Joe Masseria

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Joe Masseria, soprannominato Joe the Boss, al secolo Giuseppe Masseria (Menfi, 17 gennaio 1886 – New York City, 15 aprile 1931), è stato un mafioso italoamericano, appartenente a Cosa Nostra americana.

Joe Masseria
Joe Masseria

Biografia

Primi anni

Nato a Menfi in Provincia di Agrigento[1], Masseria si trasferì nel 1902 negli Stati Uniti con tutta la sua famiglia, quando aveva sedici anni[2].

Il primo approccio al crimine

Joe iniziò a compiere i primi reati attorno al 1907[3], compiendo aggressioni ed estorsioni per conto del Clan dei Morello, da cui si sarebbe separato nei primi anni Venti[4]. I giornali dell'epoca gli attribuirono il titolo di "The Boss", includendolo nella lsita dei più potenti capimafia del periodo, seppur non avesse la medesima rilevanza mediatica dei suoi "colleghi".[5].

Masseria fu tuttavia il primo ad utilizzare il termine “boss” per riferirsi a se stesso e indicare il capo di una famiglia mafiosa americana, al posto del più tradizionale "Godfather" (Padrino)[6].

Capo dei capi durante il Proibizionismo

Masseria conquistò il potere durante la reclusione di Giuseppe Morello, boss della famiglia Genovese incriminato dalla polizia di New York e detenuto dal 1909 al 1919, che divenne poi uno dei luogotenenti di Masseria a partire dal 1922. Anche Ciro Terranova, fratellastro di Morello e membro della sua banda, divenne uno dei suoi luogotenenti. Negli anni Venti, Masseria fu protettore del clan Morello-Terranova[7].

Il controllo di Masseria sul contrabbando e sul gioco d’azzardo era limitato alle zone del Lower East Side di Manhattan, New York, mentre i Terranova si occupavano di East Harlem e del Bronx[8].

Dopo la morte nel 1928] di Salvatore "Totò" D'Aquila, boss della famiglia Gambino, Masseria ne prese il posto[9].

Nella seconda metà degli anni Venti, cominciò una rivalità con Umberto Valente, detto “the Ghost”, uno degli assassini più spietati della famiglia Gambino. Valente era appena tornato negli Stati Uniti e aveva tentato di uccidere Masseria. Fra l’assassinio di Valente ad opera di Lucky Luciano e i continui tentativi di sottomettere le altre famiglie criminali di New York, Masseria innescò il conflitto di mafia che prese il nome di “Guerra castellammarese[10].

La Guerra castellammarese

Verso la fine degli anni Venti, Masseria pretese diecimila dollari da alcuni membri di una borgata castellammarese per il riconoscimento della sua posizione di Boss e fece uccidere alcuni sottoposti che gli si opposero. Maranzano si rifiutò di riconoscere la supremazia di Masseria, dando così avvio a un conflitto senza precedenti[11]. Fu in quel periodo che Salvatore Luciano cercò l’aiuto di Joe Masseria, in quanto preoccupato della notorietà che i castellammaresi avrebbero potuto trarre dal conflitto. Inoltre egli voleva innovare il sistema commerciale mafioso rendendolo internazionale, finanziando anche attività ulteriori, quali la prostituzione e i sindacati e cooperando con malavitosi ebrei e irlandesi. Masseria, invece, era soddisfatto degli introiti del traffico di alcolici e determinato a farla finita con Maranzano e la famiglia Bonanno[12].

Nel dicembre 1930, Masseria chiese a Luciano e Genovese di uccidere per suo conto un boss del Bronx sospettato di collaborare con il nemico; si trattava di un imprenditore dell’industria del ghiaccio la cui morte si rivelò controproducente in quanto produsse una convergenza tra un pezzo dell’establishment affaristico-criminale e Maranzano. In risposta, vennero eliminati numerosi luogotenenti di Masseria[13].

Dopo un pestaggio ordinato da Maranzano, dal quale uscì vivo per miracolo, e che gli valse l’appellativo di “lucky”, Luciano decise di chiudere i conti sia con Masseria che con Maranzano[14]. Andò quindi da quest’ultimo e propose di eliminare Masseria in cambio del controllo della sua banda[15].

La morte

Masseria morì il 15 aprile 1931, assassinato da un commando nel ristorante italiano “Nuova Villa Tammaro” di Coney Island, mentre giocava a poker dopo aver consumato una cena abbondante[16]. Il boss venne colpito da quattro colpi di pistola alla schiena e uno alla nuca[17].

Note

  1. Sulla sua città di origine, in realtà, non c'è unanimità. Dash Mike, nel suo C’era una volta la Mafia: la storia mai raccontata della nascita di Cosa Nostra, Roma, Newton Compton Editori, p.263, sostiene sia nato a Marsala. Salvatore Lupo, invece, nel libro Quando la Mafia trovò l’America. Storia di un intreccio intercontinentale (1888-2008), Torino, Giulio Einaudi Editore, pp. 57-60, sostiene sia nato a Sciacca. Tuttavia, nel 2011 Richard Warner accertò che nacque a Menfi. Si veda Warner, Richard N. (2011). "On the Trail of Giuseppe "Joe the Boss" Masseria", in "Informer: The History of American Crime and Law Enforcement", pp. 56–58
  2. Citato in Dash Mike (2010), op. cit., p. 57 e p. 60.
  3. Ivi, p. 262
  4. Citato in Lupo Salvatore (2008), op. cit., p.60
  5. Ibidem
  6. Citato in Raab Selwyn (2009). Le famiglie di Cosa Nostra. La nascita, il declino e la resurrezione della più potente organizzazione criminale americana, Roma, Newton Compton editori, p.38.
  7. Citato in Dash, op. cit., p. 20.
  8. Citato in Lupo Salvatore (2008). op. cit., p. 60.
  9. Citato in Dash, op. cit., p. 19.
  10. Ivi, p. 65
  11. Citato in Raab, op. cit., p. 37.
  12. Ivi, p. 38.
  13. Lupo, op. cit., p. 89.
  14. Ivi, p. 88.
  15. Raab, op. cit., p. 39.
  16. Lupo, op. cit., p. 89.
  17. Citato in in Pollak Michael (2012). Coney Island’s Big Hit, New York, the New York Times

Bibliografia

  • Dash, Mike (2010). C’era una volta la Mafia: la storia mai raccontata della nascita di Cosa Nostra, Roma, Newton Compton Editori.
  • Lupo, Salvatore (2008). Quando la Mafia trovò l’America. Storia di un intreccio intercontinentale (1888-2008), Torino, Giulio Einaudi Editore.
  • Pollack, Michael (2012). Coney Island’s Big Hit, New York, the New York Times.
  • Raab, Selwyn (2009). Le famiglie di Cosa Nostra. La nascita, il declino e la resurrezione della più potente organizzazione criminale americana, Roma, Newton Compton editori.