Modello Mafioso: differenze tra le versioni

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Il '''Modello Mafioso''' è un modello di analisi della natura delle organizzazioni mafiose elaborato da [[Nando dalla Chiesa]].
Il '''Modello Mafioso''' è un modello di analisi della natura delle organizzazioni mafiose elaborato da [[Nando dalla Chiesa]].


Partendo dalla definizione giuridica di associazione criminale di stampo mafioso enunciata dalla [[Legge Rognoni - La Torre|Rognoni-La Torre]], Dalla Chiesa arriva ad elaborarne una definizione sociologica, secondo la quale si può parlare di associazione criminale di stampo mafioso solamente quando siamo in presenza dei seguenti quattro requisiti fondamentali<ref>Dalla Chiesa N., [[La Convergenza]], Milano, Melampo, 2010</ref>:  
Partendo dalla definizione giuridica di associazione criminale di stampo mafioso enunciata dalla [[Legge Rognoni - La Torre|Rognoni-La Torre]], dalla Chiesa arriva ad elaborarne una definizione sociologica, secondo la quale si può parlare di associazione criminale di stampo mafioso solamente quando siamo in presenza dei seguenti quattro requisiti fondamentali<ref>dalla Chiesa N., [[La Convergenza]], Milano, Melampo, 2010</ref>:  


* '''Controllo del territorio''';
* '''Controllo del territorio''';

Versione delle 14:10, 6 feb 2017

Il Modello Mafioso è un modello di analisi della natura delle organizzazioni mafiose elaborato da Nando dalla Chiesa.

Partendo dalla definizione giuridica di associazione criminale di stampo mafioso enunciata dalla Rognoni-La Torre, dalla Chiesa arriva ad elaborarne una definizione sociologica, secondo la quale si può parlare di associazione criminale di stampo mafioso solamente quando siamo in presenza dei seguenti quattro requisiti fondamentali[1]:

  • Controllo del territorio;
  • Rapporti di dipendenza personali;
  • Violenza come suprema regolatrice dei conflitti (economici, sociali, politici);
  • Rapporti organici con la politica;

Se manca anche solo uno dei requisiti sopra citati, non si può parlare di associazione di stampo mafioso: senza la violenza, infatti, si configurerebbe semplicemente un caso classico di clientelismo; se non ci fossero invece i rapporti organici con la politica si sarebbe di fronte ad una forma di criminalità organizzata classica. Ogni elemento costitutivo è caratterizzato da un alto grado di interdipendenza con gli altri.

Il controllo del territorio serve a condizionare la politica (attraverso il voto), la quale a sua volta è fondamentale per costruire la fitta rete di dipendenze personali che la violenza da sola non garantirebbe. Così come ad uno Stato è necessario il monopolio della violenza legittima per far accettare le proprie leggi, così è per l'associazione mafiosa. Ci sono così due poteri che vogliono dettare legge sullo stesso territorio: questa è la sostanza della "mafia". Dove è presente un'associazione mafiosa, le persone non sono libere, in quanto accettano per paura il suo controllo, si inseriscono in quella fitta rete di rapporti di dipendenza personali garantita dalla politica e finiscono per assorbire la stessa mentalità mafiosa.

La violenza però non basta all'associazione mafiosa, perché il suo è un regime misto di terrore, condivisioni, rapporti personali, dove i diritti vengono trasformati in favori. La violenza non è necessario che venga esercitata, ma è sufficiente che si sappia che può essere efficientemente utilizzata.

I rapporti con la politica servono soprattutto per mantenere l’anomalia dei due Stati, per ottenere risorse economiche (appalti, assunzioni per chiamata diretta, fondi UE) e risorse giudiziarie (giudici compiacenti). In cambio di queste risorse la politica ottiene i voti controllati dall'associazione mafiosa.

Note

  1. dalla Chiesa N., La Convergenza, Milano, Melampo, 2010