglianiti e Latella[8].

Cosa Nostra registra forti presenze nell’area di San Donato Milanese, San Giuliano Milanese e Melegnano, mentre nell’area di Pioltello risulta attiva la famiglia Bonaffini (che ha legami anche con Manno, capo della locale di ‘ndrangheta di Pioltello)[9]. L’insediamento più rilevante nella zona è, tuttavia, quello della famiglia di Petraperzia (EN) che a Cologno Monzese si era strutturata con una decina, come risulta dall'Operazione Triskelion.

Per quanto riguarda la Camorra, vi è una presenza strutturata del Clan Gionta.

Bibliografia

Note

  1. Rossi, Portanova, Stefanoni, p.39
  2. La Provincia di Monza e Brianza venne istituita nel 2009. Fino ad allora gran parte del territorio di provincia, inclusa Macherio, erano parte della Provincia di Milano.
  3. Portanova, Rossi, Stefanoni, p.38
  4. Andrea Ghinetti, Ordinanza di applicazione coercitiva con mandato di cattura - Procedimento Penale n. 43733/06 R.G.N.R., Tribunale di Milano - Ufficio GIP, 5 luglio 2010, p.301
  5. Primo Rapporto Cross. p.28
  6. "Una banca della camorra nel cuore della Milano bene: bar e panchine come sportelli, 4 arresti", La Repubblica, 16 novembre 2015
  7. Primo Rapporto Cross, p.27
  8. Ibidem
  9. Primo Rapporto Cross, p.28