Maxiprocesso di Palermo: differenze tra le versioni

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Fu di particolare interesse l'interrogatorio di Michele Greco, il capo della Cupola di Cosa nostra. Buscetta aveva affermato che Greco di fatto fosse soltanto una marionetta nelle mani dei corleonesi, e che il suo ruolo di vertice nella Commissione non rispecchiasse il suo vero potere, di fatto inferiore a molti altri boss. Durante l'interrogatorio Michele Greco cercò di apparire come un semplice latifondista senza alcun legame con Cosa nostra. Erano continui i riferimenti alla morale e alla religione, a supporto della figura di contadino estraneo alla mafia.
Fu di particolare interesse l'interrogatorio di Michele Greco, il capo della Cupola di Cosa nostra. Buscetta aveva affermato che Greco di fatto fosse soltanto una marionetta nelle mani dei corleonesi, e che il suo ruolo di vertice nella Commissione non rispecchiasse il suo vero potere, di fatto inferiore a molti altri boss. Durante l'interrogatorio Michele Greco cercò di apparire come un semplice latifondista senza alcun legame con Cosa nostra. Erano continui i riferimenti alla morale e alla religione, a supporto della figura di contadino estraneo alla mafia.


Luciano Leggio, durante il suo interrogatorio, parlò invece del Golpe Borghese. Affermò che Buscetta nel 1970 era stato contattato da Junio Valerio Borghese, a capo della Decima Mas, per ottenere l'appoggio di Cosa nostra al golpe militare. Leggio sperava riferire un fatto di cui Buscetta non aveva parlato, per poterlo così delegittimare. In realtà Buscetta aveva parlato approfonditamente in istruttoria della vicenda.
Luciano Leggio, durante il suo interrogatorio, parlò invece del Golpe Borghese. Affermò che Buscetta nel 1970 era stato contattato da Junio Valerio Borghese, a capo della Decima Mas, per ottenere l'appoggio di Cosa nostra al golpe militare. Egli si sarebbe invece opposto all'appoggio della mafia, impedendo di fatto il colpo di stato. Leggio sperava riferire un fatto di cui Buscetta non aveva parlato, per poterlo così delegittimare. In realtà Buscetta aveva parlato approfonditamente in istruttoria della vicenda.
 
Leggio dichiarò di essersi avvalso della facoltà di non rispondere, in fase istruttoria, perchè temeva che le sue dichiarazioni sarebbero divenute pubbliche. Leggio affermò infatti di non credere nell'efficacia del segreto istruttorio e che, essendo in carcere dal 1974, e per di più detenuto in regime carcerario di isolamento, era di fatto impossibile che comunicasse con i membri dell'organizzazione ancora liberi e dunque che ordinasse quei reati di cui era imputato.


Il 20 giugno 1986 fu convocato [[Ignazio Salvo]].
Il 20 giugno 1986 fu convocato [[Ignazio Salvo]].
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