Dolci (DDA): Olimpiadi, PNRR e San Siro a rischio mafia

Olimpiadi, PNRR e San Siro sono a rischio mafia? La risposta a questa domanda sembrerebbe ovvia anche a chi non sia un esperto di fenomeno mafioso al nord. Eppure sia il Governo nazionale che gli enti territoriali non sembrano molto preoccupati al riguardo, tanto che ad oggi non vi sono nemmeno le bozze di opportuni protocolli antimafia sulla falsariga di quelli varati prima di Expo2015. Insomma, se i mafiosi sono sempre pronti e reattivi a cogliere opportunità, non si può dire lo stesso di alcune istituzioni che dovrebbero sbarrare loro la strada. 

Abbiamo chiesto un’opinione al riguardo alla dott.ssa Alessandra Dolci, procuratrice aggiunta a capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, che da poco ha chiuso una delle più importanti operazioni antimafia dai tempi di Crimine-Infinito, “Cavalli di Razza“, in cui WikiMafia si costituirà parte civile

Sul PNRR bisogna «fare sistema»

Dott.ssa Dolci, l’8 dicembre il presidente dell’ANAC Busia, da Dubai, ha lanciato l’allarme sul rischio corruzione e infiltrazione mafiosa con l’arrivo dei soldi del Recovery Fund. Lunedì prossimo il ministro Colao incontrerà il Sindaco Sala per discutere dei fondi e dei progetti del PNRR che arriveranno a Milano. Dal suo osservatorio privilegiato, ha già captato l’interesse dei suoi indagati su quei fondi? Le sembrano sufficienti le misure messe in campo per mettere al riparo quelle risorse dagli appetiti della criminalità organizzata?

Dal mio osservatorio privilegiato non abbiamo avuto contezza di un interesse specifico al momento sui fondi del PNRR. Faccio però una considerazione rispetto agli interessi della criminalità organizzata che deriva da quel che è accaduto con l’erogazione dei fondi dei vari decreti del governo nei mesi della pandemia (rilancio, sostegni etc.). In quel caso immediatamente si sono attivati per intercettare somme, in verità non estremamente significative, ma nemmeno di poco conto, da poche decine fino a centinaia di migliaia di euro. Il tutto ovviamente con l’apporto di consulenti e professionisti.

Questo mi fa pensare quindi che si daranno da fare per intercettare anche certi fondi in settori dove loro sono già presenti, come la green economy oppure le infrastrutture. Credo si debba in questo momento attivare un sistema di prevenzione, che significa anzitutto fare sistema con tutti gli attori coinvolti, dalle prefetture a coloro che sono tenuti agli obblighi antiriciclaggio, fino agli enti territoriali. Bisogna fare sistema e costruire una barriera preventiva per scongiurare questo pericolo di infiltrazione.

C’è sicuramente bisogno di iniettare liquidità per rimettere in moto l’economia, così come è necessaria la semplificazione, quindi sburocratizzazione delle procedure che consentono alle imprese di interfacciarsi con gli operatori pubblici. Certamente sono misure necessarie in questo momento, però bisogna anche considerare che l’assenza di controlli oppure la minor attenzione nei controlli – spesso per accedere ai finanziamenti è richiesta solo l’autocertificazione – non può che favorire la criminalità organizzata. Proprio per questo dobbiamo adottare immediatamente le contromisure con un sistema di adeguati controlli, sensibilizzando operatori finanziari e professionisti che sono tenuti alle segnalazioni antiriciclaggio.

L’urgenza espone sempre al rischio mafia

Dott.ssa, sono già iniziati i lavori per le Olimpiadi Milano-Cortina, in particolare agli scali di porta Romana. Due settimane fa è stata costituita la società che si occuperà dell’evento. Dal governo il ministro D’Incà ha subito precisato che bisogna “correre” per colmare i ritardi e snellire le procedure burocratiche per preparare i due territori all’evento. Non c’è il rischio che per colmare i ritardi, alcuni dovuti inevitabilmente alla pandemia che ha bloccato molte attività ordinarie, si sottovaluti il pericolo infiltrazione negli appalti della criminalità organizzata?

Seguire una disciplina derogatoria e d’urgenza rispetto alle normali procedure amministrative espone sempre a un particolare rischio di infiltrazione mafiosa. Se da un lato sono necessarie certe norme che semplificano gli iter burocratici, dall’altro ricordo l’esigenza di controlli, soprattutto in un settore come il movimento terra storicamente infiltrato dalla criminalità organizzata. Spero quindi siano fatti i dovuti controlli a mezzo di consultazione delle banche dati e anche tramite accesso ai cantieri.

Olimpiadi, approvare presto Protocolli antimafia

Tra i vari ritardi, c’è sicuramente quello legato al varo di un protocollo antimafia sulla falsariga dei quattro sottoscritti in vista di Expo2015. Non furono perfetti e non scongiurarono completamente infiltrazioni di corrotti e imprese mafiose, però hanno portato alcuni affiliati alla ‘ndrangheta, ora collaboratori di giustizia, ad ammettere di aver rifiutato lavori perché c’erano troppi controlli. La preoccupa il fatto che l’attuale governance dell’evento non abbia ancora un protocollo antimafia per scongiurare l’infiltrazione della criminalità organizzata, nonostante siano già iniziati i lavori?

I protocolli di Expo2015 non furono perfetti ma sono stati fondamentali, riducendo al minimo le infiltrazioni della criminalità organizzata di stampo mafioso. Spero che le istituzioni stiano riflettendo sull’opportunità di adottare protocolli del genere ed agiscano al più presto.

Sul piano delle aziende che si aggiudicheranno gli appalti, ricordo che le misure di prevenzione colpiscono anche quelle società che “colposamente” agevolano le associazioni di stampo mafioso. La misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria può essere applicata a qualsiasi società: ne è stata destinataria Fiera Milano SPA, così come la filiale italiana di una multinazionale olandese come TNT. Dovrebbero far riflettere queste esperienze. È interesse anche dei grandi affidatari delle opere pubbliche che siano adottate tutte le misure atte a scongiurare il pericolo di infiltrazione nei cantieri delle Olimpiadi.

Serve il registro dei titolari effettivi

Milano non ha mai smesso, nemmeno durante la pandemia, di essere crocevia di interessi economici, anche di una certa rilevanza. Sia lei che altri suoi colleghi del Nord Italia denunciate il fatto che oramai vi occupate sempre più di reati economici e fiscali legati alla criminalità organizzata, penso alle frodi fiscali. Milano, insieme a Roma, Brescia e Reggio Emilia, è la provincia dove si concentrano i flussi finanziari maggiormente sospetti e dove le operazioni di riciclaggio sono raddoppiate negli ultimi anni. Vi aiuterebbe un registro nazionale dei titolari effettivi, collegato a quello degli altri paesi europei, che il nostro Paese tarda a istituire nonostante sia previsto da una direttiva europea del 2015?

Lo vado a dicendo da un anno a questa parte. L’istituzione di un registro nazionale dei titolari effettivi non risolverebbe il problema ma sarebbe un passo in avanti e darebbe un segnale soprattutto a quelle società che sono solite operare in un contesto di opacità. A mo’ di battuta dico che dovrebbe essere istituito anche un albo nazionale dei prestanome visto il loro alto numero.

Nuovo San Siro? Il rischio mafia c’è

Di titolari effettivi si è parlato molto in relazione alla possibile demolizione dello Stadio di San Siro. L’ex-presidente della Commissione Antimafia David Gentili ha sostenuto di recente in un articolo su Altreconomia che il Comune sarebbe obbligato a segnalare Milan e Inter alla UIF. La città è divisa. Al di là di come andrà a finire (demolizione o ristrutturazione), c’è da temere di possibili infiltrazioni mafiose nelle opere legate al progetto del nuovo Stadio, a fronte di oltre un miliardo di euro di annunciati investimenti? In quel caso come si potrebbe ridurre al minimo il rischio? Servirebbe una regia pubblica come in Expo oppure obbligare le due società a seguire precisi protocolli antimafia?

Io propenderei per questa seconda soluzione. Riguardo al pericolo di infiltrazione, trattandosi in parte di opere legate all’edilizia, certo che il pericolo c’è, anche se in questo momento non abbiamo contezza di esponenti della criminalità organizzata che abbiano messo gli occhi sull’eventuale demolizione di San Siro e la costruzione del nuovo stadio e delle opere collegate. Trattandosi di settori storicamente di loro interesse il problema si pone e quindi sarà indispensabile adottare delle contromisure, come vincolare le due società interessate a protocolli molto rigidi. Dopodiché essendo io una appassionata tifosa interista spero non demoliscano San Siro, luogo che ho frequentato per almeno 30 anni della mia vita.

Adesso non va più allo Stadio?

Io sono stata abbonata per gran parte della mia vita e sono tifosa sin da bambina. Non vado più allo stadio da dopo il triplete: una volta toccato il cielo, oltre non si poteva andare, quindi la mia massima gioia calcistica è stata consumata nell’anno 2010. Però sono molto affezionata allo stadio di San Siro: è un luogo a me assolutamente caro. Sarebbe un grande dispiacere se lo abbattessero.

Intervista a cura di Pierpaolo Farina, direttore di WikiMafia