Gennaro Abbatemaggio

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Gennaro Abbatemaggio (Napoli, 1854 - ND) è stato un camorrista italiano, le cui dichiarazioni rese alla polizia portarono al processo Cuocolo, considerato il primo Maxiprocesso alla Camorra.

Biografia

Nel 1907 Abbatemaggio, , detto "o Cucchiarello" (il cocchiere) per via della sua attività di copertura, decise di collaborare con i Carabinieri che avevano preso in mano le indagini sull'omicidio dei coniugi Cuocolo. Il motivo della sua "redenzione" era che voleva vivere una nuova vita lontano dal crimine con la nuova moglie.

Il camorrista spiegò che la vittima dell'omicidio, Gennaro Cuocolo, aveva attirato le ire dei vertici della Camorra perché aveva fatto arrestare il suo complice, tale Luigi Arena, per potersi tenere l'intera refurtiva di un furto con scasso. Arena, spedito in una colonia penale sull'isola di Lampedusa, scrisse due lettere a un importante boss per chiedere giustizia.

Stando alla ricostruzione di Abbatemaggio, la richiesta di Arena fu dibattuta in una sorta di tribunale della Camorra alla presenza di tutti i boss dell'epoca, in una trattoria di bagnoli alla fine del maggio 1906. Alla fine di questa riunione, il "tribunale" condannò a morte Cuocolo e sua moglie Maria Cutinelli, colpevole di conoscere troppi segreti del marito. Ad organizzare il duplice omicidio fu il boss del quartiere della Vicaria, Erricone, che inviò sei sicari, divisi in due squadre. Abbatemaggio sostenne di esserne a conoscenza per aver svolto un ruolo di messaggero.

Il particolare fondamentale del racconto del "pentito" fu che l'anello d'oro che Cuocolo avrebbe sempre portato al mignolo con incise le sue iniziali era stato rubato per inviarlo a Lampedusa, come prova ad Arena dell'esecuzione del suo ex-complice. Uno dei sei killer, però, l'aveva tenuto per sé. Quando, molti mesi dopo, i Carabinieri fecero irruzione nella casa del killer, tagliando il materasso trovarono al suo interno l'anello e questa fu la prova regina con cui imbastirono tutto il processo contro i vertici della Camorra napoletana.

Gli inquirenti, tuttavia, sollevarono delle perplessità sulla faccenda. Anzitutto, la perquisizione a casa del killer da parte dei Carabinieri era in palese violazione delle procedure dell'epoca, mentre, per quanto riguardava il movente dell'omicidio, era emerso che Cuocolo non aveva avuto alcun ruolo nella cattura di Arena, quindi era assai improbabile che quest'ultimo scrivesse ai vertici della Camorra per chiedere giustizia.

In seguito si scoprì che era stato lo stesso Abbatemaggio a far incidere l'anello, che poi i Carabinieri avevano provveduto a piazzare nel punto esatto in cui il "pentito" gli aveva indicato. Il Carabiniere che aveva scoperto il trucco fu internato in un manicomio e solo dopo qualche tempo fu rilasciato e mantenne il silenzio, in cambio di un trattamento pensionistico migliore. Ufficialmente si era congedato in pensione per motivi di salute.

La nuova versione dei fatti

Un anno dopo la sua prima deposizione, Abbatemaggio la ritrattò: ora era tale Giovanni Rapi (detto 'o maestro), contaiouolo di Erricone e gestore di un locale e di una bisca clandestina, il mandante dell'omicidio. La decisione di eliminare Cuocolo era dovuta alla competizione nel campo della ricettazione della merce rubata e per il fatto che la vittima lo ricattava. All'obiezione sul perché non avesse fatto prima il nome di Rapi, Abbatemaggio rispose che pensava che nessuno gli avrebbe creduto, dato che Rapi aveva un'ottima reputazione pubblica, oltre al fatto che avrebbe dovuto ammettere una serie di rapine per suo conto. Avendo confessato il suo ruolo in questi furti, Abbatemaggio venne arrestato.

Dopo il processo Cuocolo

Dopo il Processo, conclusosi con una raffica di condanne, Abbatemaggio fu beccato a defraudare due membri della giuria in un dubbio affare sull'acquisto di formaggio, guadagnandosi nuovamente la galera. Durante la Grande Guerra, ottenne invece il grado di sergente con gli Arditi, un corpo di truppe d'assalto composto da volontari, che attaccavano le trincee nemiche con bombe a mano e pugnali.

Nel 1919 tornò dal fronte dalla moglie, che però lo aveva tradito con uno dei Carabinieri incaricati di proteggerlo dalla vendetta dei boss della Camorra: per questo motivo, tentò il suicidio, invano, l'anno dopo. Arrivato a Firenze, sposò la causa fascista e cominciò ad unirsi alle squadre di camerati per compiere omicidi e saccheggi.

"Sono tutti innocenti"

Il 9 maggio 1927 Abbatemaggio si recò da un avvocato romano e dichiarò: "Per quanto tardiva, ma sempre a tempo, sento il dovere coscienzioso di fare la seguente dichiarazione affinché non si prolunga uno stato di fatto che costituisce il più grave errore giudiziario degli annali giudiziarii del mondo. Dico che i condannati del processo Cuocolo sono innocenti."[1]

L'ex-pentito confessò che aveva reso tutte quelle dichiarazioni sotto ricatto da parte dei Carabinieri, che lo avevano minacciato di accusarlo degli omicidi dei coniugi Cuocolo. Inventandosi quelle cose, Abbatemaggio aveva ricevuto in cambio soldi e regali di nozze. Rivelò inoltre che i Carabinieri avevano pagato i testimoni chiave della difesa e importanti firme giornalistiche, spendendo complessivamente più di 300mila lire in mazzette durante il processo. In particolare, 40mila lire erano andate al direttore del Mattino Edoardo Scarfoglio.

Le nuove accuse di Abbatemaggio non vennero mai verificate e confermate da alcun tribunale della Repubblica.

Bibliografia

  • Dickie J., Onorate Società, Roma-Bari, Editori Laterza, 2012

Note

  1. Citato in Dickie J., Onorate Società, Roma-Bari, Editori Laterza, 2012, p 278