Lollò Cartisano: differenze tra le versioni

Da WikiMafia.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
(nuova voce)
 
Nessun oggetto della modifica
 
Riga 1: Riga 1:
{{espandere}}


'''Lollò Cartisano''' (N.D. -  [[22 luglio]] [[1993]]) è stato un calciatore professionista e un fotografo affermato a Bovalino, ucciso dalla [['ndrangheta]] per aver fatto arrestare i suoi estorsori.  
'''Adolfo Cartisano''' detto '''Lollò''' (Bovalino, [[9 maggio]] [[1936]] – Bovalino, [[22 luglio]] [[1993]]) è stato un calciatore professionista e fotografo italiano, ucciso dalla [['ndrangheta]].  
[[File:Lollo-cartisano.jpg|alt=Lollò Cartisano|miniatura|300x300px|Lollò Cartisano]]


== Biografia ==
==Biografia==
Cartisano venne rapito la notte del 22 luglio 1993 nella sua casa al mare, insieme alla moglie, ritrovata successivamente stordita e legata ad un albero sulla strada che porta all’ Aspromonte. Di lui si perse ogni traccia, fino a quando, dieci anni dopo, arrivò alla famiglia una lettera anonima che indicava il luogo esatto in cui era sepolto il corpo. Nella lettera, oltre alle indicazioni che portarono al ritrovamento delle spoglie di Cartisano, vi era anche la richiesta di perdono da parte di uno dei carcerieri. Aveva detto di no al pizzo e successivamente aveva fatto arrestare i suoi estorsori.  
Cartisano iniziò la sua carriera di calciatore, giocando in diverse squadre, dal "Locri" al "Castrovillari", allo "Spezia" in serie C, fino al "Mazzara del Vallo", città in cui rimane fino al 1964. Dopo aver incontrato la futura moglie Mimma e in vista della nascita del primo figlio, Lollò decise di abbandoanre la carriera di calciatore e di ritornare nella natia Bovalino, in provincia di Reggio Calabria, dove iniziò la sua attività di fotografo, prima nel negozio del suocero, poi aprendo un negozio tutto suo con la moglie.  


== Bibliografia ==
===La richiesta del pizzo ===
Nel [[1993]] uomini della 'ndrangheta andarono a bussare alla sua porta, chiedendogli il pizzo. In quel periodo a Bovalino erano già state sequestrate 18 persone, tutte a scopo estorsivo e rilasciate dopo il pagamento di un riscatto. Nonostante questo, Cartisano si rifiutò di pagare e denunciò i due uomini, facendoli arrestare.
 
===Il sequestro e la morte===
La notte del [[22 luglio]] Cartisano venne rapito nella sua casa al mare insieme alla moglie, ritrovata successivamente da un contadino stordita e legata a un albero sulla strada che porta all’Aspromonte. Nonostante il pagamento del riscatto, tuttavia, di Lollò da quella sera si persero le tracce.
 
==Le indagini==
Pochi mesi dopo, vennero arrestati i sequestratori, poi tutti condannati: Carmelo Modafferi, i figli Santo e Leo Pasquale, nonché Santo Glicora (genero di Modafferi), tutti di Africo Nuovo. Di Lollò Cartisano, tuttavia, nessuna traccia.
 
==Il ritrovamento del corpo nel 2003==
La figlia Deborah, dopo aver fondato il comitato "''Per Bovalino libera''", scrisse una lettera ad ''Avvenire'' rivolta ai rapitori, affinché rivelassero che fine avesse fatto il padre. Ottenne risposta nell'estate del [[2003]], quando uno dei rapitori rispose all'appello, chiedendo perdono e svelando il luogo esatto dove era stato seppellito il corpo, alle pendici di Pietra Cappa, cui Lollò era molto legato. Il fotografo era morto a seguito di un colpo in testa troppo violento, i sequestratori non avevano intenzione di ucciderlo.
 
==Memoria==
Ogni 22 luglio la famiglia organizza una marcia, ''I Sentieri della Memoria'', fin nel cuore dell’Aspromonte, per ricordare la morte di Lollò.
==Bibliografia==
*Alfredo Sprovieri, ''[https://www.repubblica.it/cronaca/2018/07/25/news/ucciso_dalla_ndrangheta_15_anni_fa_appello_dei_familiari_riaprite_la_strada_che_porta_alla_sua_tomba_-202613901/ Ucciso dalla 'ndrangheta 15 anni fa, Appello dei familiari: riaprite la strada che porta alla sua tomba]'', La Repubblica, 25 luglio 2018
*Alfredo Sprovieri, ''[https://www.repubblica.it/cronaca/2018/07/25/news/ucciso_dalla_ndrangheta_15_anni_fa_appello_dei_familiari_riaprite_la_strada_che_porta_alla_sua_tomba_-202613901/ Ucciso dalla 'ndrangheta 15 anni fa, Appello dei familiari: riaprite la strada che porta alla sua tomba]'', La Repubblica, 25 luglio 2018


[[Categoria:Fotografi]] [[Categoria:Sportivi]] [[Categoria:Vittime innocenti delle mafie]] [[Categoria:Vittime di 'ndrangheta]] [[Categoria:Nati il 3 ottobre]] [[Categoria:Morti il 22 luglio]] [[Categoria:Morti nel 1993]] [[Categoria: Vittime Sequestri di persona]]
[[Categoria:Fotografi]]  
[[Categoria:Sportivi]]  
[[Categoria:Vittime innocenti delle mafie]]  
[[Categoria:Vittime di 'ndrangheta]]  
[[Categoria:Nati il 9 maggio]]  
[[Categoria:Nati nel 1936]]
[[Categoria:Morti il 22 luglio]]  
[[Categoria:Morti nel 1993]]  
[[Categoria:Vittime Sequestri di persona]]
[[Categoria:Vittime di mafia di luglio]]
[[Categoria:Vittime di mafia del 1993]]
[[Categoria:Liberi professionisti Vittime di mafia]]

Versione attuale delle 09:32, 22 lug 2023

Adolfo Cartisano detto Lollò (Bovalino, 9 maggio 1936 – Bovalino, 22 luglio 1993) è stato un calciatore professionista e fotografo italiano, ucciso dalla 'ndrangheta.

Lollò Cartisano
Lollò Cartisano

Biografia

Cartisano iniziò la sua carriera di calciatore, giocando in diverse squadre, dal "Locri" al "Castrovillari", allo "Spezia" in serie C, fino al "Mazzara del Vallo", città in cui rimane fino al 1964. Dopo aver incontrato la futura moglie Mimma e in vista della nascita del primo figlio, Lollò decise di abbandoanre la carriera di calciatore e di ritornare nella natia Bovalino, in provincia di Reggio Calabria, dove iniziò la sua attività di fotografo, prima nel negozio del suocero, poi aprendo un negozio tutto suo con la moglie.

La richiesta del pizzo

Nel 1993 uomini della 'ndrangheta andarono a bussare alla sua porta, chiedendogli il pizzo. In quel periodo a Bovalino erano già state sequestrate 18 persone, tutte a scopo estorsivo e rilasciate dopo il pagamento di un riscatto. Nonostante questo, Cartisano si rifiutò di pagare e denunciò i due uomini, facendoli arrestare.

Il sequestro e la morte

La notte del 22 luglio Cartisano venne rapito nella sua casa al mare insieme alla moglie, ritrovata successivamente da un contadino stordita e legata a un albero sulla strada che porta all’Aspromonte. Nonostante il pagamento del riscatto, tuttavia, di Lollò da quella sera si persero le tracce.

Le indagini

Pochi mesi dopo, vennero arrestati i sequestratori, poi tutti condannati: Carmelo Modafferi, i figli Santo e Leo Pasquale, nonché Santo Glicora (genero di Modafferi), tutti di Africo Nuovo. Di Lollò Cartisano, tuttavia, nessuna traccia.

Il ritrovamento del corpo nel 2003

La figlia Deborah, dopo aver fondato il comitato "Per Bovalino libera", scrisse una lettera ad Avvenire rivolta ai rapitori, affinché rivelassero che fine avesse fatto il padre. Ottenne risposta nell'estate del 2003, quando uno dei rapitori rispose all'appello, chiedendo perdono e svelando il luogo esatto dove era stato seppellito il corpo, alle pendici di Pietra Cappa, cui Lollò era molto legato. Il fotografo era morto a seguito di un colpo in testa troppo violento, i sequestratori non avevano intenzione di ucciderlo.

Memoria

Ogni 22 luglio la famiglia organizza una marcia, I Sentieri della Memoria, fin nel cuore dell’Aspromonte, per ricordare la morte di Lollò.

Bibliografia