Processo Borsellino primo: differenze tra le versioni
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Dopo sessantacinque ore di camera di consiglio, la Corte di Assise di Caltanissetta emette la sentenza del processo. Il processo è basato sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino. | Dopo sessantacinque ore di camera di consiglio, la Corte di Assise di Caltanissetta emette la sentenza del processo. Il processo è basato sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino. | ||
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Vincenzo Scarantino viene condannato a 18 anni di reclusione e 4,5 milioni di multa. È accusato, insieme a Salvatore Profeta, di aver rubato, riempito di esplosivo e collocato in Via d'Amelio la Fiat 126. Salvatore Profeta viene condannato all'ergastolo. | Vincenzo Scarantino viene condannato a 18 anni di reclusione e 4,5 milioni di multa. È accusato, insieme a Salvatore Profeta, di aver rubato, riempito di esplosivo e collocato in Via d'Amelio la Fiat 126. Salvatore Profeta viene condannato all'ergastolo. | ||
Pietro Scotto | Pietro Scotto viene condannato all'ergastolo per aver manomesso l'impianto telefonico del palazzo di via d'Amelio per sapere, grazie alle telefonate alla madre di Paolo Borsellino, gli spostamenti del magistrato. | ||
Giuseppe Orofino sbatte la testa contro le sbarre della prigione urlando "La vita m'arrubasti!" e viene fermato sanguinante dai carabinieri. Nell'impassibilità di Scotto e Profeta, le familiari dei condannati scoppiano in grida e pianti. L'aula viene sgomberata e gli avvocati di parte civile scortati all'uscita. | |||
==Appello== | |||
===La sentenza=== | |||
==Cassazione== | |||
===La sentenza=== |
Versione delle 10:46, 17 feb 2013
Gradi di giudizio
Primo grado
La sentenza
Dopo sessantacinque ore di camera di consiglio, la Corte di Assise di Caltanissetta emette la sentenza del processo. Il processo è basato sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino.
Giuseppe Orofino viene condannato all'ergastolo per essersi procurato le disponibilità delle targhe e dei documenti di circolazione e assicurativi falsi che permettessero la circolazione della 126 e la collocazione in Via d'Amelio.
Vincenzo Scarantino viene condannato a 18 anni di reclusione e 4,5 milioni di multa. È accusato, insieme a Salvatore Profeta, di aver rubato, riempito di esplosivo e collocato in Via d'Amelio la Fiat 126. Salvatore Profeta viene condannato all'ergastolo.
Pietro Scotto viene condannato all'ergastolo per aver manomesso l'impianto telefonico del palazzo di via d'Amelio per sapere, grazie alle telefonate alla madre di Paolo Borsellino, gli spostamenti del magistrato.
Giuseppe Orofino sbatte la testa contro le sbarre della prigione urlando "La vita m'arrubasti!" e viene fermato sanguinante dai carabinieri. Nell'impassibilità di Scotto e Profeta, le familiari dei condannati scoppiano in grida e pianti. L'aula viene sgomberata e gli avvocati di parte civile scortati all'uscita.