Strage di Ariola

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La strage dell'Ariola è stata un attentato avvenuto il 25 ottobre 2003 nelle campagne della zona pedemontana di Gerocarne delle Preserre, in provincia di Vibo Valentia si verificò la strage dell’Ariola. Fu il culmine di una faida lunga vent’anni che vide come protagoniste la 'ndrina dei Loielo di Gerocarne e quella dei Maiolo di Acquaro.

Antefatti: la faida Loielo - Maiolo

Nel 1978 i Loielo si buttarono nel business dei sequestri di persona. Tra i tanti rapiti vi fu anche lo studente Paolo Giorgetti, figlio dell'imprenditore brianzolo Luigi, ucciso durante il rapimento. Nell'ottica di acquisire maggiore influenza, i Loielo si unirono ai Maiolo per formare un'unica grande 'ndrina, dedita alle estorsioni e alle rapine. Tuttavia, nel 1989 il gruppo si spaccò dopo una ripartizione non equa di una rapina e la volontà di Vincenzo Loielo di imporsi come unico capo, dando origine a una sanguinosa faida che durò 25 anni[1].

Nel marzo 1989 Vincenzo Loielo subì un attentato da parte dei Maiolo, scatenandone la reazione: il 27 marzo venne ucciso Pasquale Chiarenza a Taurianova e due giorni dopo scomparve Antonio Donato.

Il 18 aprile Rocco Maiolo scampò a un attentato, che avrebbe dovuto colpire anche il fratello Antonio e Samuele Barba, ma entrambi si trovavano in quel momento in Germania. Seguirono altri attentati, tutti andati a vuoto, finché Maiolo non venne arrestaot nel novembre 1989 e nell’aprile dell’anno successivo si ritrovò ai domiciliari. Da quel momento in poi, sia lui che Raffaele Fatiga sarebbero stati irreperibili per sempre. Si sarebbe saputo solamente in seguito, grazie alla testimonianza cruciale del collaboratore di giustizia Francesco Loielo, come il boss di Acquaro venne attirato in una trappola e ucciso insieme al suo braccio destro[2].

Nel 1991 Vincenzo e Giovanni Loielo vennero arrestati e fino al 1994 a capo della ‘ndrina si ritrovò il fratello Francesco. Il 28 settembre 1993 il parrucchiere di Acquaro, Placido Scaramozzino, dopo esser stato preso a colpi di zappa, venne sotterrato fra i boschi delle Preserre mentre ancora respirava. La sua colpa, come quella di altri prima di lui, era quella di aver supportato, secondo i Loielo, i Maiolo.

Solamente 18 giorni dopo questa barbara uccisione, due coniugi, che non avevano nulla a che fare con la faida, vennero erroneamente uccisi durante un aggiunto che aveva come obiettivo Salvatore De Masi, il quale venne comunque brutalmente assassinato otto mesi dopo. Tra il 1994 e il 1998 furono molteplici le uccisioni portate avanti da entrambe le ‘ndrine.

Il 1998 fu l’anno in cui finì la prima parte della faida, in quanto durante quell’anno l’ultimo capo dei Maiolo, Antonio, scomparve per sempre. Quello fu anche l’anno in cui nuove figure entrarono nel panorama criminale della zona. Nel 1998 si verificò una rapina a Vazzano, compiuta da alcuni componenti del clan Forastefano di Cassano allo Ionio con l’aiuto del boss Bruno Emanuele di Gerocarne e Franco Idà di Soriano. Secondo alcuni collaboratori di giustizia, avrebbero preso parte alla rapina anche i fratelli Giuseppe e Vincenzo Loielo (omonimi dei cugini più anziani)[3].

Nel 2002 Giuseppe e Vincenzo Loielo vennero uccisi da Bruno Emanuele di Gerocarne, che aveva deciso di imporsi nella zona delle Preserre. Fu aiutato nella sua impresa dal boss di Cassano, Tonino Forastefano[4]. Il capitolo più cruento della faida, tuttavia, fu la Strage dell'Ariola.

La strage

La mattina del 25 ottobre 2003, Bruno Emanuele ordinò l'uccisione dei cugini Francesco e Giovanni Gallace, titolari di un'impresa di movimento terra che stava effettuando dei lavori nella frazione di Ariola. I due si trovavano su un fuoristrada con due loro dipendenti, Stefano Barilaro e Antonio Chiera, quando vennero crivellati da 140 colpi di fucili semiautomatici, sparati da un commando uscito dalla boscaglia adiacente alla strada comunale che collega la Statale 182 alla frazione Ariola. Il fuoco fu aperto quando il mezzo giunse in una curva, seguita da una piccola salita[5]. L'unico sopravvissuto fu Antonio Chiera, che riuscì a salvarsi gettandosi oltre a una staccionata, lasciandosi cadere in un canalone. Non ebbe la stessa fortuna Barilaro: trasportato in ospedale a Catanzaro, morì a causa delle ferite riportate.

La strage mise fine alla brutale catena di omicidi, ma solo fino al 2012[6].

Le indagini

Gli inquirenti si mossero subito per cercare di ricostruire le dinamiche che avevano scatenato la strage, cercando movente, mandanti ed esecutori materiali[7]. Inizialmente, il movente non venne individuato nella vendetta, perché le persone uccise non erano elementi di spicco delle 'ndrine locali. Tra le vittime solo Francesco Gallace e Stefano Barilaro avevano precedenti penali, il primo per armi e traffico di stupefacenti, il secondo per rapina. Gallace e Chiera erano invece incensurati[8].

Secondo quelle prime indagini, più che vendicare la morte dei fratelli Vincenzo e Giuseppe Loielo, trucidati in una Fiat Panda nei boschi dell'Ariola il 23 aprile dell'anno precedente, il movente sembrava essere legato agli appalti nella zona delle Preserre e alle estorsioni a cui, puntualmente, venivano sottoposte le varie ditte. I cugini Gallace erano titolari di una ditta di movimento terra, che aveva vinto appalti nei lavori per la linea elettrica di Arena e Ciano, nonché in quelli per la realizzazione di una diga ad Arena per la futura centrale idroelettrica[9].

Il processo Light in the Woods

Nel gennaio 2012 la polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, portò a termine l'operazione Light in the Woods, che sgominò i diversi gruppi mafiosi dell'Ariola, facendo luce sulla faida con i Maiolo e su una serie estorsioni, rapine, infiltrazioni negli appalti pubblici e infiltrazioni nell'amministrazione comunale di Gerocarne. Stando all'inchiesta, il principale obiettivo della Strage dell'Ariola era in realtà Francesco Gallace (alias Franco o Testina o "Testiceja") , che nella locale dell'Ariola rivestiva il ruolo di mastro di giornata[10].

Note

  1. Giuseppe Mazzeo, Loielo, Maiolo, Emanuele: 25 anni di sangue per prendersi il potere nelle Preserre, 21righe.it, 6 novembre 2015
  2. Ibidem
  3. Giuseppe Baglivo, ‘Ndrangheta: l’autobomba per Ciconte e le dinamiche criminali delle Preserre vibonesi, ilvibonese.it, 26 settembre 2017
  4. Ibidem
  5. Vibo, agguato nelle campagne. Tre morti e un ferito, La Repubblica, 25 ottobre 2003
  6. La mafia di Ariola, nei boschi delle Serre affari e feroci faide, calabrianotizie.it, 26 gennaio 2012
  7. Marialucia Conistabile, Li hanno massacrati con 140 pallettoni, Gazzetta del Sud, 27 ottobre 2003
  8. Marialucia Constabile, La mattanza ordinata per il dominio del territorio, Gazzetta del Sud, 28 ottobre 2003
  9. Marialucia Constabile, Investiti da una tempesta di piombo, Gazzeta del Sud, 26 ottobre 2003
  10. Sangue tra le Serre, il Quotidiano, 26 gennaio 2012

Bibliografia

  • Archivio Storico de La Gazzetta del Sud.
  • Gratteri Nicola, Nicaso Antonio (2009). Fratelli di Sangue, Milano, Mondadori.