‘#Ndrangheta, superbrand: fattura più di McDonald’s e Deutsche Bank (insieme)

di Enrico Deaglio

 

Di questi tempi si fa un gran parlare del “branding” e del “rebranding” come se fossero la cosa più importante che fa muovere il mondo. Il brand non è nient’altro che il marchio, Cocacola è un brand, Berlusconi è un  brand, Apple è un brand. Matteo Renzi ce la mette tutta, ma non lo è ancor. (Gli esperti dicono che sta cercando di brandizzarsi). Il brand in sintesi è il legame psicologico che unisce il consumatore ad un prodotto. Tante volte basta cambiare il  nome del prodotto e i risultati arrivano. I creatori del brand sono i filosofi della nostra epoca.

Tutta questa premessa per parlarvi una ricerca socilogico-statistica che mi ha davvero colpito. L’istituto di ricerca Demoskopica con sede a Catanzaro ha diffuso dei dati davvero scioccanti sulla ‘ndrangheta. Ma prima di raccontarli due parole su questo “brand”. Se andate negli annali della storia d’Italia, ‘ndrangheta –  nome diffcilmente pronunciabile; se ne chiedessero il significato in un quiz televisivo crollerebbero i migliori concorrenti – non lo troverete fino ad una ventina di anni fa. Si sapeva che era il nome in codice dei malavitosi calabresi, selvatici e arcaici; una mafia che, a differenza di quella siciliana, così pomposa e tronfia, non aveva prodotto libri, film, personaggi famosi, liturgie, linguaggio. Se i palermitani avevano brevettato il brand “Cosa Nostra”, avevano dominato nel cinema e nella letteratura,  nella èpolitica e nella moda, i loro cuginoi calabresi facevano davvero la parte dei parenti poveri di campagna. E invece…

Oggi “ ‘ndrangheta” è un superbrand. Per descriverne la potenza finanziaria, la ricerca di Demoskopica infatti lo accomuna a due altri nomi, sicuramente non scelti a caso: McDonald’s e Deutsche Bank (il fatturato di ‘ndrangheta, secondo questo studio, sarebbe di 53 miliari di Euro, praticamente la somma dei fatturati di un colosso bancario e un colosso alimentare). Ma ecco tuti gli altri dati: 60.000 affiliati, 400 ‘ndrine operative in 30 paesi del mondo (e potere praticamente assoluto sulla poverissima Calabria), core business nel traffico di stupefacenti, nel riciclaggio finanziario, smaltimento rifiuti, estorsioni, appalti pubblici. Totale il 3,5% del del Pil italiano.

Le domande a questo punto sono molteplici: com’è possibile che di questo segreto brand si riescano a saper tutti i dettagli funzionali ma  questo non compaia nei nostri calcoli economici o nella nostra agenda politica? Per esempio: quando facciamo spending review, o concertazione, o lotta all’evasione, stiamo tenendo conto dell’esistenza di questa enorme impresa italiana? Questa ‘ ndrangheta come la pensa sull’Euro? Può dare una mano alla ripresa economica? Come la pensa sul fiscal compact?

La notorietà del  barnd comporta anche degli obblighi. In questo caso, ora che l’etichetta è così pubblica, dovrà assecondare le richieste legittime di noi consumatori – o vittime – del suo sistema.

A proposito: stiamo parlando di un’impresa crminale. Lo sapevate, vero?