TikTok censura le minacce mafiose a Giorgio Ambrosoli

I video che elogiano Totò Riina sì. Per l’algoritmo di TikTok non c’è niente di male nell’esaltazione del più grande stragista della storia d’Italia. L’audio delle minacce mafiose a Giorgio Ambrosoli, quello invece no: viola i termini e le condizioni di utilizzo per “Molestie e bullismo“. 

Per carità, l’algoritmo è una macchina perfetta ma di per sé stupida. Quello di Facebook ne è la prova lampante, tanto che già subimmo cinque anni fa una censura record proprio perché eravamo contro la scarcerazione di Totò Riina. Evidentemente quello di TikTok se riconosce parole come “cornuto e bastardo“, a maggior ragione se totalizza in poche ore oltre 10mila visualizzazioni, sospende il video.

La cosa grave però è un’altra: di fronte al nostro ricorso, in cui abbiamo spiegato di cosa si trattasse e del perché avessimo pubblicato quell’audio, TikTok ha confermato la sospensione. E a 5 giorni dalla rimozione, di fronte a un altro reclamo più dettagliato, permane la sospensione del video per “Molestie e bullismo“.

I messaggi di TikTok sul video di Giorgio Ambrosoli

Il video incriminato

Il video fa parte da tre anni del MafiaVlog dedicato a Giorgio Ambrosoli, che realizzammo tre anni fa insieme a suo nipote Stefano. Lo abbiamo ripubblicato in occasione dell’anniversario della morte dell’avvocato milanese sia su Facebook che su Instagram, senza subire alcuna sospensione.

Perché TikTok? Perché ci sono i giovani

Perché stare su TikTok? Non è il social “dei balletti” (come ci è capitato di leggere su un blasonato giornale)? Perché è frequentato da giovani e giovanissimi. E come abbiamo già dimostrato con Giovanni Falcone, divenuto in poco tempo virale (un suo video ha totalizzato oltre 340mila visualizzazioni, età media 22 anni), è uno strumento neutro, come tutti i social: dipende dall’uso che se ne fa.

Noi da dieci anni usiamo i social per sensibilizzare anzitutto i nostri coetanei sui temi legati alla lotta alla mafia. E lo facciamo bene, visti i tassi di engagement che abbiamo, soprattutto su Instagram. Questo non significa svilire l’alto lavoro accademico e scientifico che portiamo avanti, significa semplicemente saperlo comunicare. Cosa che gli accademici non sanno fare, o meglio non vogliono, beandosi di restare nella propria torre d’avorio.

Noi siamo una realtà di lotta e di ricerca scientifica. Purtroppo, dobbiamo scontrarci con i limiti delle realtà dei social media e con la stupidità dei propri algoritmi. Far conoscere il tenore delle minacce mafiose a Giorgio Ambrosoli è un modo per far capire a chi sta su TikTok qual è la natura reale del fenomeno mafioso. Che non è certamente quella dei video apologetici su Totò Riina che si trovano a bizzeffe, che vogliono farlo passare per grande uomo, quando in realtà non lo era affatto. 

Speriamo che questa nostra denuncia pubblica porti TikTok a tornare sui suoi passi e rendere nuovamente disponibile il video (e ad oscurare semmai tutti i contenuti a favore del fenomeno mafioso che vengono pubblicati).