Seconda Guerra di Mafia: differenze tra le versioni

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=== La supremazia di Riina ===
=== La supremazia di Riina ===
==== La scalata al potere ====
Totò Riina entrò nel triumvirato al posto di Luciano Liggio, subito dopo l'arresto del superboss corleonese, avvenuto il 5 maggio 1974.


Totò Riina entra nel triumvirato al posto di Luciano Liggio, subito dopo l'arresto del superboss corleonese, avvenuto il 5 maggio 1974.
I corleonesi, sia per scarsa esperienza manageriale, sia per scarsi contatti all'estero, erano tagliati fuori dai grossi traffici di stupefacenti e riuscivano a far soldi quasi esclusivamente con il contrabbando di sigarette e i sequestri di persona.


Il triumvirato è composto, oltre che da Riina, da Stefano Bontade, boss di Villagrazia, e Gaetano Badalamenti, boss di Cinisi.
Riina, però, fin dall'arresto di Liggio, iniziò a lavorare al suo personalissimo piano di supremazia interna a Cosa Nostra creandosi una rete di fiancheggiatori e alleati dentro l'organizzazione, per riuscire un giorno a rovesciare l'egemonia dei boss delle vecchie famiglie palermitane.
 
È il periodo che la mafia si arricchisce a dismisura grazie al traffico di droga. I corleonesi, sia per scarsa esperienza manageriale, sia per scarsi contatti all'estero, vengono tagliati fuori dai grossi traffici e riescono a far soldi quasi esclusivamente con il contrabbando di sigarette e i sequestri di persona.
 
Riina, però, fin dall'arresto di Liggio, comincia a lavorare al suo personalissimo piano di supremazia interna a Cosa Nostra. Comincia a tessere le fila, in altre parole, creandosi una rete di fiancheggiatori dentro l'organizzazione, per riuscire un giorno a rovesciare l'egemonia dei boss delle vecchie famiglie palermitane.


Racconta il pentito Antonino Calderone che l'evento scatenante è l'omicidio – il 16 marzo 1978 - di Francesco Madonia, capo della cosca di Vallelunga Pratameno, in provincia di Caltanissetta.
Racconta il pentito Antonino Calderone che l'evento scatenante è l'omicidio – il 16 marzo 1978 - di Francesco Madonia, capo della cosca di Vallelunga Pratameno, in provincia di Caltanissetta.
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