Strage di Via D'Amelio

Antefatti

Il Maxiprocesso

Il 30 gennaio 1992 la sesta sezione penale della Corte di Cassazione aveva confermato le condanne inflitte in primo grado nell'ambito del Maxiprocesso di Palermo, ribaltando così il verdetto di secondo grado. L'evento risultò di cruciale importanza per Cosa nostra, soprattutto per quanto concerneva la leadership di Salvatore Riina. Riina aveva infatti assicurato ai membri dell'organizzazione che, in virtù dei suoi contatti a livello politico, il verdetto di Cassazione sarebbe stato favorevole a Cosa nostra. Il fallimento della promessa di Riina costituiva dunque un grave colpo alla credibilità del capo, che promise di punire duramente i responsabili: innanzitutto i giudici che avevano istruito il Maxiprocesso, i cui simboli erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino; in secondo luogo i referenti politici di Cosa nostra, responsabili del tradimento del patto con l'organizzazione: prima di tutti Salvo Lima, ucciso infatti il 12 marzo 1992.

La strage di Capaci

La trattativa Stato-Mafia

La strage

La dinamica

Le indagini

Prime indagini

La svolta

Le dichiarazioni di Spatuzza

La nuova fase

Altre piste

La trattativa Stato-Mafia

Il mistero del telecomando

Castel Utveggio
La palazzina in via d'Amelio
Le intercettazioni di Totò Riina

I processi

Le indagini hanno condotto alla celebrazione inizialmente di tre processi, che portarono alla sbarra i mandanti e gli esecutori materiali della strage.

Il depistaggio

Come già analizzato, in seguito alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza fu svelato un importante depistaggio che, stando alla tesi accusatoria, avrebbe fatto condannare persone non responsabili dei fatti della strage al fine di sviare le indagini da altri responsabili. Il falso pentito Vincenzo Scarantino sarebbe stato costretto con minacce ad autoaccusarsi, in concorso con altri falsi collaboratori di giustizia, e ad accusare nel contempo alcuni innocenti.

Per punire i responsabili del depistaggio è attualmente in corso il Processo Borsellino quater.

Note

Bibliografia