Renata Fonte: differenze tra le versioni

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Versione delle 08:27, 18 apr 2018

E sono ancora qui che cerco di scrivere una storia, la mia storia. Ma che cosa scriverò di me, io, poeta mai nato? Volevo solo cantare l’antico Inno alla Vita… io, essere umano che vivo di pane, illusioni e speranze come mille altri, io che volevo cantare l’antico Inno alla Vita. Qualcuno ha fatto tacere la mia voce… ma c’è ancora in sottofondo un motivo di poche note, un ritornello struggente che esce da qualche angolo del mio animo e che è il tema musicale di tutto quello che ho dentro
(Renata Fonte)
Renata Fonte


Renata Fonte (Nardò, 10 marzo 1951 – Nardò, 31 marzo 1984) è stata una politica italiana riconosciuta nel 2002 vittima di criminalità mafiosa.

Biografia

Si trasferì fin da piccola a Chieti, per seguire il padre, funzionario del Ministero della Difesa. La vita familiare non fu serena e i suoi genitori si separarono quando lei era adolescente.

I primi anni

Frequentò il Liceo Classico di Nardò, ma non conseguì il diploma poiché a 17 anni incontrò Attilio Matrangola che diventò suo marito nell'agosto del 1968. Nel 1969 nacque la prima figlia Sabrina, a Mariano Comense, mentre nel 1973 diede alla luce Viviana in Sardegna. Per diversi anni seguì il marito, sottoufficiale dell'Aeronautica Militare fino a quando, dopo un trasferimento in Sicilia decise di proseguire gli studi e di conseguire il Diploma di maturità Magistrale. Nel 1980 il marito venne definitivamente trasferito all'aeroporto di Brindisi. Studiò lingue e letteratura straniera nell'ateneo leccese per insegnare poi alle Scuole Elementari di Nardò.

L'entrata in politica

Iniziò a dedicarsi alla politica militando nel PRI, Partito Repubblicano Italiano fino a diventare Segretario cittadino del Comune di Nardò. Nell'espletamento del mandato la sua attività si contraddistinse per la difesa del territorio. Diresse infatti il Comitato per la Tutela di Porto Selvaggio, che le permise di opporsi alle forti speculazioni edilizie nell'area, dichiarata Parco naturale regionale. Si candidò alle elezioni amministrative nelle quali risultò eletta, divenendo la prima donna assessore di Nardò, prima al comando dell'assessorato alle finanze e in seguito a quello alla pubblica istruzione, cultura, sport e spettacolo. Nello stesso tempo entrò nel direttivo provinciale del partito e divenne anche responsabile per la provincia del settore cultura.

L'omicidio

Durante l'espletamento del suo mandato Renata Fonte iniziò a scoprire illeciti ambientali e si oppose con tutte le sue forze alla lottizzazione cementizia proposta nella zona di Porto Selvaggio. Fu uccisa da tre colpi di pistola nella notte tra il 31 marzo e il 1 aprile 1984, vicino alla sua abitazione, mentre rientrava a casa dopo una seduta del consiglio comunale; aveva 33 anni. Fu il primo omicidio di mafia nel Salento.

Iter giudiziario

Renata Fonte fu uccisa per aver difeso Porto Selvaggio dalla speculazione edilizia come confermato dalla sentenza della Corte d'assise di Lecce, depositata il 16 marzo 1987 dal presidente Domenico Angelelli e dal giudice istruttore Luigi de Liguori. L'impianto della sentenza di primo grado condannò all’ergastolo il mandante e gli esecutori materiali mentre pesanti condanne, per oltre 66 anni di reclusione, furono inflitte agli altri imputati. Tutto ciò fu confermato dalla Corte d'appello (del 5 febbraio 1988) e da quella di Cassazione (8 novembre 1988). I tre livelli di giudizio individuarono gli esecutori materiali dell'omicidio in Giuseppe Durante e Marcello My. Mario Cesari e Pantaleo Sequestro furono condannati come mandanti di secondo livello, quindi intermediari tra i sicari e il mandante di primo livello, Antonio Spagnolo, rivale di partito di Renata e primo dei non eletti alle elezioni amministrative. Antonio Spagnolo, condannato all'ergastolo è stato definito dai giudici come "un uomo capace dunque di passare - letteralmente! - sul cadavere del suo avversario pur di raggiungere un obiettivo; è il trait d’union più idoneo anche per quella ignobile fauna di pseudo industriali, possidenti, imprenditori edili, “benestanti” che attraverso di lui cercano di realizzare sempre più grandi profitti." [1] La sentenza di primo grado della Corte d'Assise di Lecce dichiarò però il probabile coinvolgimento di altri personaggi, non meglio identificati, che avrebbero avuto obiettivi non raggiungibili con l'elezione di Renata.

Memoria

Nel 2002 la Commissione del Dipartimento Affari Civili del Ministero dell'Interno riconobbe il carattere di vittima di criminalità mafiosa a Renata Fonte.[2] A Renata Fonte è dedicata l'associazione “Donne insieme” con l'intento di promuovere la legalità e non violenza. Da una collaborazione tra Procura Nazionale Antimafia, la Questura e il Pool Antiviolenza del Tribunale, è nata l'omonima “Rete Antiviolenza Renata Fonte”. Questo è il primo centro di tale genere riconosciuto dal ministero dell'interno in collaborazione con il ministro delle Pari Opportunità. Le è stata intitolata anche una piazza e la sala consigliare del comune di Nardò. Nel 2009 è stata inaugurata nel Parco di Porto Selvaggio una stele in memoria dell'impegno civile e politico di Renata fonte. Ogni 21 marzo, in occasione della Giornata della Memoria e dell'impegno di Libera il suo nome è ricordato tra le vittime innocenti di mafia. Le è stata dedicata anche la scuola di politica della Fondazione Benvenuti in Italia, fondata nel 2011 che si riunisce a Torino. Il comune di Nardò nel 2014, a trent'anni dell'assassinio, organizzò delle manifestazioni per ricordare la concittadina Renata Fonte con la presenza di don Luigi Ciotti e del vescovo della Diocesi di Nardò-Gallipoli Fernando Filograna. A Fonte è stata dedicata un'orchidea, la ‘’Ophrys x sivana nothosubsp. Renatafontae’’, incrocio tra ‘’Ophrys candica’’ e ‘’Ophrys holosericea subsp. Parvimaculata’’ ed è stata descritta dai naturalisti salentini Roberto Gennaio, Marco Gargiulo, Piero Medagli e Francesco Salvatore Chetta. Nel comune di Mottola (TA) le è stata intitolata una piazzetta, che attende di essere inaugurata ufficialmente, su proposta di una classe dell'IC "Manzoni" che ha vinto la seconda edizione del concorso indetto da Toponomastica Femminile.

Televisione

Dall'omonimo romanzo nel 1988 venne girato “La posta in gioco” di Sergio Nasca interpretato da Lina Sastri, Turi Ferro e Vittorio Caprioli. Nel febbraio 2018 va in onda su Canale 5 “Una donna contro tutti - Renata Fonte”, quarta puntata della fiction “Liberi Sognatori”. Il ruolo di Renata è interpretato da Cristina Capotondi. [3]

Bibliografia

La sua storia è raccontata da Carlo Bollino nel libro “La posta in gioco”, da cui è stato tratto l'omonimo film. La sua vicenda appare anche in “Lotta civile”, di Antonella Mascali ed edito da Carmine de Benedittis nel capitolo “L’onore della testimonianza”. Altre trasposizioni letterarie sono state fatte da Lino de Matteis ne libro “Il caso Fonte” e “L’innocenza che insegna” di AA.VV. “Nostra madre Renata Fonte” è invece un graphic novel realizzato da Ilaria Ferramosca e Gianmarco de Francisco.

Note