Mafie in Germania

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La mafia in Germania vuole che i tedeschi pensino che non esista. Non ha più bisogno di essere violenta. Può sedurre con il capitale

(Roberto Scarpinato)[1]

La Germania, pur essendo la prima potenza economica europea, non è stata affatto immune al processo di espansione e di colonizzazione delle organizzazioni mafiose italiane, in particolare della 'ndrangheta, nonostante venga rappresentata a livello comunitario come nazione da prendere ad esempio non solo sul fronte economico ma anche politico e morale.

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Le tappe dell'espansione mafiosa in Germania

L'attuale e attiva presenza mafiosa in Germania, svelata agli occhi del mondo solamente nel 2007 a seguito del clamore suscitato dalla Strage di Duisburg, è il risultato di un lungo processo di colonizzazione che trova le sue origini a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta del Novecento, all'interno di un contesto storico di ricostruzione, apertura e dialogo tra gli Stati europei.

L'accordo bilaterale tra Repubblica Federale Tedesca e Repubblica Italiana del 1955

In particolare, nel 1955 venne stipulato un accordo bilaterale tra Repubblica Federale Tedesca e Repubblica Italiana[2] per agevolare l’arrivo di manodopera italiana in Germania, avendo quest’ultima raggiunto la piena occupazione e necessitando dunque di ulteriore forza lavoro. A ciò si aggiunse, nel 1957 la firma dei Trattati di Roma con la conseguente creazione del Mercato Europeo Comune.

Gastarbeiter italiani
Gastarbeiter italiani, foto degli anni '60

Seguendo i flussi migratori dell'epoca, inizialmente in maniera del tutto casuale esattamente come avvenne nel Nord Italia, gli esponenti delle organizzazioni mafiose italiane si mimetizzarono tra i propri compaesani che andavano strutturandosi in comunità che ricalcavano i paesi e la lingua d'origine.

Mete principali furono le regioni occidentali della Germania, specialmente il Nordreno-Vestfalia, regione ricchissima di industrie e bacini minerari come quello della Ruhr e della florida economia sulle sponde del Reno, ma anche il Baden-Württemberg, l’Assia, la Bassa Sassonia e la regione della Saar.

Dapprincipio, il flusso migratorio fu abbastanza omogeneo, vedendo al suo interno sia lavoratori provenienti dal Sud come dal Nord Italia. Tuttavia, a partire dagli anni Sessanta furono soprattutto lavoratori del Sud Italia a scegliere la via dell’espatrio: circa il 70-80% delle partenze dal nostro Paese riguardavano il Meridione, con una quota maggioritaria e sempre crescente per quanto riguardava Puglia, Campania, Sicilia e Calabria.

Le persone che sceglievano di migrare erano tendenzialmente giovani uomini, in età lavorativa, il cui unico obiettivo all’estero era quello di lavorare per poter rimandare parte dei propri guadagni alle famiglie rimaste in Italia, per le quali spesso quella somma mensile costituiva l'unica entrata.

La natura del contratto dei Gastarbeiter (lavoratori ospiti) italiani in Germania prevedeva un soggiorno di breve o media durata. Con il passare del tempo però, i ricongiungimenti famigliari divennero sempre più frequenti ed avvenne una sorta di “normalizzazione” demografica dei flussi che portò al trasferimento di intere famiglie che raggiunsero il capostipite[3]. Fu così che interi nuclei familiari vennero ricostituiti in Germania.

La ricostituzione dei nuclei familiari venne sfruttata anche dagli esponenti delle organizzazioni mafiose italiane, che si stabilirono nelle stesse zone dove vi era un'elevata presenza di connazionali, se non addirittura compaesani, in modo da poter replicare le stesse pratiche estorsive ed intimidatorie che esercitavano in patria. Non tutto avveniva alla luce del sole: è stato appurato che molti si recavano in Germania illegalmente, per non dover seguire tutta la trafila burocratica prevista dall'accordo, che comprendeva anche severe visite mediche e test attitudinali.

L'accordo di Schengen nel 1985

Il 14 giugno 1985 i tre paesi del Benelux, la Germania Ovest e la Francia firmarono il cosiddetto "Accordo di Schengen", che prevedeva la creazione di uno spazio comune attraverso una progressiva eliminazione dei controlli alle frontiere comuni tra i cinque Stati interessati, sia per le merci sia per le persone. L'accordo, che negli anni successivi fu sottoscritto anche da altri Stati dell'allora Comunità Economica Europea, dal 1999 venne integrato nel quadro istituzionale e giuridico dell'Unione Europea.

Le nuove libertà di movimento di persone, merci e capitali furono subito colte dalle organizzazione mafiose italiane, che seppero coglierne prima di altri i vantaggi.

La caduta del Muro di Berlino

Muro di Berlino
Una delle immagini simbolo della caduta del Muro di Berlino, il 9 novembre 1989.

Quando il 9 novembre 1989 cadde il Muro di Berlino, simbolo della Guerra Fredda, le mafie italiane, perfettamente integrate nel tessuto socio-economico e culturale tedesco, colsero subito l'occasione per sfruttare il nuovo varco ad Est per espandere i propri traffici, iniziando a fare in Germania quello che poi avrebbero fatto all'indomani della dissoluzione dell'Unione Sovietica.

La situazione attuale

Le associazioni di stampo mafioso italiane, tra tutte Cosa Nostra, la 'ndrangheta e la camorra, presentano, nella loro diversità organizzativa, delle similitudini nelle modalità di insediamento e radicamento in Germania. Principalmente dedite al traffico di droga e di armi, creano dei corridoi sicuri investendo l'ingente quantità di denaro sporco in attività formalmente legali, così da trasformare un ristorante o una pizzeria in una base di stoccaggio di droga e armi, oltre che un punto di riferimento ed incontro per la comunità mafiosa insediatasi nella città. In tutte le organizzazioni, poi, le varie famiglie emigrate mantengono uno stretto legame con l'organizzazione originaria, mantenendo rapporti diretti e costanti.

L'organizzazione mafiosa più forte e radicata in Germania è la 'ndrangheta, la cui presenza si snoda attraverso tutti i Länder, da nord a sud, ma risulta più concentrata nelle regioni del nord-ovest, dove sono presenti le principali aree industriali e aziende del paese per via anche della presenza dei bacini minerari più ricchi.

Oggi, tuttavia, è una zona strategica anche per il commercio di cocaina: sfruttando i porti di Anversa in Belgio e di Rotterdam nei Paesi Bassi che si trovano a pochi chilometri, gli 'ndranghetisti inondano di cocaina l'intero continente sfruttando le rotte atlantiche. Proprio per questo le 'ndrine di San Luca da tempo hanno costituito basi logistiche per organizzare al meglio il traffico internazionale di cocaina, sfruttando la propria preesistente presenza sul territorio.

Dal punto di vista della geografia mafiosa, tutte le organizzazioni mafiose presenti in Germania hanno dimostrato di sapersi dividere non solo aree di influenza territoriale, ma anche specifici settori criminali: la 'ndrangheta detiene l'assoluto predominio nel traffico internazionale di stupefacenti, Cosa Nostra ha il monopolio nel settore dell'edilizia, mentre la camorra si occupa della vendita di merci contraffatte[4].

La cooperazione giudiziaria tra Italia e Germania

Nonostante l'intensificazione dei rapporti tra le forze dell’ordine tedesche e quelle italiane che ha portato a diverse operazioni antimafia internazionali, il principale problema in Germania è la scarsa consapevolezza della presenza mafiosa sia da parte dell'opinione pubblica, sia delle autorità tedesche, anzitutto per un ritardo culturale nel classificare le mafie italiane come un problema etnico tipicamente italiano, senza grandi effetti sul tessuto sociale, economico, politico e culturale tedesco.

A questo si aggiunge che in Germania, al contrario che in Italia, non esiste una legge che condanni penalmente l'appartenenza a un'associazione di stampo mafioso come il 416-bis, così come è assente la confisca dei beni. Le organizzazioni mafiose italiane quindi hanno maggiore libertà di movimento che in Italia, nonostante, all'indomani della Strage di Duisburg, fosse nata anche un'associazione antimafia ad hoc, Mafia? Nein Danke!, impegnata nella sensibilizzazione della società civile tedesca sul tema, e siano oggi diverse le realtà che hanno acceso i riflettori sulla presenza mafiosa, soprattutto della 'ndrangheta, in Germania.

Cosa Nostra in Germania

La Germania non fu mai una destinazione privilegiata delle famiglie mafiose più potenti di Cosa Nostra, che privilegiavano anzitutto gli Stati Uniti e il Sud America. Furono invece le famiglie delle altre province siciliane, oppure esponenti della Stidda, a sceglierla come obiettivo per le proprie strategie di espansione all'estero.

Questa presenza risale agli anni Ottanta del Novecento, quando le famiglie del mandamento di Niscemi inviarono in territorio tedesco i cosiddetti "reggenti", con il compito di mantenere saldi collegamenti con i clan di origine[5]. Sfruttando la loro presenza sul territorio, i reggenti crearono delle vere e proprie reti logistiche che, stando nell'ombra, poterono essere utilizzate in molti modi, anzitutto nascondendo latitanti e poi gestire in tranquillità il traffico di droga.

La pista tedesca di Borsellino

Paolo Borsellino
Paolo Borsellino

Nel 1992, poco prima di morire, Paolo Borsellino stava seguendo una “pista tedesca”, nell'ambito delle indagini che riguardavano l'omicidio di Rosario Livatino, ucciso dalla Stidda, e del Maresciallo dei Carabinieri Giuliano Guazzelli, inizialmente attribuito sempre alla Stidda ma poi rivelatosi opera di Cosa Nostra. Lo confermò anche l'allora capo della Bundeskriminalamt (un reparto delle forze di polizia tedesche), Hans Ludwig Zachert: Borsellino diede informazioni per catturare dei mafiosi nel Nordreno-Vestfalia e nel Baden-Württemberg[6]. Il giudice siciliano gli confidò “che aveva capito tutto su Agrigento”, ma poco dopo venne ucciso nella Strage di Via D'Amelio.

Le dichiarazioni di Antonino Giuffrè

Fu il collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè[7] che, parlando del fratello di Bernardo Provenzano, anche lui emigrato in Germania, diede una chiara descrizione di ciò che avveniva nel paese tedesco:

Non è che ‘u frati di Provenzano se ne va in Germania per andarsene a zappare o a fari ‘u manovali, no?... e quante persone ci sono che se ne vanno in Germania per creare punti di riferimento e a sua volta crearsi conoscenze […] la mafia sarà una multinazionale… il cervello sarà in Sicilia, si sa abbastanza adeguare ai cambiamenti e per questo non è mai scomparsa… perché sa superare questi cambiamenti… ora sarà in un altro contesto… europeo… non è un caso che noi troviamo nuclei agrigentini in Belgio, nuclei siciliani in Germania e nell’Europa dell’Est, magari perché da noi c’è una legislazione e delle strutture che ostacolano questo adattamento

Nonostante il ruolo del fratello di Bernardo Provenzano in Germania non fu mai collegato a delle attività mafiose, Giuffrè, che fu arrestato nel 2002, dipinse un quadro molto preciso e sottolineò una questione molto importante, ovvero la capacità della mafia di insediarsi in territori legislativamente e culturalmente impreparati a riconoscere e perseguire il reato di associazione di stampo mafioso.

Le attività di Cosa Nostra in Germania

La mafia siciliana in Germania inizialmente si occupò solo di traffici illeciti (droga, armi e rapine), ma ben presto si infiltrò nel sistema produttivo e imprenditoriale, tramite l'acquisizione di ristoranti e pizzerie, utilizzati anzitutto per lo stoccaggio di stupefacenti.

Non solo: stando alle indagini della Questura di Colonia, le famiglie siciliane, in particolare quelle originarie delle provincie di Enna, Caltanissetta e Agrigento, investono attivamente anche nel settore edile: gli arrestati erano tutti già conosciuti dalle autorità tedesche per altri reati quali l’evasione fiscale e contributiva e le sistematiche violazioni ai diritti dei lavoratori[8].

La presenza di Cosa Nostra sul territorio tedesco

Le famiglie di mafia siciliane hanno i propri centri nevralgici in città quali Amburgo, Mannheim, Norimberga, Spiesen-Elversberg e Wuppertal, collocandosi quindi in una zona molto ampia ma prevalentemente nelle regioni occidentali del paese. Le famiglie in questione non sono tra le più potenti di Cosa Nostra, ma hanno comunque il loro peso e la loro importanza: gli Emanuello di Caltanissetta, gli Aparo-Nardo-Trigila di Siracusa, le famiglie di Vittoria, in provincia di Ragusa, e di Niscemi e Gela, in provincia di Caltanissetta, nonché le cosche agrigentine di Favara e di Siculiana[9].

Più nel dettaglio, la presenza di Cosa Nostra è accertata nelle seguenti città:

  • Amburgo, dove vi è la presenza del clan catanese dei “Cursoti”;
  • Colonia, con la presenza dei clan di Licata e Favara, della provincia di Agrigento;
  • Mannheim, con il clan degli Emmanuello di Gela, in provincia di Caltanissetta;
  • Norimberga, dove è segnalata la presenza di affiliati della provincia di Siracusa e dove fu arrestato nel maggio del 2005 il latitante Massimo Cutelli, facente parte del clan Aparo-Nardo-Trigila;

La presenza della mafia siciliana nella Germania Est sembrerebbe confermata anche da un’intercettazione tra un boss catanese e un suo sodale a Berlino riportata da Roberto Saviano durante un’intervista al settimanale tedesco Die Zeit[10]:

Boss: “Compra!

Affiliato: “Ma che cosa? Qui non c’è proprio niente. Nessun ristorante, nessun negozio. È un deserto

Boss: “Compra e basta, il resto lo facciamo noi

Questa intercettazione è molto simile a un'altra attribuita a un boss della 'ndrangheta, proprio il giorno della caduta del muro:

"Devi comprare tutto, tutto, tutto, compra discoteche, bar, pizzerie, tutto, tutto, tutto"[11].

Recentemente è emerso anche che i Rinzivillo di Gela, inizialmente dediti a realizzare articolati investimenti nei settori delle costruzioni e alimentare, nel corso del tempo si sono talmente radicati sul territorio al punto di realizzare una vera e propria “cellula tedesca”, la quale, avvalendosi di stabili relazioni con narcotrafficanti, anche calabresi, era riuscita a conquistarsi ampi spazi nel ramo del traffico di sostanze stupefacenti[12].

Gli arresti dei latitanti

In Germania vi furono anche numerosi arresti di latitanti siciliani, 14 tra il 2000 e il 2017. Tra loro vi sono[13]:

  • Francesco Sacco, affiliato alla famiglia Carbonaro-Dominante di Vittoria, arrestato nel dicembre 2004;
  • Massimo Cutelli, del gruppo Aparo-Nardo-Trigila, attivo nella provincia di Siracusa, arrestato a Norimberga nel giugno del 2005;
  • Maurizio Vitello, della famiglia di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento, arrestato a Monaco di Baviera nel marzo del 2006;
  • Joseph Focoso, killer di Cosa Nostra coinvolto nell’omicidio del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli e nel sequestro e successiva uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, catturato nel 2005 a Spiesen Elverberg, comune tedesco di 12.819 abitanti situato nel land del Saarland;
  • Antonio Amato, esponente della famiglia di Niscemi, catturato anche lui nel 2005, ma a Wuppertal, città extra-circondariale di oltre 350mila abitanti della Renania Settentrionale-Vestfalia[14].

Camorra in Germania

Seppur sia un paese pieno di opportunità criminali, la Germania non è ad oggi una delle mete di radicamento principali della Camorra, che preferisce la Spagna per i propri traffici e i propri interessi. Tuttavia, la Direzione Investigativa Antimafia ha segnalato la presenza di camorristi in molte città tedesche come Berlino, Amburgo, Dortmund e Francoforte. Proprio nella capitale tedesca sono stati identificati soggetti riconducibili all'Alleanza di Secondigliano, in particolare delle famiglie Licciardi, Contini e Mallardo. Per quanto riguarda Amburgo, oltre ad esponenti dell'Alleanza, sono attivi anche altri clan come i Rinaldi, gli Ascione, i Cava, i Moccia, i Fabbrocino, i Casalesi, i Sarno, i Gionta e i Di Lauro[15]. In queste città, la collaborazione tra le forze di polizia tedesche e italiane ha portato all’arresto di dieci latitanti tra il 1997 e il 2017.

Le attività della Camorra in Germania

Le principali attività della Camorra in Germania sono legate alla produzione e al commercio di merce contraffatta, oltre al consueto traffico di stupefacenti.

Grazie alle inchieste del pm Filippo Beatrice, venne accertato che la merce contraffatta, d’abbigliamento e non solo, veniva fabbricata in Campania, nelle città di Casoria, Arzano e Melito, per poi essere distribuita in giro per il mondo, nei paesi esteri “magazzini”, dove venivano venduti come Valentino o Versace originali, agli stessi prezzi dei prodotti originali[16].

In Germania la rete si espande in città fulcro quali Chemnitz, Amburgo, Dortmund e Francoforte, dove i vari clan hanno creato avamposti per la distribuzione dei falsi, rifornendo e collaborando con i “magliari”, venditori ambulanti di vestiti e di capi in pelle[17].

Gli stessi avamposti che la Camorra utilizza per lo smercio di prodotti contraffatti vengono utilizzati per dirigere il traffico di sostanze stupefacenti che parte dall'Est Europa e raggiunge il resto del continente passando dalla Germania. Si intuisce da qui come anche per questa organizzazione, la caduta del muro di Berlino e del blocco sovietico, abbia rappresentato un’opportunità da cogliere all'istante per ampliare la propria influenza, in termini di profitto e potere.

A tal proposito, il collaboratore di giustizia Raffaele Giuliano descrisse così l’attività camorristica in Germania: “Dopo la caduta del Muro di Berlino abbiamo cominciato ad operare nella Germania dell’Est […] utilizzando i canali dei napoletani che già operavano in Germania abbiamo costruito un vero e proprio monopolio dell’abbigliamento in finta pelle […] venduta come vera […] dei falsi trapani Bosch […] delle macchine fotografiche[18].

La contraffazione non si limita dunque all'abbigliamento "made in Italy" ma interessa anche elettrodomestici e dispositivi elettronici, come i trapani della marca Bosch, le macchine fotografiche Nikon e Canon, oltre alle scope elettriche Folletto della famosa marca Vorwerk[19].

La presenza della camorra sul territorio tedesco

Per quanto riguarda la Camorra invece, la Direzione Investigativa Antimafia risulta essere molto più precisa sulla locazione attuale di alcune famiglie collegate all’organizzazione campana, in particolare nelle città di Berlino, Amburgo, Dortmund e Francoforte.

A Berlino sono attivi gruppi riconducibili alla cosiddetta Alleanza di Secondigliano (clan Licciardi, Contini e Mallardo), così come ad Amburgo (clanRinaldi, Ascione, Cava, Moccia, Fabbrocino, Casalesi, Sarno, Gionta e Di Lauro)[20]. Questi clan sarebbero dediti alla commercializzazione di merci contraffatte prodotte nell’area del napoletano (in particolare abbigliamento, borse, macchine fotografiche e trapani elettrici).

Mafie pugliesi in Germania

Benché residuale, in Germania è stata accertata la presenza di alcuni gruppi legati alle organizzazioni mafiose originarie della Puglia, dediti in particolare al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e di armi[21].

Questa lieve presenza avrebbe favorito la latitanza di affiliati al gruppo Pellegrino e di elementi del clan De Tommasi-Notaro, entrambi della provincia di Lecce. Si segnalano inoltre presenze del clan brindisino Rogoli-Buccarelli-Donatiello nella Germania occidentale, in particolare nella regione del Meclemburgo-Pomerania, mentre una frangia dei Mesagnesi sarebbe registrata nel Baden-Württemberg. Quali aree interessate marginalmente dal fenomeno si segnalano quindi il Nordreno-Vestfalia, la Renania-Palatinato, il Baden-Württemberg, l’Assia e la Baviera[22].

Tra il 2000 e il 2015 sono stati arrestati 9 latitanti affiliati alle mafie pugliesi in Germania.

'ndrangheta in Germania

Tra le organizzazioni mafiose italiane, la 'ndrangheta è la più potente, radicata e organizzata in Germania.

La sua presenza risale agli anni Sessanta del secolo scorso, quando iniziò un flusso migratorio da Reggio Calabria, Locri e San Luca verso le regioni occidentali tedesche, che si intensificò particolarmente dopo la caduta del Muro di Berlino, a causa delle immense possibilità di investimento nella Germania dell'Est: dal 1989 gli affiliati alla 'ndrangheta cominciarono ad acquistare qualsiasi tipo di immobile, dai palazzi antichi agli alberghi ai ristoranti e pizzerie, radicandosi anche nel settore degli investimenti finanziari e, ovviamente, delle costruzioni e del movimento terra.

Vennero così a crearsi dei fortini 'ndranghetisti sul territorio, che negli anni sono diventati centri logistici del traffico di stupefacenti verso il mercato dell'Est Europa, che stava rapidamente passando al capitalismo e all'economia di mercato.

La presenza della 'ndrangheta sul territorio tedesco

Negli anni la Direzione Investigativa Antimafia ha confermato nelle sue diverse relazioni semestrali una marcata presenza di alcune delle 'ndrine più potenti dell'organizzazione in Germania[23].

In particolare, è stata accertata la presenza della 'ndrangheta sia nell'area occidentale, con locali attive nelle città di Francoforte, Radolfell, Rielasingen, Ravensburg, Engen e Duisburg, sia in quella orientale, in Turingia e Sassonia. Con l'operazione Rheinbrücke della DDA di Reggio Calabria, scattata il 7 luglio 2015 è stata accertata anche l'operatività della "Società di Singen"[24], città del Baden-Württemberg, al confine con la Svizzera.

Le 'ndrine più attive in Germania sono quelle dei Pelle-Vottari-Romeo e Nirta-Strangio originari di San Luca, in provincia di Reggio Calabria, noti alle cronache per via della Strage di Duisburg, e quelle dei Pesce-Bellocco di Rosarno e dei Farao-Marincola di Cirò Marina, attive prevalentemente nei Land del Baden-Württemberg, Assia, Baviera e Nord Reno-Westfalia[25].

In queste regioni, la collaborazione tra le forze di polizia tedesche e italiane ha portato all'arresto di quattordici latitanti, tra il 2000 e il 2019[26]. Tra le operazioni antimafia recenti, con l'operazione Selfie, scattata il 31 maggio 2019, venne arrestato anche Michele Carabetta, ritenuto dagli investigatori elemento di spicco dei Pelle-Vottari-Romeo di San Luca, accusato di essere il promotore di una filiera produttiva di marijuana destinata alle piazze di spaccio romane e pontine[27], estradato in Italia il 18 giugno successivo[28].

Secondo una inchiesta di Frankfurter Allgemeine Zeitung e Mitteldeutscher Rundfunk, dopo la strage di Duisburg i vertici della 'ndrangheta avrebbero costituito una Camera di Controllo anche in Germania, composta da 9 persone[29]. I componenti opererebbero nelle regioni occidentali e meridionali, e solo uno nell'Est, ad Erfurt, e si riunirebbero proprio a Duisburg. I compiti della Camera sarebbero gli stessi delle altre sparse in giro per il mondo: dirimere divergenze tra le 'ndrine e garantire l'osservanza delle regole, così da non alzare i riflettori sulle loro attività in Germania.

Le attività della 'ndrangheta in Germania

La principale attività criminale della 'ndrangheta in Germania è il traffico internazionale di stupefacenti, di cui il Paese rappresenta, per via della sua posizione geografica, il principale crocevia europeo, nonché punto di approdo della maggior parte dei carichi di droga provenienti dal Sud America. Accertata è l'importanza del porto di Amburgo, uno dei più importanti in Europa per volume di merci, anche per la sua vicinanza geografica al porto olandese di Rotterdam, altro punto nevralgico della cosiddetta rotta atlantica del traffico di stupefacenti, insieme ad Anversa e Amsterdam[30]. Recentemente, nell'operazione Los Blancos della DDA di Firenze anche il porto di Brema è risultato essere uno dei nodi della rete del narcotraffico[31].

La seconda attività più rilevante è il riciclaggio di denaro sporco, con l'acquisizione di immobili, attività commerciali, bar, ristoranti e attività economiche formalmente legali, ma gestite col metodo mafioso. Tutte le pizzerie, i ristoranti, le società di forniture alimentari e le ditte di import-export sono intestate a fratelli, sorelle, cognati e parenti degli affiliati alle 'ndrine, tanto che gli investigatori in un rapporto scrissero:

«non è più, in alcuni casi, sufficiente indicare l’anno di nascita, occorrendo precisare il giorno e il mese… è da ritenersi quindi, con elevata probabilità, che, molti di quelli nei cui confronti non risultano procedimenti penali, siano famigliari di noti capi clan, anch’essi impegnati nella gestione dell’impresa mafiosa… È, nella sostanza, l’aspetto legale dell’organizzazione, quello che consente di presentarsi alle autorità del Paese ospitante come immuni da pregiudizi penali, con tutti gli effetti positivi che possono derivare da questa posizione»[32].

Già nel 2000 le autorità tedesche, in un rapporto su 120 cittadini originari di San luca, scrivevano che la gran parte di loro lavoravano come pizzaioli o camerieri in ristoranti o pizzerie gestiti da altre persone sempre di San Luca. Il dato sorprendente per le forze di polizia tedesche era la facilità, poi confermata da un rapporto del ROS dell'anno successivo, con cui camerieri, pizzaioli e inservienti che dichiaravano al fisco uno stipendio mensile di appena un milione di vecchie lire italiane fossero in grado di ricomprare quegli stessi locali per centinaia di milioni di lire dell'epoca, dopo pochi mesi di lavoro. Come venne accertato in diverse inchieste giudiziarie successive, già nei primi anni Novanta molti di questi locali erano basi logistiche per il traffico internazionale di droga.

Sotto questo punto di vista, illuminanti le parole di due affiliati, intercettate nel corso di alcune operazioni antimafia. Il primo, Vincenzo Farao, figlio del boss di Cirò Marina, spiegava che "in Germania possiamo fare tutto [33]; il secondo, Luigi Muto, in un’altra intercettazione diceva che "se tieni la cosa della Germania, là puoi fare i miliardi […] la Germania è una lavanderia"[34].

L'assoluto controllo del territorio in Germania è emerso anche in indagini relative al traffico di rifiuti, in particolare nell'Operazione Feudo della DDA di Milano. In quell'indagine un affiliato faceva presente a uno dei capi dell'organizzazione che «noi possiamo avere accesso al termovalorizzatore di Dusseldorf […] Quantità illimitate»[35].

Le ragioni del primato della 'ndrangheta

Le ragioni del primato della 'ndrangheta in Germania vanno ricercate nella sua struttura organizzativa, fondata sul legame strettissimo tra affiliati delle 'ndrine in giro per il mondo e la Calabria. Ogni iniziativa, dagli investimenti nell'economia legale all'apertura di nuovi traffici criminali, viene concordata con la "madrepatria", da cui le 'ndrine in trasferta dipendono in tutto e per tutto. Non parliamo solo di affari, ma anche delle regole e dei sistemi di valori che vanno a definire la cultura 'ndranghetista.

A differenza di Cosa Nostra, che tende a integrarsi nel tessuto sociale in cui opera, facendo propri usi e costumi del luogo (si pensi a Cosa Nostra Americana), la 'ndrangheta replica le proprie strutture ed è in grado di ricreare il tessuto sociale da cui proviene in ogni parte del mondo.

Dopo la Strage di Duisburg

Dopo decenni di silenziosa espansione in Germania, la Strage di Duisburg del 15 agosto 2007 squarciò il velo dell'omertà, ma la reazione successiva della politica e dell'opinione pubblica non fu la medesima che si ebbe, ad esempio, a Milano e in Lombardia dopo l'operazione Crimine-Infinito.

La ragione, secondo Francesco Forgione, si deve al fatto che le organizzazioni mafiose si trovano solo al quarto posto nella classifica delle organizzazioni criminali più potenti sul territorio tedesco: dovendo fronteggiare gruppi ben più radicati che destano maggior allarme sociale (turchi, rumeni, russi), le autorità tenderebbero a concentrare lì la maggior parte degli sforzi[36].

Ciononostante, sarebbero stati fatti dei significativi passi avanti da parte del Bundestag tedesco nel contrasto alle mafie italiane, anche in ragione del fatto che le autorità italiane si sono concentrate molto negli anni successivi a ricostruire movimenti e affari delle organizzazioni mafiose all'estero.

Il difficile lavoro dei giornalisti

La scarsa consapevolezza dell'opinione pubblica tedesca si deve anche all'enorme difficoltà per i giornalisti di poter approfondire l'argomento, senza subire censure. La giornalista Petra Reski, ad esempio, nel 2009 fu obbligata dalle autorità a censurare parte del suo libro "Mafia: Von Paten, Pizzerien und falschen Priestern".

I motivi che possono portare alla censura sono anzitutto due:

  1. poiché il reato di associazione mafiosa non è previsto dal codice penale tedesco, non è possibile per la stampa definire mafioso chi non sia già stato condannato in Italia;
  2. non è possibile raccontare la storia di chi è stato condannato per mafia e ha scontato la sua pena, a meno che non si tratti di un personaggio pubblico.

Emblematico il caso del documentario dell'emittente televisiva Mitteldeutscher Rundfunk (MDR) che si occupava della città di Erfurt, dove la 'ndrangheta ha stabilito un vero e proprio monopolio nel campo della ristorazione. Anziché ricorrere allo strumento dell'intimidazione classica dei giornalisti, in questo caso gli uomini della 'ndrangheta fecero ricorso alla citazione in giudizio, ottenendo la censura di fatti e persone[37].

Famoso anche il caso del giornalista tedesco Jürgen Roth[38], anche lui citato in giudizio da diversi presunti affiliati alla 'ndrangheta, il quale ha subito spesso la censura da parte delle autorità.

Le più importanti operazioni antimafia contro la 'ndrangheta in Germania negli ultimi anni

Tra le principali operazioni antimafia contro la 'ndrangheta in Germania, le più importanti sono sicuramente Stige e la European 'ndrangheta Connection, anche nota come Pollino.

L'operazione Stige nel gennaio 2018

Il 9 gennaio 2018 un mega-blitz della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro portò all'arresto di ben 169 persone, tredici delle quali in Germania, nelle regioni del Baden-Württemberg e dell’Assia.

L'inchiesta, coordinata dal Procuratore Capo Nicola Gratteri insieme al procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e ai sostituti Domenico Guarascio, Fabiana Rapino e Alessandro Prontera, aveva come principali indagati alcuni esponenti affiliati alla 'ndrina dei Farao-Marincola di Cirò Marina, in provincia di Crotone.

Le ordinanze in Germania vennero eseguite grazie ad Eurojust, che consentì il coordinamento tra la Procura di Catanzaro e le procure di Kassel, Stoccarda, Monaco e Dusseldorf.

Secondo quanto emerso dalle indagini, la 'ndrina possedeva alcune aziende di distribuzione alimentare che imponevano i propri prodotti vinicoli e alimentari con una serie di intimidazioni di tipo mafioso, specialmente nei confronti di ristoratori di origine italiana[39].

La penetrazione nel mercato tedesco dei Farao-Marincola sarebbe stata portata avanti grazie a numerose attività commerciali, tutte attive nel settore alimentare, che anche in questa indagine si confermava come il settore economico più sfruttato dalla 'ndrangheta per riciclare il denaro sporco.

Diverse intercettazioni confermarono il modus operandi della 'ndrina e la sua infiltrazione nel settore. In un dialogo intercettato tra Vittorio Farao, principale referente della famiglia in Germania, e il suo braccio destro Piero Vasamì emerse che non solo il vino prodotto dall'azienda veniva imposto a suon di intimidazioni, ma che oramai veniva spontaneamente richiesto anche da diversi ristoratori "perchè ormai, ormai ce lo abbiamo piazzato il vino gli piace a tutti e si è fatto il nome il vino hai capito?"[40]

La 'ndrina era attiva anche nel commercio di caffè, paragonato da uno degli indagati, Giovanni Spina, alla cocaina per portata economica:

"Il caffè guagliò, è come la roba bianca guagliò, è la stessa cosa"[41]

Oltre al vino e al caffè, la 'ndrina commercializzava anche olio e prodotti caseari prodotti da sue aziende attive nella città di origine, con la quale fu documentato lo stretto legame: i proventi delle attività lecite e illecite andavano infatti ad alimentare la c.d. bacinella comune[42] dell'organizzazione. Le modalità di commercializzazione di tali prodotti non erano caratterizzate semplicemente da un tipo di marketing aggressivo ma si perpetravano delle vere e proprie condotte estorsive, utilizzando regolarmente il metodo dell’intimidazione.

L'Operazione Pollino (poi European 'ndrangheta Connection) nel dicembre 2018

La Germania di fronte al fenomeno mafioso

La politica tedesca e la lotta alle mafie

La politica tedesca, come del resto quella italiana negli anni '80 e '90, ha dimostrato di riuscire ad occuparsi di mafia solo a seguito di un'emergenza e del relativo clamore mediatico, come nel caso della Strage di Duisburg. Questo approccio decisamente inefficace ha portato i principali partiti tedeschi a perdere di vista il quadro più ampio e ben nascosto delle attività legali e illegali delle organizzazioni mafiose italiane in Germania.

Tra i vari partiti, i Verdi tedeschi negli anni si sono dimostrati i più attivi nel sollecitare le autorità governative tedesche sul tema dell'infiltrazione mafiosa in Germania.

L'interrogazione dei Verdi del 2017 al Bundestag

A dieci anni dai fatti di Duisburg, il 24 luglio 2017 il partito dei Verdi (die Grüne) presentò al Bundestag una richiesta ufficiale al Governo federale specificatamente diretta a comprendere la reale entità del fenomeno mafioso in Germania[43], a seguito della quale emerse che in dieci anni il numero di affiliati alle principali organizzazioni mafiose era quasi quadruplicato.

Nel 2008 infatti la Polizia Federale tedesca aveva messo nero su bianco che gli affiliati mafiosi alle varie organizzazioni in Germania erano 136. Nove anni dopo ne erano stati censiti 562, un numero che teneva conto però solamente di quei criminali conosciuti alle forze di polizia. Il Governo federale registrò una crescita del 520% degli affiliati a Cosa Nostra, (almeno 124 membri) e del 455% per la 'ndrangheta (almeno 333 affiliati divisi in 51 gruppi). Per quanto riguardava la camorra, gli affiliati censiti furono 87, divisi in 31 gruppi criminali, mentre per le varie mafie di origine pugliese il numero si fermava a 18.

La risposta del Governo federale certificò anche la debolezza dell'azione penale nei confronti della 'ndrangheta, contro gli esponenti della quale erano stati avviati 65 procedimenti penali (45 dei quali tra il 2009 e il 2015), tutti celebrati nelle “tipiche” regioni di insediamento (Baden-Württemberg, Nordreno-Vestfalia, Baviera, Amburgo, Assia, Bassa Sassonia e Saarland). A questi numeri il Governo aggiungeva 18 inchieste riguardanti la camorra suddivise negli stessi Länder.

Al di là dei dati strettamente processual-penalistici, il Governo federale tedesco dimostrò in quell'occasione una totale ignoranza sulla capacità di infiltrazione del tessuto economico e sociale delle organizzazioni mafiose italiane. Ad esempio, non riuscì a stimare i profitti generati in Germania, né a ricostruire l'evoluzione dei vari gruppi mafiosi nell'arco dei dieci anni successivi a Duisburg. Nessun dato fu fornito inoltre sui patrimoni immobiliari dei vari affiliati censiti, né si sentì il bisogno di varare una legge sulla confisca dei beni sul modello italiano. Vi fu qualche riferimento a "casi isolati" nel campo della ristorazione, della gastronomia e dell'edilizia, sottovalutando anche quanto emergeva dalle indagini italiane.

L'interrogazione dei Verdi nel 2018 in Baviera

Subito dopo l'operazione Stige, il capogruppo del partito al parlamento della Baviera Katharina Schulze presentò un’interrogazione[44] simile a quella generale presentata al Bundestag, ricevendo dei dati precisi e, anche in questo caso, non incoraggianti.

La Baviera, in quanto seconda regione in termini economici e demografici, risultò essere una regione cruciale per comprendere l'espansione del fenomeno mafioso in Germania. La regione non verrebbe utilizzata solo come “area di riposo e di ritiro” dai vari affiliati, ma è stata anche pesantemente sfruttata dal punto di vista economico, attraverso diversi investimenti[45]. Le città più colpite dal fenomeno sarebbero Monaco di Baviera, Augusta e Norimberga, nonché l’Alta-Baviera[46].

L’interrogazione parlamentare non si limitò a raccogliere dati sulla presenza mafiosa in Baviera, ma riconobbe anche la minaccia che le organizzazioni mafiose italiane rappresentavano sul territorio, cercando di stimare il loro danno potenziale all’economia regionale, che nel 2016 si sarebbe attestato attorno ai 171 milioni di euro. Molto più ridotto il valore dei beni confiscati, appena 320mila euro per la 'ndrangheta e 40mila euro per la camorra (tra il 2009 e il 2010)[47].

L’interrogazione sottolineò inoltre come all'epoca non vi fosse una collaborazione continuativa tra Italia e Germania, che invece sarebbe fondamentale, al pari di esperti del settore all’interno degli uffici della polizia federale e un maggior controllo del territorio da realizzare con agenti addestrati al ruolo.

L'interrogazione dei Verdi nel 2021 al Bundestag

Nell'agosto 2021 i Verdi presentarono una nuova interrogazione al Governo federale sullo stato della presenza mafiosa in Germania. Il Governo di Angela Merkel rispose aggiornando a 770 il numero di presunti affiliati alle organizzazioni mafiose italiane, 505 dei quali 'ndranghetisti, 109 mafiosi siciliani, 101 camorristi, 30 stiddari e 16 mafiosi pugliesi[48].

Le autorità di polizia tedesche e la lotta alle mafie

Conseguentemente all’operazione Stige, Sabine Vogt, coordinatrice del dipartimento sulla criminalità presso la polizia federale (BKA), spiegò la difficoltà all’interno della polizia tedesca nel rintracciare e debellare i vari gruppi mafiosi presenti sul territorio, pur registrando una consapevolezza sul fenomeno molto forte[49].

Anzitutto, la sola appartenenza a un'organizzazione mafiosa non è sufficiente affinché la polizia inizi un'indagine, dato che questo reato associativo in Germania non esiste. Inoltre, dati i suoi legami con la politica e l'economia, l'organizzazione mafiosa meglio di altri gruppi riesce a radicarsi nella società tedesca, che ne ignora la vera influenza e potere.

La Vogt riconobbe la necessità di un'apertura da parte delle forze di polizia verso l'opinione pubblica, per sensibilizzarla al pericolo di un'assuefazione al fenomeno mafioso, che risulta presente ovunque si parli di "grandi progetti, appalti, permessi e concessioni edilizie".

La società civile tedesca e la lotta alle mafie

Dopo la Strage di Duisburg è stata riscontrata una diffusione di iniziative antimafia ad opera di immigrati italiani o cittadini tedeschi particolarmente sensibili al problema, tanto da far parlare di una sorta di "infiltrazione parallela" a quella delle organizzazioni mafiose, che ha esportato conoscenze e buone pratiche per alimentare il contrasto delle mafie "dal basso".

Le varie iniziative si possono suddividere in alcune categorie o macro-aree[50].

La prima grande categoria riguarda la scuola. Grazie alla sensibilità di alcuni docenti, soprattutto quelli che insegnano la lingua italiana, sono presenti dei percorsi formativi specifici sul tema, concentrati soprattutto nelle regioni del Baden-Württemberg, del Nordreno-Vestfalia, della Baviera e dell'Assia (che insieme concentrano oltre il 60% della popolazione tedesca e vedono i maggiori casi di colonizzazione. Le attività educative e formative di questo tipo sono in crescita, nonostante siano circoscritte all'insegnamento della lingua italiana. In misura minore, negli ultimi anni anche il mondo universitario ha cominciato ad occuparsi del tema. Dal 2015 l’università Humboldt di Berlino ospita ogni anno diverse conferenze sul fenomeno mafioso, ospitando i maggiori esperti a riguardo, tra cui Nando dalla Chiesa.

L'altra grande categoria sono i media, tra cui spiccano i lavori dei giornalisti Jürgen Roth e Petra Reski e il documentario, censurato, “Unsichtbare Kartelle - die Mafia in Mitteldeutschland“ dell’emittente televisiva MDR, nonché il lavoro collettivo giornalistico Correctiv, che ha dedicato un'intera sezione del proprio sito alle notizie di mafia in Germania, pubblicando anche un libro nel 2017.

L’attenzione dell’opinione pubblica e degli organi di stampa nei confronti del fenomeno mafioso è aumentata negli anni, con un picco nel 2007, anno di svolta che ha visto la nascita a Berlino dell’associazione Mafia? Nein danke!, il più strutturato e significativo esempio nel campo dell’antimafia tedesca, cui si affiancano anche Italia Altrove e.V. a Düsseldorf, Kalabria calling ad Amburgo e Rete Donne e.V. in molte città tedesche.  

Nonostante i grandi passi avanti, il problema di tutte queste iniziative è il fatto di essere portate avanti principalmente da cittadini italiani trasferitisi in Germania o da cittadini tedeschi che si occupano di vicende italiane.

Note

  1. Dichiarazione di Roberto Scarpinato dell'aprile 2014, citato in Investigative Reporting Project Italy (IRPI), Germania, dove la mafia seduce col capitale. E le norme ostacolano le inchieste, ilfattoquotidiano.it
  2. Decreto del Presidente della Repubblica, 23 marzo 1956, n. 893, “Esecuzione dell’Accordo fra la Repubblica italiana e la Repubblica Federale di Germania per il reclutamento ed il collocamento di manodopera italiana nella Repubblica Federale di Germania concluso in Roma il 20 dicembre 1955”. (GU Serie Generale n. 205 del 17/08/1956)
  3. Si veda in proposito, Morandi, Elia (2011). Governare l’emigrazione. Lavoratori italiani verso la Germania nel secondo dopoguerra, Rosenberg & Sellier, Torino.
  4. DIA, Relazione Semestrale - 1° semestre 2017, p. 196.
  5. Direzione Investigativa Antimafia, Relazione 2° semestre 2016, p. 62
  6. Attilio Bolzoni, “Da Agrigento alla Germania, ecco la pista che porta ai killer”, la Repubblica, 26 luglio 1992
  7. Interrogatorio in carcere di Antonino Giuffrè, Milano 27 novembre 2002, cit. da Forgione F., Mafia Export, Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2009
  8. Direzione Investigativa Antimafia, Relazione 2° semestre 2016, p. 62
  9. Citato in Forgione, Francesco (2013). "German Connection", in Il circuito delle mafie, LIMES - Rivista italiana di Geopolitica, Volume 10.
  10. Schönau, Birgit (2009). Die Deutschen lassen sie laufen, Intervista a Roberto Saviano, Amburgo, Die Zeit n. 34, 18 agosto.
  11. Citato in Feo, Fabrizio (2007). "L’intervista. Una vita blindata contro le mafie. Parla il Procuratore Generale Antimafia Piero Grasso, Fabrizio Feo (a cura di), in Gnosis. Rivista italiana di intelligence, n° 3, Roma, p. 46
  12. DIA, Relazione II Semestre 2020, p. 360
  13. Citato in Forgione, Mafia Export, Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2009
  14. Citato in Forgione, Francesco, Mafia Export, pp. 246-247.
  15. Forgione, Mafia Export, p. 169
  16. Giuseppe D'Avanzo, “Una rete d'affari in mezzo mondo ha scatenato i Balcani di Napoli”, La Repubblica, 6 febbraio 2005
  17. citato in Forgione, Mafia Export, p. 144
  18. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, Direzione distrettuale antimafia, interrogatorio di Raffaele Giuliano, 14/06/2000
  19. citato in Forgione, Mafia Export, Limes
  20. DIA, Relazione II semestre 2016, p. 169.
  21. Direzione Investigativa Antimafia, Relazione 2° semestre 2016, p. 200
  22. Ivi, p. 199
  23. Tra le più recenti, si vedano in particolare: DIA, Relazione Semestrale 2° Semestre 2020, pp. 359-360; Relazione Semestrale 1° Semestre 2020, p. 421-422; Relazione Semestrale 2° Semestre 2019, pp. 662-666; Relazione Semestrale 1° Semestre 2019, pp.487-490; Relazione Semestrale 2° Semestre 2018, pp. 428-431.
  24. La locale è formata secondo lo schema della cosiddetta doppia compartimentazione: la società minore e la società maggiore. Non in tutte le locali si riesce a costituire la società maggiore: quando avviene, spesso gli ‘ndranghetisti parlano di Società, per differenziare la locale da quelle formate solo dalla società minore. Per approfondire, si veda la voce 'ndrangheta
  25. DIA, Relazione II Semestre 2020, pp. 359-360
  26. Rielaborazione sulle informazioni fornite da Forgione in "Mafia Export" e sulle varie relazioni semestrali della DIA citate in bibliografia.
  27. DIA, Relazione 1° Semestre 2019, p. 488
  28. ReggioToday, Operazione Selfie, Michele Carabetta estradato dalla Germania, 18 giugno 2019
  29. Gazzetta del Sud, 'Ndrangheta, in Germania una cupola di nove persone. Riciclo di denaro nella gastronomia, 22 febbraio 2021
  30. DIA, Relazione 2° Semestre 2019, p. 662
  31. DIA, Relazione II Semestre 2020, p. 359
  32. Citato in Forgione, Mafia Export
  33. Davide Milosa, ‘Ndrangheta, la lavanderia dei boss: "Qui in Germania possiamo fare tutto", Il Fatto Quotidiano, 10 gennaio 2018
  34. Ibidem
  35. Citato in Cipolla S. (2019). Ordinanza di Applicazione di misura cautelare n. 13827/18 R.G.N.R., Tribunale di Milano – Ufficio del Giudice per le indagini preliminari, 30 settembre, p. 119
  36. Citato in Forgione Francesco, "German Connection", in Il circuito delle mafie, LIMES Rivista italiana di Geopolitica, Volume 10, 2013.
  37. Mafia? Nein Danke!, Erfurt: dove la ‘Ndrangheta rappresenta un problema per i giornalisti, 28 aprile 2016.
  38. Si veda Roth, J. (2009). Mafialand Deutschland, Eichborn, Frankfurt am Main.
  39. De Gregorio, Giulio (2017). Ordinanza di applicazione di misura coercitiva – Procedimento penale n. 3382/2015 R.G.N.R. (Operazione Stige), Tribunale Ordinario di Catanzaro – Ufficio GIP, 28 dicembre, pp. 1013-1014.
  40. De Gregorio, op. cit., p. 398
  41. Ivi, p. 399
  42. Ivi, p. 455
  43. Mafia? Nein, Danke!, Una richiesta parlamentare dei verdi mostra quanto poco il governo tedesco sappia della mafia in Germania – ed i numeri che ha sono allarmanti”, Berlino, 15 agosto 2017.
  44. Schulze, Katharina (2018). Die Mafia in Bayern, 10 gennaio.
  45. Mafia? Nein, Danke! (2018). I risultati dell’interrogazione parlamentare sulla Mafia in Baviera. 30 gennaio.
  46. Pelke, Nikolas (2018).“Ist Nürberg eine Mafia-Hochburg?”, Mittelbayerische, quotidiano regionale, 16 gennaio.
  47. Schulze, op. cit.
  48. Klaubert, David (2021). 770 mutmaßliche Mafiamitglieder in Deutschland, Faz.net, 27 agosto.
  49. Schattauer, Göran (2018). "Top-Ermittlerin verrät, wie Mafia in Deutschland ihre Arbeit torpedieren will”, Focus.de, 3 febbraio 2018.
  50. Norberti, Giulia (2017). "Antimafia initiatives in Germany. A first study investigating the various dimensions of German society in their engagement against Italian mafias", in Rivista di Studi e Ricerche sulla criminalità organizzata, Volume 3, Università degli Studi di Milano.

Bibliografia

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