Seconda guerra di 'ndrangheta: differenze tra le versioni

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Roberto Moio, l’omicidio dei due Serraino fu ‘’ un errore, a causa del quale il cartello Tegano-De Stefano ha guadagnato degli acerrimi nemici e ben armati’’. All’interno del libro ‘Confessioni di un padre’ scritto da Ombretta Ingrascì si spiega come un trafficante di armi svizzero che forniva il cartello De Stefano passò a fornire indirettamente il cartello Imerti grazie ad Emilio Di Giovine operante a Milano, legato attraverso vincoli di parentela ai Serraino-Rosmini.
Roberto Moio, l’omicidio dei due Serraino fu ‘’ un errore, a causa del quale il cartello Tegano-De Stefano ha guadagnato degli acerrimi nemici e ben armati’’. All’interno del libro ‘Confessioni di un padre’ scritto da Ombretta Ingrascì si spiega come un trafficante di armi svizzero che forniva il cartello De Stefano passò a fornire indirettamente il cartello Imerti grazie ad Emilio Di Giovine operante a Milano, legato attraverso vincoli di parentela ai Serraino-Rosmini.
== Omicidi eccellenti ==
A differenza di Cosa nostra, la mafia calabrese raramente ha ucciso personalità di spicco, solo nel 1975 assassinò a Lamezia Terme, Francesco Ferlaino, avvocato generale della Corte d’Appello di Catanzaro perché si oppose alle infiltrazioni mafiose all’interno della massoneria calabrese. Nella seconda guerra di mafia invece vennero uccise 2 personaggi pubblici, l’ex Presidente delle Ferrovie dello Stato Lodovico Ligato e il magistrato Antonino Scopelliti.
=== Lodovico Ligato ===
Lodovico Ligato nasce a Reggio Calabria il 15 agosto 1939, fu un politico della Democrazia Cristiana e Presidente delle Ferrovie dello Stato. Venne assassinato nel corso della seconda guerra di ‘ndrangheta il 27 agosto 1989 nel rione Bocale di Reggio Calabria.
Ligato fu una personalità di spicco nazionale, in Calabria godeva di ampia popolarità, si dimise dalla carica di Presidente delle Ferrovie dello Stato nel 1988 perché fu coinvolto nello scandalo delle ‘lenzuola d’oro’, una plus valutazione nell’acquisto della biancheria delle cuccette dei treni delle Ferrovie dello Stato. Ad ucciderlo a colpi di pistola fu Peppe Lombardo, killer di fiducia di Pasquale Condello. Gli altri mandanti dell’omicidio condannati in via definitiva furono Santo Araniti, Paolo Serraino e Diego Rosmini. Enzo Ciconte nel libro “ ‘ndrangheta” riporta quanto sostenuto dai giudici di primo grado di Reggio Calabria ‘’ Non era un mistero che Ligato fosse solidale con gli interessi del gruppo destefaniano’’
=== Antonino Scopelliti ===
Il magistrato calabrese nato il 20 gennaio 1935 a Campo Calabro (Reggio Calabria) venne ucciso a Piale (frazione di Villa San Giovanni) il 9 agosto 1991. Questo evento rappresentò la conclusione della guerra che insanguinò per sei anni la Calabria. L’omicidio fu realizzato a seguito di un accordo tra i clan della ‘ndrangheta e la Cupola di Cosa nostra. Il giudice aveva infatti il ruolo di pubblica accusa presso la Corte di Cassazione nel maxi-processo di Palermo riguardante la mafia siciliana. L’omicidio è tutt’ora impunito.
== L'evoluzione della 'ndrangheta ==
In seguito alla improvvisa cessazione della guerra che tra il 1985 e il 1991 causò circa 700 vittime, la mafia calabrese fece il definitivo salto di qualità che le permise, in seguito alla stagione stragistica del 1992/1993 attuata da Cosa nostra, di diventare l’organizzazione mafiosa più ricca, potente e pericolosa della penisola.
=== La pace improvvisa ===
Dopo l’omicidio di Antonino Scopelliti nell’estate del 1991 finì la seconda guerra di ‘ndrangheta. A vincere fu la paura della popolazione ma non ci furono fazioni vincenti. Il conflitto terminò principalmente per due motivi:
*Il costo altissimo degli armamenti
*L’intermediazione di Cosa nostra con i vertici dei clan calabresi
=== I mediatori ===
Il collaboratore di giustizia Francesco Fonti, sostenne che Leoluca Bagarella del clan dei corleonesi ebbe un decisivo ruolo da mediatore per la conclusione della guerra. I conflitti terminarono in seguito all’omicidio del giudice Scopelliti avvenuto il 9 agosto 1991 per mano della ndrangeta. Nonostante ciò, sulle discussioni delle strategie stragistiche attuate dalla mafia siciliana del 1992/1993 ai danni dello Stato italiano, le ‘ndrine si rifiutarono di dare appoggio a Cosa nostra.
Come riportato da “Fratelli di Sangue”, i mediatori interni tra l’Avvocato Giorgio De Stefano e Pasquale Condello fu Domenico Alvaro di Sinopoli. Secondo le testimonianze dei collaboratori di giustizia altri mediatori furono Antonio Pelle di San Luca e Antonio Mammoliti di Oppido Mamertina.
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