Strage del rapido 904: differenze tra le versioni

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== Le indagini ==
== Le indagini ==
Per prima si mosse la Procura della Repubblica di Bologna: venne richiesta una perizia chimico-balistica per accertare il materiale utilizzato e le dinamiche dell'esplosione; durante le indagini saltò fuori un testimone che aveva visto una persona sistemare proprio nella nona carrozza detonata due borsoni, alla fermana della Stazione Santa Maria Novella di Firenze. Così il corpus delle indagini viene trasferito alla Procura di Firenze. Le indagini saranno svolte dal pubblico ministero Pier Luigi Vigna.
Per prima si mosse la Procura della Repubblica di Bologna: venne richiesta una perizia chimico-balistica per accertare il materiale utilizzato e le dinamiche dell'esplosione; durante le indagini saltò fuori un testimone che aveva visto una persona sistemare proprio nella nona carrozza detonata due borsoni, alla fermana della Stazione Santa Maria Novella di Firenze. Così il corpus delle indagini viene trasferito alla Procura di Firenze. Le indagini saranno svolte dal pubblico ministero [[Pier Luigi Vigna]].
Il 29 marzo 1985, appena tre mesi dopo la strage, a Roma, durante una perquisizione ad esponenti della malavita organizzata, in un appartamento di Prati vengono trovate due valigette contenenti radiocomandi a lungo raggio. Proprietario dell'appartamento è Guido Cercola, conosciuto come il "luogotenente" del mafioso Giuseppe Calò, capo della famiglia di Porta Nuova a Palermo, soprannominato "il cassiere di Cosa Nostra". Emergono rapporti tra Cercola e un certo Friedrich Schaudinn, un uomo tedesco che secondo le dichiarazioni di Cercola aveva costruito il sistema di radiocomandi per utilizzarlo in un sistema antifurto. Le indagini condotte dimostrano l'assoluta compatibilità di questo tipo di radiocomandi con attentati come quello effettuato sul Rapido 904.
Il 29 marzo 1985, appena tre mesi dopo la strage, a Roma, durante una perquisizione ad esponenti della malavita organizzata, in un appartamento di Prati vengono trovate due valigette contenenti radiocomandi a lungo raggio. Proprietario dell'appartamento è [[Guido Cercola]], conosciuto come il "luogotenente" del mafioso Giuseppe Calò, capo della famiglia di Porta Nuova a Palermo, soprannominato "il cassiere di Cosa Nostra". Emergono rapporti tra Cercola e un certo [[Friedrich Schaudinn]], un uomo tedesco che secondo le dichiarazioni di Cercola aveva costruito il sistema di radiocomandi per utilizzarlo in un sistema antifurto. Le indagini condotte dimostrano l'assoluta compatibilità di questo tipo di radiocomandi con attentati come quello effettuato sul Rapido 904.
Interrogato a Roma, Shaudinn confesserà di aver consegnato il dispositivo a Cercola all'inizio del dicembre 1984, al costo di 18 milioni di lire: a pagare la somma fu proprio il boss di Cosa Nostra Pippo Calò.
Interrogato a Roma, Shaudinn confesserà di aver consegnato il dispositivo a Cercola all'inizio del dicembre 1984, al costo di 18 milioni di lire: a pagare la somma fu proprio il boss di Cosa Nostra Pippo Calò.
L'11 maggio 1985, in un casale di Poggio San Lorenzo (Rieti) vengono trovati alcuni detonatori, sei chili di tritolo e due panetti di esplosivo Semtex, uno dei quali parzialmente utilizzato. Il casale era di proprietà di Pippo Calò. L'esplosivo ritrovato sarà riconosciuto come compatibile con quello utilizzato per la strage di Natale.
L'11 maggio 1985, in un casale di Poggio San Lorenzo (Rieti) vengono trovati alcuni detonatori, sei chili di tritolo e due panetti di esplosivo Semtex, uno dei quali parzialmente utilizzato. Il casale era di proprietà di [[Pippo Calò]]. L'esplosivo ritrovato sarà riconosciuto come compatibile con quello utilizzato per la strage di Natale.
Pista napoletana: da Napoli, giungono notizie di qualcuno che, qualche settimana prima della strage, negli uffici della questura, aveva parlato di un possibile attentato alla vigilia di Natale: tali rivelazioni arrivano da un ex poliziotto, Carmine Esposito, con precedenti penali, ex attivista di Avanguardia Nazionale, e frequentatore, all'interno del Rione Sanità di una gang di rapinatori, camorristi, mafiosi, criminali veneti, guidata da Giuseppe Misso. Il 7 luglio 1985, una retata decima i componenti della gang di Misso, e alcuni esponenti, Mario Ferraiuolo e Lucio Luongo, cominciano a parlare, portando dichiarazioni anche in riferimento alla strage del Rapido 904. Ferraiuolo e Luongo dichiarano che i profitti ricavati dalle loro rapine venivano destinati per attività politica; poche settimane prima della strage, si sarebbe svolta una riunione dove avrebbe partecipato un deputato dell'MSI, Massimo Abbatangelo. Luongo dichiara di aver ricevuto dal deputato missino una valigia contenente esplosivo, poche settimane prima della strage. In una successiva perquisizione della casa di Abbatangelo vengono trovate pistole e proiettili.
Pista napoletana: da Napoli, giungono notizie di qualcuno che, qualche settimana prima della strage, negli uffici della questura, aveva parlato di un possibile attentato alla vigilia di Natale: tali rivelazioni arrivano da un ex poliziotto, Carmine Esposito, con precedenti penali, ex attivista di Avanguardia Nazionale, e frequentatore, all'interno del Rione Sanità di una gang di rapinatori, camorristi, mafiosi, criminali veneti, guidata da [[Giuseppe Misso]]. Il 7 luglio 1985, una retata decima i componenti della gang di Misso, e alcuni esponenti, Mario Ferraiuolo e Lucio Luongo, cominciano a parlare, portando dichiarazioni anche in riferimento alla strage del Rapido 904. Ferraiuolo e Luongo dichiarano che i profitti ricavati dalle loro rapine venivano destinati per attività politica; poche settimane prima della strage, si sarebbe svolta una riunione dove avrebbe partecipato un deputato dell'MSI, Massimo Abbatangelo. Luongo dichiara di aver ricevuto dal deputato missino una valigia contenente esplosivo, poche settimane prima della strage. In una successiva perquisizione della casa di Abbatangelo vengono trovate pistole e proiettili.
Luongo e Ferraiuolo raccontano che la mattina del 23 dicembre 1984, un giovanissimo esponente della loro gang, ritenuto quello a più stretto contatto con Misso (all'epoca latitante in Brasile), Carmine Lombardi, era salito sul Rapido 904 insieme all'esplosivo utilizzato nella strage. Lombardi verrà ucciso.
Luongo e Ferraiuolo raccontano che la mattina del 23 dicembre 1984, un giovanissimo esponente della loro gang, ritenuto quello a più stretto contatto con Misso (all'epoca latitante in Brasile), Carmine Lombardi, era salito sul Rapido 904 insieme all'esplosivo utilizzato nella strage. Lombardi verrà ucciso.


Dalle indagini romane, fiorentine e napoletane, emerge un quadro fino a quel momento inedito: un intreccio tra Cosa Nostra, Camorra, Banda della Magliana, movimento eversivo di destra. Si ritiene che questo punto d'incontro sia dovuto al cambio di rotta avvenuto sia all'interno di Cosa Nostra sia all'interno della Camorra, con la seconda guerra di mafia e la seconda guerra di Camorra, imperversate nella Sicilia Occidentale la prima, e a Napoli la seconda, tra il 1979 e il 1983. Vincitori ne uscirono i Corleonesi in Sicilia e la Nuova Famiglia a Napoli: strinsero una stretta alleanza, convergendo i reciproci interessi in numerosi affari da lì in avanti. La Procura di Firenze riconosce le due figure di raccordo di questa alleanza come Pippo Calò e Giuseppe Misso.
Dalle indagini romane, fiorentine e napoletane, emerge un quadro fino a quel momento inedito: un intreccio tra Cosa Nostra, Camorra, Banda della Magliana, movimento eversivo di destra. Si ritiene che questo punto d'incontro sia dovuto al cambio di rotta avvenuto sia all'interno di Cosa Nostra sia all'interno della Camorra, con la seconda guerra di mafia e la seconda guerra di Camorra, imperversate nella Sicilia Occidentale la prima, e a Napoli la seconda, tra il 1979 e il 1983. Vincitori ne uscirono i Corleonesi in Sicilia e la Nuova Famiglia a Napoli: strinsero una stretta alleanza, convergendo i reciproci interessi in numerosi affari da lì in avanti. La Procura di Firenze riconosce le due figure di raccordo di questa alleanza come [[Pippo Calò]] e [[Giuseppe Misso]].
Secondo il pm Pier Luigi Vigna, il motivo che porta alla realizzazione della Strage del Rapido 904, è dovuto alle dichiarazioni di Tommaso Buscetta, l'esponente di spicco di Cosa Nostra, della stessa famiglia di Porta Nuova del quale era capo Pippo Calò: dal luglio del 1984 Buscetta infatti aveva cominciato la sua collaorazione con Giovanni Falcone, e dalle sue dichiarazioni verrà costruito l'intero impianto del maxiprocesso di Palermo. Mafia e Camorra, mettendo in scena una strage simile a quella avvenuta dieci anni prima al treno Italicus, quindi con una evidente matrice terroristica, volevano far ritornare l'Italia nell'incubo del terrorismo così da sviare l'attenzione dall'inchiesta che si stava conducendo a Palermo.
Secondo il pm Pier Luigi Vigna, il motivo che porta alla realizzazione della Strage del Rapido 904, è dovuto alle dichiarazioni di [[Tommaso Buscetta]], l'esponente di spicco di Cosa Nostra, della stessa famiglia di Porta Nuova del quale era capo Pippo Calò: dal luglio del 1984 Buscetta infatti aveva cominciato la sua collaorazione con Giovanni Falcone, e dalle sue dichiarazioni verrà costruito l'intero impianto del maxiprocesso di Palermo. Mafia e Camorra, mettendo in scena una strage simile a quella avvenuta dieci anni prima al treno Italicus, quindi con una evidente matrice terroristica, volevano far ritornare l'Italia nell'incubo del terrorismo così da sviare l'attenzione dall'inchiesta che si stava conducendo a Palermo.
Nell'ottobre 1988, dopo che i collaboratori Ferraiuolo e Luongo avevano, l'uno subito minacce ai suoi familiari, l'altro tentato il suicidio, smettono di collaborare e negano le loro precedenti dichiarazioni. Nel frattempo, Friedrich Schaudinn, l'uomo agli arresti domiciliari per aver presumibilmente costruito l'ordigno utilizzato nella strage, riesce ad evadere e fugge in Germania, aiutato da alcune autorità tedesche. L'Italia non ne chiederà mai l'estradizione.
Nell'ottobre 1988, dopo che i collaboratori Ferraiuolo e Luongo avevano, l'uno subito minacce ai suoi familiari, l'altro tentato il suicidio, smettono di collaborare e negano le loro precedenti dichiarazioni. Nel frattempo, Friedrich Schaudinn, l'uomo agli arresti domiciliari per aver presumibilmente costruito l'ordigno utilizzato nella strage, riesce ad evadere e fugge in Germania, aiutato da alcune autorità tedesche. L'Italia non ne chiederà mai l'estradizione.
Per la sua fuga, il pm Pier Luigi Vigna pone sotto inchiesta i servizi segreti pe favoreggiamento aggravato per finalità di terrorismo.
Per la sua fuga, il pm Pier Luigi Vigna pone sotto inchiesta i servizi segreti pe favoreggiamento aggravato per finalità di terrorismo.
Durante la sua collaborazione, Lucio Luongo fornisce dettagli sul tipo di esplosivo che gli era stato consegnato da Abbatangelo: un combinato tra Semtex H, e Brixia B5; quest'ultimo tipo di esplosivo, è lo stesso che viene rinvenuto il 21 giugno 1989 nella villa all'Addaura del giudice Giovanni Falcone, e sul luogo dell'attentato al giudice Paolo Borsellino in via D'Amelio.
Durante la sua collaborazione, Lucio Luongo fornisce dettagli sul tipo di esplosivo che gli era stato consegnato da Abbatangelo: un combinato tra Semtex H, e Brixia B5; quest'ultimo tipo di esplosivo, è lo stesso che viene rinvenuto il 21 giugno 1989 nella villa all'Addaura del giudice [[Giovanni Falcone]], e sul luogo dell'attentato al giudice [[Paolo Borsellino]] in via D'Amelio.


Nel processo di primo grado, la Corte d'Assise di Firenze, il 25 febbraio 1989, condanna all'ergastolo con l'accusa di strage Pippo Calò, Guido Cercola, Giuseppe Misso e altri personaggi legati a questi; 25 anni per Schaudinn. Nel processo di secondo grado, vengono confermate le condanne a Calò e Cercola, mentre Misso viene assolto per il reato di strage, ma condannato per detenzione illecita di esplosivo; Schaudinn viene assolto per il reato di banda armata, ma condannato per il reato di strage a 22 anni.
Nel processo di primo grado, la Corte d'Assise di Firenze, il 25 febbraio 1989, condanna all'ergastolo con l'accusa di strage Pippo Calò, Guido Cercola, Giuseppe Misso e altri personaggi legati a questi; 25 anni per Schaudinn. Nel processo di secondo grado, vengono confermate le condanne a Calò e Cercola, mentre Misso viene assolto per il reato di strage, ma condannato per detenzione illecita di esplosivo; Schaudinn viene assolto per il reato di banda armata, ma condannato per il reato di strage a 22 anni.
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