Domenico Falcone

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Domenico Falcone (Bollate, 28 febbraio 1968 - Bollate, 24 marzo 1990) è stato un operaio milanese, vittima innocente di Cosa Nostra.

Biografia

Domenico, per tutti Mimmo, viveva con la famiglia a Cascina del Sole, una frazione del comune di Bollate in provincia di Milano, al confine coi comuni di Cormano e Novate Milanese. Tifoso sfegatato del Milan, il giovane Domenico lavorava di giorno in un'industria milanese e nel tempo libero aiutava i genitori nel bar di proprietà sotto casa, il Bar "Caruso", in via Ospitaletto 18.

L'omicidio

Il sabato in cui venne ucciso la famiglia era presa dai preparativi per il matrimonio di Domenico, che si sarebbe dovuto sposare con la fidanzata Patrizia esattamente sette giorni dopo.

Quella sera, tuttavia, tra gli avventori del bar vi era anche Mario Di Corrado, 56 anni, processato e poi assolto per aver fatto parte della banda di Angelo Epaminonda[1], nonché suocero del boss, poi divenuto collaboratore di giustizia, Luigi Di Modica.

Dopo aver preso un caffè, il pregiudicato si apprestava a fare una partita a carte con gli amici, ma non ne ebbe il tempo. Un giovane di 30 anni, poi individuato in Liborio Trainito, siciliano di Niscemi, entrò nel bar senza parlare con nessuno e si diresse subito verso Di Corrado, sparandogli tre colpi calibro 7,65 in testa.

Nella confusione che ne è scaturita subito dopo, Domenico cercò di fermare il suo cane lupo che nel frattempo si era gettato all'inseguimento del killer; il gesto tuttavia, deve essere stato interpretato da Trainito come un tentativo di fermarlo da parte dell'operaio, così sparò tre colpi di pistola anche a lui: uno lo colpì alla testa, uno alla spalla e il terzo andò a vuoto.

Subito dopo il killer si dileguò sulla sua Fiat Uno Rossa.

Indagini e processi

Le indagini ricollegarono l'omicidio di Di Corrado a quello avvenuto nel Natale dell'anno prima di un altro esponente della banda di Epaminonda, Filippo Leoni, ucciso con le stesse modalità a Senago. Il killer tuttavia venne riconosciuto per caso. Il 30 marzo Trainito venne ferito in via Adda, a Milano, dove era andato a uccidere un altro uomo. La sorella di Domenico, Simona, lo riconobbe dalla foto pubblicata sui giornali. Avevano già fatto l'identikit dai Carabinieri e non vi erano dubbi che quello fosse l'assassino di suo fratello. Tuttavia, la famiglia rimase sola a testimoniare in aula, nonostante il bar fosse pieno e fosse facile riconoscere Trainito, per via del fatto che aveva agito a volto scoperto.

Condannato all'ergastolo, Trainito decise di collaborare con la giustizia, confessando 20 omicidi, e ottenendo i relativi benefici di pena. Nel 1996, tuttavia, si diede latitante prima di testimoniare in un nuovo processo. Nel 2007 venne arrestato per una rapina da un benzinaio[2].

Memoria

Per decenni la storia di Domenico cadde nel dimenticatoio. Nel 2022, grazie al lavoro di ricerca delle fonti di Jordan Angelo Cozzi, presidente della Commissione antimafia del Comune di Bollate, la sua storia venne nuovamente riportata all'attenzione dell'opinione pubblica. Il 30 maggio dello stesso anno venne inaugurata una targa commemorativa a Bollate.

Note

  1. citato in Luca Fazzo, Sabato di sangue nel bar. Il killer uccide due volte, la Repubblica - Milano, domenica 25 marzo, pagina 11
  2. Citato in Cesare Giuzzi, Bollate, Mimmo Falcone ucciso per errore a 22 anni nella faida tra clan. La sorella: la mia guerra all’omertà, Corriere della Sera, 30 maggio 2022[1]

Bibliografia

  • Fazzo, Luca (1990, 25 marzo). Sabato di sangue nel bar. Il killer uccide due volte, la Repubblica - Milano, pagina 11.
  • Giuzzi, Cesare (2022, 30 maggio). Bollate, Mimmo Falcone ucciso per errore a 22 anni nella faida tra clan. La sorella: la mia guerra all’omertà, Corriere della Sera.