Salvatore Riina: differenze tra le versioni

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==== Ninì Russo: il carabiniere che aveva capito tutto ====
==== Ninì Russo: il carabiniere che aveva capito tutto ====
Benché all'inizio degli anni Settanta Cosa Nostra avesse vietato, con la commissione regionale, i sequestri di persona in Sicilia, questi andarono avanti inspiegabilmente. Il primo ad essere rapito, dopo il divieto, fu Francesco Caruso, figlio di un facoltoso proprietario terriero di Salemi. Poi ci fu quello di Nicola Campisi, avvocato di Sciacca. Il più eclatante, quello dell'esattore Luigi Corleo, rapito nel luglio 1975 e mai più liberato: questi non era un personaggio qualsiasi, bensì il suocero di [[Nino Salvo]], ricchissimo uomo d'affari a capo di un impero economico, uomo d'onore legato ai Bontate e ai Badalamenti. I rapitori chiesero 20 miliardi di lire di riscatto.
Benché all'inizio degli anni Settanta Cosa Nostra avesse vietato, con la commissione regionale, i sequestri di persona in Sicilia, questi andarono avanti inspiegabilmente. Il primo ad essere rapito, dopo il divieto, fu Francesco Caruso, figlio di un facoltoso proprietario terriero di Salemi. Poi ci fu quello di Nicola Campisi, avvocato di Sciacca. Il più eclatante, quello dell'esattore Luigi Corleo, rapito nel luglio 1975 e mai più liberato: questi non era un personaggio qualsiasi, bensì il suocero di [[Antonino Salvo|Nino Salvo]], ricchissimo uomo d'affari a capo di un impero economico, uomo d'onore legato ai Bontate e ai Badalamenti. I rapitori chiesero 20 miliardi di lire di riscatto.


Giovanni Russo, Ninì per gli amici, capì chi c'era dietro i rapimenti: i Corleonesi di Leggio e Riina. Totò aveva organizzato la campagna dei sequestri per procurarsi un po' di soldi, poi era passato agli appalti pubblici. E al tempo stesso sfidava la potente mafia palermitana. Tutt'al più che nella valle del Belice c'erano oltre mille miliardi di finanziamenti da spartire per la ricostruzione del dopo terremoto del 1968, oltre al fiume di denaro pubblico che avrebbe invaso la Sicilia per realizzare la strada a scorrimento veloce Palermo-Sciacca e la diga Garcia.
Giovanni Russo, Ninì per gli amici, capì chi c'era dietro i rapimenti: i Corleonesi di Leggio e Riina. Totò aveva organizzato la campagna dei sequestri per procurarsi un po' di soldi, poi era passato agli appalti pubblici. E al tempo stesso sfidava la potente mafia palermitana. Tutt'al più che nella valle del Belice c'erano oltre mille miliardi di finanziamenti da spartire per la ricostruzione del dopo terremoto del 1968, oltre al fiume di denaro pubblico che avrebbe invaso la Sicilia per realizzare la strada a scorrimento veloce Palermo-Sciacca e la diga Garcia.