Sacra Corona Unita: differenze tra le versioni

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<center>''La mafia pugliese è anomala rispetto alle altre. In Sicilia, Calabria e Campania le organizzazioni sono storiche, hanno tradizioni e origini che affondano le loro radici nella storia politica ed economica della regione in cui operano. La vicenda pugliese rappresenta invece un classico caso di utilizzazione mafiosa di un territorio originariamente non mafioso e di “mafiosizzazione”di una criminalità priva di tradizioni, ma che è stata rapida nell’assimilare le caratteristiche proprie delle organizzazioni mafiose storiche''<ref name="Violante 1994">Violante 1994, pp. 112-3.</ref></center>
<center>''La mafia pugliese è anomala rispetto alle altre. In Sicilia, Calabria e Campania le organizzazioni sono storiche, hanno tradizioni e origini che affondano le loro radici nella storia politica ed economica della regione in cui operano. La vicenda pugliese rappresenta invece un classico caso di utilizzazione mafiosa di un territorio originariamente non mafioso e di “mafiosizzazione”di una criminalità priva di tradizioni, ma che è stata rapida nell’assimilare le caratteristiche proprie delle organizzazioni mafiose storiche''<ref name="Violante 1994">Violante 1994, pp. 112-3.</ref></center>




== La criminalità organizzata in Puglia ==
La '''Sacra Corona Unita''', conosciuta anche come "Quarta Mafia", è un'organizzazione mafiosa nata il [[1° maggio]] [[1983]] nel carcere di Bari, fondata da [[Giuseppe Rogoli]], criminale salentino affiliato alla [['Ndrangheta|'ndrangheta]], per contrastare la penetrazione nel tessuto socio-criminale pugliese della [[Nuova Camorra Organizzata]] di [[Raffaele Cutolo]].
=== Nascita e differenze rispetto alle organizzazioni criminali tradizionali ===
Fino a pochi anni fa, la Puglia poteva essere  ritenuta  un’area immune dal fenomeno mafioso, oggi alle tre mafie storiche quali camorra, ‘ndrangheta e mafia si aggiunge quella che comunemente viene definita la quarta mafia ovvero la Sacra Corona Unita. Per capire questo fenomeno sviluppatosi negli anni Ottanta, decisamente più recente rispetto alla nascita delle altre organizzazioni, le quali infatti trovano terreno fertile già dalla seconda metà del Ottocento e l’inizio del Novecento, è necessario fare un passo indietro ed analizzare le dinamiche e le specificità che hanno dato vita a questa nuova forma di associazione per delinquere di stampo mafioso. Innanzitutto è necessario fare riferimento alla diffusione per contiguità territoriale che avviene nel territorio pugliese per mano delle organizzazioni calabresi e campane ad esso vicine. <ref>La commissione parlamentare antimafia ha approvato nel 1994 una relazione su insediamenti e infiltrazioni di soggetti e organizzazioni di tipo mafioso in aree non tradizionali (Commissione parlamentare antimafia 1994a, 1994b). In tale relazione non viene presa in considerazione la Puglia, che è ritenuta una delle regioni di tradizionale insediamento mafioso.</ref>  La Puglia può dunque essere considerata la prima delle regioni italiane che per prossimità hanno sviluppato una un nuova mafia:


''«Così che per una serie di attività illecite rappresenta da tempo immemorabile una sorta di terreno naturale di sconfinamento, a volte con sortite rapide quanto micidiali (si pensi ai sequestri di persona consumati negli anni ’70-80 dal Salento al nord Barese ed ai grossi sbarchi di tabacchi lavorati esteri, droga ed armi lungo le estese coste della regione) e di progetto, non nuovo, di farne una vera e propria terra di conquista criminale''»<ref>Maritati 1993, p.120</ref>
== Origini del nome ==
Il termine, come confermato da alcuni pentiti, fa riferimento al "battesimo" a cui è sottoposto ogni nuovo membro (Sacra), al fatto che gli affiliati sono come i grani di un rosario (Corona), con un alto grado di coesione interna (Unita).


Sono proprio i sequestri di persona che hanno rappresentato un punto di incontro tra esponenti della ‘ndrangheta calabrese e i delinquenti comuni. Un altro fattore è stato quello dell’invio al soggiorno obbligato nella regione, di esponenti appartenenti alle organizzazioni mafiose tradizionali. Nacque quindi una vera e propria divisione dei territori, Cosa nostra<ref>Un consistente numero di appartenenti a Cosa nostra si insedia, dunque, in Puglia e traffica in eroina (Gorgoni 1995, pp. 268-9)</ref> più rilevante nelle province di Brindisi e Lecce, le cosche calabresi nell’area di Taranto e la camorra nel Foggiano. Proprio da quest’ultima area partì quel processo di colonizzazione che faceva capo a Raffaele Cutolo<ref>R. Sciarrone, Mafie vecchie, mafie nuove, Donzelli Editore, Roma, 2009, p.177</ref>
== Storia ed Evoluzione ==
È opportuno inoltre ricordare che le organizzazioni mafiose si affermano in un periodo in cui la regione Puglia, tra il 1985-86, registra tassi elevati di sviluppo economico, smentendo di fatto il luogo comune secondo cui la mafia tende a svilupparsi solo nelle aree povere ed arretrate del territorio nazionale. Da queste premesse è possibile affermare una serie di fattori rilevanti che hanno determinato l’espansione del modello mafioso:
=== La criminalità organizzata in Puglia ===
Storicamente vi è sempre stata una presenza delle organizzazioni mafiose in Puglia, per via della contiguità territoriale che la regione aveva con la Calabria e la Campania. Tanto che quando la commissione parlamentare antimafia approvò nel 1994 una relazione su "''Insediamenti e infiltrazioni di soggetti e organizzazioni di tipo mafioso in aree non tradizionali''"<ref>Commissione parlamentare antimafia, Roma, 1994</ref> (Commissione parlamentare antimafia 1994a, 1994b), la Puglia non finì tra le regioni prese in esame, in quanto considerata tra quelle a tradizionale insediamento mafioso. Detto questo, la Puglia può essere considerata la prima delle regioni italiane che '''per prossimità''' hanno sviluppato una '''nuova mafia'''.


*Favorevoli opportunità per lo sviluppo di alcuni settori di mercati illegali;
Tra i fattori che permisero l'espansione del modello mafioso in Puglia ci sono:
*Strategia di espansione della Nuova camorra organizzata (Nco) di Cutolo;
*le favorevoli opportunità per lo sviluppo di alcuni settori di mercati illegali;
*Soggiorno obbligato di alcuni esponenti delle organizzazioni mafiose tradizionali;
*la Strategia di espansione della Nuova camorra organizzata (Nco) di Cutolo;
*Presenza nelle carceri pugliesi di molti appartenenti alla camorra;
*il soggiorno obbligato di alcuni esponenti delle organizzazioni mafiose tradizionali;
*Imitazioni da parte della criminalità locale dei modelli di azione e di organizzazione delle mafie tradizionali;
*la presenza nelle carceri pugliesi di molti appartenenti alla camorra;
*Deterioramento e bassa reattività del tessuto istituzionale della società locale<ref>R. Sciarrone, Mafie vecchie, mafie nuove, Donzelli Editore, Roma, 2009, p.178</ref>.  
*le imitazioni da parte della criminalità locale dei modelli di azione e di organizzazione delle mafie tradizionali;
*il deterioramento e la bassa reattività del tessuto istituzionale della società locale<ref>R. Sciarrone, Mafie vecchie, mafie nuove, Donzelli Editore, Roma, 2009, p.178</ref>.  


La Puglia, come fin’ora detto, si presenta alle organizzazioni tradizionali come un’area con una grande potenzialità per lo sviluppo dei traffici illeciti. Un evento geopolitico, che si somma alle motivazioni per cui le organizzazioni tradizionali si interessarono all’area pugliese, fu quello della chiusura del porto franco di Tangeri (1959-60) da cui passava gran parte del contrabbando di sigarette e che di fatto ha permesso lo spostamento di questo traffico illegale dal Tirreno all’Adriatico, rendendo la Puglia, negli anni successivi, lo snodo principale di tale traffico, al punto che sulle sue coste arrivava la quasi totalità dei tabacchi lavorati esteri destinati ai mercati clandestini italiani. In aggiunta a quella del profitto, un’altra delle ragioni per cui le organizzazioni tradizionali confluirono nel territorio pugliese, riguarda la presenza nella regione di un criminalità autoctona, che in assenza della stabilità delle tipiche realtà mafiose rappresentò un bacino di manovalanza cui attingere.  
La Puglia divenne poi centrale dopo la chiusura del porto franco di Tangeri, da cui passava la gran parte del contrabbando di sigarette: sulle coste pugliesi sbarcava la quasi totalità dei tabacchi lavorati esteri destinati ai mercati clandestini italiani. La criminalità indigena, non strutturata, rendeva poi la Puglia un bacino di reclutamento straordinario per le organizzazioni mafiose storiche. L'incontro tra le varie organizzazioni mafiose e la criminalità comune pugliese avvenne anche a livello dei sequestri di persona degli anni '70-'80, dal Salento al Nord Barese.
La volontà di Cutolo di istituire una sorta di estensione della Nco nel territorio pugliese, al fine di rendere i rapporti delle alleanze permanenti (fino a quel momento occasionali) e di creare la cosiddetta nuova camorra pugliese, si arrestò con il declino del suo potere. A questo tentativo di colonizzazione si affiancò un processo di imitazione che mirava a rendere i gruppi locali pugliesi autonomi, facendo proprie le caratteristiche ritenute vincenti tipiche delle organizzazioni tradizionali.       
 
L’invio al soggiorno obbligato nella regione di esponenti appartenenti alle organizzazioni mafiose tradizionali permise poi '''una vera e propria divisione dei territori''', con [[Cosa Nostra|Cosa nostra]] ben presente nelle province di Brindisi e Lecce<ref>Un consistente numero di appartenenti a Cosa nostra si insedia, dunque, in Puglia e traffica in eroina (Gorgoni 1995, pp. 268-9)</ref>, la 'ndrangheta in provincia di Taranto e la [[Camorra|camorra]] nel Foggiano. Tra il 1961 e il 1972 furono inviati poi ben '''212 individui''' dalle cosiddette "''aree a rischio''"<ref>cfr Commissione Parlamentare Antimafia, 1976</ref>.
 
In particolare, nel corso degli anni '70, le carceri pugliesi scoppiavano letteralmente di affiliati alla Nuova Camorra Organizzata di Cutolo, trasferiti per evitare a livello carcerario la mattanza in atto nello scontro tra la NCO e la [[Nuova Famiglia]].
 
=== Il progetto originario: la diramazione pugliese della 'ndrangheta ===
Quando la presenza della NCO si fece più pressante, sia al di fuori che all'interno delle carceri, soprattutto nel foggiano, Cutolo incaricò alcuni boss locali di strutturare anche in Puglia una vasta e capillare organizzazione mafiosa: nacque così la [[Nuova Camorra Pugliese]]: strutturata secondo il modello della NCO, la struttura pugliese avrebbe operato autonomamente, versando però un contributo del 40-50% dei profitti alla casa madre. Il progetto di Cutolo si arrestò con il declino del suo potere. A questo tentativo di colonizzazione si affiancò un processo di imitazione che mirava a rendere i gruppi locali pugliesi autonomi, facendo proprie le caratteristiche ritenute vincenti tipiche delle organizzazioni tradizionali.       
    
    
Questo diede il via effettivo alla nascita di una criminalità organizzata a sé stante, che cominciava a rendersi via via sempre più autonoma.  
Questo diede il via effettivo alla nascita di una criminalità organizzata a sé stante, che cominciava a rendersi via via sempre più autonoma. Infatti, ''«sia la collaborazione continuativa con esponenti delle famiglie mafiose, che la crescita delle opportunità di azione nei locali mercati leciti e illeciti, costituiscono dei potenti stimoli alla maturazione e all’espansione delle formazioni criminali pugliesi»''<ref>Ministero dell’Interno 1993, p.200</ref>  e ancora ''«intuiti i vantaggi che si potevano ricavare, si svincolarono in tempi successivi dall’iniziale regime di sudditanza ed imposizione che avevano con i cutoliani e si posero la prospettiva di consociarsi in un unica organizzazione, di natura prettamente pugliese, con l’intento di gestire autonomamente le varie attività delittuose svolte in Puglia e i derivati ad esse connessi, nonché di controllare eventuali infiltrazioni di ogni qualsivoglia famiglia malavitosa come già si era verificato con la Nco»''<ref>Commissione parlamentare antimafia 1993, p.53</ref>. 
 
Forte delle volontà qui sopra citate e con l’ambizione di coprire e unificare tutto il territorio pugliese, il tarantino [[Giuseppe Rogoli]] (condannato nel 1981 a 23 anni di reclusione per omicidio a scopo di rapina) fondò la Sacra Corona Unita. Affiliato alla 'ndrangheta con la dote di Santista nel carcere di Ascoli Piceno nel '78 da [[Umberto Bellocco]], capo-'ndrina di Rosarno<ref>Questura di Lecce 1988; Commissione parlamentare antimafia 1993</ref>, il progetto originario era quello di estendere la presenza calabrese in Puglia, per ostacolare l'egemonia cutoliana.  


''«Sia la collaborazione continuativa con esponenti delle famiglie mafiose, che la crescita delle opportunità di azione nei locali mercati leciti e illeciti, costituiscono dei potenti stimoli alla maturazione e all’espansione delle formazioni criminali pugliesi»''<ref>Ministero dell’Interno 1993, p.200</ref>  e ancora ''«intuiti i vantaggi che si potevano ricavare, si svincolarono in tempi successivi dall’iniziale regime di sudditanza ed imposizione che avevano con i cutoliani e si posero la prospettiva di consociarsi in un unica organizzazione, di natura prettamente pugliese, con l’intento di gestire autonomamente le varie attività delittuose svolte in Puglia e i derivati ad esse connessi, nonché di controllare eventuali infiltrazioni di ogni qualsivoglia famiglia malavitosa come già si era verificato con la Nco»''<ref>Commissione parlamentare antimafia 1993c, p.53</ref>.
Il ritenerla una criminalità giovane e per questo apparentemente meno minacciosa e sanguinaria rispetto a quelle tradizionali, ha permesso alla Scu di passare inosservata per molti anni e di conseguenza di poter crescere e radicarsi nel territorio senza grossi ostacoli; per fare un esempio il contrabbando di sigarette prima che venisse riconosciuto come una delle principali attività illecite della Scu era considerato un ammortizzatore sociale alla disoccupazione.  


Forte delle volontà qui sopra citate e con l’ambizione di coprire e unificare tutto il territorio pugliese Giuseppe Rogoli<ref>Giuseppe Rogoli nato a Mesagne, in provincia di Brindisi, emigra in Germania dove fa il tornitore e rientrato nel suo paese,  lavora nell’edilizia come piastrellista. Nel 1981 è condannato a 23 anni di reclusione per omicidio a scopo di rapina.  Nel carcere di Bari fonda la Scu, alla nascita della quale viene attribuita la data del 25 dicembre.</ref>, fonda la Sacra Corona Unita nel 1981, dopo essere stato battezzato, ovvero affiliato da Umberto Bellocco, un esponente della ‘ndrangheta<ref>Questura di Lecce 1988; Commissione parlamentare antimafia 1993h</ref>.  La struttura ideata da Rogoli è di tipo piramidale, formata da otto livelli gerarchici suddivisi in tre fasce, si avvale di rituali di affiliazione e di diverse procedure di promozione interna ovvero regole che sanciscono la progressione di carriera all’interno dell’organizzazione<ref>Arma dei carabinieri 1993c; Eurispes 1994</ref>.  Questo modello però non risulta compatibile con gli episodi conflittuali interni tra i gruppi criminali per il controllo del territorio, si afferma d’altro canto una struttura ad arcipelago che si caratterizza con una frammentazione delle cosche e ad una forte divisione territoriale.  
In una prima fase la Sacra Corona Unita fu caratterizzata da '''forti conflitti interni''', spesso sanguinari, da '''una scarsa disposizione alla segretezza da parte di alcuni degli affiliati''' e dalla '''profonda mancanza di un coordinamento interno''', basato soprattutto dall’autogestione delle famiglie. A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta ci fu un processo di riorganizzazione che avrebbe portato alla nascita della '''Nuova Sacra Corona Unita''', tuttavia l’introduzione di nuove regole non si tradusse immediatamente in fatti concreti e si ripresentarono la tendenza centrifuga dei vari gruppi e le ambizioni di affermazione da parte dei nuovi affiliati.  


Sebbene la struttura che si presenta agli inquirenti sia molto simile a quella ‘ndranghetista, cioè formata da gruppi (ne sono stati individuati 49 nel 1996 nelle province di Bari, Foggia, Lecce, Taranto e Brindisi per un totale di quasi 1943 affiliati<ref>Fonte: Eurispes</ref>)  quindi non verticistica, ma orizzontale in una sorta di federazione, l’aspetto di aggregazione sembra dato più dall’origine territoriale che dai legami di parentela (come avviene invece per mafia e ‘ndrangheta). Si tratta piuttosto di un reclutamento di individui che provengono dallo stesso comune di nascita.      
Verso la fine di questo decennio la Nuova Sacra Corona Unita era composta da tre raggruppamenti principali, quello brindisino con un ruolo rilevante anche nel territorio tarantino, quello barese (che si sarebbe rapidamente disgregato) e quello salentino costituito da differenti clan che si sarebbero poi uniti al primo gruppo<ref>Cfr. M. Massari, La Sacra Corona Unita. Potere e segreto, Editori Laterza, Bari 1998, pp.5-83</ref>.


Sempre per quanto riguarda l’affiliazione, le caratteristiche si presentano più simili al modello camorristico, il quale infatti non cura particolarmente i criteri di arruolamento e rende possibile il grado di capo clan anche ad affiliati di giovane età, tutti aspetti che sono molto più rigidi e inflessibili nelle altre organizzazioni tradizionali.
=== La sentenza del 1991: la SCU è un'associazione mafiosa ===
Il carattere mafioso della quarta mafia è stato riconosciuto ufficialmente solo il [[23 maggio]] [[1991]] quando la Corte d’assise di Lecce condannò nel processo “''De Tommasi + 133''” numerosi esponenti dell’associazione<ref>M. Chiarelli, Sacra Corona Unita. I camaleonti delle criminalità italiana, Editori Internazionali Riuniti, 2012, p. 36</ref>.  L’attività di contrasto da parte delle autorità giudiziarie nel corso degli anni Novanta decimò l'organizzazione, ma questa dimostrò di sapersi riadattare sia sul piano organizzativo che su quello operativo.


Come quest’ultime anche la Scu  necessita di un equipaggiamento di simboli e rituali, i quali però non risultano reali o pensati dall’organizzazione stessa quanto più ''«un cocktail quasi surreale di fonti false e autentiche, personaggi mitici e quotidiani, invenzione e realtà»''<ref>Gambetta 1992, p.178</ref> e si presentano in quantità massicce e copiate da altre tradizioni criminali. Chiaramente il fine ultimo del procurarsi rituali e simbologie è quello di rendere autorevole e autentica l’organizzazione e sviluppare quel senso di aggregazione che rende nel concreto un’organizzazione criminale di stampo mafioso una società a sé stante, rispetto a quella dello Stato di cui fa parte e soprattutto la volontà, che è peculiare della Scu, di recuperare “il tempo perso” ovvero il suo essere così giovane e il voler diventare a parità di potere, come le altre.
== La Struttura ==
La struttura ideata da Rogoli era di tipo '''piramidale''', formata da '''otto livelli gerarchici suddivisi in tre fasce''', con '''rituali di affiliazione''' e '''diverse procedure di promozione interna''' ovvero regole che sanciscono la progressione di carriera all’interno dell’organizzazione<ref>Arma dei carabinieri 1993; Eurispes 1994</ref>. Questo modello però non risultò compatibile con gli episodi conflittuali interni tra i gruppi criminali per il controllo del territorio: si affermò quindi '''una struttura ad arcipelago''', caratterizzata da una frammentazione delle cosche e da una forte divisione territoriale. Il collante tra i vari clan era infatti il territorio, così come il reclutamento avveniva a livello comunale.


Il ritenerla una criminalità giovane e per questo apparentemente meno minacciosa e sanguinaria rispetto a quelle tradizionali, ha permesso alla Scu di passare inosservata per molti anni e di conseguenza di poter crescere e radicarsi nel territorio senza grossi ostacoli; per fare un esempio il contrabbando di sigarette prima che venisse riconosciuto come una delle principali attività illecite della Scu era considerato un ammortizzatore sociale alla disoccupazione.  
=== Gli otto livelli gerarchici ===
Gli otto gradi hanno un valore soprattutto simbolico: spesso il potere detenuto dal singolo affiliato non corrisponde in realtà alla sua posizione nella gerarchia formale. Questi, in ordine crescente, sono:
# Picciotteria
# Camorrista
# Sgarrista
# Santista
# Evangelista
# Trequartista
# Medaglioni della Società Maggiore
# Medaglioni con Catena della Società Maggiore
 
Otto medaglioni con catena compongono la "Società segretissima" che comanda un corpo speciale chiamato la "''Squadra della morte''".
 
=== Divisioni interne ===
[[Società Foggiana]] · [[Camorra Barese]]  · [[Sacra Corona Libera]]
 
=== I rituali di affiliazione ===
Benché avesse adottato riti di affiliazione simili a quelli di Cosa Nostra e della 'Ndrangheta, la SCU finì per abbandonare queste cerimonie per i nuovi affiliati, ritenendole poco sicure per l'organizzazione stessa e avvicinandosi così al modello camorristico, che non prevede grandi cerimonie all'ingresso di un nuovo membro o negli avanzamenti di carriera.
 
I simboli, necessari come in ogni organizzazione mafiosa, non affondano in una qualche tradizione, ma sembrano piuttosto ''«un cocktail quasi surreale di fonti false e autentiche, personaggi mitici e quotidiani, invenzione e realtà»''<ref>Gambetta 1992, p.178</ref>  e sono copiati da altre tradizioni criminali. Il fine ultimo di darsi una "mitologia" era, come in ogni organizzazione mafiosa, quella di strutturare un universo ideale opposto a quello della società civile e dello Stato. Nel caso della SCU, inoltre, c'era anche il fattore tempo che giocava contro di lei: non poteva contare su una tradizione bicentenaria come la Camorra o Cosa Nostra.


In una prima fase la Sacra Corona Unita fu caratterizzata da forti conflitti interni, spesso sanguinari, da una scarsa disposizione alla segretezza da parte di alcuni degli affiliati e dalla profonda mancanza di un coordinamento interno, basato soprattutto dall’autogestione delle famiglie. A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta ci fu un processo di riorganizzazione che avrebbe portato alla nascita della Nuova Sacra Corona Unita, tuttavia l’introduzione di nuove regole non si tradusse immediatamente in fatti concreti e si ripresentarono la tendenza centrifuga dei vari gruppi e le ambizioni di affermazione da parte dei nuovi affiliati. Verso la fine di questo decennio la Nuova Sacra Corona Unita era composta da tre raggruppamenti principali, quello brindisino con un ruolo rilevante anche nel territorio tarantino, quello barese (che si sarebbe rapidamente disgregato) e quello salentino costituito da differenti clan che si sarebbero poi uniti al primo gruppo<ref>Cfr. M. Massari, La Sacra Corona Unita. Potere e segreto, Editori Laterza, Bari 1998, pp.5-83</ref>.
=== Pentiti ===
L'alta conflittualità interna alla SCU le ha consegnato il numero più alto di collaboratori di giustizia tra le organizzazioni mafiose italiane. Dalla primavera 1992 ad oggi sono più di 220 i pentiti pugliesi.
Il carattere mafioso della quarta mafia è stato riconosciuto solo il 23 maggio del 1991 quando la Corte d’assise di Lecce condannò nel processo “De Tommasi + 133”, numerosi esponenti dell’associazione<ref>M. Chiarelli, Sacra Corona Unita. I camaleonti delle criminalità italiana, Editori Internazionali Riuniti, 2012, p. 36</ref>.  L’attività di contrasto da parte delle autorità giudiziarie nel corso degli anni Novanta ha sicuramente colpito nel vivo la struttura della Sacra Corona Unita, la quale, però, nonostante ne sia uscita decimata ha dimostrato di essere una vera e propria organizzazione criminale di stampo mafioso, nata quasi per volontà altrui, ma che ha saputo costruirsi un’identità, sapendosi riadattare sia sul piano organizzativo che su quello operativo attraverso l’uso della violenza e soprattutto creandosi numerose fonti di sostentamento e di arricchimento attraverso le pratiche che verranno presentate qui di seguito.


=== Gli interessi della Scu ===
== Attività economiche legali e illegali ==
Sin dalla sua nascita la Sacra Corona Unita si caratterizza più come enterprise syndicate (organizzazione di affari e traffici illeciti) che come power syndicate (organizzazione di controllo del territorio); il suo obiettivo principale è dunque l’accumulazione di ricchezza e la gestione dei traffici illeciti.<ref>R. Sciarrone, Mafie vecchie, mafie nuove, Donzelli Editore, Roma, 2009, p.193</ref> Essa si è dimostrata negli anni molto capace per quanto riguarda un continuo processo di rinnovamento che porta in sé due aspetti distinti, ma complementari. Il primo legato alle attività illecite originare come fonte di approvvigionamento e il secondo legato all’abilità di trovare nuovi canali, legali e non, nei quali inserirsi<ref>M. Chiarelli, Sacra Corona Unita. I  camaleonti delle criminalità italiana, Editori Internazionali Riuniti, 2012, p.73</ref>.  Tra i canali storici ricordiamo il contrabbando di sigarette, di cui si è già parlato, che ha rappresentato la prima vera fonte di guadagno. Altro canale storico e fortemente remunerativo è quello del narcotraffico che comprende l’arrivo di sostanze stupefacenti quali cocaina, eroina, ecstasy, hashish e marijuana, provenienti da Albania, Spagna, Olanda, Brasile e da altre regioni italiane come Lazio e Calabria.
Sin dalla sua nascita la Sacra Corona Unita si caratterizzò più come ''enterprise syndicate'' (organizzazione di affari e traffici illeciti) che come ''power syndicate'' (organizzazione di controllo del territorio); il suo obiettivo principale era dunque l’accumulazione di ricchezza e la gestione dei traffici illeciti.<ref>R. Sciarrone, Mafie vecchie, mafie nuove, Donzelli Editore, Roma, 2009, p.193</ref> La SCU negli anni si dimostrò molto capace di rinnovarsi continuamente sia sul piano delle attività illecite originarie come fonte di approvvigionamento sia sul piano dell'inserimento in nuovi canali di business, legali e non.<ref>M. Chiarelli, Sacra Corona Unita. I  camaleonti delle criminalità italiana, Editori Internazionali Riuniti, 2012, p.73</ref>.  
''
«Il narcotraffico si impone tra i principali motori dei processi di accumulazione patrimoniale dei gruppi criminali coinvolti, e diviene inevitabilmente partner privilegiato del reinvestimento speculativo nell’economia legale, dei profitti generati»''<ref>Relazione della commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, p.128</ref>.  


Inizialmente limitato a eroina e cocaina, il traffico di sostanze stupefacenti si è poi ampliato creando un vero e proprio supermercato della droga, con modalità imprenditoriali e dai larghi guadagni<ref>  M. Chiarelli, Sacra Corona Unita. I  camaleonti delle criminalità italiana, Editori Internazionali Riuniti, 2012, p.85</ref>, si pone al primo posto nell’elenco dei traffici più redditizi gestiti dall’associazione e permette il reinvestimento nell’economia legale, dei profitti accumulati.
=== Il contrabbando di sigarette e il narcotraffico ===
Tra i canali storici ci sono '''il contrabbando di sigarette''', prima vera fonte di guadagno, e il '''narcotraffico''' (la Puglia come crocevia di droghe da Albania, Spagna, Olanda, Brasile e da altre regioni italiane come Lazio e Calabria). In particolare, ''«il narcotraffico si impone tra i principali motori dei processi di accumulazione patrimoniale dei gruppi criminali coinvolti, e diviene inevitabilmente partner privilegiato del reinvestimento speculativo nell’economia legale dei profitti generati»''<ref>Relazione della commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, p.128</ref>. Inizialmente limitato a eroina e cocaina, il traffico di sostanze stupefacenti si ampliò poi creando un vero e proprio supermercato della droga, gestito in maniera imprenditoriale e con margini di profitto molto più elevati.<ref>  M. Chiarelli, Sacra Corona Unita. I  camaleonti delle criminalità italiana, Editori Internazionali Riuniti, 2012, p.85</ref> I proventi dovevano confluire in una cassa comune utilizzata per l’invio di denaro agli affiliati detenuti, a partire da Rogoli, nonché, ovviamente, per il finanziamento di ulteriore attività illecite dello stesso tipo»''<ref>Sentenza contro Andrea Bruno e altre 8 persone, emessa l’11 luglio 2011 dal tribunale di Brindisi</ref>.  


''«[…] i proventi devono confluire in una cassa comune utilizzata per l’invio di denaro agli affiliati detenuti, a partire da Rogoli, nonché, ovviamente, per il finanziamento di ulteriore attività illecite dello stesso tipo»''<ref>Sentenza contro Andrea Bruno e altre 8 persone, emessa l’11 luglio 2011 dal tribunale di Brindisi</ref>.  
=== Le estorsioni e l'usura ===
Altro canale illegale è quello delle '''estorsioni'''. In questo campo la Scu si muove su territori diversificati: i pescherecci (denaro che i pescatori pagano per sottrarsi ai danneggiamenti delle imbarcazioni), cantieri edili, negozi, pizzerie, bar, locali, discoteche e persino i Luna Park; inoltre appare diffusa la creazione di società (apparentemente legali) che “offrono” servizi di guardiania ai clienti, i quali, una volta scelti, vengono messi in condizione, attraverso minacce e intimidazioni, di non poter rifiutare tali servizi.  


Altro canale, sempre illegale di accumulazione è quello delle estorsioni, che purtroppo fa pervenire numeri troppo ridotti, a causa della paura e dell’omertà nel denunciare tale pratica, per permettere una chiara panoramica del fenomeno.  
L’estorsione si lega inevitabilmente ad un altro reato ovvero quello dell’'''usura'''. In alcuni casi i commercianti sommersi dai debiti, s’indebitano ulteriormente con altri usurai, fino ad arrivare al punto di cedere la propria attività, che diventa per l’associazione una vera e propria macchina per riciclare denaro sporco. Proprio per la difficoltà di agire da parte delle autorità e del rapporto che si instaura tra usuraio e usurante, quello del racket rappresenta il guadagno illecito '''maggiormente redditizio dopo quello della droga ed il controllo dei rifiuti'''. Per la commissione nazionale antimafia: ''«non si tratta più di attività finalizzate al puro sostentamento delle cosche sul territorio, ma si tratta di attività destinate a costruire uno dei pilastri dell’organizzazione mafiosa nel suo complesso. L’usura non è più riconducibile a personaggi locali, ma costituisce un terreno privilegiato di reinvestimento per le mafie, tanto che nelle regioni nelle quali è maggiore la pervasività della criminalità organizzata si assiste ad un minor numero di denunce per usura, fatto certamente legato alle capacità intimidatorie di chi esercita tale attività illecita»''<ref>Dall’allegato alla proposta di relazione sulla prima fase dei lavori della Commissione antimafia parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia , con particolare riguardo al condizionamento delle mafie su economia, società e sulle istituzioni del mezzogiorno p. 142, del 31 maggio 2011</ref>.


In questo campo la Scu si muove su territori diversificati, come estorsioni sui pescherecci (denaro che i pescatori pagano per sottrarsi ai danneggiamenti delle imbarcazioni), cantieri edili, negozi, pizzerie, bar, locali, discoteche e persino i Luna Park; inoltre appare diffusa la creazione di società (apparentemente legali) che “offrono” servizi di guardiania ai clienti, i quali, una volta scelti vengono messi in condizione, attraverso minacce e intimidazioni, di non poter rifiutare tali servizi. L’estorsione si lega inevitabilmente ad un altro reato ovvero quello dell’usura.        In alcuni casi i commercianti sommersi dai debiti, s’indebitano ulteriormente con altri usurai, fino ad arrivare al punto di cedere la propria attività, che diventa per l’associazione una vera e propria macchina per riciclare il denaro sporco. Proprio per la difficoltà di agire da parte delle autorità e del rapporto che si instaura tra usuraio e usurante, quello del racket rappresenta il guadagno illecito maggiormente redditizio dopo quello della droga ed il controllo dei rifiuti. Per la commissione nazionale antimafia:
=== Le scommesse online ===
Una valida alternativa al contrabbando di sigarette, diventato ormai un business vecchio e poco in uso, si sviluppò verso la fine degli anni Novanta. Vi fu infatti una modernizzazione delle bische clandestine, sostituite dalle '''scommesse on-line e dal videopoker'''. Quest’ultimo veniva reso redditizio attraverso due metodi: il primo con '''l’imposizione del pizzo ai gestori dei locali''' ed il secondo con '''l’imposizione di acquisto delle macchinette''', estendendosi progressivamente su tutto il territorio con un affiliato referente per ogni località fino a quel momento raggiunta.


''«non si tratta più di attività finalizzate al puro sostentamento delle cosche sul territorio, ma si tratta di attività destinate a costruire uno dei pilastri dell’organizzazione mafiosa nel suo complesso. L’usura non è più riconducibile a personaggi locali, ma costituisce un terreno privilegiato di reinvestimento per le mafie, tanto che nelle regioni nelle quali è maggiore la pervasività della criminalità organizzata si assiste ad un minor numero di denunce per usura, fatto certamente legato alle capacità intimidatorie di chi esercita tale attività illecita»''<ref>Dall’allegato alla proposta di relazione sulla prima fase dei lavori della Commissione antimafia parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia , con particolare riguardo al condizionamento delle mafie su economia, società e sulle istituzioni del mezzogiorno p. 142, del 31 maggio 2011</ref>.
=== Investimenti immobiliari e Aste giudiziarie ===
Tra gli affari più redditizi dell'organizzazione vi è la partecipazione alle '''aste giudiziarie''', dove è possibile investire legalmente il denaro proveniente dalle attività illegali. Il business era possibile grazie all’intimidazione della concorrenza, all'uso di "volti puliti", in realtà collusi, e all'enorme liquidità disponibile dei Clan.  
Una valida alternativa al contrabbando di sigarette, diventato ormai un business vecchio e poco in uso, si sviluppa verso la fine degli anni Novanta. Si assiste infatti ad una modernizzazione delle bische clandestine, le quali si caratterizzano inizialmente come principali attività di controllo illegale del gioco d’azzardo (prevalentemente esercitato con l’uso delle carte da gioco) per poi essere sostituite dalle scommesse on-line e il videopoker. Quest’ultimo viene esercitato attraverso due metodi: il primo con l’imposizione del pizzo ai gestori dei locali ed il secondo con l’imposizione di acquisto delle macchinette, estendendosi progressivamente su tutto il territorio con un affiliato referente per ogni località fino a quel momento raggiunta. Il denaro movimentato dalle quattro mafie nel settore “giochi e scommesse” si aggira intorno ai tre miliardi e mezzo di euro l’anno, secondo la stima di SOS Impresa<ref>XIII Rapporto Sos Impresa, Le mani della criminalità sulle imprese, 2011</ref>.  


Contrabbando, narcotraffico, controllo illegale del gioco d’azzardo estorsioni e usura, fanno parte dell’aspetto illegale dei campi d’azione della Scu. Per rendere più completa la rosa degli interessi dell’associazione è necessario fare riferimento al mondo delle aste giudiziarie nelle quali gli affiliati si sono resi particolarmente capaci nell’aggiudicarsi terreni, capannoni, case, eccetera. Tutto questo reso possibile da alcuni aspetti classici anche delle organizzazioni tradizionali quali: l’intimidazione della concorrenza, tramite minacce e avvisi; la copertura da parte di individui esterni all’associazione (spesso figure professionali), ma collusi con essa e soprattutto una grande quantità di denaro liquido, immediatamente disponibile.  
=== La Green Economy ===
Tra le indagini svolte in questo campo sono emersi dei dati allarmanti in relazione allo sviluppo e la produzione di energia pulita e rinnovabile. Infatti l’esperta capacità con cui la Scu s’immette nelle aste rende possibile l’acquisizione di fondi agricoli e terreni edificabili, destinati ad insediamenti eolici e/o fotovoltaici. Quello dello sfruttamento della ''green economy'' è un problema non solo pugliese, ma di tutte le regioni italiane dove sono presenti caratteristiche geografiche idonee, unite alla presenza della criminalità organizzata nel territorio e specialmente che si rende possibile a causa delle numerose lacune legislative in materia.


Tra le indagini svolte in questo campo sono emersi dei dati allarmanti in relazione allo sviluppo e la produzione energia pulita e rinnovabile. Infatti l’esperta capacità con cui la Scu s’immette nelle aste, rende possibile l’acquisizione di fondi agricoli e terreni edificabili, destinati ad insediamenti eolici e/o fotovoltaici. Quello dello sfruttamento della green economy è un problema non solo pugliese, ma di tutte le regioni italiane dove sono presenti caratteristiche geografiche idonee, unite alla presenza della criminalità organizzata nel territorio e specialmente che si rende possibile a causa delle numerose lacune legislative in materia.
== Rapporti con la Politica ==
La Sacra Corona Unita, al pari delle altre organizzazioni mafiose, si è spesso infiltrata nel tessuto politico, usando le tornate elettorali come strumento di penetrazione e di condizionamento delle amministrazioni territoriali. Il voto di scambio è universalmente l'arma con cui i boss pugliesi hanno dominato anche nel settore degli appalti pubblici.  


L’attività della criminalità organizzata pugliese mira anche all’accaparramento di finanziamenti pubblici, attraverso illeciti nella pubblica amministrazione, attività confermate dal numero sempre crescente di pratiche aperte delle Procure della Repubblica per crimini nel settore della concessione di appalti e servizi pubblici<ref>Libera il Bene, iniziativa del programma regionale per le politiche giovanili Bollenti Spiriti</ref>.
== Fatti principali ==
=== Stragi ===
*''Per approfondire vedi [[:Categoria:Le_stragi_di_mafia#Stragi_della_Sacra_Corona_Unita|Le Stragi della Sacra Corona Unita]]''
=== Faide ===
* [[Faida del Brindisino]]
* [[Faida del Gargano]]
* [[Faida di Taranto]]


Il percorso della Sacra Corona Unita si connota quindi in un percorso di rapida crescita con un successivo declino, che però ha portato questa organizzazione ad arricchirsi e insediarsi nel territorio in tempi molto brevi. Un cambio di mentalità dell’organizzazione si è reso indispensabile ovvero diventare sempre di più una mafia imprenditrice, meno bellicosa e più concentrata sull’obiettivo finale, cioè arricchimento, senza farsi la guerra nonché il rendersi capace, come le organizzazione tradizionali, di instaurare rapporti organici con la politica nel    sistema di compra/vendita di voti in cambio di favori e disponibilità.
== Per saperne di più ==
=== Cinema e Televisione ===
* Le bande (2005)
* Fine pena mai (2007)
* Galantuomini (2008)
* Libera nos a malo (2008)


== Note ==
== Note ==
<references />
<references />


[[Categoria:Sacra Corona Unita]]
== Bibliografia ==
[[Categoria:Le associazioni criminali di stampo mafioso]]
* Chiarelli M., ''La Sacra Corona Unita. I camaleonti della criminalità italiana'', Editori Riuniti, Roma, 2012
* Commissione Parlamentare Antimafia, ''Relazione Conclusiva'', VI Legislatura, 4 febbraio 1976
* Commissione Parlamentare Antimafia, ''Relazione sulle risultanze del gruppo di lavoro incaricato di svolgere accertamenti su insediamenti ed infiltrazioni di soggetti ed organizzazioni mafiosi in aree non tradizionali'', XI legislatura, 13 gennaio 1994
* Massari M., ''La Sacra Corona Unita. Potere e segreto'', Laterza, Roma-Bari, 1998
 
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Versione delle 22:26, 8 apr 2019

La mafia pugliese è anomala rispetto alle altre. In Sicilia, Calabria e Campania le organizzazioni sono storiche, hanno tradizioni e origini che affondano le loro radici nella storia politica ed economica della regione in cui operano. La vicenda pugliese rappresenta invece un classico caso di utilizzazione mafiosa di un territorio originariamente non mafioso e di “mafiosizzazione”di una criminalità priva di tradizioni, ma che è stata rapida nell’assimilare le caratteristiche proprie delle organizzazioni mafiose storiche[1]


La Sacra Corona Unita, conosciuta anche come "Quarta Mafia", è un'organizzazione mafiosa nata il 1° maggio 1983 nel carcere di Bari, fondata da Giuseppe Rogoli, criminale salentino affiliato alla 'ndrangheta, per contrastare la penetrazione nel tessuto socio-criminale pugliese della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo.

Origini del nome

Il termine, come confermato da alcuni pentiti, fa riferimento al "battesimo" a cui è sottoposto ogni nuovo membro (Sacra), al fatto che gli affiliati sono come i grani di un rosario (Corona), con un alto grado di coesione interna (Unita).

Storia ed Evoluzione

La criminalità organizzata in Puglia

Storicamente vi è sempre stata una presenza delle organizzazioni mafiose in Puglia, per via della contiguità territoriale che la regione aveva con la Calabria e la Campania. Tanto che quando la commissione parlamentare antimafia approvò nel 1994 una relazione su "Insediamenti e infiltrazioni di soggetti e organizzazioni di tipo mafioso in aree non tradizionali"[2] (Commissione parlamentare antimafia 1994a, 1994b), la Puglia non finì tra le regioni prese in esame, in quanto considerata tra quelle a tradizionale insediamento mafioso. Detto questo, la Puglia può essere considerata la prima delle regioni italiane che per prossimità hanno sviluppato una nuova mafia.

Tra i fattori che permisero l'espansione del modello mafioso in Puglia ci sono:

  • le favorevoli opportunità per lo sviluppo di alcuni settori di mercati illegali;
  • la Strategia di espansione della Nuova camorra organizzata (Nco) di Cutolo;
  • il soggiorno obbligato di alcuni esponenti delle organizzazioni mafiose tradizionali;
  • la presenza nelle carceri pugliesi di molti appartenenti alla camorra;
  • le imitazioni da parte della criminalità locale dei modelli di azione e di organizzazione delle mafie tradizionali;
  • il deterioramento e la bassa reattività del tessuto istituzionale della società locale[3].

La Puglia divenne poi centrale dopo la chiusura del porto franco di Tangeri, da cui passava la gran parte del contrabbando di sigarette: sulle coste pugliesi sbarcava la quasi totalità dei tabacchi lavorati esteri destinati ai mercati clandestini italiani. La criminalità indigena, non strutturata, rendeva poi la Puglia un bacino di reclutamento straordinario per le organizzazioni mafiose storiche. L'incontro tra le varie organizzazioni mafiose e la criminalità comune pugliese avvenne anche a livello dei sequestri di persona degli anni '70-'80, dal Salento al Nord Barese.

L’invio al soggiorno obbligato nella regione di esponenti appartenenti alle organizzazioni mafiose tradizionali permise poi una vera e propria divisione dei territori, con Cosa nostra ben presente nelle province di Brindisi e Lecce[4], la 'ndrangheta in provincia di Taranto e la camorra nel Foggiano. Tra il 1961 e il 1972 furono inviati poi ben 212 individui dalle cosiddette "aree a rischio"[5].

In particolare, nel corso degli anni '70, le carceri pugliesi scoppiavano letteralmente di affiliati alla Nuova Camorra Organizzata di Cutolo, trasferiti per evitare a livello carcerario la mattanza in atto nello scontro tra la NCO e la Nuova Famiglia.

Il progetto originario: la diramazione pugliese della 'ndrangheta

Quando la presenza della NCO si fece più pressante, sia al di fuori che all'interno delle carceri, soprattutto nel foggiano, Cutolo incaricò alcuni boss locali di strutturare anche in Puglia una vasta e capillare organizzazione mafiosa: nacque così la Nuova Camorra Pugliese: strutturata secondo il modello della NCO, la struttura pugliese avrebbe operato autonomamente, versando però un contributo del 40-50% dei profitti alla casa madre. Il progetto di Cutolo si arrestò con il declino del suo potere. A questo tentativo di colonizzazione si affiancò un processo di imitazione che mirava a rendere i gruppi locali pugliesi autonomi, facendo proprie le caratteristiche ritenute vincenti tipiche delle organizzazioni tradizionali.

Questo diede il via effettivo alla nascita di una criminalità organizzata a sé stante, che cominciava a rendersi via via sempre più autonoma. Infatti, «sia la collaborazione continuativa con esponenti delle famiglie mafiose, che la crescita delle opportunità di azione nei locali mercati leciti e illeciti, costituiscono dei potenti stimoli alla maturazione e all’espansione delle formazioni criminali pugliesi»[6] e ancora «intuiti i vantaggi che si potevano ricavare, si svincolarono in tempi successivi dall’iniziale regime di sudditanza ed imposizione che avevano con i cutoliani e si posero la prospettiva di consociarsi in un unica organizzazione, di natura prettamente pugliese, con l’intento di gestire autonomamente le varie attività delittuose svolte in Puglia e i derivati ad esse connessi, nonché di controllare eventuali infiltrazioni di ogni qualsivoglia famiglia malavitosa come già si era verificato con la Nco»[7].

Forte delle volontà qui sopra citate e con l’ambizione di coprire e unificare tutto il territorio pugliese, il tarantino Giuseppe Rogoli (condannato nel 1981 a 23 anni di reclusione per omicidio a scopo di rapina) fondò la Sacra Corona Unita. Affiliato alla 'ndrangheta con la dote di Santista nel carcere di Ascoli Piceno nel '78 da Umberto Bellocco, capo-'ndrina di Rosarno[8], il progetto originario era quello di estendere la presenza calabrese in Puglia, per ostacolare l'egemonia cutoliana.

Il ritenerla una criminalità giovane e per questo apparentemente meno minacciosa e sanguinaria rispetto a quelle tradizionali, ha permesso alla Scu di passare inosservata per molti anni e di conseguenza di poter crescere e radicarsi nel territorio senza grossi ostacoli; per fare un esempio il contrabbando di sigarette prima che venisse riconosciuto come una delle principali attività illecite della Scu era considerato un ammortizzatore sociale alla disoccupazione.

In una prima fase la Sacra Corona Unita fu caratterizzata da forti conflitti interni, spesso sanguinari, da una scarsa disposizione alla segretezza da parte di alcuni degli affiliati e dalla profonda mancanza di un coordinamento interno, basato soprattutto dall’autogestione delle famiglie. A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta ci fu un processo di riorganizzazione che avrebbe portato alla nascita della Nuova Sacra Corona Unita, tuttavia l’introduzione di nuove regole non si tradusse immediatamente in fatti concreti e si ripresentarono la tendenza centrifuga dei vari gruppi e le ambizioni di affermazione da parte dei nuovi affiliati.

Verso la fine di questo decennio la Nuova Sacra Corona Unita era composta da tre raggruppamenti principali, quello brindisino con un ruolo rilevante anche nel territorio tarantino, quello barese (che si sarebbe rapidamente disgregato) e quello salentino costituito da differenti clan che si sarebbero poi uniti al primo gruppo[9].

La sentenza del 1991: la SCU è un'associazione mafiosa

Il carattere mafioso della quarta mafia è stato riconosciuto ufficialmente solo il 23 maggio 1991 quando la Corte d’assise di Lecce condannò nel processo “De Tommasi + 133” numerosi esponenti dell’associazione[10]. L’attività di contrasto da parte delle autorità giudiziarie nel corso degli anni Novanta decimò l'organizzazione, ma questa dimostrò di sapersi riadattare sia sul piano organizzativo che su quello operativo.

La Struttura

La struttura ideata da Rogoli era di tipo piramidale, formata da otto livelli gerarchici suddivisi in tre fasce, con rituali di affiliazione e diverse procedure di promozione interna ovvero regole che sanciscono la progressione di carriera all’interno dell’organizzazione[11]. Questo modello però non risultò compatibile con gli episodi conflittuali interni tra i gruppi criminali per il controllo del territorio: si affermò quindi una struttura ad arcipelago, caratterizzata da una frammentazione delle cosche e da una forte divisione territoriale. Il collante tra i vari clan era infatti il territorio, così come il reclutamento avveniva a livello comunale.

Gli otto livelli gerarchici

Gli otto gradi hanno un valore soprattutto simbolico: spesso il potere detenuto dal singolo affiliato non corrisponde in realtà alla sua posizione nella gerarchia formale. Questi, in ordine crescente, sono:

  1. Picciotteria
  2. Camorrista
  3. Sgarrista
  4. Santista
  5. Evangelista
  6. Trequartista
  7. Medaglioni della Società Maggiore
  8. Medaglioni con Catena della Società Maggiore

Otto medaglioni con catena compongono la "Società segretissima" che comanda un corpo speciale chiamato la "Squadra della morte".

Divisioni interne

Società Foggiana · Camorra Barese · Sacra Corona Libera

I rituali di affiliazione

Benché avesse adottato riti di affiliazione simili a quelli di Cosa Nostra e della 'Ndrangheta, la SCU finì per abbandonare queste cerimonie per i nuovi affiliati, ritenendole poco sicure per l'organizzazione stessa e avvicinandosi così al modello camorristico, che non prevede grandi cerimonie all'ingresso di un nuovo membro o negli avanzamenti di carriera.

I simboli, necessari come in ogni organizzazione mafiosa, non affondano in una qualche tradizione, ma sembrano piuttosto «un cocktail quasi surreale di fonti false e autentiche, personaggi mitici e quotidiani, invenzione e realtà»[12] e sono copiati da altre tradizioni criminali. Il fine ultimo di darsi una "mitologia" era, come in ogni organizzazione mafiosa, quella di strutturare un universo ideale opposto a quello della società civile e dello Stato. Nel caso della SCU, inoltre, c'era anche il fattore tempo che giocava contro di lei: non poteva contare su una tradizione bicentenaria come la Camorra o Cosa Nostra.

Pentiti

L'alta conflittualità interna alla SCU le ha consegnato il numero più alto di collaboratori di giustizia tra le organizzazioni mafiose italiane. Dalla primavera 1992 ad oggi sono più di 220 i pentiti pugliesi.

Attività economiche legali e illegali

Sin dalla sua nascita la Sacra Corona Unita si caratterizzò più come enterprise syndicate (organizzazione di affari e traffici illeciti) che come power syndicate (organizzazione di controllo del territorio); il suo obiettivo principale era dunque l’accumulazione di ricchezza e la gestione dei traffici illeciti.[13] La SCU negli anni si dimostrò molto capace di rinnovarsi continuamente sia sul piano delle attività illecite originarie come fonte di approvvigionamento sia sul piano dell'inserimento in nuovi canali di business, legali e non.[14].

Il contrabbando di sigarette e il narcotraffico

Tra i canali storici ci sono il contrabbando di sigarette, prima vera fonte di guadagno, e il narcotraffico (la Puglia come crocevia di droghe da Albania, Spagna, Olanda, Brasile e da altre regioni italiane come Lazio e Calabria). In particolare, «il narcotraffico si impone tra i principali motori dei processi di accumulazione patrimoniale dei gruppi criminali coinvolti, e diviene inevitabilmente partner privilegiato del reinvestimento speculativo nell’economia legale dei profitti generati»[15]. Inizialmente limitato a eroina e cocaina, il traffico di sostanze stupefacenti si ampliò poi creando un vero e proprio supermercato della droga, gestito in maniera imprenditoriale e con margini di profitto molto più elevati.[16] I proventi dovevano confluire in una cassa comune utilizzata per l’invio di denaro agli affiliati detenuti, a partire da Rogoli, nonché, ovviamente, per il finanziamento di ulteriore attività illecite dello stesso tipo»[17].

Le estorsioni e l'usura

Altro canale illegale è quello delle estorsioni. In questo campo la Scu si muove su territori diversificati: i pescherecci (denaro che i pescatori pagano per sottrarsi ai danneggiamenti delle imbarcazioni), cantieri edili, negozi, pizzerie, bar, locali, discoteche e persino i Luna Park; inoltre appare diffusa la creazione di società (apparentemente legali) che “offrono” servizi di guardiania ai clienti, i quali, una volta scelti, vengono messi in condizione, attraverso minacce e intimidazioni, di non poter rifiutare tali servizi.

L’estorsione si lega inevitabilmente ad un altro reato ovvero quello dell’usura. In alcuni casi i commercianti sommersi dai debiti, s’indebitano ulteriormente con altri usurai, fino ad arrivare al punto di cedere la propria attività, che diventa per l’associazione una vera e propria macchina per riciclare denaro sporco. Proprio per la difficoltà di agire da parte delle autorità e del rapporto che si instaura tra usuraio e usurante, quello del racket rappresenta il guadagno illecito maggiormente redditizio dopo quello della droga ed il controllo dei rifiuti. Per la commissione nazionale antimafia: «non si tratta più di attività finalizzate al puro sostentamento delle cosche sul territorio, ma si tratta di attività destinate a costruire uno dei pilastri dell’organizzazione mafiosa nel suo complesso. L’usura non è più riconducibile a personaggi locali, ma costituisce un terreno privilegiato di reinvestimento per le mafie, tanto che nelle regioni nelle quali è maggiore la pervasività della criminalità organizzata si assiste ad un minor numero di denunce per usura, fatto certamente legato alle capacità intimidatorie di chi esercita tale attività illecita»[18].

Le scommesse online

Una valida alternativa al contrabbando di sigarette, diventato ormai un business vecchio e poco in uso, si sviluppò verso la fine degli anni Novanta. Vi fu infatti una modernizzazione delle bische clandestine, sostituite dalle scommesse on-line e dal videopoker. Quest’ultimo veniva reso redditizio attraverso due metodi: il primo con l’imposizione del pizzo ai gestori dei locali ed il secondo con l’imposizione di acquisto delle macchinette, estendendosi progressivamente su tutto il territorio con un affiliato referente per ogni località fino a quel momento raggiunta.

Investimenti immobiliari e Aste giudiziarie

Tra gli affari più redditizi dell'organizzazione vi è la partecipazione alle aste giudiziarie, dove è possibile investire legalmente il denaro proveniente dalle attività illegali. Il business era possibile grazie all’intimidazione della concorrenza, all'uso di "volti puliti", in realtà collusi, e all'enorme liquidità disponibile dei Clan.

La Green Economy

Tra le indagini svolte in questo campo sono emersi dei dati allarmanti in relazione allo sviluppo e la produzione di energia pulita e rinnovabile. Infatti l’esperta capacità con cui la Scu s’immette nelle aste rende possibile l’acquisizione di fondi agricoli e terreni edificabili, destinati ad insediamenti eolici e/o fotovoltaici. Quello dello sfruttamento della green economy è un problema non solo pugliese, ma di tutte le regioni italiane dove sono presenti caratteristiche geografiche idonee, unite alla presenza della criminalità organizzata nel territorio e specialmente che si rende possibile a causa delle numerose lacune legislative in materia.

Rapporti con la Politica

La Sacra Corona Unita, al pari delle altre organizzazioni mafiose, si è spesso infiltrata nel tessuto politico, usando le tornate elettorali come strumento di penetrazione e di condizionamento delle amministrazioni territoriali. Il voto di scambio è universalmente l'arma con cui i boss pugliesi hanno dominato anche nel settore degli appalti pubblici.

Fatti principali

Stragi

Faide

Per saperne di più

Cinema e Televisione

  • Le bande (2005)
  • Fine pena mai (2007)
  • Galantuomini (2008)
  • Libera nos a malo (2008)

Note

  1. Violante 1994, pp. 112-3.
  2. Commissione parlamentare antimafia, Roma, 1994
  3. R. Sciarrone, Mafie vecchie, mafie nuove, Donzelli Editore, Roma, 2009, p.178
  4. Un consistente numero di appartenenti a Cosa nostra si insedia, dunque, in Puglia e traffica in eroina (Gorgoni 1995, pp. 268-9)
  5. cfr Commissione Parlamentare Antimafia, 1976
  6. Ministero dell’Interno 1993, p.200
  7. Commissione parlamentare antimafia 1993, p.53
  8. Questura di Lecce 1988; Commissione parlamentare antimafia 1993
  9. Cfr. M. Massari, La Sacra Corona Unita. Potere e segreto, Editori Laterza, Bari 1998, pp.5-83
  10. M. Chiarelli, Sacra Corona Unita. I camaleonti delle criminalità italiana, Editori Internazionali Riuniti, 2012, p. 36
  11. Arma dei carabinieri 1993; Eurispes 1994
  12. Gambetta 1992, p.178
  13. R. Sciarrone, Mafie vecchie, mafie nuove, Donzelli Editore, Roma, 2009, p.193
  14. M. Chiarelli, Sacra Corona Unita. I camaleonti delle criminalità italiana, Editori Internazionali Riuniti, 2012, p.73
  15. Relazione della commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, p.128
  16. M. Chiarelli, Sacra Corona Unita. I camaleonti delle criminalità italiana, Editori Internazionali Riuniti, 2012, p.85
  17. Sentenza contro Andrea Bruno e altre 8 persone, emessa l’11 luglio 2011 dal tribunale di Brindisi
  18. Dall’allegato alla proposta di relazione sulla prima fase dei lavori della Commissione antimafia parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia , con particolare riguardo al condizionamento delle mafie su economia, società e sulle istituzioni del mezzogiorno p. 142, del 31 maggio 2011

Bibliografia

  • Chiarelli M., La Sacra Corona Unita. I camaleonti della criminalità italiana, Editori Riuniti, Roma, 2012
  • Commissione Parlamentare Antimafia, Relazione Conclusiva, VI Legislatura, 4 febbraio 1976
  • Commissione Parlamentare Antimafia, Relazione sulle risultanze del gruppo di lavoro incaricato di svolgere accertamenti su insediamenti ed infiltrazioni di soggetti ed organizzazioni mafiosi in aree non tradizionali, XI legislatura, 13 gennaio 1994
  • Massari M., La Sacra Corona Unita. Potere e segreto, Laterza, Roma-Bari, 1998