Carlo Nordio ministro, pessimo segnale per antimafia

La neo-Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato ieri la lista dei ministri che andranno a comporre il suo Governo. Come più volte evocato prima in campagna elettorale, poi negli ultimi giorni, l’ex-magistrato Carlo Nordio occuperà la delicata casella di Ministro della Giustizia

Si tratta di un pessimo segnale per la lotta alla mafia e francamente stupisce la decisione da parte della neo-Presidente del Consiglio, che ha più volte sostenuto di avere nel proprio pantheon Paolo Borsellino (pur non parlando mai di lotta alla mafia in campagna elettorale).

Già nel nostro report “La mafia ignorata”, segnalavamo con preoccupazione le posizioni espresse pubblicamente dal neo-ministro della Giustizia.

Carlo Nordio ha scarsa conoscenza sulle indagini antimafia

Proprio in campagna elettorale, il neo-ministro Nordio ha aperto all’abolizione delle intercettazioni per investire quei soldi nelle assunzioni di segretari e cancellieri per accelerare il corso dei processi. Alle critiche ricevute da più parti di ostacolare la lotta alla mafia, l’ex-magistrato ha replicato il 3 settembre: «se si crede che i mafiosi parlino al telefono, si ha della mafia una visione infantile. Il miliardo di euro speso in questi cinque anni è servito poco a combattere la mafia e molto a ferire l’onore e le intimità delle persone».

Le affermazioni di Nordio denotano una scarsa conoscenza delle indagini antimafia più recenti, soprattutto al Nord. Senza le intercettazioni, molte cose che oggi sappiamo sulla più potente organizzazione mafiosa al mondo, la ‘ndrangheta, non le sapremmo. Ad esempio, non avremmo le illuminanti parole di Vincenzo Marchio, condannato in secondo grado quale affiliato alla ‘ndrangheta nel processo Cardine-Metal Money, figlio di quel Pierino già condannato alla fine del processo Oversize:

«La gente ci descrive come fossimo dei mostri… nel 99% dei casi pensano, quando parlano di noi, come se fossimo dei diavoli, sbaglio? Parlano come se fossimo delle persone senza scrupoli, come se fossimo cattivissimi, come se ammazziamo la gente così, a caso… No, non è vero. È che sappiamo farlo quando serve… io so essere cattivo quando serve… se non serve faccio la persona normale».

Intercettazione 23 novembre 2018 contenuta in CLEMENTE, A. (2021). Ordinanza Procedimento n. 5664-18 R.G.N.R., Tribunale di Milano, Ufficio del GIP, 18 gennaio, pp. 489-490. Corsivo nostro.

Né sapremmo inoltre che Matteo Messina Denaro è vivo e vegeto, come emerge dalle carte dell’ultima indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, scattata il 6 settembre 2022.

Carlo Nordio e la Trattativa Stato-Mafia

Non solo: il neo-ministro della Giustizia ha più volte attaccato il giudice Nino Di Matteo, arrivando a negare l’esistenza della Trattativa Stato-Mafia, oramai sancita in via definitiva nella sentenza Tagliavia e riconosciuta persino nell’assurda sentenza d’appello che ha assolto gli uomini dello Stato e condannato solo i mafiosi.

Peggio ancora, all’indomani della sentenza d’appello, scrisse in uno stravagante editoriale su Il Messaggero che “in certe circostanze, un approccio attraverso intermediari con le organizzazioni criminali non è illecito, e anzi talvolta utile e doveroso” e qui riecheggiano le parole di un altro Ministro, quel Lunardi che da Ministro delle infrastrutture nel 2001 dichiarò che “con la mafia bisogna convivere”.

Fare presto sull’ergastolo ostativo

La nomina di Carlo Nordio a Ministro della Giustizia, in sostanziale continuità con le riforme ammantate di berlusconismo di Marta Cartabia, rappresenta un pessimo segnale per la lotta alla mafia, in un momento delicatissimo per altro.

Pende infatti come una spada di Damocle sulla testa del nuovo Esecutivo e del Parlamento, nonché di tutti noi italiani, la definitiva pronuncia della Corte Costituzionale sull’ergastolo ostativo; in assenza di una riforma, che poteva essere tranquillamente approvata prima del 25 settembre, i boss stragisti mai pentiti potrebbero tornare in libertà.

Questa eventualità va scongiurata: sarebbe intollerabile che nel trentennale delle Stragi gli assassini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino potessero tornare a comandare sui propri territori, come se niente fosse.

Milano, 22 ottobre 2022