Salvatore Carnevale: differenze tra le versioni

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'''Salvatore Carnevale''' (Calati Mamertino (ME), [[23 settembre]] [[1923]] - (Sciara (PA), [[16 maggio]] [[1955]]) è stato un sindacalista italiano ucciso dalla mafia per la sua lotta in difesa dei diritti dei contadini.   
'''Salvatore Carnevale''' (Galati Mamertino, [[23 settembre]] [[1923]] - Sciara, [[16 maggio]] [[1955]]) è stato un sindacalista italiano ucciso dalla mafia per la sua lotta in difesa dei diritti dei contadini.   


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Salvatore Carnevale (Galati Mamertino, 23 settembre 1923 - Sciara, 16 maggio 1955) è stato un sindacalista italiano ucciso dalla mafia per la sua lotta in difesa dei diritti dei contadini.

Salvatore Carnevale


Biografia

Bracciante agricolo, nel 1951, a 28 anni, fondò la locale sezione del Partito Socialista Italiano a Sciara, organizzando i contadini attorno alla Camera del Lavoro e occupando pacificamente con più di 300 persone le terre di contrada Giardinazzo[1], facendo scendere a patti la proprietaria del feudo, la principessa Notarbartolo.

Nel 1954 si trasferì a Montevarchi, in Toscana, per frequentare la scuola di partito, dove venne alfabetizzato ai diritti fondamentali e alla pratica sindacale. Finito il corso decise di tornare in Sicilia, dove fu eletto segretario della Lega dei lavoratori edili di Sciara. Tre giorni prima di essere assassinato era riuscito ad ottenere le paghe arretrate dei suoi compagni e il rispetto della giornata lavorativa di otto ore.

L'omicidio

Il 16 maggio 1955, Salvatore venne assassinato mentre andava a lavorare in una cava di pietra gestita dall'impresa Lambertini. I killer lo uccisero all'alba, mentre percorreva la mulattiera di contrade Cozze secche.

Il processo

Del suo omicidio vennero accusati quattro mafiosi di Sciara dipendenti della principessa Notarbartolo: l'amministratore del feudo Giorgio Panzeca, il magazziniere Antonio Mangiafridda, il sorvegliante Luigi Tardibuono e il campiere Giovanni di Bella.

Al processo, sua madre Francesca Serio si costituì parte civile e fu rappresentata in giudizio dal futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini, mentre i mafiosi vennero difesi da un altro futuro presidente della Repubblica, Giovanni Leone. Il processo si svolse a Santa Maria Capua Vetere per legittima suspicione.

Il 21 dicembre 1961 i quattro imputati vennero condannati all'ergastolo. Tuttavia, in appello la sentenza fu ribaltata per insufficienza di prove, verdetto confermato dalla Cassazione il 3 febbraio 1965.

Memoria

Nel 1962 uscì nelle sale il film "Un uomo da bruciare", diretto da Valentino Orsini coi fratelli Taviani.

Note

  1. Nando dalla Chiesa, Le Ribelli, p. 20

Bibliografia

  • Nando dalla Chiesa, Le Ribelli, Milano, Melampo editore, 2006.
  • Carlo Levi, Le Parole Sono Pietre, Torino, Einaudi, 1951.