Pool antimafia di Palermo: differenze tra le versioni

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<blockquote><center>''Il pool nacque per risolvere il problema dei giudici istruttori che lavoravano individualmente, separatamente, ognuno "per i fatti suoi", senza che uno scambio di informazioni fra quelli che si occupavano di materie contigue potesse consentire, nell'interazione, una maggiore efficacia con un'azione penale coordinata capace di fronteggiare il fenomeno mafioso nella sua globalità.''</center>
<blockquote><center>''Il pool nacque per risolvere il problema dei giudici istruttori che lavoravano individualmente, separatamente, ognuno "per i fatti suoi", senza che uno scambio di informazioni fra quelli che si occupavano di materie contigue potesse consentire, nell'interazione, una maggiore efficacia con un'azione penale coordinata capace di fronteggiare il fenomeno mafioso nella sua globalità.''</center>
<center>'''Paolo Borsellino'''</center></blockquote>
<center>'''Paolo Borsellino'''</center></blockquote>
[[File:Pool antimafia di palermo.jpg|alt=Pool Antimafia di Palermo|miniatura|300x300px]]




Per '''Pool antimafia di Palermo''' si intende solitamente il gruppo di magistrati impegnati contro la [[mafia]] in Sicilia, che portò all'istruzione del [[Maxiprocesso di Palermo]]. Nato da un'idea di [[Rocco Chinnici]], dopo la sua morte venne sviluppato e reso operativo da [[Antonino Caponnetto]]. Il nucleo originario era composto dai giudici istruttori [[Giovanni Falcone]], [[Paolo Borsellino]], [[Leonardo Guarnotta]] e [[Giuseppe Di Lello]]. Fu istituito il [[16 novembre]] [[1983]] e durò fino al marzo [[1988]], quando venne sciolto dal successore di Caponnetto, [[Antonino Meli]].
Per '''Pool antimafia di Palermo''' si intende solitamente il gruppo di magistrati impegnati contro la [[mafia]] in Sicilia, che portò all'istruzione del [[Maxiprocesso di Palermo]]. Nato da un'idea di [[Rocco Chinnici]], dopo la sua morte venne sviluppato e reso operativo da [[Antonino Caponnetto]]. Il nucleo originario era composto dai giudici istruttori [[Giovanni Falcone]], [[Paolo Borsellino]], [[Leonardo Guarnotta]] e [[Giuseppe Di Lello]]. Fu istituito il [[16 novembre]] [[1983]] e durò fino al marzo [[1988]], quando venne sciolto dal successore di Caponnetto, [[Antonino Meli]].
[[File:Falcone_Borsellino_Caponnetto.jpeg|300px|thumb|right|Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e Antonino Caponnetto]]


== Storia ==
== Storia ==
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=== L'era Caponnetto e il Maxiprocesso ===
=== L'era Caponnetto e il Maxiprocesso ===
[[File:Pool antimafia zecchin.jpg|alt=Pool antimafia di Palermo|miniatura|Il pool antimafia, 29 luglio 1985. Da destra a sinistra: Giuseppe Di Lello, Paolo Borsellino, Leonardo Guarnotta, Giovanni Falcone e Antonino Caponnetto (© Franco Zecchin)]]
La nomina del successore di Chinnici avvenne in tempi relativamente brevi: la strage fu il [[29 luglio]], il Consiglio Superiore della Magistratura decise a metà settembre. Delle iniziali venti domande, dopo diverse rinunce e scremature, il verdetto finale vedeva da una parte il sostituto procuratore generale di Firenze '''[[Antonino Caponnetto]]''' e dall'altra il presidente del Tribunale dei Minori di Palermo Antonio Marino.
La nomina del successore di Chinnici avvenne in tempi relativamente brevi: la strage fu il [[29 luglio]], il Consiglio Superiore della Magistratura decise a metà settembre. Delle iniziali venti domande, dopo diverse rinunce e scremature, il verdetto finale vedeva da una parte il sostituto procuratore generale di Firenze '''[[Antonino Caponnetto]]''' e dall'altra il presidente del Tribunale dei Minori di Palermo Antonio Marino.


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L'idea del Pool in questa nuova veste era mutuata dalle equipe di magistrati che avevano funzionato egregiamente nei processi contro il terrorismo: a tal proposito, Caponnetto chiese a [[Gian Carlo Caselli]] e a [[Ferdinando Imposimato]] (impegnati rispettivamente a Torino e a Roma in processi contro il terrorismo) copia dei provvedimenti che avevano emesso nell'ambito delle proprie inchieste e che avevano retto al vaglio della Cassazione: dopo averli studiati, il nuovo giudice istruttore formalizzò il Pool con un provvedimento che prendeva un po' dall'uno e un po' dall'altro, con cui in definitiva assegnava il procedimento a se stesso, rispettando la monocraticità del giudice istruttore in vigore all'epoca, ma, in considerazione della complessità dei procedimenti e della molteplicità degli atti da compiere, delegava il compimento dei singoli atti ai membri del Pool<ref>Caponnetto, op.cit., p.42</ref>.
L'idea del Pool in questa nuova veste era mutuata dalle equipe di magistrati che avevano funzionato egregiamente nei processi contro il terrorismo: a tal proposito, Caponnetto chiese a [[Gian Carlo Caselli]] e a [[Ferdinando Imposimato]] (impegnati rispettivamente a Torino e a Roma in processi contro il terrorismo) copia dei provvedimenti che avevano emesso nell'ambito delle proprie inchieste e che avevano retto al vaglio della Cassazione: dopo averli studiati, il nuovo giudice istruttore formalizzò il Pool con un provvedimento che prendeva un po' dall'uno e un po' dall'altro, con cui in definitiva assegnava il procedimento a se stesso, rispettando la monocraticità del giudice istruttore in vigore all'epoca, ma, in considerazione della complessità dei procedimenti e della molteplicità degli atti da compiere, delegava il compimento dei singoli atti ai membri del Pool<ref>Caponnetto, op.cit., p.42</ref>.


La data ufficiale di costituzione fu il [[16 novembre]] 1983.<ref>Citato da Caponnetto durante l'intervista a Storie, Rai2, il 23 maggio 1996</ref>.
La data ufficiale di costituzione fu il [[16 novembre]] [[1983]].<ref>Citato da Caponnetto durante l'intervista a Storie, Rai2, il 23 maggio 1996</ref>.


Oltre a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello, che facevano parte del primo Pool costituito da Chinnici, Caponnetto chiamò al suo fianco anche un magistrato di grande esperienza del fenomeno mafioso come Leonardo Guarnotta.  
Oltre a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello, che facevano parte del primo Pool costituito da Chinnici, Caponnetto chiamò al suo fianco anche un magistrato di grande esperienza del fenomeno mafioso come Leonardo Guarnotta.  


==== Il padre e i figli ====
==== Il padre e i figli ====
Tra Caponnetto e i membri del Pool si instaurò un legame profondo, come tra un padre e i propri figli. Su di loro disse, anni dopo: <blockquote>«''Falcone lo conoscevano tutti: la sua straordinaria capacità di lavoro e la sua incredibile memoria''"; "''Paolo era più estroverso, si apriva facilmente, comunicava istintivamente un senso di serenità data la sua fede religiosa, che Falcone invece non possedeva in egual misura. Falcone non aveva attimi di abbandono o di confidenza: per questo mi stupirono le sue lacrime quando lasciai Palermo''"; "''Giuseppe Di Lello, grande magistrato, fu notato a vari convegni e dibattiti, conosciuto per i suoi scritti. Con gli anni avrei imparato a conoscerlo meglio. Di Lello è stato una rivelazione.''"; "''Leonardo Guarnotta era il più anziano, dotato di notevole esperienza e una notevole preparazione giuridica. Giocava a calcio nonostante i miei divieti, si esponeva al rischio, e questo qualche volta alimentava le mie preoccupazioni. I quattro allievi di Chinnici rappresentavano il migliore patrimonio di quell'ufficio, sarebbero diventati i miei compagni di viaggio».''<ref>Antonino Caponnetto, op. cit., pp. 37-39</ref>.</blockquote>Il Pool era solito riunirsi quasi ogni sera nell'ufficio di Caponnetto, consuetudine che fu poi spostata, per ragioni di sicurezza, nel bunker di Falcone, fornito di telecamere a circuito chiuso e porte blindate; il materiale processuale era conservato invece nelle casseforti di Falcone e Borsellino.<ref>Ivi, p. 42</ref>
Tra Caponnetto e i membri del Pool si instaurò un legame profondo, come tra un padre e i propri figli. Su di loro disse, anni dopo: <blockquote>«[[Giovanni Falcone|Falcone]] lo conoscevano tutti: la sua straordinaria capacità di lavoro e la sua incredibile memoria"; "[[Paolo Borsellino|Paolo]] era più estroverso, si apriva facilmente, comunicava istintivamente un senso di serenità data la sua fede religiosa, che Falcone invece non possedeva in egual misura. Falcone non aveva attimi di abbandono o di confidenza: per questo mi stupirono le sue lacrime quando lasciai Palermo"; "[[Giuseppe Di Lello]], grande magistrato, fu notato a vari convegni e dibattiti, conosciuto per i suoi scritti. Con gli anni avrei imparato a conoscerlo meglio. Di Lello è stato una rivelazione."; "[[Leonardo Guarnotta]] era il più anziano, dotato di notevole esperienza e una notevole preparazione giuridica. Giocava a calcio nonostante i miei divieti, si esponeva al rischio, e questo qualche volta alimentava le mie preoccupazioni. I quattro allievi di Chinnici rappresentavano il migliore patrimonio di quell'ufficio, sarebbero diventati i miei compagni di viaggio''».''<ref>Antonino Caponnetto, op. cit., pp. 37-39</ref>.</blockquote>Il Pool era solito riunirsi quasi '''ogni sera''' nell'ufficio di Caponnetto, consuetudine che fu poi spostata, per ragioni di sicurezza, nel bunker di Falcone, fornito di telecamere a circuito chiuso e porte blindate; il materiale processuale era conservato invece nelle casseforti di Falcone e Borsellino.<ref>Ivi, p. 42</ref>


Il punto di forza del Pool fu proprio questo, '''la quotidiana condivisione delle informazioni'''. Al suo interno non ci furono mai scontri tra i suoi membri, se non tra Falcone e Borsellino, ma per motivi marginali, legati alla gara su chi si ricordava meglio nomi, cognomi o famiglie mafiose. L'unico contrasto che vide Falcone da una parte e il resto del Pool dall'altra riguardò una questione squisitamente giuridica circa l'ipotizzabilità del concorso fra il reato di associazione a delinquere, art.416, per il periodo antecedente alla [[Legge Rognoni - La Torre|Legge Rognoni-La Torre]], e il reato di associazione di stampo mafioso, 416 bis, per il periodo successivo. Per Caponnetto i due reati erano ontologicamente diversi, mentre per Falcone si configurava l'esistenza di un reato progressivo, quindi poteva essere tutto assorbito sotto il 416 bis<ref>Ivi, p. 43</ref>. Alla fine lo scontro si risolse con Falcone che accettò di essere in minoranza nel gruppo, benché non si fosse proceduto a una votazione in tal senso.
Il punto di forza del Pool fu proprio questo, '''la quotidiana condivisione delle informazioni'''. Al suo interno non ci furono mai scontri tra i suoi membri, se non tra Falcone e Borsellino, ma per motivi marginali, legati alla gara su chi si ricordava meglio nomi, cognomi o famiglie mafiose. L'unico contrasto che vide Falcone da una parte e il resto del Pool dall'altra riguardò una questione squisitamente giuridica circa l'ipotizzabilità del concorso fra il reato di associazione a delinquere, art.416, per il periodo antecedente alla [[Legge Rognoni - La Torre|Legge Rognoni-La Torre]], e il reato di associazione di stampo mafioso, 416 bis, per il periodo successivo. Per Caponnetto i due reati erano ontologicamente diversi, mentre per Falcone si configurava l'esistenza di un reato progressivo, quindi poteva essere tutto assorbito sotto il 416 bis<ref>Ivi, p. 43</ref>. Alla fine lo scontro si risolse con Falcone che accettò di essere in minoranza nel gruppo, benché non si fosse proceduto a una votazione in tal senso.
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==== Il pentimento di Buscetta ====
==== Il pentimento di Buscetta ====
* ''Per saperne di più, vedi [[Maxiprocesso di Palermo#Tommaso_Buscetta|Dichiarazioni di Tommaso Buscetta al Maxiprocesso]]''
* ''Per saperne di più, vedi [[Maxiprocesso di Palermo#Tommaso_Buscetta|Dichiarazioni di Tommaso Buscetta al Maxiprocesso]]''
 
[[File:Tommaso Buscetta.jpg|alt=Tommaso Buscetta|miniatura|203x203px|Tommaso Buscetta]]
Il [[1984]] fu l'anno della svolta, con il pentimento di Tommaso Buscetta, il "boss dei due mondi", che con la sua collaborazione confermò le iniziali intuizioni del Pool e diede una chiave di lettura inedita dell'organizzazione "[[Cosa Nostra]]".
Il [[1984]] fu l'anno della svolta, con il pentimento di Tommaso Buscetta, il "boss dei due mondi", che con la sua collaborazione confermò le iniziali intuizioni del Pool e diede una chiave di lettura inedita dell'organizzazione "[[Cosa Nostra]]".


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==== Gli omicidi Montana e Cassarà ====
==== Gli omicidi Montana e Cassarà ====
[[File:Beppe Montana.jpg|alt=Beppe Montana|miniatura|174x174px|Beppe Montana]]
[[File:Antonino cassara.jpg|alt=Ninni Cassarà|miniatura|228x228px|Ninni Cassarà]]
Proprio nel momento in cui l'avanzata del Pool sembrava inarrestabile, dopo un anno e mezzo di successi, nell'estate del 1985, in appena 9 giorni, Cosa Nostra azzerò la memoria storica delle forze di polizia, uccidendo prima il commissario [[Beppe Montana]], il [[28 luglio]], poi il vicequestore [[Ninni Cassarà]], il [[6 agosto]]; insieme a quest'ultimo perse la vita anche [[Roberto Antiochia]], rientrato in anticipo dalle ferie per scortare proprio Cassarà.
Proprio nel momento in cui l'avanzata del Pool sembrava inarrestabile, dopo un anno e mezzo di successi, nell'estate del 1985, in appena 9 giorni, Cosa Nostra azzerò la memoria storica delle forze di polizia, uccidendo prima il commissario [[Beppe Montana]], il [[28 luglio]], poi il vicequestore [[Ninni Cassarà]], il [[6 agosto]]; insieme a quest'ultimo perse la vita anche [[Roberto Antiochia]], rientrato in anticipo dalle ferie per scortare proprio Cassarà.


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Dopo la sentenza di primo grado al [[Maxiprocesso di Palermo|Maxiprocesso]], che confermava il [[16 dicembre]] [[1987]] per la prima volta in sede giudiziaria l'esistenza dell'organizzazione criminale "[[Cosa Nostra]]", Caponnetto si convinse, anche per le pressioni di Falcone e degli altri membri del Pool, a dare le dimissioni e a chiedere il trasferimento a Firenze, dove avrebbe trascorso gli ultimi due anni della sua carriera, prima della pensione. La sua decisione maturò anche per via della convinzione che il CSM avrebbe scelto sicuramente Falcone, da lui indicato pubblicamente come suo naturale successore.
Dopo la sentenza di primo grado al [[Maxiprocesso di Palermo|Maxiprocesso]], che confermava il [[16 dicembre]] [[1987]] per la prima volta in sede giudiziaria l'esistenza dell'organizzazione criminale "[[Cosa Nostra]]", Caponnetto si convinse, anche per le pressioni di Falcone e degli altri membri del Pool, a dare le dimissioni e a chiedere il trasferimento a Firenze, dove avrebbe trascorso gli ultimi due anni della sua carriera, prima della pensione. La sua decisione maturò anche per via della convinzione che il CSM avrebbe scelto sicuramente Falcone, da lui indicato pubblicamente come suo naturale successore.


Caponnetto lasciava un ufficio rivitalizzato, un metodo, uno stile, nonché un affiatamento tra colleghi e quella dimensione del "''Noi''" che per quasi cinque anni aveva contribuito a plasmare i più grandi successi contro la lotta alla mafia. Grazie a lui, era stato possibile dimostrare non solo che la mafia si poteva combattere ma anche che poteva essere condannata in tribunale.  
Caponnetto lasciava '''un ufficio rivitalizzato, un metodo, uno stile''', nonché un affiatamento tra colleghi e quella dimensione del "''Noi''" che per quasi cinque anni aveva contribuito a plasmare i più grandi successi contro la lotta alla mafia. Grazie a lui, era stato possibile dimostrare non solo che la mafia si poteva combattere ma anche che poteva essere condannata in tribunale.  
 
[[File:Leonardo-Sciascia.jpg|alt=Leonardo Sciascia|miniatura|200x200px|Leonardo Sciascia]]  
Complice anche la polemica di [[Leonardo Sciascia|Sciascia]] del [[10 gennaio]] 1987 sui [[I professionisti dell'Antimafia|professionisti dell'antimafia]], il CSM, che nel caso di Borsellino aveva messo davanti al principio di anzianità la competenza in materia di mafia, '''cambiò clamorosamente orientamento''' e bocciò la nomina di Falcone, preferendogli un magistrato più anziano, [[Antonino Meli]], il quale inizialmente aveva fatto domanda per un altro incarico e poi fu orientato a presentarsi per il posto di capo dell'ufficio istruzione. Uno dei pochi a votare a favore di Falcone fu [[Gian Carlo Caselli]], mentre uno dei "Giuda", nella nota definizione di Paolo Borsellino, fu Vincenzo Geraci.


Appena insediatosi Meli stravolse l'organizzazione dell'ufficio voluta da Caponnetto, assegnando a ciascun magistrato del suo ufficio processi di mafia, parcellizzando le inchieste. '''Falcone fu sommerso di inchieste di serie B''' e messo nelle condizioni di non poter più lavorare. Stessa sorte toccò agli altri membri del Pool, finché nel marzo 1988 questo non venne definitivamente abolito<ref>Ivi, pp. 81-82</ref>.
Complice anche la polemica di [[Leonardo Sciascia|Sciascia]] del [[10 gennaio]] 1987 sui [[I professionisti dell'Antimafia|professionisti dell'antimafia]], il CSM, che nel caso di Borsellino aveva messo davanti al principio di anzianità la competenza in materia di mafia, '''cambiò clamorosamente orientamento''' esattamente un anno dopo e bocciò la nomina di Falcone, preferendogli un magistrato più anziano, [[Antonino Meli]], il quale inizialmente aveva fatto domanda per un altro incarico e poi fu orientato a presentarsi per il posto di capo dell'Ufficio Istruzione, che sarebbe stato comunque abolito con l'avvento del nuovo codice di Procedura Penale. 
{| class="wikitable sortable mw-collapsible"
|+Tabella 1. Il risultato della votazione del 10 gennaio 1988 che bocciò Falcone
|'''A favore di Meli:  14'''
|'''A favore di Falcone: 10'''
|'''Astenuti'''
|-
|Agnoli Francesco Mario
|Abbate Antonio Germano
|Lombardi Bartolomeo
|-
|Borrè Giuseppe
|Brutti Massimo
|Mirabelli Cesare (Vicepresidente)
|-
|Buonajuto Antonio
|Calogero Pietro
|Papa Renato Nunzio
|-
|Cariti Giuseppe
|[[Gian Carlo Caselli|Caselli Gian Carlo]]
|Pennacchini Erminio
|-
|Di Persia Felice
|Contri Fernanda
|Sgroi Vittorio
|-
|Geraci Vincenzo
|D'Ambrosio Vito
|
|-
|Lapenta Nicola
|Gomez d'Ayala Mario
|
|-
|Letizia Sergio
|Racheli Stefano
|
|-
|Maddalena Marcello
|Smuraglia Carlo
|
|-
|Marconi Umberto
|Ziccone Guido
|
|-
|Morozzo della Rocca Franco
|
|
|-
|Paciotti Elena Ornella
|
|
|-
|Suraci Sebastiano
|
|
|-
|Tatozzi Gianfranco
|
|
|}
Appena insediatosi Meli stravolse l'organizzazione dell'ufficio voluta da Caponnetto, assegnando a ciascun magistrato del suo ufficio processi di mafia, parcellizzando le inchieste. '''Falcone fu sommerso di inchieste di serie B''' e messo nelle condizioni di non poter più lavorare. Stessa sorte toccò agli altri membri del Pool, finché nel marzo 1988 questo non venne definitivamente abolito<ref>Ivi, pp. 81-82</ref>.  


== Eredità ==
== Eredità ==
=== Il coordinamento della lotta alla mafia: la DNA e le DDA ===
=== Il coordinamento della lotta alla mafia: la DNA e le DDA ===
Nonostante la soppressione del Pool, la sua esperienza fu di impulso poi alla creazione della '''[[Direzione Nazionale Antimafia]]''' e delle relative '''[[Direzione Distrettuale Antimafia|Direzioni Distrettuali Antimafia]]''', ideate da Falcone mentre ricopriva l'incarico di Capo degli Affari Penali del Ministero della Giustizia e istituite con il decreto-legge n. 367 del 20 novembre 1991, poi convertito con modificazioni dalla legge n.8 del 20 gennaio 1992.   
Nonostante la soppressione del Pool, la sua esperienza fu di impulso poi alla creazione della '''[[Direzione Nazionale Antimafia]]''' e delle relative '''[[Direzione Distrettuale Antimafia|Direzioni Distrettuali Antimafia]]''', ideate da [[Giovanni Falcone|Falcone]] mentre ricopriva l'incarico di Capo degli Affari Penali del Ministero della Giustizia e istituite con il decreto-legge n. 367 del 20 novembre 1991, poi convertito con modificazioni dalla legge n.8 del 20 gennaio 1992.   


== Note ==
== Note ==