Maxiprocesso di Palermo: differenze tra le versioni

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== Ulteriori gradi di giudizio ==
== Ulteriori gradi di giudizio ==
=== Appello ===
=== Appello ===
Il Maxiprocesso approda alla Corte d'Appello il . Presidente della Corte di Assise di Appello è Vincenzo Palmegiano, l'accusa è sostenuta dai pg Vittorio Aliquò e Luigi Croce. La fase dibattimentale dura 22 mesi.
Il Maxiprocesso approdò alla Corte d'Appello il per concludersi il 12 dicembre 1990. Presidente della Corte di Assise di Appello è Vincenzo Palmegiano, mentre l'accusa è sostenuta dai pg Vittorio Aliquò e Luigi Croce.  
 
Palmegiano fu costretto a riaprire la fase dibattimentale a causa dell'irrompere sulla scenza giudiziaria di Francesco Marino Mannoia in qualità di pentito: in tutto la fase dibattimentale durò 22 mesi. Il processo si resse ancora sulle dichiarazioni di Salvatore Contorno, Antonino Calderone, il nuovo pentito Francesco Marino Mannoia, ma sopratutto sul "Teorema Buscetta", che affermava la struttura verticistica e unitaria di Cosa Nostra. Nonostante fossero state confermate da riscontri obiettivi le dichiarazioni dei pentiti, la sentenza ridimensionò l'importanza delle loro dichiarazioni. Risultò particolarmente indebolita la visione verticistica e unitaria di Cosa Nostra, nonostante non fosse stata completamente disarticolata. I boss della Commissione ricevettero pene variabili e ingiustificabili (Ad esempio, Riina
 
Gli imputati del secondo grado erano così ripartiti:
*18 assassinati dopo la fine del processo in corte d' Assise
*10 deceduti per cause naturali
*27 ancora detenuti, in gran parte componenti della commissione di Cosa nostra
*52 agli arresti domiciliari
mentre tutti gli altri imputati erano stati scarcerati per decorrenza dei termini di custodia cautelare.
 
L'accusa chiese di confermare le condanne di Primo Grado in toto. Dopo quasi un mese di camera di consiglio però, l'esito fu ben diverso.
12 ergastoli su 19 e 258 condanne
12 ergastoli su 19 e 258 condanne
Il giudice non può partecipare alla lotta, non può mai giudicare solo perché la folla chiede un certo tipo di sentenza.
 
Afferma Vincenzo Palmegiano:
''Il giudice non può partecipare alla lotta, non può mai giudicare solo perché la folla chiede un certo tipo di sentenza.''


=== Cassazione ===
=== Cassazione ===

Versione delle 16:49, 13 feb 2013

Il Maxiprocesso di Palermo è il processo svoltosi nell'aula bunker del Carcere Ucciardone di Palermo tra il 10 febbraio 1986 e il 16 dicembre 1987. Il processo coinvolse 468 imputati ritenuti essere membri dell'associazione Cosa Nostra.

Il processo fu considerato la prima vera reazione dello Stato Italiano nei confronti della mafia siciliana. I membri di Cosa Nostra furono per la prima volta condannati in quanto appartenti ad un'organizzazione mafiosa unitaria e di tipo verticistico. Il processo fu possibile grazie alla nascita del cosidetto Pool antimafia di Palermo. I giudici appartenti al Pool permisero di avere una visione completa del fenomeno della mafia siciliana, almeno al livello militare. Oltre all'accentramento delle indagini nelle mani di un gruppo di magistrati specializzati, l'altro elemento di forza del Maxiprocesso fu l'utilizzo dei pentiti: Tommaso Buscetta per primo, poi Salvatore Contorno ed altri collaboratori permisero di guardare dentro a Cosa Nostra come mai prima di allora.

Antefatti

I pentiti

Il pool antimafia

Prima del processo

L'istruttoria e l'ordinanza di rinvio a giudizio

L'aula bunker

Il processo

La fase dibattimentale

L'esito

I numeri del Maxiprocesso

  • 474 imputati
  • 119 processati in contumacia
  • 355 presenti nell'aula
  • 360 condanne
  • 114 assoluzioni
  • 22 mesi di dibattimento
  • 349 udienze
  • 8000 pagine di verbale
  • 1314 interrogatori
  • 635 arringhe difensive
  • 900 testimoni
  • 200 avvocati penalisti
  • 600 giornalisti da tutto il mondo
  • 19 ergastoli
  • 2665 anni di carcere

Ulteriori gradi di giudizio

Appello

Il Maxiprocesso approdò alla Corte d'Appello il per concludersi il 12 dicembre 1990. Presidente della Corte di Assise di Appello è Vincenzo Palmegiano, mentre l'accusa è sostenuta dai pg Vittorio Aliquò e Luigi Croce.

Palmegiano fu costretto a riaprire la fase dibattimentale a causa dell'irrompere sulla scenza giudiziaria di Francesco Marino Mannoia in qualità di pentito: in tutto la fase dibattimentale durò 22 mesi. Il processo si resse ancora sulle dichiarazioni di Salvatore Contorno, Antonino Calderone, il nuovo pentito Francesco Marino Mannoia, ma sopratutto sul "Teorema Buscetta", che affermava la struttura verticistica e unitaria di Cosa Nostra. Nonostante fossero state confermate da riscontri obiettivi le dichiarazioni dei pentiti, la sentenza ridimensionò l'importanza delle loro dichiarazioni. Risultò particolarmente indebolita la visione verticistica e unitaria di Cosa Nostra, nonostante non fosse stata completamente disarticolata. I boss della Commissione ricevettero pene variabili e ingiustificabili (Ad esempio, Riina

Gli imputati del secondo grado erano così ripartiti:

  • 18 assassinati dopo la fine del processo in corte d' Assise
  • 10 deceduti per cause naturali
  • 27 ancora detenuti, in gran parte componenti della commissione di Cosa nostra
  • 52 agli arresti domiciliari

mentre tutti gli altri imputati erano stati scarcerati per decorrenza dei termini di custodia cautelare.

L'accusa chiese di confermare le condanne di Primo Grado in toto. Dopo quasi un mese di camera di consiglio però, l'esito fu ben diverso. 12 ergastoli su 19 e 258 condanne

Afferma Vincenzo Palmegiano: Il giudice non può partecipare alla lotta, non può mai giudicare solo perché la folla chiede un certo tipo di sentenza.

Cassazione

L'eredità

Note