Maria Concetta Cacciola: differenze tra le versioni

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'''Maria Concetta Cacciola''' (Rosarno, [[30 settembre]] [[1980]] – Rosarno, [[20 agosto]] [[2011]]) è stata una collaboratrice di giustizia, vittima innocente di [['ndrangheta]].
'''Maria Concetta Cacciola''' (Rosarno, [[30 settembre]] [[1980]] – Rosarno, [[20 agosto]] [[2011]]) è stata una collaboratrice di giustizia, vittima innocente di [['ndrangheta]].
 
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== Biografia ==
== Biografia ==

Versione delle 11:20, 20 mar 2020

Maria Concetta Cacciola (Rosarno, 30 settembre 1980 – Rosarno, 20 agosto 2011) è stata una collaboratrice di giustizia, vittima innocente di 'ndrangheta.

File:Maria grazia cacciola.jpg
Maria Concetta Cacciola

Biografia

Figlia di Michele Cacciola, e nipote del boss Gregorio Bellocco, capo famiglia di Rosarno, la sua era una potente famiglia di 'ndrangheta, tanto che il fratello Giuseppe seguì le orme familiari, come da regole dell'organizzazione.

Il matrimonio con Salvatore Figliuzzi

Maria Concetta iniziò a frequentare a 13 anni Salvatore Figliuzzi, che la sposò più tardi solamente per poter entrare a far parte della 'ndrina dei Bellocco. A seguito dell’arresto del marito, fu costretta, insieme ai suoi tre figli, ad una vita priva di libertà, come imposto dalle regole del clan. Tuttavia, Maria Concetta iniziò una relazione sentimentali con un uomo conosciuto su internet. Appena la cosa divenne di dominio pubblico, venne selvaggiamente picchiata dal padre e dal fratello per aver disonorato la famiglia.

La decisione di collaborare

A seguito del furto del motorino subito dal figlio più grande, l’11 maggio 2011 andò in questura e, di fronte al Maresciallo, lanciò un disperato appello di aiuto, che la portò a collaborare con la giustizia, nella speranza di regalare ai figli un futuro diverso dal suo e da quello della sua famiglia. Costretta a separarsi dai figli, che lasciò alle cure di sua madre, venne trasferita sotto protezione a Cassano, a Bolzano e infine a Genova.

Il ritorno in famiglia

Da Genova, per nostalgia dei figli, Maria Concetta chiamò la madre, rivelandole dove si trovava. Fu così che i genitori andarono a riprenderla a Genova per riportarla in Calabria e durante il viaggio il padre cercò di capire cosa avesse rivelato alla magistratura. Capendo di essere in pericolo, chiamò gli uomini del Servizio di Protezione affinché la andassero a prendere a casa di una cugina della madre da cui si erano fermati per la notte.

Maria Concetta tornò così a Genova, ma nel periodo successivo i genitori fecero pressioni su di lei per farla tornare a Rosarno, facendo leva sull'amore e la lontananza dei figli.

Così l'8 agosto, Maria Concetta tornò a Rosarno e dodici giorni dopo venne trovata morta nel bagno per aver ingerito acido muriatico. Dopo tre giorni i genitori di Maria Concetta si presentarono alla Procura di Palmi, presentando un esposto in cui accusavano le autorità di aver indotto al suicidio la figlia, costringendola a collaborare con l'inganno, producendo agli atti una lettera e un'audiocassetta di Maria Concetta nelle quali ritrattava tutto quello che aveva dichiarato agli inquirenti, affermando di averlo detto solo per vendicarsi del padre e del fratello.

Indagini e Processi

Le indagini hanno dimostrato che sia la lettera che l’audiocassetta erano state estorte. Per l’omicidio di Maria Concetta, sono stati arrestati il padre, Michele Cacciola e il fratello, Giuseppe Cacciola. Alla madre, Anna Rosalba, sono stati concessi gli arresti domiciliari.

Bibliografia

  • L’Espresso, [1], 8 febbraio 2014