Tommaso Buscetta: differenze tra le versioni

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<center>''"Ero entrato e rimango con lo spirito di quando io ero entrato. Ma dagli anni '70 in poi questa associazione, cosiddetta Cosa Nostra, ha sovvertito l'ideale, poco pulito per la gente che vive dentro alla legge, ma tanto bello per noi che vivevamo in questa associazione, cominciando con delle cose che non erano più consoni all'ideale della Cosa Nostra; con delle violenze che non appartenevano più a quegli ideali. Io non condivido più quella struttura a cui io appartenevo. Quindi non sono un pentito"''</center>
<center>''"Ero entrato e rimango con lo spirito di quando io ero entrato. Ma dagli anni '70 in poi questa associazione, cosiddetta Cosa Nostra, ha sovvertito l'ideale, poco pulito per la gente che vive dentro alla legge, ma tanto bello per noi che vivevamo in questa associazione, cominciando con delle cose che non erano più consoni all'ideale della Cosa Nostra; con delle violenze che non appartenevano più a quegli ideali. Io non condivido più quella struttura a cui io appartenevo. Quindi non sono un pentito"''</center>


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== Biografia ==
== Biografia ==
=== Infanzia e adolescenza ===
Ultimo di diciassette figli, "Masino" nacque in una famiglia di vetrai, i più affermati della città. A sedici anni, nel 1946, fu costretto a sposarsi con Melchiorra Cavallaro, dopo averla messa incinta. Subito dopo partì alla volta di Torino, da solo, trovando un lavoro presso una grande fabbrica di specchi, la Alberti & Macario. Quando nacque la prima figlia Felicia, tornò a Palermo e prese a lavorare nella bottega di famiglia in Corso dei Mille, con il padre e il fratello.


=== L'ingresso in Cosa Nostra ===
Sin da bambino, Buscetta era stato socializzato ai valori mafiosi, ma entrò ufficialmente nell'organizzazione solo al suo ritorno da Torino. A quindici anni aveva dato prova di valore, combattendo i tedeschi a Napoli con altri uomini d'onore, fu tenuto sotto osservazione, frequentò per un periodo il bar di Via Oreto, finché un giorno, dopo aver dato prova di valore uccidendo un uomo, non venne ufficialmente accettato in Cosa Nostra, come affiliato alla famiglia di Porta Nuova.
=== La fabbrica di cristalli in Argentina ===
Nel 1948, a vent'anni, Buscetta divenne padre per la seconda volta con la nascita di Benedetto. Decise così di partire alla volta dell'Argentina, trasferendosi in pianta stabile a Buenos Aires, a quei tempi abitata per un quarto da italiani, la maggior parte calabresi. Aprì inizialmente una fabbrica di specchi, poi si buttò sui cristalli, settore più redditizio, diventando un artigiano molto affermato in città.
=== La prima volta in Brasile ===
Nel 1950, dopo la nascita del terzo figlio Antonio, Buscetta decise di mettersi in affari con un altro siciliano, aprendo una fabbrica di cristalli in Brasile, a San Paolo. Poiché nel paese sudamericano "buscetta" era uno dei modi assai volgari con cui si indica tutt'oggi l'organo genitale femminile, la moglie continuò a mostrarsi insofferente rispetto alla vita brasiliana, continuando a creare problemi di ogni sorta. Così, dopo due anni, Buscetta decise di vendere la fabbrica e tornare a Palermo.
=== La vita in Cosa Nostra ===
Tornato in Sicilia, aprì con il fratello Fedele una fabbrica di specchi a Termini Imerese e contestualmente riprese il suo posto in Cosa Nostra, con il suo capofamiglia Gaetano Filippone che gli diede subito il bentornato. Nel 1955 tornò nuovamente in Argentina, stavolta da solo, in pieno golpe militare contro Peron, tant'è che dopo nemmeno un mese fu costretto a lasciare Buenos Aires. Si buttò quindi nel contrabbando di sigarette, inizialmente come finanziatore, investendo consistenti somme di denaro nel traffico. Nel 1958, a seguito di una soffiata circa il furto del carico a Taranto, Buscetta decise di scortare personalmente il carico fino a Palermo, ma lui e i suoi furono braccati dai carabinieri, che per altro cercavano un'altra banda di criminali locali. Buscetta così scontò i suoi primi sei mesi di carcere. Al rientro, il suo capofamiglia lo rimproverò aspramente, mettendolo quasi fuori famiglia, in quanto si era esposto troppo, tacendo anche i motivi della sua partenza per Taranto.
=== Il teorico della Commissione ===
Nel 1958, le varie famiglie si scambiavano informazioni, opinioni, favori, ma non esisteva alcun coordinamento provinciale, alcun governo complessivo della città. Il teorico della necessità di un tale strumento fu proprio Buscetta, che fu ispirato dopo un banchetto tenuto a Palermo in onore di Joseph Bonanno (detto Joe Banana), mitico rappresentante della mafia di Castellammare del Golfo che tornava in Sicilia per rivedere la sua terra. Riuniti da Spanò, allora il più rinomato ristorante di pesce della città, Cosa Nostra siciliana e Cosa Nostra americana, che avevano rotto i rapporti negli anni Cinquanta, ricominciarono a parlarsi. E fu proprio Buscetta l'interlocutore privilegiato di Bonanno, che gli spiegò come vedesse una grave lacuna nell'organizzazione di Cosa Nostra siciliana, spiegandogli il funzionamento della Commissione negli USA. Così anche Cosa Nostra siciliana si dotò di una commissione, che funzionò alla perfezione fino al 1963, l'anno della [[Strage di Ciaculli|strage di Ciaculli]]. 
=== Parola d'ordine: sterminare i Buscetta ===


   
   
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<references/>
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== Bibliografia ==
Saverio Lodato, [[La mafia ha vinto|La Mafia ha vinto]], Mondadori, Milano, 1999
[[Categoria:Pentiti]]
[[Categoria:Pentiti]]