L'Impresa Mafiosa

Da WikiMafia.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Prima arrivano loro con i loro soldi, poi arrivano loro con i loro metodi.
(Giovanni Falcone[1])


L'impresa mafiosa si può definire come "l'unità economica che trae origine (e viene in parte alimentata) da un capitale frutto, in tutto o in parte, di attività di natura criminale, che ha lo scopo di produrre e/o scambiare servizi e beni leciti, che opera nei mercati ufficiali con modalità formalmente legali o anche apertamente illegali, ma la cui forza competitiva essenziale è in ogni caso costituita dalla forza di intimidazione dell'associazione a cui appartiene il proprietario reale di tale unità economica, comunque e da chiunque essa sia formalmente diretta e gestita".

In quanto principale articolazione economica di un'associazione criminale di stampo mafioso, essa non si limita a perseguire solamente fini illeciti attraverso mezzi illeciti, ma è anzitutto "un'impresa-stato".

Con il termine "impresa-stato" si vuole sottolineare non solo l'appartenenza economica dell'impresa all'associazione mafiosa, ma anche, e soprattutto, la sua identificazione culturale. La principale caratteristica dell'associazione mafiosa (costituirsi come alternativa allo Stato sul territorio) viene trasmessa all'impresa, che diventa uno dei principali strumenti di accumulazione e reinvestimento di capitali illeciti, con cui si contribuisce a mantenere il controllo del territorio.

In quanto "impresa-stato", l'impresa mafiosa finisce per importare sul territorio in cui opera la "mentalità mafiosa", contribuendo ad una regressione dei rapporti sociali e civili ed assumendo quindi un ruolo chiave come agente di trasformazione sociale.

A differenza di un'impresa classica, quella mafiosa non mira solo al profitto, ma anche al Potere. Tra i due fini dell'organizzazione imprenditoriale, il secondo è prevalente: posta di fronte alla scelta profitto/potere, l'impresa mafiosa punterà sempre al secondo, dovendo la sua esistenza non ai bilanci in attivo, ma al controllo capillare del territorio.

Le Caratteristiche Principali

I Fini

Come già detto, i principali obiettivi dell'Impresa Mafiosa sono il Profitto e il Potere. A questi sono subordinati una molteplicità di altri obiettivi, spesso interrelati tra loro, come l'acquisizione di prestigio e consenso o dell'impunità giudiziaria. Può capitare che i fini dell'organizzazione siano momentaneamente in contrasto tra di loro e quindi se ne sacrifichi uno per raggiungere quello più importante nel lungo periodo (per esempio, la rinuncia alla potenza militare per ottenere il favore della politica locale in vista di futuri vantaggi economici derivanti da appalti).

Le Risorse

Vi sono due tipologie di risorse attraverso cui l'impresa mafiosa raggiunge i suoi obiettivi: primarie e secondarie.

Le risorse primarie sono gli strumenti tipici di cui dispone l'associazione mafiosa: la violenza, l'assoggettamento e l'omertà. A queste si aggiungono anche il denaro (per corrompere), il prestigio (per concludere affari più facilmente), il potere ottenuto dalle relazioni di dipendenze personali e l'informazione ottenuta da quest'ultime. L'impunità è una risorsa-fine.

Le risorse secondarie sono invece generalmente quelle su cui fa affidamento l'impresa legale, cioè materie prime e tecnologie.

La divisione del lavoro

Funzioni strategiche dell'Impresa Mafiosa. Tratto da dalla Chiesa, L'Impresa Mafiosa, 2012

L'impresa mafiosa, come principale articolazione economica dell'associazione mafiosa, conduce i suoi affari in totale dipendenza dalle scelte, dalle alleanze e dagli interessi del clan a cui fa riferimento, che detiene de facto la sua golden share.

A livello delle scelte di decisioni strategica vi sono due livelli: quello imprenditoriale, affidato ad un membro "presentabile" del clan, e quello militare, svolto da uno "specialista della violenza", non necessariamente dello stesso clan, a cui viene affidato il compito di fare un uso efficace e parsimonioso della risorsa mafiosa per eccellenza.

Affiancate alle due funzioni principali, vi sono poi quelle logistiche e quelle tecniche: le prime sono necessarie per reperire finanziamenti illegali, individuare siti adatti per l'impresa, e in generale supportarne lo sviluppo (definizione di rotte dei traffici, individuazione dei luoghi di approdo, scelta dei mezzi di trasporto adeguati); le ultime servono per dotare l'impresa delle necessarie dotazioni tecnico-strumentali necessarie per avviarla.

Mentre le funzioni logistiche e tecniche sono interne all'impresa, le funzioni professionali e quelle relazionali/informative sono generalmente svolte da figure esterne all'impresa e perfino estranee all'associazione mafiosa. Sono le classiche funzioni previste dal concorso esterno in associazione mafiosa, che vanno a costituire la cosiddetta Zona Grigia.

Le funzioni professionali consistono in prestazioni di alto livello, generalmente di natura finanziaria, commerciale, fiscale, legale, architettonica, sanitaria, tipiche della grey economy.

Le funzioni relazionali/informative procurano invece i necessari contatti professionali, politici, istituzionali, giudiziari e persino diplomatici, garantendo l'accesso a figure e/o informazioni fondamentali per un'impresa che si muove contro l'ordinamento statale e punta al controllo del territorio.

L'Ideologia

L'ideologia del mafioso imprenditore è fortemente caratterizzata da una propensione al rischio che è molto bassa, per quanto riguarda l'investimento di capitali, ma al tempo stesso altissima, per quanto riguarda i pericoli costanti di una confisca dei beni accumulati, delle sanzioni penali e persino dell'eliminazione fisica, nell'ambito di faide tra famiglie.

L’impresa a partecipazione mafiosa

Il processo di accumulazione mafiosa è unitario, ma si articola in tre momenti:

  1. l’estrazione e la formazione di risorse finanziarie e reali, attraverso varie attività criminali;
  2. il reinvestimento di una parte di tali risorse nella struttura associativa e il riciclaggio dei capitali restanti;
  3. il reinvestimento del denaro pulito nei normali circuiti finanziari.

La mafia non abbandona nessuna delle sue tradizionali fonti di reddito, ma i suoi principali profitti li effettua con il narcotraffico e il traffico di armi. Il processo di accumulazione mafiosa è binario: i profitti realizzati sui mercati neri e illegali sono lo strumento principale per introdursi nei mercati legali.

Il reinvestimento del denaro già pulito non va confuso con il riciclaggio in senso proprio, il quale consiste nella separazione della liquidità o di altri beni dalla loro matrice illegale e criminale, ovvero ripulendo i capitali di origine illegale. Il riciclaggio in senso stretto è funzionale al successivo momento del reinvestimento dei capitali nei canali finanziari o nell’economia reale. Il riciclaggio è dunque un reato-mezzo, mentre il reinvestimento è un reato-fine (distinzione anche a livello penale, al 648 bis punito il riciclaggio, al 648-ter il reinvestimento di capitali illegali). La condizione migliore per gli affari della mafia è quella di far coincidere i due momenti: perché se è vero che la fase del riciclaggio è costosa, è quella del reinvestimento che permette di fare profitti. Il fatto che la mafia abbia inizialmente privilegiato le attività edilizie e quelle della redistribuzione non è dovuto ad una incapacità del mafioso di essere presente in altri settori produttivi, quanto agli impulsi e alle opportunità che provenivano dal tessuto economico, sociale ed istituzionale delle realtà in cui la mafia era più saldamente insediata. L’impresa a partecipazione mafiosa è fondata su un rapporto di compenetrazione tra mafioso ed imprenditore e su forme di compartecipazione tra capitale mafioso e capitale legale; a volte il socio mafioso può contribuire al capitale sociale dell’impresa anche solo con la tipica funzione della protezione.

La tipologia scelta più diffusa per l’impresa è la Srl, che offre alcune garanzie che agevolano i meccanismi di mimetizzazione mafiosa. Inoltre, il fallimento di questo tipo di società può essere utilizzato come uno strumento di speculazione, in quanto si azzerano impegni e crediti dell’impresa, senza contare che in seguito alla dichiarazione di fallimento, le strutture dell’azienda possono essere ricomprate da persone più “presentabili”, ma sempre legate ai precedenti titolari mafiosi.

Esistono poi anche le cosiddette “imprese cartiere”, ovvero quelle imprese che servono esclusivamente a produrre fatture false per lavori mai effettuati.

Pluralismo imprenditoriale della mafia

  1. Impresa criminale-legale: i titolari formali e di fatto sono affiliati al clan, uso della violenza, capitale frutto di attività criminale; beni prodotti leciti e forma giuridica legale.
  2. Impresa illegale-legale: il capitale è di origine criminale, il proprietario effettivo è un mafioso, ma il titolare è persona pulita e rispettabile; gestione dell’impresa con metodi legali e rispetta le logiche del mercato.
  3. Impresa legale-illegale: nasce come impresa legittima, ma entra in affari con la mafia e i suoi capitali. Dunque la sua illegalità risiede proprio nella compartecipazione di capitali mafiosi.

Vantaggi dell’impresa a partecipazione mafiosa

  1. rendere ancora più occulti i canali di riciclaggio e il reinvestimento dei capitali di origine criminale, oltre a diversificare gli investimenti;
  2. avere imprese e capacità imprenditoriali in grado di concorrere nelle gare d’appalto;
  3. disporre di strutture imprenditoriali con esperienza e rispettabilità;
  4. realizzare il comando dell’impresa senza l’onere della gestione;
  5. estendere l’area dell’imprenditoria legale compromessa;
  6. compenetrare l’economia legale;
  7. rendere più penetrante e fisiologico il sistema relazionale con un settore nevralgico dei suoi interessi, al fine di regolare il mercato locale e avere un più solido controllo politico del territorio.

Caratteristiche dell'impresa a partecipazione mafiosa

È strutturata sul binomio denaro-relazioni, nel senso che utilizza principalmente il denaro e le relazioni imprenditoriali, politiche e amministrative come strumenti di affermazione e di competizione. I tradizionali strumenti della violenza e dell’intimidazione non vengono utilizzati, a meno che non sia strettamente necessario. In fase di formazione, si fa leva sui vantaggi che l’imprenditore può ricavarne da una compartecipazione del mafioso all’impresa. La sola presenza di capitali mafiosi in un’impresa legale non sta sempre ad indicare la sua trasformazione in un’impresa a p.m. (può darsi infatti che siano solo temporaneamente parcheggiati in quell’impresa: azione di riciclaggio, prestito o mero investimento di risparmio): il capitale deve essere investito in modo stabile e strutturato, volto a ottenere la comproprietà dell’azienda.

L’usura come strumento di compartecipazione

L’ingresso della mafia nel mercato dell’usura come vera e propria organizzazione in quanto tale e nel proprio complesso (non più singoli affiliati) è un fatto recente e fa parte della strategia di compenetrazione dell’economia legale: non pratica direttamente l’usura, ma la fa gestire ad agenzie specializzate; inoltre, molto spesso la pratica per assorbire o compartecipare una certa impresa. Secondaria è la via dell’aumento del capitale sociale dell’azienda, non giustificato dall’attività imprenditoriale pregressa.

Imprese a partecipazione politico-mafiosa

Si sono sviluppate nella gestione di servizi pubblici (scolastici, sanitari, smaltimento rifiuti etc.) e nella progettazione di opere pubbliche. Fu Giovanni Falcone a scoprire un’associazione di mafiosi, politici e imprenditori diretta all’acquisizione e al controllo di appalti pubblici, in cui sono risultate coinvolte anche società di importanza nazionale, tra le quali una direttamente controllata da Cosa Nostra. In Campania, c’è un vero e proprio sistema di camorristi, politici, massoni e imprenditori che gira attorno allo smaltimento dei rifiuti. Nel passato vi erano casi limitati di questo tipo di imprese, in quanto il rapporto tra politica e mafia era finalizzato al rapporto elettorale (es. Vito Ciancimino, diretto esponente delle cosche); ora invece si fanno affari insieme.

Tre tipi di imprese:

  1. politica (promossa direttamente dal politico),
  2. a partecipazione politica (rapporto diadico imprenditore e politico);
  3. a partecipazione politico-mafiosa (rapporto triadico imprenditore, politico e mafioso).

Joint ventures tra imprese legali e imprese mafiose

Una joint venture è un’impresa che nasce dall’accordo fra due o più imprese tra loro indipendenti che mettono in comune risorse per svolgere un’attività economica specifica. La società viene costituita per il 50% con capitale legale e per il restante 50% con capitali mafiosi. Come nella società a partecipazione mafiosa, la gestione economica è affidata all’azienda legale, mentre le scelte strategiche e politiche sono decise assieme se l’impresa legale è grande, solo dal mafioso se è piccola. La differenza con la società a p.m. è che le due imprese rimangono distinte e indipendenti l’una dall’altra, perché fondano una nuova società in cui sono soci alla pari. Paradosso: carattere produttivo e carattere parassitario della mafia.

Rapporti tra impresa legale e impresa mafiosa

  1. rapporto di condizionamento: l’impresa legale è condizionata oggettivamente nei suoi progetti e nel suo agire dalla presenza di interessi mafiosi;
  2. rapporto di protezione-estorsione: l’impresa legale deve pagare il pizzo al clan che controlla il territorio;
  3. rapporto di convivenza: l’impresa legale non ostacola gli interessi mafiosi e viceversa;
  4. rapporto di scambio: vi è uno scambio reale tra le due imprese di varia natura;
  5. rapporto di collaborazione associativa: quando realizzano una joint venture;
  6. rapporto di compartecipazione: il mafioso entra in società con propri capitali nell’impresa legale.

Note

  1. Falcone G., Cose di Cosa Nostra, Milano, Rizzoli, 1991

Bibliografia

Fantò E., L'Impresa a partecipazione mafiosa. Economia legale ed economia criminale, Bari, Edizioni Dedalo, 1999

Dalla Chiesa N., L'Impresa Mafiosa, Milano, Cavallotti University Press, 2012